Gennaio 18th, 2011 Riccardo Fucile
UN PARTITO PADRONALE, UNA CLASSE DIRIGENTE CHE AVEVA IN GRAN PARTE LE PEZZE AL CULO O CHE IL CULO LO MOSTRAVA PER FARE CARRIERA, UNA POLITICA AFFARISTICA, UNA DILAGANTE CORRUZIONE E L’ASSOLUTA MANCANZA DI VALORI: QUESTO IL PRODOTTO DI ANNI DI BERLUSCONISMO… RISPETTO AL RESTO D’EUROPA, L’ITALIA HA PERSO L’OCCASIONE DI COLTIVARE UNA DESTRA MODERNA E PLURALISTA PER ANDARE DIETRO A PUTTANIERI E RAZZISTI
Mentre l’Italia civile è travolta dai dettagli bunghisti che emergono dagli atti e dalle intercettazioni della Procura di Milano, l’elettore di destra assiste sconcertato alle prese di posizione di chi dovrebbe rappresentarli.
C’è un premier che, asserragliato nel bunker con un manipolo di servi che ha tolto dalla strada e che gli devono pertanto più riconoscenza di Ruby, essendo in gran parte dei profughi e dei rifugiati politici della vecchia Dc e del Psi sottratti all’accattonaggio molesto, continua a recitare la parte del perseguitato politico, invece che recarsi da un buon pschiatra come aveva giustamente consigliato la ex moglie Veronica.
Di fronte a testimonianze convergenti, persino di un prefetto, sulle serate di Arcore, il premier continua a sostenere la tesi dei giudici comunisti complottisti.
Diamo per un attimo credito a questa tesi: se anche fosse, sapendo che non aspettano altro per incastrarti, quale politico o uomo di buon senso sarebbe stato così presuntuoso o coglione da farsi beccare con una minorenne o a gestire festini di quel genere?
Persino i killer seriali, quando sanno di essere incalzati dagli investigatori, talvolta rinunciano alle loro abitudine per qualche anno.
Ma la colpa non è tutta del premier che pensava di poter gestire il governo come un consiglio di amministrazione di Mediaset: lui che comanda, gli altri che eseguono. Con la differenza che di Tv Silvio era competente, di politica non capisce una mazza, come ha ampiamente dimostrato, gestendo otto degli ultimi dieci anni di governo del nostro Paese.
E’ responsabile anche la classe dirigente del Pdl, prona ai suoi imput farseschi: un partito senza democrazia interna, dove chi dissente viene cacciato e dove i parlamentari vengono scelti tra chi è prono a 90 gradi e tra chi deve gratitudine eterna a Silvio perchè aveva politicamente (e non solo) le pezze al culo.
Nonchè tra chi il culo (e non solo) lo ha mostrato nei tempi e nei modi adeguati.
Mai una critica, mai una obiezione che potesse migliorare il partito, solo faide interne, correnti e corsa all’acchiappo dei posti e delle relative remunerazioni.
Bei tempi quando i partiti avevano le correnti, almeno c’era talvolta una motivazione di linea politica, di diversa visione del partito e della società .
Allora magari si discuteva per lunghe serate se era giusta una posizione del partito su un problema, ora non si riunisce più nessuno e si commentano sole le tette svolazzanti della igenista mentale, casualmente consigliera regionale del Pdl, addetta al reclutamento di ninfette in carriera ed esibite ad Arcore sotto il travestimento da poliziotta sexy.
Immaginare un Cameron, un Sarkozy, una Merkel in uno scandalo del genere porterebbe tanti elettori borghesi del Pdl a invocarne le immediate dimissioni. Se si trattasse di Zapatero o Prodi per costoro non basterebbe neanche la impiccagione del reo.
E qui veniamo al principale imputato: un certo tipo di elettore di centrodestra che da anni accetta tutto, subisce tutto, si tappa il naso su tre narici, ma alla fine vota Berlusconi (o peggio Bossi).
Se questo elettore lo avesse a tempo debito preso a schiaffi, forse oggi le cose sarebbero diverse.
Invece sta ancora a cantare “meno male che Silvio c’è”, a parlare di magistratura comunista, a far finta di credere a tutte le palle che gli raccontano.
Invece che dare una scossa e raddrizzare la barca, ha finito, con il suo servilismo, per ampliare la falla a bordo.
Senza capire che senza valori, etica, socialità , rispetto dell’unità nazionale e dei più deboli, legalità , rispetto delle istituzioni non ci si può neanche definire di destra.
L’Italia vive una anomalia in cui si fa passare per governo di destra una coalizione affaristico-razzista che di destra non ha nulla.
Serve definirla tale solo a chi carpisce così i voti di un elettorato non di sinistra e che dopo 15 anni di rincoglionimento pensa che la destra sia questa.
Ecco perchè riteniamo che Berlusconi abbia pesanti responsabilità nell’aver bloccato per almeno un decennio la crescita della destra italiana, complice un elettorato cieco e sordo.
Ecco perchè ci auguriamo che tolga presto il disturbo e restituisca una speranza alla destra nel nostro Paese.
Una destra che con Cosentino, mafiosi, corrotti, affaristi, arrivisti, veline e puttane in libera uscita non vuole avere nulla a che fare.
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Gennaio 18th, 2011 Riccardo Fucile
NAPOLITANO: “NIENTE INTERFERENZE, MA SI PROCEDA AL PIU’ PRESTO ALLA VERIFICA DELLE RISULTANZE INVESTIGATIVE”… L’AVVENIRE: “FERISCE E SCONVOLGE L’IMPLICAZIONE IN QUESTE STORIE… BRIGUGLIO: “IL PREMIER DEVE SPIEGAZIONI AL MONDO: IN ALTRI PAESI O SI CHIARISCE O CI SI DIMETTE”
Adesso occorre fare chiarezza. E occorre farlo subito. 
Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e al tempo stesso il mondo cattolico che si esprime attraverso il quotidiano dei vescovi, sono preoccupati per gli ultimi sviluppi del caso Ruby e per il coinvolgimento del presidente del Consiglio.
Il presidente della Repubblica segue con attenzione le nuove vicende giudiziarie che coinvolgono il premier.
E in una nota ufficiale, che smentisce che sia avvenuta una telefonata tra Silvio Berlusconi e il Quirinale, si dice «ben consapevole del turbamento dell’opinione pubblica dinanzi alla contestazione di gravi ipotesi di reato, e dinanzi alla divulgazione di numerosi elementi riferiti ai relativi atti d’indagine».
La nota del Colle spiega poi che «senza interferire nelle valutazioni e nelle scelte politiche che possano essere compiute dal presidente del Consiglio, dal governo e dalle forze parlamentari», il presidente della Repubblica «auspica che nelle previste sedi giudiziarie si proceda al più presto ad una compiuta verifica delle risultanze investigative».
Un invito a fare chiarezza arriva anche dal giornale dei vescovi italiani, Avvenire. Il quotidiano interviene sul caso Ruby invocando «sobrietà » per coloro che operano nella sfera pubblica e invitando tutte le parti a fare subito chiarezza.
In un editoriale pubblicato in prima pagina, il direttore Marco Tarquinio sostiene che «anche solo l’idea che un uomo che siede al vertice delle istituzioni dello Stato sia implicato in storie di prostituzione e, peggio ancora, di prostituzione minorile ferisce e sconvolge».
