ROMA E LAMORGESE SUPERANO IL TEST SICUREZZA
L’ITALIA VINCE LA SFIDA DEL G20 SENZA INCIDENTI
Nessun incidente durante i cortei di protesta, nessuna violazione della zona rossa, nessun problema per i cortei dei leader, nessun contrattempo nei due appuntamenti più a rischio, la visita alle Terme di Diocleziano e la foto dei capi di Stato e di Governo che lanciano la monetina a Fontana di Trevi.
L’Italia vince la sfida della sicurezza del G20 e il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese rivendica il risultato grazie ad un “ottimo gioco di squadra” che ha consentito di superare “una prova molto impegnativa”.
E’ stato un fine settimana “complesso” ed è stata garantita “con efficienza e professionalità” la sicurezza dei leader, sottolinea la titolare del Viminale con la macchina della sicurezza ancora a pieno regime visto che alcuni capi di Stato, tra cui il presidente americano Joe Biden, rimarranno ancora per diverse ore a Roma.
Non è dunque il momento di abbassare la guardia ma un primo bilancio si può tracciare ed è un bilancio positivo. Il primo a saperlo è proprio il ministro, anche perché andavano cancellate le immagini del 9 ottobre scorso, con il centro di Roma trasformato in terreno di scontro tra i no pass e le forze di polizia e l’attacco dei neofascisti di Forza Nuova alla sede della Cgil. Fotogrammi che avevano lasciato il segno, nell’opinione pubblica e nello stesso governo e che, era chiaro a tutti, non si sarebbero potuti ripetere in un momento in cui tutti gli occhi del mondo erano puntati sull’Italia.
Ma il fatto che tutto sia filato liscio è il frutto di una programmazione che va avanti da mesi e di un’attività di prevenzione che stavolta, a differenza di venti giorni fa, ha funzionato. Lo dice la stessa Lamorgese, che ha seguito tutto il summit dal Viminale in stretto contatto con il capo della Polizia Lamberto Giannini, quando ripete che al successo del vertice si è arrivati “anche grazie ad un’attenta programmazione delle attività e dei servizi, condivisa in sede di Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica e con un livello eccellente di coordinamento tra tutte le forze in campo, sia nella fase di prevenzione sia in quella di controllo e di vigilanza del territorio”.
Per mesi 007 e antiterrorismo si sono scambiati e hanno incrociato le informazioni poi riportate puntualmente sul tavolo del Comitato nazionale antiterrorismo e condivise con tutti i soggetti interessati. E per mesi si è pianificato il dispositivo poi messo in atto a Roma e coordinato dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza, cui per legge spetta la gestione della macchina organizzativa della sicurezza e il coordinamento di tutte le forze di polizia e deli altri soggetti, dalle forze armate ai vigili del fuoco fino a tutto il personale sanitario, che in questi tre giorni hanno operato su Roma. Un dispositivo imponente che ha visto oltre 8mila uomini impegnati, i cieli della capitale interdetti al volo, lo scudo anti droni schierato, una bolla di massima sicurezza di 10 km quadrati nella zona dell’Eur, il monitoraggio costante di social e chat, il ripristino dei controlli alle frontiere.
Così le uniche fibrillazioni le hanno prodotte i cambi di programma dei leader – soprattutto di Biden che sabato pomeriggio ha disertato l’appuntamento alle terme di Diocleziano per andare a messa alla chiesa di San Patrizio – le passeggiate dei capi di Stato in centro, che hanno provocato ulteriori disagi ai romani già alle prese con una città blindata, e i flash mob degli attivisti del Climate Camp.
Dopo quello di sabato sulla Cristoforo Colombo, oggi è stata la volta di un’azione in via IV novembre, una delle strade sul percorso delle delegazioni per il rientro dalla Nuvola alle rispettive residente. A realizzarla gli ambientalisti di ‘ExtinctionRebellion’: alcuni si sono incatenati alla cancellata del Foro di Traiano, a due passi dal Quirinale, mentre un’altra quindicina ha bloccato la circolazione. Protesta pacifica che si è conclusa come quella di ieri, con gli attivisti spostati di peso dalla carreggiata.
(da agenzie)
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