RENZI-SALA-PISAPIA ACCORDO FATTO
IL SUPERMANAGER FARA’ LE PRIMARIE CON L’APPOGGIO ANCHE DELL’EX SINDACO
“Dico grazie a Beppe. Non posso dire altro per ovvi motivi…”.
Al Piccolo di Milano, dove parla dei progetti del governo sull’area Expo, Matteo Renzi non si sbilancia su Giuseppe Sala, il manager dell’esposizione universale che il premier ringrazia insieme a tutti coloro che hanno lavorato per l’evento milanese, da Letizia Moratti a Romano Prodi nessuno escluso per non fare gaffe.
Ma il non detto di oggi su Sala suona come l’investitura mancante alla candidatura del manager a sindaco della città meneghina.
Renzi non si cura dei mal di pancia di Sinistra Italiana che si sta mettendo fuori dall’alleanza di centrosinistra a Milano contestando la candidatura di Sala.
Perchè può contare sul patto con il sindaco uscente Giuliano Pisapia: Sala si candidi pure ma faccia le primarie del centrosinistra. Gli basta.
Quello di Pisapia è il timbro che gli serve per evitare che Sala venga descritto come il candidato che piace a Formigoni, Lupi, Comunione e liberazione e i poteri vicini all’ex sindaco berlusconiano Letizia Moratti.
Cosa peraltro vera, come dichiara lo stesso Formigoni oggi in un’intervista a La Stampa.
Ma Renzi vuole costruire intorno alla figura di Sala, manager che stima davvero, l’aurea del sindaco del ‘modello Milano’, il modello vincente di Expo, insomma il ‘suo modello’ senza bandiere ideologiche.
L’asso piglia tutto della nuova politica pragmatica, che pesca molto a centro e poi un po’ a destra e un po’ a sinistra. Per far questo, Sala deve avere anche la benedizione del primo cittadino uscente, che non a caso fin dall’inizio chiede le primarie, già convocate per il 7 febbraio.
Dunque Sala deve fare le primarie, anche lui non è uomo da gazebo e infatti inizialmente aveva del tutto escluso l’idea.
Sono queste le condizioni di Renzi. E per correre a Milano Sala ha bisogno della ‘copertura’ di un premier forte come Renzi, che pure non è mai stato un fan delle primarie per le prossime amministrative, a Milano come altrove.
Ora invece il segretario del Pd è il primo sostenitore di questo schema: se saltasse, Pisapia si sfilerebbe.
Per la verità , nella cerchia del premier indicano anche uno schema alternativo alle primarie: vale a dire un ticket tra Sala e una personalità vicina all’attuale sindaco, la vice sindaco Francesca Balzani o l’assessore Cristina Tajani.
Voci che le dirette interessate smentiscono seccamente: si lavora sullo schema delle primarie, punto.
E allora tutti mobilitati. In Transatlantico raccontano che per Sala alle primarie sono mobilitati fin da ora le aree di centrodestra più vicine al manager Expo, da Cielle in giù.
Il tutto per evitare il rischio più temuto da Sala, cioè non vincere bene contro l’avversario di sinistra, l’assessore Pierfrancesco Majorino, l’unico rimasto in gara dopo il ritiro del Dem Emanuele Fiano.
Majorino oggi attacca, prendendo ad esempio un articolo uscito sull’edizione milanese del Corriere della Sera, non smentito da Sala.
“Oggi sul Corriere — dice Majorino – Sala detta le sue condizioni. Rottura con la sinistra (“Non sono Pisapia”) e liste civiche moderate. Il tutto, negli articoli, con tanto di commenti positivi di Formigoni e chiacchierata con Lupi. Io penso il contrario. A Milano deve proseguire l’alleanza di centrosinistra. E Formigoni non va imbarcato. Vale per oggi e vale per domani”.
A Roma, intanto, Sinistra italiana, il nuovo gruppo nato da Sel ed ex Pd, usa lo stesso esempio di Majorino per concludere che con Sala non si va da nessuna parte, anche se il manager accetta di l’investitura delle primarie: “E’ in discontinuità con Pisapia e lo ammette anche lui, non lo diciamo solo noi”, spiegano a taccuini chiusi.
Fosse per loro, lo strappo potrebbe dirsi consumato: non solo con Sala e Renzi, ma, a questo punto, anche con Pisapia e i suoi.
“Sono altro da noi”, sussurrano prendendo le distanze. Oggi ne hanno parlato in una riunione con gli inviati milanesi, che ufficialmente si è conclusa con un rinvio. Della serie: aspettiamo di vedere se Sala davvero si candida alle primarie.
Le firme per correre andranno raccolte dal 7 dicembre al 7 gennaio. C’è tempo.
La tentazione di rompere c’è tutta. Ma ufficialmente Fassina fa sforzo di cautela perchè il passaggio è di quelli che pesano: meglio andarci coi piedi di piombo. “Su questa questione la competenza è del territorio — dice Fassina – ma la mia opinione è che una candidatura Sala non consentirebbe di portare avanti la pluralità culturale e di interessi rappresentata da Pisapia”.
Oggi intanto al Piccolo di Milano il premier ha evitato colloqui a tu per tu con Pisapia e con lo stesso Sala.
Troppi riflettori accesi, troppa attesa delle mosse del presidente del Consiglio, che ha trovato conveniente non aggiungere pesi da novanta sull’intera faccenda, ben consapevole dello spiccato senso di autonomia degli ambienti che contano a Milano. Le investiture dall’alto qui non piacciono e Renzi se ne guarda bene.
Per cui Renzi vola alto, cita Paolo Grassi e Giorgio Strehler per sottolineare il “rapporto fertile a Milano tra cultura e identità ”, Expo come “simbolo di chi non si rassegna”.
Esatto, è proprio la sua mission per le amministrative: giocare tutte le carte su Milano, città dove il suo Pd può vincere, mentre a Roma e Napoli non si mette per niente bene e Torino e Bologna sembrano ‘condannate’ al ballottaggio con il M5s o la destra. Perdere anche Milano sarebbe un dramma.
Testa china e al lavoro, quindi, senza perdere nessuna occasione.
Come il pranzo oggi da Cracco con il ceo di Apple, Tim Cook, venuto nel capoluogo lombardo per l’inaugurazione dell’anno accademico della Bocconi.
Con lui Renzi si è anche un po’ distratto dalle beghe della politica quotidiana parlando amabilmente di vini italiani.
(da “Huffingtonpost“)
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