Tarquinio ricorda che «in questi anni questo giornale ha ripetutamente ricordato a tutti- premier in primo luogo – che per servire degnamente nella sfera pubblica bisogna sapersi dare, e tener cara, una misura di sobrietà e di rispetto per se stessi, per ogni altro e per il ruolo che si ricopre».
In proposito, il direttore di Avvenire richiama le parole pronunciate a settembre dal cardinale Bagnasco: «In qualunque campo, quando si ricoprono incarichi di visibilità , il contegno è indivisibile dal ruolo».
Quanto all’inchiesta, il giornale dei vescovi chiede che si concluda presto. «A noi italiani, a tutti noi, comunque la pensiamo e comunque votiamo, è dovuto almeno questo: un’uscita rapida da questo irrespirabile polverone. E ognuno deve fare per intero la propria parte perchè questo avvenga con tutta l’indispensabile pulizia agli occhi dell’Italia e del mondo».
Un invito a chiarire, accompagnato però dalla richiesta di atti conseguenti qualora i chiarimenti non ci fossero, ovvero le dimissioni, arriva invece da Carmelo Briguglio, uno dei fedelissimi finiani: «Non si può buttare tutto a complotto o macchinazione dei magistrati – ha detto ai microfoni de La7 -. È una situazione che investe il presidente del Consiglio e l’immagine del nostro Paese nel mondo. Non si può chiedere al presidente del Consiglio che si dimetta ma che il premier di fronte a queste accuse dia spiegazioni al Paese e al mondo. Che dia spiegazioni pubbliche e che vada dai magistrati a difendersi».
«Qualora non dovesse dare spiegazioni dovrebbe dimettersi», ha aggiunto.
«È possibile immaginare che questa cosa capiti ad altri capi di Stato stranieri?», si è chiesto Briguglio.
«Possibile immaginare che succeda a Cameron, a Sarkozy, alla Merkel senza che da parte della pubblica opinione ci sia la richiesta di un chiarimento e di dimissioni?».
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Gennaio 18th, 2011 Riccardo Fucile
DALLE INTERCETTAZIONI DELLA PROCURA DI MILANO EMERGE L’ACCORDO TRA IL DIRETTORE DEL TG4 CHE HA PERORATO LA CAUSA DEL FINANZIAMENTO A LELE MORA DA PARTE DEL PREMIER: “800.000 EURO PER TE E 400.000 RESTANO A ME”… PRESTITO? “CAMPA CAVALLO CHE L’ERBA CRESCE”
Che i pm sospettassero finanziamenti ingenti del premier Silvio Berlusconi all’impresario tv Lele Mora (accusato di reclutare prostitute per le sue feste) tramite l’amministratore del «portafoglio» personale del premier, Giuseppe Spinelli, si era intuito venerdì dalla richiesta di perquisire l’ufficio di Spinelli, subito elevato al rango di spazio immune perchè «pertinente» alla segreteria politica del presidente del Consiglio.
Domenica Berlusconi stesso, nel videomessaggio, aveva ammesso di aver aiutato «l’amico Mora» con «un prestito».
Ma ora, dalle intercettazioni sui telefoni dei due indagati per favoreggiamento della prostituzione, sembra di capire che a caldeggiare a Berlusconi la richiesta di Mora di ricevere circa 1 milione e 200 mila euro sia stato il direttore del Tg4 Emilio Fede, che con Mora avrebbe concordato di trattenere per sè 400.000 euro.
All’insaputa di Berlusconi.
Il 22 agosto 2010, alle 18.22, Fede e Mora (che è in grossa difficoltà economiche dopo il fallimento da 17 milioni di euro della sua Lm Management costatogli un’inchiesta per bancarotta) cominciano a immaginare cosa dire al Cavaliere.
Fede: «Lele, studiamo insieme… Gli dico: “Senti, ho visto Lele, non sta bene ed è preoccupato, forse credo che una mano bisognerebbe dargliela, hai fatto tanto bene a tanta gente, lui poi se lo merita più degli altri”».
Mora raccomanda a Fede di assicurare al premier che «poi lui metterà in vendita due o tre cose e saprà come ritornare indietro tutto… Tanto poi campa cavallo che l’erba cresce…».
Ma c’è da superare l’iniziale ostracismo di Spinelli e di un «avvocato della m… che ha detto “ah perchè poi se viene fuori che lui eh… procurava programmi eccetera”».
Allora Fede sceneggia con Mora il discorso a Berlusconi: «Gli dico: “Guarda, quest’uomo (Mora, ndr) c’ha dato tutto ed è quello che c’ha dato soprattutto la riservatezza… Capisco la prudenza e tutto, ma io ti dico solo questo: che lui sarà al Creatore anche fisicamente oltre che… perchè lui rischia la bancarotta… allora diventa peggio il problema”».
A Berlusconi, Fede stabilisce con Mora che chiederà «uno e due, di cui 100 (Mora, ndr) li da a me in due rate che ho prestato 50 e 50″, capito?».
Mora: «Certo».
Fede: «Vuol dire che possono diventare uno e mezzo: io ne prendo quattro e tu otto, va bene?».
Mora: «Benissimo, meraviglia, meraviglia, bravo direttore, bravo».
Fede: «Ecco, allora, adesso la cosa è avviata. Eh, dimmi che sono bravo e sono un amico»
Mora: «No bravo, di più».
Il 30 agosto, da una telefonata tra Spinelli e Mora, si capisce che qualche soldo in anticipo già gira.
Spinelli: «Scusi eh se la disturbo, è una domanda eh, la mia… eventualmente, se facessimo dei circolari le andrebbero bene oppure…?».
Mora: «Benissimo anche quelli».
Spinelli: «Ecco, allora mi facilita forse, allora tento quella strada lì, eh, dei circolari…?» (assegni).
Mora: «Va benissimo, grazie ragioniere».
E il 2 settembre, a ruota, è contento anche Fede: «Son contanti, no?».
Mora: «No, no, cir… circolari».
Fede: «Senti, casomai la mattina io fossi… posso mandarti uno… busta chiusa a ritirare?».
Mora: «Si! Anche alle 11.00».
Fede: «Eh! Mi fai un regalo, un regalissimo!».
Spinelli, risulta il 27 settembre, ha una sola preoccupazione: e cioè che, quando Mora deve andare ad Arcore, non si faccia vedere troppo.
Spinelli: «Per evitare e dare, non ho certo bisogno di spiegare a lei, ma è uno scrupolo che io ho adesso, dato che potrebbe incuriosire qualcuno che può essere lì fuori, capito?, anche se non so, forse non c’è nessuno, anzichè entrare nel cortile principale…».
Mora: «…entro da dietro».
Spinelli: «Ecco, ecco, sì ecco».
Mora: «Dalle cucine, va bene».
Spinelli: «Se poi mi chiama…così le vengo incontro io intanto».
Luigi Ferrarella
(da “il Corriere della Sera“)
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Gennaio 18th, 2011 Riccardo Fucile
“NOEMI E’ LA SUA PUPILLA, IO SONO SOLO IL CULO”…”BERLUSCONI HA DETTO AL SUO AVVOCATO DI PAGARMI QUELLO CHE HO CHIESTO, L’IMPORTANTE E’ CHE TENGA LA BOCCA CHIUSA”….UNA TESTIMONE: “SIAMO FINITE IN MEZZO A UN’ORGIA CON MANI IN MEZZO ALLE GAMBE”….”SI E’ IMBRUTTITO, STA PIU’ DI LA’ CHE DI QUA: BASTA CHE SGANCI…”
A soli 17 anni Ruby ha capito tutto della vita in Italia ai tempi del Berlusca. 
