OGNI FAMIGLIA SPENDE 4200 EURO DI TRIBUTI LOCALI L’ANNO: DAL 2,9% AL 6,5% IN VENTI ANNI
LA DENUNCIA DI CONFCOMMERCIO: TASSE SULLA CASA: + 114% IN QUATTRO ANNI… IN CAMPANIA E CALABRIA LE ALIQUOTE PIU’ ALTE
In media ogni famiglia italiana «spende 4200 euro per tasse locali».
Questi i dati diffusi da Confcommercio, «siamo lontani da un processo di riduzione sostenibile della pressione fiscale» ha aggiunto il direttore dell’ufficio studi Mariano Bella, sottolineando anche l’iniquità generata da questo tipo di tributi.
«I soggetti che spendono di più e male sono costretti dal patto di stabilità anche ad aumentare le imposte», ha continuato Bella citando l’esempio di Calabria e Campania dove un contribuente con imponibile Irap e Irpef pari a 50 mila euro paga 850 euro di tasse annuali in più rispetto alla Lombardia.
Il peso delle tasse locali sul Pil è più che raddoppiato in Italia negli ultimi 20 anni, passando dal 2,9% del 1995 al 6,5% del 2014.
È quanto si evince dal rapporto dell’ufficio studi di Confcommercio su finanza pubblica e tasse locali.
Nello stesso arco di tempo i tributi centrali sono passati dal 22,7% del Pil a 23,6% del Pil, generando un aumento della pressione fiscale complessiva che è salita dal 42,2% del 1995 al 43,8% nel 2014 (quest’ultimo dato – sottolinea Confcommercio – è una stima preliminare che potrebbe essere rivista).
Mentre l’insieme delle tasse sugli immobili negli ultimi quattro anni è aumentato del 115%.
L’ufficio studi segnala che solo nel 2014 l’aumento della tassazione ha raggiunto il 14,7% rispetto al 2013, arrivando a 31,88 miliardi di euro.
Quota che secondo l’ufficio studi, «non dovrebbe scendere nel 2015».
L’ufficio studi di Confcommercio ha segnalato il rischio di un ulteriore aumento delle tasse qualora scattassero le clausole di salvaguardia contenute nella legge di stabilità 2015: gli italiani dovrebbero pagare più imposte per 72,7 miliardi di euro nel triennio 2015-2018.
Si tratta di «un pericolo assolutamente da scongiurare, perchè i presupposti per la ripresa ci sono, ma va messa mano alla pressione fiscale», ha commentato Mariano Bella.
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