L’IRA DEL CAVALIERE: “VOGLIONO FARMI FUORI DALLA TRATTATIVA PER IL GOVERNO”
MA LA RABBIA DIVENTA PREOCCUPAZIONE PER LE CARTE IN MANO ALLA MAGISTATURA
Fa trascorrere 24 ore, lascia sbollire la rabbia, rinvia a questa mattina lo showdown contro i pm.
Quelli che lo stanno processando e quelli che aprono nuove inchieste.
Accuse, queste ultime, che nel chiuso di Villa San Martino Silvio Berlusconi definisce «farneticanti », frutto della «manovra della solita sinistra giudiziaria» che diventano «quasi un golpe» per tentare di cancellarlo giusto ora che ha vinto per metà le elezioni.
De Gregorio che confessa e lo chiama in ballo diventa la bomba del post elezioni.
Per il Cavaliere è solo «giustizia a orologeria».
E quella del suo ex senatore acquisito sarebbe «la vendetta di un escluso: quando per lui le cose si sono messe male, si è messo a disposizione delle procure e si è fatto condizionare».
Ma a preoccuparlo di più è la conseguenza politica dell’affondo.
«È un colpo d’ascia sul negoziato che abbiamo aperto col Pd per tentare di dar vita a un governo», trattative sotto traccia che a sentire i pidiellini vanno ancora avanti.
Ora Berlusconi invoca la piazza, una «sua» grande piazza, magari la stessa San Giovanni dello tsunami di Grillo, in concomitanza con l’apertura delle Camere, ipotesi 15 marzo.
Nel giro di poche ore Angelino Alfano riceve l’input e la preannuncia, contro «l’aggressione giudiziaria».
Ma le colombe frenano e non poco, quei giorni coincideranno col pieno delle trattative per la formazione del nuovo governo.
Ma soprattutto, a Roma, con il Conclave.
Il leader Pdl in mattinata non sente ragione: «Devo spiegare al nostro popolo, bisogna mobilitarsi contro accuse assurde».
Poi riflette, prende tempo. E anche il nuovo video messaggio che sembrava stesse per mettere in rete nel pomeriggio, viene annullato.
Gli avvocati consigliano di soprassedere, di attendere cosa verrà fuori dalle nuove carte.
Appuntamento a stamattina, processo Mediaset, l’imputato Berlusconi si presenterà a deporre – salvo ripensamenti notturni – e sarà un fiume in piena.
All’uscita si preannuncia qualcosa di molto simile a una conferenza stampa per rispondere alle procure di Napoli e Reggio Emilia e ai loro due nuovi fronti aperti: l’ipotesi di compravendita di senatori e quella di voto di scambio per la promessa di restituire l’Imu.
Una doppia doccia fredda che raggiunge l’inquilino di Arcore ieri mattina mentre è in piena full immersion sulle carte del processo con i legali Ghedini e Longo.
«Inchiesta destituita di fondamento» è il primo commento di Ghedini, che spiega come la cassetta al Montepaschi che i magistrati vogliono aprire «non è in uso a Berlusconi, ma al Pdl, e i pm possono accedervi senza bisogno di chiedere alla Camera».
La prima reazione di Berlusconi è dunque rabbiosa.
«Con De Gregorio ho avuto solo rapporti ufficiali e sempre corretti, nulla di illegale, provano a intimidirmi ma io non mi piego».
Da Arcore parte l’ordine per scatenare la batteria di dichiarazioni in difesa del capo.
In poche ore tutti i parlamentari attaccano i pm, i toni sono durissimi, le donne più degli altri: la Bernini parla di «tentativo di golpe», la Ronzulli di pm che vogliono «annientare l’unico leader degli ultimi 20 anni». Daniela Santanchè due giorni fa, in un’intervista a Repubblica, aveva quasi preannunciato nuovi colpi in arrivo con «armi improprie per far fuori il vincitore delle elezioni».
Ora dice: «Temo non si fermino qui. Ma se la sinistra continua a usare questi sistemi, manda il paese allo sbando. La manifestazione stavolta la facciamo davvero».
La Biancofiore azzarda un «Berlusconi meglio del Papa, lui non lascia».
Ma ad Arcore, la rabbia di Berlusconi col passare delle ore si trasforma in preoccupazione.
Rischia di chiudersi la doppia tenaglia giudiziaria e politica, se le nuove inchieste e i processi che vanno a sentenza spingessero grillini e Pd a chiudere un accordo di governo.
«Siamo in una fase politica complessa ed è intervenuto un altro elemento che complica il rebus» per dirla con Paolo Bonaiuti. Anche perchè nel frattempo, molto sotto traccia, i canali di comunicazione con il Pd vengono tenuti aperti. Gianni Letta, in particolare, indossa ancora una volta i panni dell’ambasciatore, si parla di contatti con Massimo D’Alema.
L’intervista dell’ex deputato Pd al Corriere con l’offerta di una Camera al Pdl, raccontano sia stata molto apprezzata ad Arcore come in via dell’Umiltà .
E ieri sera lo stesso Letta è stato visto entrare a Palazzo Chigi, dove ancora siede Mario Monti.
Il progetto di governissimo senza Grillo resta in piedi.
Sebbene la «mazzata» giudiziaria di ieri renda il cammino assai impervio.
Carmelo Lo Papa
(da “La Repubblica”)
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