INTERVISTA ESCLUSIVA A DANIELE TOTO (FLI): “GLI OSTACOLI ALLA RICOSTRUZIONE DI UNA DESTRA NON STANNO NEGLI IDEALI, MA NELLE AMBIZIONI PERSONALI, NEGLI EGOISMI E NELLE PARTIGIANERIE DI GRUPPO”
“FLI HA PERSO CONSENSI PERCHE’ SI E’ TROPPO SCHIACCIATO SU MONTI” “ABBIAMO UNA DIVERSA SENSIBILITA’ DAL PDL, UN CORPO ESTRANEO AI VALORI LIBERALI E AL RISPETTO DELLE ISTITUZIONI”… “IN UNA FUTURA UN’ALLEANZA DI CENTRODESTRA, UNA NUOVA DESTRA DEVE CARATTERIZZARSI DALL’ APPORTO ORIGINALE DI IDEE ALLA COALIZIONE”
Il coordinatore nazionale di Futuro e Libertà , impegnato in questi giorni alla Festa Tricolore di Mirabello, ha gentilmente risposto, in questa intervista, alle domande anche un poco “provocatorie”, postegli dal nostro direttore.
Due giorni fa è iniziativa la Festa tricolore a Mirabello senza tanti amici di un tempo e senza Fini: che sensazioni ha provato?
Del tempo che passa, di nuove responsabilità che s’avanzano e della complessità della vita e della politica in particolare ma di un futuro da costruire, sempre.
Tracciamo un bilancio dell’esperienza di Fli? Sincero: quali i meriti e quali gli errori.
Il merito, di aver colto le contraddizioni di un PdL inadeguato a rappresentare, politicamente, le istanze profonde di una destra moderna, costruttiva e coinvolgente. Da solo, infatti, non ha conquistato il primato del favore elettorale e si barcamena, nell’esperienza di governo, in uno sfibrante equilibrismo di sintesi con il Pd.
Gli errori, di essere stati forse troppo schiacciati sul governo Monti la cui figura ha finito per cannibalizzare gli alleati, dopo aver svilito anche se stessa, da un lato con un deficit di coraggio nell’affrontare i più grandi tabù della politica italiana, il funzionamento malato e ipertrofico della pubblica amministrazione, anzitutto, e, dall’altro lato, con la decisione di tuffarsi nell’agone elettorale, perdendo irrimediabilmente quel profilo super partes su cui molto del favore dell’opinione pubblica s’era formato. Nel rincorrere l’“agenda Monti”, poi, poco o punto si è veicolato di messaggi di destra. Infine, diversamente da come si supponeva, l’elettorato, ha condiviso solo in minima parte il messaggio terzopolista e di ciò abbiamo preso atto.
A giudizio di molti militanti due degli errori più evidenti sono stati quelli di aver avuto una linea politica oscillante e di non aver saputo essere coerenti al manifesto fondativo. Non mi dirà che sono così fuori strada…
Mah! Oscillante non direi, semmai, come ho notato, eccessivamente appiattita sul Governo Monti. Quanto alla coerenza con il manifesto fondativo il discorso è più complesso perchè documenti di quel genere rappresentano riferimenti ideali ai quali tendere ma, ovviamente, tra mille difficoltà . Comunque, almeno sulle ispirazioni di fondo la coerenza mi pare ci sia stata. L’essere alternativi al Pdl discende dal diverso modo di intendere e, soprattutto, di interpretare la sensibilità politica di destra; e l’essere antagonisti al Pd è perchè ci si discosta dai suoi valori di fondo, per la diversa attenzione e sensibilità che riserviamo all’individuo, alle sue capacità , alla sua libertà , pur regolata e contemperata rispetto alle esigenze della collettività e al bene comune.
Eravate oltre 20 deputati, lei è uno dei pochi rimasti non alla finestra, Fini stesso ha passato la mano. E’ opinione di taluni che qualcuno sia rimasto per cercare un posto futuro da parlamentare europeo in una grande area di ex An. Visto che lei è un affermato imprenditore, cosa la spinge a questo tentativo?
La coerenza con le ragioni del mio ingresso in politica, ossia l’ambizione di cimentarmi in un contributo per la realizzazione, nel nostro Paese, di una società liberale e democratica nella quale mi piacerebbe vivere e far vivere i nostri figli.
Lei due giorni fa ha auspicato la nascita di una nuova destra “alternativa al Pdl e antagonista alla sinistra. Un vero partito di destra, visto che la destra berlusconiana non esiste”. Vuole chiarire meglio?
Antagonista alla sinistra perchè i nostri valori, le nostre idee non sono quelle della sinistra, non antepongono lo Stato al cittadino ma pongono lo Stato a servizio del cittadino. Può sembrare una banale affermazione di principio ma, invece, i concetti hanno una pesantissima ricaduta pratica. Inoltre, per dirla con John Kennedy, un liberale e democratico “non si chiede cosa lo Stato può fare per lui ma cosa lui può fare per lo Stato”, dando per scontato quello che da noi scontato non è, ossia che lo Stato non faccia nulla per creare difficoltà al cittadino e, al contrario, gli assicuri ogni sforzo per realizzare quel “servizio” che la cosa pubblica dovrebbe rendere alla comunità . Il Pdl ha mancato nella rappresentanza del pensiero autenticamente liberale e, soprattutto, nel sostegno alla sua crescita in seno alla nostra società . La lievitazione della presenza dello Stato nella vita del cittadino, il dilagare della burocrazia, la crescita inarrestabile della spesa pubblica testimoniano non tanto il fallimento del Pdl rispetto all’affermazione dei valori liberali bensì la sua sostanziale estraneità ad essi.
