Gennaio 30th, 2011 Riccardo Fucile
L’OPERAZIONE LIFTING MEDIATICO PER “CULO FLACCIDO” PREVEDE LA RIMOZIONE DI QUALSIASI RIFERIMENTO AI PAGAMENTI CONFLUITI GENEROSAMENTE SUI CONTI CORRENTI DELLE “MANTENUTE”…IL RAG. SPINELLI TENEVA LA CONTABILITA’ DELLE SERATE ED ELARGIVA ALLE RAGAZZE SOMME MENSILI DA SUPERMANAGER
Il denaro — diceva uno spettacolare Michael Douglas in Wall Street — non dorme mai”. 
Nel nostro caso, simpaticamente, si traveste anche da poliziotta e da infermiera.
Fra i piccoli grandi dettagli che in queste ore vengono rimossi con cura dai pretoriani mediatici incaricati dell’operazione Lifting mediatico per “culo flaccido”, c’è il particolare non indifferente dei bonifici.
Ovvero dei pagamenti che — anche dopo l’inizio dell’inchiesta, e persino dopo la pubblicazione delle prime intercettazioni — continuano a confluire generosamente sui conti correnti delle mantenute dell’Olgettina.
Fra i dettagli che gli oppositori di sua maestà (su tutti il campione di trasparenza, il noto guerrigliero bersaniano Andrea Orlando) tralasciano di ricordare, quando si fanno scudisciare da Daniela Santanchè a Porta a Porta, c’è la figura quasi letteraria del ragionier Spinelli, quello che intrattiene la contabilità delle seratine e delle prestazioni, quello che si vedeva arrivare davanti Ruby come una iena (“Mi servono solo 5 mila euro, ma subito!”), quello che erogava 10 mila euro al mese alla pia fanciullina Alessandra Sorcinelli, uno stipendio da manager.
Fra le cose che stranamente non colpiscono l’attenzione degli oppositori esangui, c’è la meravigliosa dichiarazione di Barbara Faggioli, trovata con trentamila euro sotto il cuscino: “Sono soldi miei, i risparmi di una vita”. Insomma, fra risparmi ortopedici e vitalizi siliconati, fra stipendi del gruppo e bonifici a prestazione, se ci si chiede come mai il corpo di ballo di Arcore non abbia abbandonato il suo Papi, e un coro di opinionisti incuranti del ridicolo continui a spiegarci che il Bunga bunga è una barzelletta spiritosa, e che le minorenni erano lì per parlare di filosofia hegeliana, il motivo è molto semplice.
Silvio continua a pagare, e anche generosamente.
Un bonifico, come è noto, allunga la vita.
Luca Telese
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 30th, 2011 Riccardo Fucile
DA CHI E’ COMPOSTO E CHE FUNZIONI HA?… E’ COMPETENTE PER I REATI COMMESSI DA PREMIER E MINISTRI NELL’ESERCIZIO DELLE LORO FUNZIONI, I COSIDDETTI “REATI MINISTERIALI”…ISTITUITO PRESSO IL TRIBUNALE DEL CAPOLUOGO DEL DISTRETTO COMPETENTE, E’ COMPOSTO DA TRE MEMBRI ESTRATTI A SORTE TRA I MAGISTRATI DEL DISTRETTO… MA ALLA FINE E’ SEMPRE LA CAMERA AD AVERE L’ULTIMA PAROLA: ECCO PERCHE’ PIACE A BERLUSCONI
Diretta attuazione dell’articolo 96 della Costituzione, che prevede che premier e ministri siano sottoposti a processo per reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, il Tribunale dei ministri è competente per i reati cosiddetti “ministeriali”. È istituito presso il tribunale del capoluogo del distretto di corte d’appello competente per territorio a giudicare dell’illecito contestato.
È composto di tre membri effettivi e tre supplenti, estratti a sorte tra tutti i magistrati in servizio nei tribunali del distretto (che abbiano da almeno cinque anni la qualifica di magistrato di tribunale o una qualifica superiore).
Ad estrarre a sorte dovrebbe essere il presidente del tribunale e, teoricamente, potrebbe essere sorteggiato anche il pm titolare dell’azione.
