LA SFIDA DI CONFINDUSTRIA AL GOVERNO: “SERVONO 120.000 IMMIGRATI IN PIU’ ALL’ANNO O SI BLOCCA L’ITALIA”
IL RAPPORTO: “ANCHE SE CRESCE IL TASSO DI OCCUPAZIONE DOVREMO AUMENTARE GLI INGRESSI”
L’Italia e il suo mercato del lavoro hanno bisogno di lavoratori stranieri. A ribadirlo è il nuovo rapporto di Confindustria «I nodi della competitività. La crescita dell’Italia fra tensioni globali, tassi e Pnrr». Secondo l’organizzazione, l’introduzione di un numero sempre maggiore di lavoratori extracomunitari è l’unica cosa che potrà «evitare la limitazione della crescita». Un problema che per il prossimo quinquennio si configura come un problema sempre più pressante visto il disallineamento tra domanda e offerta di posti di lavoro.
Il mismatch italiano
Secondo il rapporto, nella prima metà del 2024 quasi il 70% delle aziende italiane riscontrava difficoltà nel reperire nuovo personale. Un dato che, rispetto agli anni pre-pandemici, è in continua crescita. Le motivazioni puntualizzate dalla stessa Confindustria sono molteplici. A partire da quelle economiche: scarsa mobilità interna, fuga di cervelli, carenza di lavoratori extra-Ue. E arrivando a comprendere macro-tendenze demografiche, come il continuo calo della popolazione, in concomitanza con il suo invecchiamento. Da qui deriva il «mismatch quantitativo in aumento nel mercato del lavoro italiano». Anche perché, secondo i dati Istat, da oggi al 2028 si prevede un calo del saldo naturale (nati meno morti) di circa 1,5 milioni. Perdita che – nonostante un saldo migratorio di +1,2 milioni – causerebbe una decrescita della popolazione in età lavorativa di 850mila unità. Questo significa che, a parità di tasso di occupazione, l’offerta di lavoro tra 5 anni si ridurrà di 520mila unità.
La necessità di forza lavoro straniera
A ciò si aggiunge che la modesta crescita economica italiana (+4,9% tra 2024 e 2028) porterebbe con sé un nuovo fabbisogno di occupazione pari a 815mila posti di lavoro. Con una rapida somma: il mismatch tra domanda e offerta si amplierebbe così a 1,3 milioni, con una situazione più grave nel Mezzogiorno rispetto al Nord. Questo buco potrebbe essere coperto solo alzando il tasso di occupazione del 3,7%, cifra irrealistica. Assumendo che il tasso cresca del 2%, rimarrebbero 610mila unità ancora da reperire. I principali indiziati, oltre a giovani e donne, sarebbero proprio i lavoratori stranieri, i cui ingressi dovrebbero però aumentare di 120mila unità annue.
(da agenzie)
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