Il 26 ottobre del 1010, il giorno in cui Il Fatto Quotidiano pubblica per primo la notizia dell’inchiesta milanese sui suoi rapporti con il presidente del Consiglio, lei telefona al padre e a tre amiche.
Al povero commerciante ambulante marocchino che non la vede da mesi, dice: “Berlusconi ha detto al suo avvocato: ‘Dille di pagarmi tutto quello che vuole. L’importante è che lei chiuda la bocca, che neghi tutto… che io non mai visto una ragazza di 17 anni”.
Concetto ribadito all’amica Grazia: “Il mio caso è quello che spaventa più di tutti. Il mio avvocato se n’è appena andato. Ero con lui… con Lele. Loro mi stanno comunque vicini. Io ho parlato con Silvio e gli ho detto che ne voglio uscire almeno con qualcosa. Cioè mi dà 5 milioni (di euro, ndr) a confronto con il macchiamento del mio nome”.
Lo stesso giorno Ruby chiama l’ex fidanzato Sergio Corsaro: “Non siamo preoccupati per niente perchè Silvio mi chiama di continuo. Mi ha detto di passare per pazza. Tu racconta cazzate… ti sarò vicino… con il mio avvocato gli abbiamo chiesto 5 milioni di euro in cambio del fatto che passo per pazza. E lui (Berlusconi, ndr) ha accettato”…
Il ricatto… È questa la nota più inquietante dello spartito che si delinea chiaramente nelle carte inviate dalla Procura di Milano alla Camera dei deputati.
Nelle 300 pagine di accuse al premier si delinea il ritratto di un presidente del Consiglio a rischio.
Non tanto per le accuse di prostituzione minorile e concussione, ma perchè è un uomo ormai in balia di ragazzine che lo ricattano spudoratamente per i suoi vizi inconfessabili.
Alcune gli chiedono soldi minacciando di raccontare quello che accade nei suoi party sfrenati, altre incassano migliaia di euro per mantenere nei loro cassetti le fotografie più imbarazzanti.
Il basso impero è garantito da una corte di lenoni e protettori che da un lato partecipa alle feste, definite nelle intercettazioni “puttanaio” o “orge” e dall’altro, acquisendo un potere maggiore di quello delle escort ricattatrici, presidia con tutti i mezzi la cappa del segreto. I
n questo quadro sono centrali le figure degli indagati Lele Mora; Nicole Minetti, consigliere regionale dallo spogliarello facile ed Emilio Fede, direttore del Tg della real casa che si vanta di pagare il silenzio delle prostitute più pericolose.
Su tutte però, la protagonista è lei, la marocchina minorenne nel periodo delle intercettazioni: Ruby.
A un amico, Antonio Passaro, risponde con una sineddoche che resterà nella storia della Seconda Repubblica.
Così Ruby declina la figura retorica che indica la parte per il tutto: Passaro: “Come lo chiami…?”. Ruby: “Papi. Ma Noemi è la pupilla (degli occhi di Berlusconi, ndr), io sono il culo”.
All’amica Poliana dice: “Il mio avvocato mi ha detto: ‘Ruby dobbiamo trovare una soluzione. È un caso che supera quello della D’Addario e quello della Letizia”.
La svolta nelle indagini è l’intercettazione di una telefonata tra Nicole MInetti e una vecchia amica degli anni del liceo, la riminese Melania Tumini.
Il 19 settembre del 2010, prima di una festa a casa di Silvio Berlusconi ad Arcore, alla quale la ragazza era stata invitata, la Minetti le dice: “Ti volevo un attimo briffare (termine anglo-manageriale derivante da briefing, cioè incontro prima di un impegno per spiegare quello che sarebbe accaduto nello stesso, ndr) sulla cosa.
Ci sono varie tipologie di… persone”, spiega il consigliere regionale all’amica, “c’è la zoccola, c’è la sudamericana che non parla l’italiano e viene dalle favelas, c’è quella un po’ più seria, c’è quella via di mezzo tipo Barbara Faggioli, e poi ci sono io che faccio quel che faccio”.
Il telefonino di Melania viene subito messo sotto intercettazione e non delude le attese. All’uscita Melania racconta tutto: “Per me è stato tristissimo che tu ti abbassi a toccare il culo a chi sai chi sia, che non sai come ti chiami. Siamo finite in mezzo a un’orgia… mani in mezzo alle gambe. E c’era il suo amico bassino e abbronzato”…
Poi Melania chiama un’amica, una giovane ragazza che non ha nulla a che fare con questo giro.
Quando Melania e l’amica vengono chiamate per testimoniare confermano il contenuto esplosivo delle intercettazioni e aprono uno squarcio sul muro di omertà che circonda Arcore.
Ecco una sintesi del verbale reso da Melania Tummini il 16 ottobre del 2010: “La Minetti mi disse”, spiega questa ragazza studiosa che ha conseguito due lauree, “che lei aveva parlato di me con Silvio Berlusconi. Ci siamo dirette ad Arcore con l’auto di Nicole che aveva appuntamento con altre ragazze. Erano una ventina e ricordo che tre non erano italiane. All’arrivo alla villa, i carabinieri comunicavano all’interno con il radiomobile. Berlusconi appena mi vide mi disse: ‘Le è la signorina due lauree’.
Dopo un brindisi ci fu la cena. Berlusconi cominciò a cantare. Io avevo la sensazione che le altre ragazze avessero già frequentato Berlusconi per la confidenza che avevano con lui.
Durante la serata inviai sms al mio fidanzato e rimasi in contatto.
A mezzanotte e mezza le ragazze scattarono dicendo: ‘adesso bunga-bunga’. Scendemmo al piano di sotto e c’era il palo per la lap dance e i bagni.
La serata a quel punto cambia clima. Le ragazze indossano abiti succinti e assumevano atteggiamenti equivoci.
Senza rapporti sessuali (così dice la ragazza forse intendendo rapporti completi Ndr) c’erano ammicammenti provocanti e balletti. Io non mi sono cambiata e sono stata molto tempo in bagno.
Al centro della sala si sono alternate a ballare molte ragazze in balletti provocanti e tra queste c’era Nicole Minetti.
Verso l’una e trenta abbiamo seguito Berlusconi al piano di sopra.
Alcune ragazze si sono intrattenute con Berlusconi”. Poi la ragazza dice: “confermo il racconto fatto al telefono a B.V.”.
A questo punto gli investigatori sentono B.V. e lei, che non ha partecipato ma ha ricevuto le confidenze sincere dell’amica rende ancora più vivido il racconto: “Melania mi raccontò che dopo cena si erano spostati nella discoteca Bunga-Bunga e la Minetti si travestì da uomo. La serata si suddivide in tre serate: cena bunga-bunga e poi quacuna restava adormire. Già durante la cena alcune ragazze si erano parzialmente denudate. Mi disse che le ragazze si erano ulteriormente spogliate e poi si avvicinavano a turno, anche in gruppi di due o tre insieme e ballavano e si facevano toccare da Berlusconi.