C’è una destra in Italia che non vuole più saperne sia di Berlusconi che degli ex colonnelli di An. Vorrebbero ricostruire un movimento di destra moderna ed europea dal basso, senza padrini. Si sente in sintonia con loro?
Personalmente, sì. Non perchè abbia in astio il presidente Berlusconi ma perchè sono disallienato rispetto al suo modo di intendere la politica, poco attento alla reale importanza delle istituzioni che devono essere rispettate fino in fondo anche se, proprio per questo, ben delimitate nelle funzioni e nei poteri. “Ex colonnelli di An” mi pare un’espressione ormai un po’ insignificante, essendosi determinata una diaspora che ne inficia ogni valenza politica d’insieme.
Non sembra che il tentativo di raggruppare i vari partitini di destra finora abbia dato risultati: Fratelli d’Italia pare voglia più annettere che rifondare, Alemanno è per un’alleanza con il Pdl, Storace e Fli pare abbiano perso ogni speranza. Non è un tentativo disperato?
Beh, non è sulle probabilità di successo che si misura il valore di un tentativo ma sul grado di convincimento che il progetto perseguito sia giusto e valido. Il pensiero moderato, di destra, in Italia è, anche in modo latente, strutturalmente maggioritario. Le divisioni non riguardano ideali e valori; quelli sono interpretabili anche con accentuazioni e sensibilità diverse, ma sono indivisibili. Ciò che può distaccarsi, dividersi, anche polverizzarsi, sono le posizioni personali specie se dettate da ambizioni soggettive, da egoismi di parte, da partigianerie di gruppi
Se anche andasse in porto chi sarebbero i capolista alle Europee? Facce nuove o i soliti noti?
Mi permetto di dire che il riferimento ai soliti noti è divenuto quasi un intercalare, un luogo comune. In ogni caso, si può stare tranquilli. Basta guardare l’attuale composizione del Parlamento per constatare che “i soliti noti” sono ormai una specie in via di estinzione. Battute a parte, è ben prematuro, credo comprensibilmente, parlare di liste di candidati. La distanza che ci separa dalle elezioni europee è persino maggiore di quella trascorsa dalle elezioni politiche. Comunque, per restare alle facce, la stessa decisione del presidente Fini indica, in maniera non equivoca, un modello comportamentale.
Con l’affermarsi di Renzi il Pd si sposterà sempre più verso una politica pragmatica e poco sociale, mentre il disagio di ormai 9 milioni di famiglie italiane è certificato dalle statistiche. Una futura destra pensa debba rivolgersi anche a loro?
Non so dire del futuro pragmatismo di Renzi. Sono però convinto che una politica autenticamente liberale gioverebbe a quelle famiglie ben più degli attuali orientamenti. Esemplificando, se è vero che i Centri per l’impiego “riescono a intermediare solo 3 assunzioni su cento”, come si legge su un importante quotidiano italiano, è chiaro che a non funzionare, piuttosto che il mercato sia lo Stato che, in quel modo, dissipa risorse ingenti per mantenere in piedi una rete burocratica con costi ragguardevoli per personale, logistica e consumi vari, sostanzialmente inutile tant’è che, stando alla notizia, non impiegherebbe praticamente nessuno. Una destra di valori e non di proclami deve prestare il massimo di attenzioni a queste questioni che sembrano disinteressare tutti pur essendo tutti interessati al tema delle risorse che non ci sono. E se ne deve occupare per questione di principio, non solo di risorse dissipate.
Non pensa che una futura destra debba porsi una questione dirimente: allearsi o no con un Pdl berlusconizzato? Perchè uno dovrebbe votare una nuova formazione se poi si allea con il Pdl, tanto vale votarlo direttamente… Fratelli d’Italia in tal senso è un esempio, lei si pone un altro obiettivo?
Io, che non ho la spocchia di credermi espressione di un soggetto politico maggioritario, penso che le alleanze debbano evidentemente ricercarsi e che il nostro ambito di riferimento ideale sia la destra non è un’eresia. Vecchia o nuova formazione che sia, in ogni caso, uno la vota perchè condivide idee e programmi, pur contemperati, nell’ottica di un’alleanza, con idee e programmi di altri. Il ragionamento semplificativo vale se nel progetto politico di una formazione non è espressa nessuna originalità ; allora, forse, può valere la pena di votare per il suo principale alleato; diversamente, significa privare di sostegno chi nell’alleanza o nella coalizione darebbe un apporto originale e, dunque, importante. Le operazioni di “reductio ad unum”, le massificazioni, in società complesse come le nostre possono semplificare il lavoro di chi detiene il potere ma non la vita di coloro sui quali quel potere si esercita. L’obiettivo che mi pongo è di elaborare, con gli amici e colleghi di partito, un progetto valido e originale da offrire agli elettori.
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