L’UDC CAMBIA: ITALIA NEL SIMBOLO, VIA IL NOME DI CASINI
RICCARDI : “RACCOGLIETE L’EREDITA’ MORALE DEL GOVERNO”…. MERCEGAGLIA: “SONO CON VOI PER UN NUOVO, GRANDE PROGETTO”
Doppia mossa di Casini.
Innanzitutto, fa saltare il suo nome dal simbolo elettorale del partito, nell’epoca della politica iper personalizzata.
In secondo luogo, mette nel simbolo la parola «Italia», sottraendo questa chance a Berlusconi, che l’ha troppo a lungo riaccarezzata (dopo aver cancellato Forza Italia per il Pdl). Casini, per non esagerare, lascia nel simbolo «Unione di centro» e lascia pure il vecchio scudo crociato.
Perchè, come spiegano i suoi collaboratori, cambiare va bene, ma in un momento di incertezza non si può buttar via tutto.
Almeno finchè non si capisce quale sarà la legge elettorale e cosa succede nelle altre famiglie politiche.
Casini ha convocato le «primarie delle idee», meno impegnative e rischiose di quelle per decidere chi guiderà un partito.
E rimette la barra del suo timone al centro, dopo aver dato l’impressione, in un paio di passaggi, di puntare a un’alleanza, post elettorale beninteso, con il centrosinistra. Presentando il nuovo simbolo, il segretario Udc, Cesa, ha lanciato un appello a «quanti credono sia necessario presentare una lista per l’Italia».
E ha poi gridato: «Non siamo una costola della sinistra. Che c’entra Vendola con noi?».
GLI ACCORDI
Insomma, Bersani andrebbe anche bene nella chiave di un accordo fra socialisti e popolari all’europea, ma Vendola no.
Addirittura, si riapre una porta sulla destra: se Berlusconi fosse d’accordo a dare continuità alla politica di Monti, sarebbe benvenuto.
Anche se la speranza di fondo è l’erosione dell’elettorato del Pdl in favore del Centro.
E se poi nel Pd dovesse vincere Renzi, in quel caso–dicono i dirigenti Udc – «ci sarebbe il big bang». Casini si è già pentito di aver detto: «Fa ridere immaginare che al vertice con la Merkel l’Italia mandi Renzi e non Monti…».
Ecco, l’«agenda Monti» non si chiude con la convocazione delle elezioni.
Udc-Italia fa suo il programma del governo in carica e la platea di Chianciano applaude in piedi anche i nomi di Napolitano e Draghi.
E qui hanno accettato di venire molti ministri del governo Monti. Ieri Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione ha detto: «Spero che una realtà come la vostra sappia in pieno recepire l’eredità morale di questo governo ».
Riccardi, leader della Comunità di Sant’Egidio, dice anche che il governo «lascia un linguaggio politico diverso», dopo anni di contrapposizioni violente.
E poi: «Non si può lavorare adesso sotto l’incubo della campagna elettorale. Prima del voto bisogna creare una rete: l’antipolitica nasce da un mondo spaventato, che chiede una politica buona».
Hanno parlato inoltre il ministro Ornaghi e il viceministro Martone, Passera (e il sottosegretario De Vincenti), Catania, Patroni Griffi, Clini.
Poi, ci sono gli esponenti cattolici del gruppo di Todi, da Bonanni, segretario Cisl, a Pezzotta, Olivero (Acli), Guidi (Confagricoltura), Marini (Coldiretti), Natale Forlani.
Ma Casini ha ottenuto anche la presenza di Emma Marcegaglia, ex presidente Confindustria, di Nicola Rossi, in rappresentanza di Montezemolo, di Gianni Petrucci, presidente Coni. Completano il quadro pezzi di Prima Repubblica: come De Mita, Pomicino, Pisanu, Sanza, Gargani, D’Onofrio, La Malfa.
Ieri sera ha parlato anche Fini, ciò che resta del defunto Terzo polo.
Carne al fuoco molta, il risultato si vedrà .
Andrea Garibaldi
(da “Il Corriere della Sera”)
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