MICCICHÉ DOPO 30 ANNI DICE ADDIO A FORZA ITALIA: “BERLUSCONI NON SI RICONOSCEREBBE PIÙ IN QUESTO PARTITO”
“MELONI HA TRADITO I VALORI DEL CONGRESSO DI FIUGGI, LA SUA E’ UNA DESTRA ILLIBERALE, TAJANI E’ SUCCUBE, UN LIBERALE RIFORMISTA CHE CI STA A FARE IN QUESTO PARTITO?”… “L’AUTONOMIA DIFFERENZATA SARA’ LA ROVINA DEL SUD, IO NON VOGLIO ESSERE COMPLICE. SCHIFANI E’ UN VILE A NON DENUNCIARLO”
Trent’anni in Forza Italia. Adesso Gianfranco Micciché, uno dei pionieri del partito di Berlusconi, decide di lasciare. Perché?
“Facciamo un salto indietro, proprio al 1994, a quell’idea del Cavaliere di riunire attorno a un unico progetto le forze liberali, laiche, socialiste, riformiste. Berlusconi nel giro di pochissimi mesi aprì alla destra, con la proposta di votare Fini come sindaco di Roma. Fini prese un impegno che allora mantenne: provare a costruire una destra che si liberasse dalla nostalgia del fascismo, liberale e moderna. Lui, Tatarella, Fisichella, ebbero il coraggio di fare quel passo. Cancellato dalla destra di oggi”
E oggi?
“Oggi, all’interno della coalizione di centrodestra, non si può più neppure parlare di diritti civili. Vietato. Quella di Meloni è una destra che sta rimuovendo i valori del congresso di Fiuggi. Sta facendo repressione. E’ ovvio che la maggior parte degli esponenti di Forza Italia che hanno una concezione riformista e liberale della vita stia male”.
Parla così anche perché in Sicilia non ha il potere che aveva fino a due anni fa?
“Vuole sapere se hanno provato a isolarmi? Ci hanno tentato e ci sono pure riusciti. Ci troviamo di fronte a una gestione del partito fondata sulle epurazioni. E sull’accondiscendenza alla segreteria nazionale: vede, io sono juventino ma quando avevo trent’anni andavo allo stadio con Berlusconi e per farlo contento esultavo per finta ai gol di Van Basten. Ora non lo farei più, non devo compiacere nessuno, ho percorso la mia carriera. Schifani non ha più trent’anni però si comporta allo stesso modo. E lo fa con Tajani”.
Episodio ameno. Ma la politica?
“Secondo lei non è politico il fatto che un presidente della Regione non abbia il coraggio di dire no all’Autonomia differenziata, che sarebbe una rovina per il Sud, solo per non dare un dispiacere a Meloni e Salvini?”.
Quindi va via.
“Beh, Berlusconi non avrebbe mai permesso quello che sta accadendo. Io sto dando un segnale: questa FI non è quella di Berlusconi, è anonima e totalmente succube degli alleati di governo. Ma lei li ricorda i nomi dei ministri di Forza Italia? Si conosce solo Tajani, basta questo per dire che c’è qualcosa che non va. Le scelte le fanno gli altri”.
Pesa di più, nel suo percorso, il ricordo del trionfale 61 a 0 del 2001 o il “tradimento” del 2012, quando si mise in proprio e fece perdere il centrodestra?
“Ma quale tradimento: quando creai un mio partito lo feci con l’assenso di Berlusconi, che voleva una Lega del Sud come contraltare a quella di Bossi e Maroni. Andai contro l’allora candidato Musumeci, che perse. Peccato non averlo fatto pure cinque anni dopo, quando invece vinse. Quanto al 61 a 0, fu ottenuto perché Berlusconi fu capace di fare un passo indietro, nei collegi, e accontentare gli alleati. Una generosità che oggi manca a chi gestisce la coalizione”.
(da La Reppublica)
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