La Minetti faceva lo spogliarello…
Alcune ragazze mezze nude ballavano vicine vicine, ricordando atteggiamenti lesbici.
Poi ritornavano sopra dove Berlusconi avrebbe scelto chi sarebbe rimasta a dormire per la notte. Questo è un momento molto ambito dalle ragazze”. Un’altra partecipante alle feste di Arcore è il deputato del Pdl Maria Rosaria Rossi. Al telefono parla con il direttore del Tg 4 prima di una serata: «Ma tu stai venendo qui…?», chiede Maria Rosaria Rossi a Emilio Fede.
Il direttore del tg4 risponde che sarà nel luogo dell’appuntamento non prima delle 21-21.15. Poi Fede aggiunge: «Ho anche due amiche mie, minchia ragazzi ma sai che quando ho visto queste due sono impallidito…?».
Rossi: «Che palle che sei: quindi bunga-bunga, 2 di mattina, ti saluto…». Fede «No tesoro, se vuoi posso non portarle.. Ma chi c’è…?».
Rossi: «Ma stai scherzando…?
C’è una delle gemelle, Manuela e un’altra. Dai, dimmi solo quanti siete: tu più due ragazze, dunque tre»…
Un’altra intercettazione imbarazzante per Emilio Fede è quella dell’ex prefetto Carlo Ferrigno che svela a un amico altri dettagli.
Il prefetto, il giorno dopo l’uscita delle prime notizie su Ruby, conferma tutto quello che si dice sui giornali dei festini ad Arcore.
Lui sostiene di essere stato informato in tempo reale per telefono da una partecipante, tale Maria, danzatrice del ventre…
Secondo la donna, le ragazze “stavano tutte discinte” e “si mettevano in braccio a lui.
A casa di Berlusconi c’era pure la Minetti con il seno di fuori che baciava continuamente Berlusconi.
Maria me lo ha detto: proprio un puttanaio “.
Fra le ospiti che, dai racconti, si sarebbero fermate ad Arcore per “fare sesso” con Berlusconi ci sono anche le gemelle Imma ed Eleonora De Vivo. Barbara Faggioli poi si lamenta con Emilio Fede: “Non mi ha invitato. Ormai preferisce invitare le cubane e le venezuelane”.
Imma dice alla sorella Eleonora De Vivo su Berlusconi: “L’ho visto un po’ out. Ingrassato. Imbruttito. L’anno scorso stava più in forma. Adesso sta più di là che di qua. E’ diventato pure brutto: deve solo sganciare. Speriamo che sia più generoso. Io non gli regalo un cazzo”.
Ruby racconta a un amico: “che era andata due volte alla presidenza del Consiglio. Mi confidò anche del fatto che il presidente del Consiglio aveva saputo da lei che era minorenne. Non le faceva domande, era lei che spontaneamente mi riferiva particolari sul presidente del Consiglio”.
Mentre il teste Claudio Z. dice: “Emilio Fede quando presentò Ruby la definì una ragazza egiziana di 13 anni. E non mancano note di colore. Per esempio c’è una madre che litiga con la figlia e le chiede se si è fatta pagare…
Marco Lillo, Carlo Tecce Ferruccio Sansa
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 18th, 2011 Riccardo Fucile
LE CARTE DEI PM CHE ACCUSANO IL PREMIER: LE SUE OSPITI DI SENTONO PADRONE DEL GIOCO DI SESSO E DENARO…UN GIRONE INFERNALE CHE SCATENA AMBIZIONI, RIVALITA’, APPETITI: LO SQUALLORE E LA DISPERATA DIFESA DELL’IMMAGINE
Case l’umore alla lettura delle 389 pagine che raccolgono le fonti di prova contro Silvio Berlusconi, accusato di concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile.
Anche chi non si è mai illuso della nobiltà dell’uomo o non ha mai apprezzato le sue qualità di capo del governo resta stupefatto dalla miseria, dalla desolazione, dallo squallore delle scene di vita che quelle carte raccontano.
È un quadro prima malinconico, ma poi drammaticamente pericoloso per la credibilità delle istituzioni.
C’è un uomo separato dalla realtà e dalla vita, dimentico della sua finitezza, che non vuole con disperata ostinazione fare alcun conto con la morte e pretende e si illude di vivere come un Sultano eterno.
Vuole corpi giovani accanto a sè. Vuole essere adulato, magnificato e, come stordito dalla sua ossessione, come cieco, come istupidito dal suo stesso smisurato narcisismo, non vuole accorgersi che intorno a sè ci sono, per gran parte, prostitute.
Giovani donne che i suoi prosseneti (Emilio Fede, Lele Mora, Nicole Minetti) ingaggiano e quelle se lo disputano perchè un suo “capriccio” – il capriccio di una sera, la passione di tre mesi – può cambiare una vita, pagare un mutuo o venticinque paia di scarpe in un solo shopping o magari aiutare una bimba restata in una bidonville in Brasile.
C’è chi confida che così “siamo a posto per sempre”.
Altre, come Barbara Faggioli, hanno fretta: “Dai, mi rimangono solo mille euro devo fare cassa per forza anche se la vedo buia in questo weekend”.
C’è chi va per le spicce: “Iris ipotizza che lui voglia anche ridurre le cene e propone di rubare qualcosa in casa”.
C’è una che smania: “Che palle sto vecchio, fra un po’ ci manda affanculo tutte quante. È la volta buona che lo uccido, vado io a tirargli la statua in faccia, ci vuole mandare affanculo senza un cazzo?”.
L’altra le ricorda perchè sono lì: “Papi… è la nostra fonte di lucro…”.
È un girone infernale che scatena ambizioni, appetiti, voglie.
Bisogna avere uno stomaco di ferro.
Lo spiega Nicole Minetti all’amica che vuole consegnare alle notti del Drago. “Giurami che non ti prende male, nel senso cioè ti fai i cazzi tuoi. Per l’amor del cielo, ne vedi di ogni, cioè nel senso la disperaticion più totale, cioè capirai c’è gente per cui è l’occasione della vita, quindi ne vedi di ogni, fidati di me, punta sul francese che lui sbrocca, gli prende bene, digli tutto quello che fai, eccetera eccetera … Ci sono varie tipologie di persone, c’è la zoccola, c’è la sudamericana che non parla italiano e viene dalle favelas, c’è quella un po’ più seria, c’è quella di mezzo tipo”.
Si può stare sulla cresta dell’onda per qualche giorno e saper accettare quando la buona stella tramonta: “Ieri sera la Lisa se ne è andata anche lei e non lo aveva mai fatto, anche la Lisa ha avuto il suo momento come la Iris, è così che funziona, ognuna di loro ha avuto il suo momento e non bisogna prendersela quando finisce”.
I cortigiani (Fede, Mora, Minetti) servono il Sultano e appaiono sempre in tensione.
Il Sovrano può chiamare da un momento all’altro e in poche ore bisogna saper disporre “per la cena” e poi per il dopo cena (il bunga bunga) e ancora per la notte quando, licenziate e ricompensate coloro che non restano a dormire, finalmente intorno alla tre e mezza “le vergini si offrono al Drago”.
I cortigiani hanno una sola preoccupazione.
Preparargli lo spettacolo lascivo che il Sovrano più gradisce.
E leggiamo finalmente uno dei molti ricordi che, nelle carte, raccontano che cosa accade.
