UN COMPROMESSO A CINQUE STELLE : LA BASE DI UN POSSIBILE ACCORDO TRA GRILLINI E PD
REDDITO DI CITTADINANZA, LAVORO, TASSE, CONTI PUBBLICI, IMPRESE, CASTA, GRANDI OPERE, CORRUZIONE
Ci sono un paio di settimane per inventarsi un governo.
E al momento, pur tra polemiche e incomprensioni, la sola ipotesi di cui si discute è quella di una collaborazione tra Partito democratico e Movimento Cinque stelle.
I programmi, su entrambi i fronti, sono poco dettagliati.
Ma se Pier Luigi Bersani vuole coinvolgere i grillini dovrà offrire loro qualcosa sui temi qualificanti del movimento: casta, grandi opere, giustizia, redistribuzione del reddito.
Il punto di incontro più immediato è sui tagli ai costi della politica: dimezzamento del numero dei parlamentari e taglio ai rimborsi elettorali ai partiti.
Sull’economia le intese sono possibili su vari dossier: il reddito di cittadinanza caro a Grillo — una forma di sussidio di disoccupazione da 600 euro per tutti — è tecnicamente possibile, ma richiede una complessa riforma degli ammortizzatori sociali, o il suo costo sale a 45 miliardi di euro.
Il Pd ha le sue proposte in materia, è semplice trovarsi a metà strada.
Idem per il patto di stabilità interno dei Comuni, la regola che blocca gli investimenti anche negli enti locali virtuosi.
Tutte le forze politiche ne chiedono una revisione, qualcosa si potrà fare.
I guai sono maggiori quando si passa ai conti pubblici nazionali: Grillo ha nel programma l’abolizione dell’Imu sulla prima casa, dell’Irap, l’aumento delle risorse per scuola e sanità . E non indica alcuna fonte di copertura.
Il Pd può essere d’accordo, se si trovano i soldi.
Il punto di partenza può essere applicare la proposta dei democratici sull’Imu, cioè toglierla a chi paga fino a 500 euro scaricando il peso sui grandi patrimoni immobiliari.
Lo scoglio maggiore, forse insuperabile, è quello del Tav, la linea ad alta velocità e dubbia utilità tra Torino e Lione: molti degli eletti a 5 stelle vengono dal movimento di protesta della Val di Susa, mentre il Pd (piemontese e non solo) si batte da anni a difesa della grande opera.
Lì non ci sono compromessi: o si fa o non si fa.
Magari si può prendere tempo, in modo tipicamente italiano, creando qualche tavolo o commissione.
E intanto si fa il governo.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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