LA MEDIAZIONE DI BOSSI DESTINATA AL FALLIMENTO
I MINISTRI FINIANI PRONTI A RITIRARSI ENTRO LA SETTIMANA… L’ANALISI DE “LA STAMPA”: BERLUSCONI DIFFIDA ANCHE DI BOSSI E TEME UN ACCORDO CHE LO TAGLI FUORI…FINI ALZA LA POSTA: IL PREMIER E’ COTTO… CHI VUOLE IL GOVERNO TECNICO PUNTA SU DRAGHI: UNA VENTINA DI SENATORI SONO PRONTI
Entro la fine di questa settimana i ministri e i sottosegretari del Fli usciranno dal governo.
Nel Pdl – il primo Berlusconi – non ce n’è uno che crede al successo dell’esplorazione di Bossi.
Forse non ci sarà nemmeno l’incontro con Fini.
Fonti finiane ieri parlavano di un vertice fissato già per domani, ma non c’è ancora una conferma ufficiale.
Anzi, potrebbe saltare dopo quello che è successo ieri alla Camera con tre rovinosi scivoloni del governo sul trattato Italia-Libia.
Incontro comunque destinato a un fallimento perchè Berlusconi, di umore sempre più nero, ha fatto sapere di non aver dato alcun mandato al Senatùr («se l’è preso da solo: gli ho detto provaci…») per trattare.
Il premier non si fida di Fini, non crede alla possibilità di una crisi pilotata verso un Berlusconi-bis.
«Una volta aperta la crisi di governo non si sa come va a finire. Magari viene incaricato un altro al posto mio. Va bene allargare all’Udc, ma io non mi dimetto al buio». Ci vogliono garanzie scritte e circostanziate.
Non solo da parte di Fini, ma dello stesso Bossi.
Questo dimostra quanto diffidente sia Berlusconi, anche verso il miglior alleato che potrebbe giocarsi la «carta Tremonti» con Fini.
Ieri sera circolava la voce che il premier non vorrebbe andare al G20 di Seul per rimanere a Roma e controllare che non gli sfilino la poltrona.
Insomma, per Berlusconi bisogna stare con gli occhi ben aperti.
Bossi si è offerto di mediare con Fini.
«Un tentativo generoso», quasi ironizzano gli uomini del Cavaliere: Berlusconi gli ha dato il via libera pur mantenendo tutte le riserve.
Del resto tutti sanno che il primo piatto amaro che Fini servirà a Bossi (sempre che l’incontro si faccia) sarà la riforma della legge elettorale. Poi risorse per il Sud, tante e mirate.
Altro che governo a trazione leghista.
E’ alta l’asticella che il capo di Futuro e libertà fisserà al Senatùr.
E’ difficile che il premier possa e voglia superarla. «La verità è che Berlusconi è cotto – spiega un finiano che conosce la traiettoria politica di Fini – e non possiamo essere noi a dargli il Gerovital».
Ma allora perchè Bossi ci prova?
Dalla Lega spiegano che serve per dimostrare che tutte le strade sono state percorse, per togliere a Fini ogni alibi, per prendere tempo.
E’ un gioco delle parti tra Bossi e Berlusconi che vogliono arrivare alla fine di dicembre per poi invocare le urne.
Oppure c’è sotto un trappolone ai danni del Cavaliere?
Intanto il capo leghista prende l’iniziativa politica, si erge a grande mediatore, trascina il premier in Veneto dove viene contestato, mentre alla Camera va giù tre volte.
L’umore del Cavaliere non è dei migliori. «Ieri – racconta un leghista presente all’incontro con i sindaci veneti alla Prefettura di Padova – è apparso stanco. Durante la riunione sbadigliava in continuazione».
Fini ha fatto capire che senza i suoi voti non si va da nessuna parte. E che cammina fianco a fianco a Casini verso un governo tecnico che potrebbe trovare i voti anche al Senato.
In questi giorni è arrivata sul tavolo di Berlusconi una nota di un parlamentare ben informato che riferisce di movimenti a Palazzo Madama.
Ci sarebbero una quindicina di senatori del Pdl, che non vogliono tornare a casa, pronti a seguire Pisanu e sostenere un governo di transizione.
Un governo Pisanu? No. Il nome più accreditato è quello del governatore Draghi, il nuovo Ciampi, il leader che potrebbe portare il sistema politico verso un nuovo assetto: una sorta di «commissario straordinario» dell’azienda Italia prima che i libri vengano portati in tribunale.
Amedeo La Mattina
(da “La Stampa“)
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