La testimonianza lambicca nel dettaglio.
“E ora andiamo al bunga bunga. Io avevo inteso che quel termine si riferisse alla locazione, alle mura in cui tutti i partecipanti alla cena si erano spostati. In questo bunga bunga a luci rosse – e non so se lei intendeva perchè c’erano le luci rosse o perchè l’atmosfera era tale da essere interpretata come a luci rosse – queste ragazze si sono ulteriormente spogliate, non so a fino a quale punto, e avvicinandosi a turno e anche in gruppi di due o tre al presidente, che stava seduto sul divanetto, si strusciavano e si facevano toccare, assumendo un atteggiamento anche provocante e volgare, baci, strusciamenti.
Anche all’interno di questo ambiente denominato bunga bunga erano presenti degli scomparti dove erano allocati degli abiti per dei travestimenti, ovvero divise da poliziotta o infermiera.
Anche la Minetti fece uno spogliarello … (non so) fino a che livello, e cioè se lo spogliarello sì è concluso con la nudità totale o parziale. Lo spogliarello fu fatto anche da altre ragazze presenti. Tutta l’atmosfera era molto ridanciana, tutti sembravano divertirsi molto, tranne la M. T., che invece era molto imbarazzata per quello che stava vedendo.
Mi disse che era rimasta in disparte sul divanetto e che non aveva partecipato nè allo spogliarello nè al travestimento, nè ovviamente aveva consentito che o il presidente o altre persone la toccassero.
In questo stesso contesto, M. T. mi disse che vi erano delle ragazze che durante lo spogliarello ballavano molto vicine, mezze nude, ricordando atteggiamenti lesbici.
M. T. mi disse di avere percepito chiaramente che vi fosse un’accesa rivalità tra le ragazze, tanto che lei era mal vista dalle stesse in quanto evidentemente temevano che potesse attirare l’attenzione del presidente a loro scapito; e anche per questo M. T. mi disse di sentirsi molto imbarazzata. Dopo la fine del bunga bunga le ragazze sono salite al piano di sopra, dove il presidente doveva scegliere chi sarebbe potuta rimanere a dormire quella notte.
Questo è un momento molto ambito dalle ragazze ed erano tutte in attesa di sapere quale o quali di loro sarebbero state scelte dal presidente del consiglio”.
È uno spettacolo patetico e triste appare anche a chi, come M. T., è andata ad Arcore entusiasta di conoscere quello che era il suo idolo.
Leggiamo come ricorda quella sera:
“A fine serata (Berlusconi) mi ha anche chiesto: “Ma ti sei divertita?” e io gli ho risposto: “Beh, insomma, non è questo il mio modo”, ma ti dico che anche fisicamente io lo vedevo diverso. Nel senso che, quando tu puoi vedere certi discorsi che ha un tipo di piglio, lascia stare che vedi che s’è rifatto che s’è tirato, però ha un piglio di una persona molto decisa. Anche come parla è un comunicatore, no? Almeno in quello è uno che si vende bene. E invece no. Sembrava un… guarda, ti dico, mi viene bene la figura del “bagaglino” … una caricatura. Una caricatura di se stesso. Guarda, una cosa molto brutta e molto triste. Forse io pensavo che lui mantenesse un contegno e poi facesse i fatti suoi. Invece no. Assolutamente no. Cioè, lui si presenta in un certo modo, ma molto basso e mi dispiace perchè non c’è bisogno.. Sulla base di certe cose, (si può) arrivare a dire tipo: “Sei malato”, cioè, sua moglie lo diceva…”.
Il quadro è malinconico, ma soprattutto ci mostra un Berlusconi fragile, che avevamo già intuito nelle criticità che ha dovuto affrontare dal 26 aprile del 2009 e tuttavia cadono le braccia dinanzi alle sue debolezze, alla concreta possibilità che il mondo della prostituzione che lo circonda possa consegnarlo nelle mani di chissà chi.
Emilio Fede spesso si accorge di aver portato ad Arcore “un brutto gruppo”, ma l’ossessione del presidente è un forno che brucia troppa legna per poter fare nelle frotte degli ospiti del Sovrano una differenza tra chi è pericoloso, e chi non riserverà sorprese.
Tra le carte spunta un’intercettazione di Fede con Nicole Minetti.
Dice a Nicole: “Capisci, per campare… rapporti orali a 300 euro, la notte a 300 euro, l’hanno trovata con droga e un coltello”.
Il direttore del Tg 4 ricorda di aver pagato di tasca sua “10mila euro” a una ragazza perchè “aveva delle fotografie scattate con il telefonino e aveva bisogno di soldi”.
Quanto la vita disordinata del presidente del Consiglio sia una minaccia per la sicurezza delle istituzioni è palese con quel che accade nel rapporto tra il Cavaliere e la minorenne marocchina Ruby Karima, al centro dell’invito a comparire.
Qui ci sono tutti gli elementi che giustificano l’indagine giudiziaria, la convinzione dei pubblici ministeri di Milano di aver raccolto “prove evidenti della colpevolezza” al punto di poter richiedere il giudizio immediato.
E’ una sorpresa però leggere come sia documentata la necessità del Cavaliere di condizionare i comportamenti dei funzionari della questura di Milano, per liberare dalla protezione dello Stato una minorenne senza famiglia, senza fissa dimora, senza un reddito.
Una ragazza che nelle carte affiora come una abituale prostituta.
“Domanda: Lei ha avuto la percezione che Ruby svolgesse l’attività di entreneuse all’interno dei predetti locali?
Risposta: Sì, ho avuto la netta percezione che Ruby intrattenesse rapporti con tutti i clienti girando tra i tavoli. Certamente ho avuto la sensazione che Ruby cercasse gente facoltosa a cui spillare dei denari”.
Berlusconi lo sa, conosce la sua età , conosce il suo mestiere, sa che l’ha voluta ripetutamente in villa nonostante dopo un primo approccio abbia avuto contezza della sua giovinezza.
Ecco perchè è costretto a chiamare di persona e direttamente la questura per coprire questa sua relazione, occultare la prostituzione che si consuma nelle sue case, sommergere i possibili reati che gli si possono contestare: e infine scongiurare i danni alla sua immagine di premier e leader.
