BE-SA-ME POCO: PER LA GHISLERI IL FLOP DI BOLOGNA NON PORTA VOTI
INTERVISTA ALLA SONDAGGISTA DEL CAV
Alessandra Ghisleri ride: “Arieccoci con questa storia dei moderati. Che termine repellente…”
L’infallibile sondaggista del Cavaliere è nel suo studio di Euromedia research. Mentre parla si sente il rumore delle dita che sbattono sulla tastiera del computer, da dove legge i dati. Tra questi, appena arrivati, i primi sondaggi sull’effetto della manifestazione di Bologna.
Quando vale la foto di Bologna “Be-Sa-Me” ovvero Berlusconi-Salvini-Meloni?
Se la chiama “Be-sa-me” dovrei rispondere per forza mucho… Ma, battute a parte, capiamo prima cosa significa quella foto. Significa voglia di ricominciare insieme, i tre partiti con i loro leader. È un segnale di unità e di un nuovo inizio.
Ha portato consenso?
Non per ora. Ha giovato, per esempio, alla fiducia personale nei confronti di Silvio Berlusconi che dal 24 per cento arriva al 26 per cento. Ma non è questo il punto. Il punto è che quella foto in quella piazza dice che c’è una opposizione al governo e una opposizione alternativa ai Cinque stelle. È come dire: ci siamo.
All’interno del ci siamo c’è Salvini incoronato come leader e Berlusconi fischiato.
Diciamo che la foto parla ma non ha l’audio… E sulle televisioni, che hanno l’audio, i fischi non si sono sentiti. Dunque, parla la foto.
Parliamo di numeri.
La manifestazione non ha prodotto una grande mobilitazione dei partiti verso la crescita, insomma ha dato un motivo in più per guardare in una direzione piuttosto che in un’altra. La foto dice: fidelizziamo quello che abbiamo e lavoriamo per crescere.
Quanto è “quello che abbiamo” ?
Tutta la coalizione di centrodestra insieme è intorno al 30 per cento. Mentre il Pd è tra il 31-33 e i Cinque stelle il 26 e il 29. È chiaro che l’unione del centrodestra è resa necessaria dalla legge elettorale e consente di contendere il ballottaggio a Grillo. Tenga poi presente che il primo partito resta sempre il partito dell’astensione, che è tra il 36 e il 40 e che nessuna offerta politica al momento intercetta.
Insomma, questo centrodestra se la può giocare.
Sennò al ballottaggio andrebbero Cinque stelle e Pd. Attenzione, aggiungo: Renzi è in campo come leader e come proposta, gli altri non hanno ancora indicato il “chi”, intesa come leadership e programma.
Ma la piazza parlava ai moderati?
Arieccoci con questa storia dei moderati. No, quella piazza non parlava ai moderati, parlava al centrodestra
Alt alt, la interrompo. Insomma, io imprenditore o professionista che ho votato Berlusconi per 20 anni, sopportandomi pure i suoi processi e i suoi eccessi, mentre la sinistra voleva la patrimoniale, ora voto Renzi che mi toglie l’articolo 18, l’Imu e alza il contante. Altro che quella piazza dai toni estremi.
Certo, c’è anche questo. Mettiamola così: il partito democratico viene interpretato in maggioranza come un partito di centro, non di sinistra. E la sua base sociale ed elettorale si è allargata verso il ceto che votava Silvio Berlusconi. Ma non li ha presi tutti quelli che lei chiama moderati. Ha preso i grandi imprenditori, i professionisti, insomma i “moderati di potere” e anche una buona parte delle aziende anche sotto i quindici dipendenti che in questo ultimo periodo hanno avuto un po’ di ossigeno. Questi sono già confluiti su Renzi. Il problema di Renzi sono gli annunci e le promesse che non realizza, come il pagamento dei debita della Pa. Però ci sono anche i piccoli imprenditori, gli autonomi, le partita Iva. Questi sono nel limbo.
Si spieghi meglio.
Quelli che hanno in antipatia Renzi sono le categorie culturalmente più elevate e quegli “ultimi” che per la disperazione desiderano subito il cambiamento e dunque sono più critici. La piazza di domenica può parlare a loro. Ma, aggiungo: il Pd, avendo le leve del governo, ha gli strumenti per parlarci in modo diretto.
Con l’Imu ha parlato, eccome. Ghisleri, lei era col Cavaliere quando, nel 2006, si inventò l’abolizione della tassa sulla prima casa. Quanto vale l’Imu in termini elettorali?
Parecchi voti. Le do un dato. Nel 2006 a fine marzo Forza Italia è al 21,9. Una settimana dopo, nel corso del faccia a faccia con Prodi, Berlusconi propone l’abolizione dell’Ici e alle elezioni Forza Italia prende il 23,9 per cento, due punti in più che consentono alla coalizione quasi di vincere. In relazione ai votanti di allora due punti significa tra gli 800mila e il milione di voti. Il dato del 2013 è più complesso perchè si incrocia con la partecipazione alla trasmissione di Santoro. Comunque anche in quel caso la promessa di abolire la tassa sulla prima casa e di restituire ciò che era stato pagato con Monti fece effetto.
Quanto vale oggi il marchio Berlusconi?
Tra l’11 e il 13. In termini elettorali Forza Italia è Berlusconi. Senza, non esisterebbe.
Chi è il leader di questo centrodestra nato a Bologna?
Nella fotografia non c’era un leader, c’erano tre punti di riferimento. Leader e programma al momento non ci sono, saranno definiti, credo, nel corso del cammino.
Una domanda su Renzi. Lei per anni a proposito di Berlusconi teorizzava a ragione che amministrative e politiche sono due partite diverse. E cioè uno può perdere le amministrative ma poi vincere le politiche, come accadeva a Berlusconi. Vale anche per Renzi ?
Certo, vedo che si parla molto di che succede se perde le amministrative. Renzi ha la necessità di portare avanti un programma nazionale, basato sul cambio del sistema. È una sfida nazionale che regge anche se perde le città , quando i candidati non sono simboli del cambio di sistema che ha in mente. Non a caso Renzi vuole mettere uomini di sistema, da Sala per Milano ai prefetti a Roma. Propone cioè uomini di cambio di sistema, non di cambio di corrente di partito. È giusto quello che dice Renzi: il suo consenso si misura più sul referendum che sulle amministrative.
(da “Huffingtonpost“)
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