CONFINDUSTRIA GELA IL GOVERNO: “CRESCITA ZERO NEL 2019â€
IL CENTRO STUDI DEGLI INDUSTRIALI: “ALTO RISCHIO RECESSIONE”… DI MAIO PREOCCUPATO, PER IL GRANDE ECONOMISTA SALVINI SONO SOLO “GUFI”
Anche Confindustria gela le speranze del governo: il centro studi degli industriali ha corretto al ribasso le stime di crescita dell’esecutivo, prevedendo un dato nullo nel 2019 (contro il + 0,9% della stima precedente) e un +0,4% nel 2020.
Pesano, secondo Confindustria,”una manovra di bilancio poco orientata alla crescita”, “l’aumento del premio di rischio che gli investitori chiedono” sui titoli pubblici italiani, e “il progressivo crollo della fiducia delle imprese” rilevato “da marzo, dalle elezioni in poi”.
Un’allarme che fa il pari con quello del governatore di Bankitalia Ignazio Visco: in Italia, ha detto, si è registrato un “rallentamento dell’attività economica nell’ultimo scorcio dello scorso anno proseguito anche nei primi mesi del 2019”.
Dall’Asia invece il ministro Giovanni Tria mette in guardia: “Tutti temono l’arrivo di una crisi Finanziaria che possa provocare una crisi economica globale per una sorta di riflesso condizionato dalla grande crisi del 2008. Il mio timore invece è opposto. Temo che dal rallentamento dell’economia, soprattutto se dovesse accentuarsi, possa nascere una crisi finanziaria globale”, ha affermato attraverso una nota del Mef intitolata: “Contrastare il rallentamento, puntare tutto sulla crescita”
Il governo nelle sue previsioni ha indicato per il 2019 una crescita dell’1% ma nessuno tra istituzioni e centri studi economici fino ad oggi si è avvicinato a questo numero.
Il Fondo Monetario ha stimato una crescita allo 0,6%, la Commissione europea allo 0,2% e l’Ocse ha messo per iscritto invece un calo dello 0,2%.
La revisione al ribasso delle stime contribuisce al peggioramento di tutti gli altri parametri di finanza pubblica. Il deficit crescerà al 2,6% del Pil (dal 2,1% del 2018), con un aumento di 0,6 punti percentuali rispetto a quanto previsto a ottobre. Il debito della Pa toccherà nel 2019 quota 133,4 e 133,6 nel 2020.
Secondo l’associazione delle imprese il rischio recessione è concreto. “Nel 2019 la domanda interna risulterà praticamente ferma e una recessione potrà essere evitata solo grazie all’espansione, non brillante, della domanda estera. A meno che – avverte il rapporto del Centro studi – non si realizzi l’auspicato cambio di passo nella politica economica nazionale”.
Confindustria è scettica anche sui dati in arrivo dal mercato del lavoro.
Nel 2019 “per ora non si vede un’inversione di tendenza nei contratti”, i lavoratori dipendenti “sono tendenzialmente fermi, c’è un calo del lavoro a termine ma non è ancora compensato dai contratti a tempo determinato”, sottolinea l’associazione definendo il 2018 “a due velocità ” visto che nei primi 6 mesi l’occupazione è cresciuta di 198.000 unità mentre nel II semestre è calata di 84.000.
Nel 2019 l’occupazione resterà “sostanzialmente stabile (+0,1%)” e aumenterà dello 0,4% nel 2020.
A marzo intanto – secondo quanto rilevato dall’Istat – continua l’indebolimento del clima di fiducia dei consumatori che cala da 112,4 a 111,2; si registra invece una dinamica positiva per l’indice composito del clima di fiducia delle imprese che passa da 98,2 a 99,2.
Il ripiegamento dell’indice di fiducia dei consumatori riflette il deterioramento di tutte le sue componenti: il clima economico (da 126,4 a 123,9) e quello corrente registrano le flessioni più marcate
mentre cali più contenuti caratterizzano il clima personale e, soprattutto, quello futuro (da 116,9 a 115,9).
(da agenzie)
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