Leggiamo nel capo d’accusa: “… perchè, abusando della sua qualità di presidente del Consiglio, la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, avendo appreso che la minore Karima El Mahroug – da lui in precedenza frequentata – era stata fermata e condotta presso la questura di Milano, si metteva in contatto con il capo di gabinetto del questore, Pietro Ostuni, e rappresentandogli che tale ragazza minorenne, di origine nord africana, gli era stata segnalata come nipote di Mubarak, (circostanza peraltro palesemente falsa), lo sollecitava ad accelerare le procedure per il suo rilascio, aggiungendo che il consigliere regionale Nicole Minetti si sarebbe fatta carico del suo affido e, quindi, induceva Pietro Ostuni a dare disposizioni alla Giorgia Iafrate, (funzionaria della Questura di Milano e quella notte di turno) affinchè la citata minore Karima El Mahroug venisse affidata a Nicole Minetti, così sottraendola al controllo e alla vigilanza delle autorità preposte alla tutela dei minori, in contrasto con le disposizioni al riguardo impartite dal pubblico ministero di turno: e infatti la minore Karima El Mahroug, non veniva trattenuta in questura, nè inviata in una comunità , ma affidata alle ore 2.00 del 28 maggio alla Minetti, ancor prima che fossero formalmente richiesti dalla questura di Milano (con fax al commissariato di Taormina, a firma della dott. ssa Iafrate, inviato alle ore 02.20), i documenti necessari ai fini di una sua compiuta identificazione, accertata effettivamente solo alle ore 04.00 nonchè senza previo interpello dei genitori della minore stessa circa il suo affidamento a terzi; affidamento alla Minetti peraltro solo formale, essendo indicato (così come certificato nel sopra citato fax) quale domicilio quello di Milano Via Villoresi 19, abitazione non della Minetti ma di Michele Santos Oliveira De Conceicao, persona priva di referenze, alla quale la Minetti non appena uscita dai locali della questura consegnava in effetti la minore. In tal modo ottenendo per sè e per la minore un indebito vantaggio di carattere non patrimoniale consistito, per la minore, nella sua fuoriuscita dalla sfera di controllo delle autorità minorili e, per esso indagato (Berlusconi), nell’evitare che Karima El Mahroug potesse riferire del reato di cui al capo che segue (favoreggiamento della prostituzione minorile) e comunque della frequentazione, nonchè di altri reiterati episodi di prostituzione verificatisi nella sua dimora privata in Arcore, fatti di rilevanza penale non a lui ascrivibili, ma comunque suscettibili di arrecare nocumento alla sua immagine di uomo pubblico”.
Lette le carte, pur nell’asfissia del linguaggio burocratico, si comprende lo sgomento e il panico che afferra Berlusconi quella notte.
Il Drago ha divorato anche quella ragazzina che conosce “da quando aveva sedici anni”. La “divora” con passione. Ruby se ne vanta con un suo amico.
“… a lui come lo chiami? Lo zio, il nonno? Come lo chiami?” Ruby: “E no, papi”. “… E siamo messi bene, Madonna mia! fai come la napoletana, il papi lo chiamava”. Ruby: ” No, no, la napoletana è un’altra cosa… quella è la pupilla, io sono il culo”.
Quando gli dicono che la ragazza così “consapevole” è in questura, Berlusconi si spaventa. Riesce a tirarla fuori.
Quando scoppia l’affaire, corre a ripari con il solo strumento che conosce: paga e la corrompe.
Sentite Ruby: “Il mio caso è quello che spaventa più di tutti., e sta superando il caso di (Noemi) Letizia, di (Patrizia) D’Addario, di tutte… il mio avvocato se ne è appena andato, ero con lui… con Lele… loro mi stanno comunque vicini, in effetti… sempre tornando al discorso di prima… gli ho detto… Lele, io ho parlato con Silvio, gli ho detto che ne voglio uscire di almeno con qualcosa… cioè mi dai… 5 milioni… però… 5 milioni a confronto del macchiamento del mio nome…”.
La bufera mediatica, l’attenzione della magistratura non scuotono o spaventano la ragazza.
Ruby: “… non siamo preoccupati per niente, perchè… Silvio mi chiama di continuo, mi ha detto: cerca di passare per pazza… racconta cazzate… io ti sarò sempre vicino, mi fa, e avrai da me qualsiasi cosa tu vuoi… con il mio avvocato gli abbiamo chiesto 5 milioni di euro … in cambio del fatto che io passo per pazza, che ho raccontato solo cazzate… e lui ha accettato… in effetti seguiremo questa strada…”.
Lo ripete nelle conversazioni con i suoi amici fidati. “Lui mi ha chiamato ieri dicendomi: Ruby, ti do quanti soldi vuoi, ti pago… ti metto tutta in oro, ma l’importante è che nascondi il tutto, non dire niente a nessuno … per me può essere quello che vuole, anche un mafioso, l’importante è che a me mi sta riempiendo di soldi… .. sta cambiando la mia vita, guarda… Antonella … rispondimi sincera: se a te Silvio ti mettesse nelle tue mani 6 milioni di euro …”.
Le pressioni di Berlusconi su Ruby sono dirette.
La ragazza ammette: “M’ha chiamato proprio tre minuti fa, m’ha chiamato Rubba. Mi ha detto che s’è sentito con Lele (Mora), ha saputo che ho detto tante cose. Le ho detto, guarda, io ho detto tante cose, ma ne ho nascoste tantissime. Mi fa, ma noi non siamo in pericolo, noi siamo in difficoltà , mi fa, però sono cose da superare. Le ho detto sì, però io ti volevo fare un’altra domanda che è quella che m’interessa di più. Mi fa dimmi, gli ho detto: io voglio che almeno, da tutta questa situazione io ne esca con qualche cosa, perchè di tutta la situazione, sinceramente, non me ne frega niente. Lui fa, quando il mare è in tempesta non è che le persone si lasciano andare….”.
La transazione che dovrebbe seppellire il “caso” sembra addirittura mediata dall’avvocato.
Come Ruby racconta al padre: “Sono con l’avvocato che stiamo parlando di queste cose e dobbiamo trovare una soluzione… Silvio gli ha detto: “Dille che la pagherò il prezzo che lei vuole, l’importante è che lei chiuda la bocca, che neghi il tutto, che dica pure di essere pazza ma l’importante è che lei mi tiri fuori da tutte queste questioni, che io non ho mai visto una ragazza che ha diciassette anni, o che non è mai venuta a casa mia”.
Berlusconi è sotto ricatto.
Una ragazzina qualunque può fargli paura.
Lo si era già intuito con lo “scandalo di Casoria”, con l’arrembaggio di Giampaolo Tarantini a Palazzo Grazioli, ma anche un criticone della vita disordinata di Berlusconi non avrebbe potuto immaginare questo squallore, alla tanta vulnerabilità .
Piero Colaprico e Giuseppe D’Avanzo
(da “La Repubblica“)
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Gennaio 18th, 2011 Riccardo Fucile
IN ATTESA DI QUELLA UFFICIALE, SONO TANTI I FIDANZATI AD HONOREM DI SILVIO IN QUESTE ORE….L’ANALISI DI MARCO TRAVAGLIO SU “IL FATTO QUOTIDIANO”
Mentre si attende con ansia di conoscere la fidanzata del vecchio puttaniere (la stanno
ancora cercando, ma potrebbe essere la badante che ogni sera gli cambia il pannolone), già conosciamo l’identità dei numerosi fidanzati ad honorem che in queste ore tragiche ma non serie gli allestiscono l’ultimo casting.
Sabina Began, detta l’“ape regina”, rivela che “il presidente ama molto i gay”, insomma c’è speranza pure per Signorini.
Il quale ha inventato un fidanzato finto persino a Noemi Letizia, figurarsi quale fidanzata regalerà al Capo.
La Santanchè giura che la conosce da mesi, ma invita il premier a tenerla segreta e comunque lei non la svelerà nemmeno sotto tortura, per via del suo proverbiale riserbo che due estati fa la indusse a spiattellare la presunta love story fra Veronica e il bodyguard.
Poi ci sono i giornalisti, si fa per dire.
Umilio Fede assicura: “Se le accuse contro di me fossero confermate, mi dimetterei”. Ma se non lo sa lui quel che ha fatto, chi dovrebbe saperlo? Sallusti apre Il Giornale con titoli degni del migliore giornalismo investigativo: “La stanza segreta di Silvio”.
Ingolositi, i lettori si addentrano nella sua prosa malferma e scoprono che ad Arcore “ho visto la stanza dei regali, dove tutto è ordinatamente diviso per valore economico o simbolico. A me sono sempre toccate cravatte”, il cui valore economico e simbolico non sfuggirà (erano finiti i calzini e i torroncini). Ieri zio Tibia annuncia: “La notizia è che Berlusconi è fidanzato… Di questa signora fino a ieri si sapeva solo nella cerchia più stretta… misteriosa, ma poi non tanto e non a tutti”: ma a lui sì, visto che dalla stretta cerchia è sventuratamente escluso (vedi cravatte).
Anche Belpietro pare tagliato fuori: solo l’altro giorno, su Libero, scriveva che “i fedelissimi invitano Berluesconi a fidanzarsi”, mentre ora si scopre che lo è da mesi, all’insaputa dei fedelissimi.
Ma Prettypeter sorvola e, sempre elegante, osserva: “Non ho esitazioni: meglio un vecchio porco di tanti giovani ipocriti tipo Fini”.
Anche Il Tempo di Mario Sechi è colto in contropiede: “Silvio è fidanzato”. Segue articolo strappalacrime di Lidia Lombardi sul dramma delle aspiranti (in tutti i sensi): “Silvio, mica si fa così. Mica si dice all’improvviso, senza preparare al colpo. Mica si sfasciano in 10 secondi e 10 parole anni e anni dal coiffeur preferito delle vere sciure. Mica s’azzerano le ore passate dall’estetista, dal chirurgo delle starlette, dal lookologo, dal massaggiatore, dal trainer, dalla sarta. Soldi buttati al vento. Perfino quelli rifilati al maestro di canto. Sperando, chissà , che a quella convention, sotto i riflettori azzurri, bè, lui ne scegliesse una… Piangono in gramaglie le mille Aspiranti Fidanzate d’Italia. Folgorate dall’annuncio più choc della legislatura. Quel bel signore senza un capello fuori posto, distinto, colorito quanto basta, spumeggiante in privato (si dice). Soprattutto il più ricco d’Italia. E poi libero, liberissimo dopo che quella trinariciuta di Veronica ha buttato al vento il ben di Dio. Insomma, il principe azzurro, il partito ideale”.
Bondi, inopinatamente escluso, si è chiuso nel suo dolente silenzio.
Intanto Ostellino, sul Pompiere, strilla all’“attacco alle libertà individuali”.
E Carlito Rossella, che la sa lunga, narra che da tempo “Silvio insegue il grande amore”.
Ruby, al telefono, conferma a modo suo: “Per lui Noemi è la pupilla, io il culo”.
Quale sarà l’organo riservato a Tibia, Umilio, Prettypeter, Ostellino e Rossella?
L’anatomia non conosce confini.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 18th, 2011 Riccardo Fucile
ANCHE CRYSLER HA BISOGNO DI SOLDI PER PAGARE I DEBITI CON UN BILANCIO 2011 PREVISTO IN PERDITA DI 2,3 MILIARDI DI EURO…PER LA FIAT SI PREVEDE UNA PERDITA DI 2 MILIARDI…IN REALTA’ DEI 20 MILIARDI DI CERTO (FORSE) CE N’E’ UNO SOLO
Adesso che Mirafiori ha votato, adesso che le nebbie (e i veleni) della propaganda cominciano a diradarsi, Sergio Marchionne non potrà più liquidare la questione con un’alzata di spalle e qualche frasetta di circostanza. Non potrà più permettersi di giudicare addirittura “offensiva”, come ha fatto il 3 gennaio, la richiesta di maggiori dettagli sull’immaginifico piano “Fabbrica Italia” con i suoi 20 miliardi di investimenti tra il 2010 e il 2014.
Dagli annunci bisogna prima o poi passare ai fatti concreti, magari risolvendo un paio di questioni non proprio secondarie…
Come verranno finanziati i nuovi investimenti?
In altri termini, dove troverà i soldi Marchionne, tenendo conto che entro il 2011, secondo quanto lui stesso ha dichiarato, Fiat vuole anche salire al 51 per cento di Chrysler per poi, possibilmente, sostenerne lo sviluppo?
Fin qui il capo del Lingotto ha sempre incassato il sostegno concreto delle banche.
Non a caso proprio nei giorni caldi della battaglia di Mirafiori, il numero uno di Intesa Corrado Passera è sceso in campo personalmente dichiarando che “dobbiamo essere tutti vicini alla Fiat”.
Questa però è politica.
Sul piano dei numeri, quelli di bilancio, è chiaro che l’ipotesi che la Fiat diventi “americana” in tempi molto più brevi rispetto a quelli previsti da principio, è stata considerata con grande attenzione dai vertici dei maggiori istituti di credito nazionali.
Se non altro perchè questi nuovi impegni andrebbero a sommarsi a quelli di Fabbrica Italia.
Ecco qualche numero, giusto per dare un’idea.
Nella migliore delle ipotesi, rimborsando i debiti con i governi americano e canadese e tenendo conto di un possibile (ma tutt’altro che sicuro) sbarco in Borsa entro quest’anno, la Chrysler difficilmente riuscirà a chiudere il bilancio 2011 con un debito industriale netto inferiore ai 3 miliardi di dollari, circa 2,3 miliardi di euro.
Una somma che andrebbe ad aggiungersi ai debiti industriali di Fiat auto, che nel prospetto informativo per la scissione, vengono indicati in 2 miliardi. Queste cifre vanno confrontate con un altro dato importante.
E cioè che nè l’azienda torinese nè tantomeno la Chrysler, che si sta riprendendo solo ora dalla bancarotta, sono ancora in grado di generare cassa in quantità tale da finanziare ingenti investimenti.
Allora si ritorna al quesito di partenza: come pensa Marchionne di finanziare i mastodontici investimenti di Fabbrica Italia?
Ci vorrebbe una velocissima ripresa del mercato automobilistico e servirebbe soprattutto che Fiat fosse in grado di cavalcarla.
Gli ultimi dati di vendita non autorizzano grandi speranze.
E per i tanto attesi nuovi modelli c’è da attendere come minimo alcuni mesi, sempre che siano in grado di ribaltare davvero la situazione.
Ecco perchè molti analisti ormai ritengono che quella cifra di 20 miliardi va presa in considerazione solo fino a un certo punto.
Insomma, incominciano a pensare che dopo tanti annunci roboanti Marchionne alla fine sarà costretto a fare i conti con la realtà .
Andrà a finire davvero così?
Al momento pare azzardato fare previsioni, però il passato recente offre qualche indicazione non proprio rassicurante.
Vittorio Malaguti
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 18th, 2011 Riccardo Fucile
DURO EDITORIALE DEL QUOTIDIANO FINANZIARIO BRITANNICO SULLE VICENDE GIUDIZIARIE CHE COINVOLGONO IL NOSTRO PREMIER… “IL LEGITTIMO IMPEDIMENTO ERA UN INSULTO AL PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA DI FRONTE ALLA LEGGE”
Gli sviluppi della nuova indagine giudiziaria su Silvio Berlusconi continuano a essere al
centro dell’attenzione dei media internazionali.
Fra le corrispondenze da Roma di giornali e telegiornali, oggi spicca un editoriale non firmato, dunque espressione dell’opinione della direzione, sul Financial Times, il più influente quotidiano finanziario d’Europa.
“Verdetto a Roma”, si intitola l’editoriale, e il sottitolo chiarisce: “Le strategie legali di Berlusconi degradano il dibattito politico in Italia”.
Il commento del Financial Times parte ricordando che nel marzo 2010 il governo Berlusconi passò una legge per proteggere “colui che si autoproclama l’uomo più perseguitato della storia” dall’essere processato nelle corti italiane.
Il 13 gennaio, continua l’articolo, la Corte Costituzionale ha parzialmente cancellato questo provvedimento, “e ha fatto bene a cancellarlo”.
La legge sul “legittimo impedimento”, spiega il quotidiano della City, esentava i ministri dall’apparire in tribunale sulla base del fatto che essi erano troppo occupati dal loro lavoro pubblico per poterci andare, ma “tale affermazione era un insulto al principio di eguaglianza di fronte alla legge. Nessuno, nemmeno miliardario magnate dei media che fa anche il primo ministro, è al di sopra della legge. La Corte dovrebbe essere applaudita per avere difeso questo principio”.
L’editoriale prosegue avvertendo tuttavia del pericolo che la sentenza della Corte, messa insieme all’indagine giudiziaria che accusa Berlusconi di avere fatto pressioni per far liberare di prigione una “ballerina di night-club” 17enne (la giovane marocchina per la quale Berlusconi è anche accusato di sesso con una prostituta minorenne), “può giocare a favore del premier, permettendogli di continuare a sostenere di essere vittima di una cospirazione di giudici di sinistra contro di lui”, e di protrarre tale giustificazione fino alle prossime elezioni, che “avranno luogo probabilmente in primavera”.
Questa, conclude il Financial Times, “è una profonda vergogna per l’Italia”. Prima delle elezioni, il paese necessita un onesto dibattito sulla litania di problemi con cui deve confrontarsi.
“La settima maggiore economia mondiale ha bisogno di riforme: un giovane su quattro è disoccupato, la crescita economica è anemica, gli investimenti stranieri declinano, il debito nazionale ha raggiunto i 1800 miliardi di euro, il cancro della criminalità organizzata andrebbe reciso, e la lista potrebbe continuare”, osserva il giornale londinese.
“Ma invece di soluzioni a questi problemi, gli italiani rischiano di assistere a un’altra puntata di Berlusconi-contro-i-giudici. L’Italia merita di meglio”.
Tra gli altri articoli che la stampa britannica dedica al caso Berlusconi, il Times pubblica una corrispondenza da Roma in cui si riferisce che, in base a una telefonata intercettata dalla polizia tra Nicole Minetti e il premier, Berlusconi “ha ammesso di sapere che Ruby Rubacuori era minorenne”. L’Independent pubblica un commento dell’ex corrispondente da Roma Peter Pophan, secondo cui questa volta “nemmeno Silvio può farla franca”.
E il Guardian ha un articolo sulle lamentele del regista Marco Bellocchio, che afferma di non potere fare un film ispirato agli scandali di sesso del premier perchè i produttori hanno paura e di fatto censurano il progetto.
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Gennaio 18th, 2011 Riccardo Fucile
TRA GLI ISCRITTI ALLA FIOM IL 25% HA VOTATO SI’, TRA I SINDACATI CHE APPOGGIAVANO IL SI’ IL 33% HA VOTATO NO….E TRA I NON ISCRITTI AI SINDACATI IL 60% HA VOTATO NO… MAGGIORANZA PRAGMATICA E MINORANZA RISSOSA O SOLO TANTI INCAZZATI?
Il voto dei lavoratori Fiat delle Carrozzerie di Mirafiori impone alcune riflessioni, fermo restando che il risultato è a favore del Sì all’accordo sulla futura organizzazione del lavoro.
La prima considerazione da fare è che nessuno aveva previsto che la linea del No sostenuta dalla Fiom avrebbe raccolto tanto consenso.
La seconda riguarda la quantità di operai che hanno votato no all’accordo, facendo una scelta considerata alla vigilia, da tutti gli osservatori e da quasi tutti gli stessi protagonisti della contesa, irrazionale e autolesionista.
Solo dieci giorni prima dell’apertura delle urne i sindacati firmatari dell’accordo con Marchionne (Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic, Ugl), titolari del 70 per cento delle tessere sindacali delle Carrozzerie di Mirafiori, si dicevano certi di raggiungere con il Sì l’80 per cento dei consensi.
Un ottimismo che ha contagiato tutte le forze politiche e forse la stessa Cgil. L’ultimatum di Marchionne (“se vince il No sbaracco tutto”) sembrava efficace. Tutto il ceto politico si è immaginato un ceto operaio realisticamente proteso alla difesa del posto di lavoro prima di tutto.
I risultati hanno sorpreso la stessa Fiom, che prima dell’apertura delle urne considerava un buon successo stare con il Sì sopra il 30 per cento.
L’esito dello spoglio dice che i Sì sono stati 2.735, i No 2.325.
Se si sottraggono i voti degli impiegati (421 Sì, 20 No), si scopre che tra gli operai i Sì (2.314) prevalgono sui No (2305) di soli 9 voti.
Politicamente è un pareggio…
Un exit poll su 500 votanti realizzato dal sito Internet Termometro Politico fornisce indicazioni curiose.
Tra gli iscritti della Fiom, uno su quattro avrebbe votato Sì.
Tra gli iscritti alle quattro sigle del fronte del Sì, uno su tre avrebbe votato No, cioè senza stare a sentire il proprio sindacato.
E tra i non iscritti al sindacato (considerati da tutti orientati al tacito consenso per la linea aziendale) il No avrebbe sfiorato il 60 per cento.
Viene fuori un quadro frastagliato del voto.
A chi ha rappresentato la sfida di Mirafiori come un confronto tra una maggioranza modernamente pragmatica e una minoranza rissosa e ideologizzata bisognerebbe ora ricordare come molti iscritti alla Fiom votino Lega Nord e Pdl.
Sicuramente il No era una scelta che non dava grande prospettiva, e infatti quasi tutti coloro che hanno votato così hanno detto ai rilevatori di Termometro Politico di aver voluto dire No a un ricatto.
Sicuramente la metà degli operai di Mirafiori non sono pragmatici come si credeva.
Ma adesso dobbiamo definirli ideologizzati o più semplicemente esasperati fino all’eventuale autolesionismo…?
Questa è la discussione che nelle prossime settimane potrebbero utilmente condurre tutti quei politici e sindacalisti che di questo umore operaio non hanno avuto nè un sentore nè un sospetto…
Rimane un problema: il Rinascimento automobilistico di Marchionne partirà , tra un anno e mezzo almeno, con l’assemblaggio del nuovo Suv marchiato Jeep e Alfa Romeo affidato a una catena di montaggio in cui un addetto su due, grosso modo, avendo votato No è stato ieri salutato dallo stesso Marchionne come “legato al passato e restio al cambiamento”, preso dalla “rassegnazione del declino”, che per sua natura “parla soltanto o aspetta che le cose succedano”.
Agli operai del No, alla metà degli operai di Mirafiori Carrozzerie, Marchionne chiede di mettere da parte “ideologie e preconcetti”.
Come se fossero preda della propaganda estremista della Fiom.
E invece sono preda di una sorda incazzatura che supera la stessa paura e che neppure gli uomini Fiom hanno colto in pieno.
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