Il collegio è presieduto dal magistrato con funzioni più elevate (o in caso di parità , da quello più anziano).
Il collegio si rinnova ogni due anni e anche se scaduto viene prorogato per definire i procedimenti in corso.
Procedimento.
Il Tribunale dei ministri compie le indagini preliminari e sente il pm titolare del procedimento, che può chiedere di fare ulteriori indagini.
Se non decide di archiviare il caso, è tenuto a trasmettere gli atti (con relazione motivata) al procuratore della Repubblica, che a sua volta chiede alla Camera l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’indagato.
Il decreto con cui dispone l’archiviazione non è impugnabile.
insomma se la Camera a maggioranza respinge poi la richiesta di autorizzazione a procedere è solo tempo perso.
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Gennaio 30th, 2011 Riccardo Fucile
LA POLANCO TELEFONO’ IN PREFETTURA: “CHIAMO DA PARTE DEL PRESIDENTE BERLUSCONI”….IL PREFETTO ACCOGLIE LA SOUBRETTE CHE CHIEDEVA AIUTO PER LA CITTADINANZA E LA CONGEDA CON UN “MI SALUTI IL PRESIDENTE”…I SINDACATI DI POLIZIA: “SERVITORI DELLO STATO O SERVI DEL POTERE?”
Questa storia complessa e penalmente rilevante che va dal bunga bunga alla telefonata in
questura per sottrarre alla polizia una minorenne frequentatrice di Arcore, sta creando, insieme con le ultime scoperte, un piccolo terremoto nel cuore degli apparati di sicurezza.
I sindacati per ora “stanno fermi”.
Hanno già protestato tutti per difendere i colleghi accusati dal premier di perquisizioni “indegne di un paese democratico”.
Ma dietro le quinte sono ancora furibondi: “Sembriamo dei servi del potere, altro che servitori dello Stato e professionisti della sicurezza”, dicono.
Proviamo ad osservare dalla loro prospettiva il film berlusconiano.
Lo scandalo Ruby è esploso a fine ottobre 2009 e le indagini sono in corso. Varie cose sono accadute.
Per esempio, la consigliere regionale Nicole Minetti sa che il convivente della soubrette Marysthel Polanco è stato arrestato per droga.
E quando è stato acchiappato era sull’auto che lei aveva prestato all’amica dei bunga bunga di Arcore.
Questo narcos e Berlusconi hanno dunque condiviso la stessa donna, ognuno a casa sua. Questioni di cuore.
Qui importa altro.
Nonostante questa tempesta giudiziaria sia in corso, il 4 dicembre, alle 15, una telefonata di Palazzo Grazioli, abitazione romana di Berlusconi, arriva a Marysthel: “Buonasera, le dovrei dare il numero di telefono del prefetto Lombardi… come Lombardia senza a”.
Due giorni dopo Marysthel si fa viva: “Allora io la chiamo da parte del presidente Berlusconi, non lo so se era giusto dirlo a lei…”
È la parola magica. La segretaria del prefetto diventa più gentile: “Ovviamente io ho avuto questo input … mi può attendere solo un attimo?”.
È davvero un attimo: “Il prefetto mi diceva di verificare con lei l’orario per l’incontro”.
Ora il punto, al di là delle raccomandazioni, per detective e sindacati è: ma questo Berlusconi non ha esitazioni nell’aiutare la donna di un narcos?
Salta le rigorose procedure che riguardano gli stranieri grazie a Berlusconi: “Daranno il passaporto italiano a me ed a Maitè… Sicuramente in due settimane…”, esulta la Polanco con la mamma.
In realtà , come le spiega direttamente il prefetto Lombardi, le verifiche, purtroppo non aiutano. Intanto la soubrette può andare in prefettura, ed entrarci in auto: “Non perda tempo a cercare parcheggio”.
Come il prefetto viene tirato in mezzo per quest’amica di Berlusconi, così è successo in questura per l’altra amica, la più famosa e famigerata Ruby Rubacuori, allora minorenne.
Come si sa, Berlusconi chiama da Parigi e parla con il capo di gabinetto della Questura di Milano, Pietro Ostuni. “Il Presidente del Consiglio disse che la ragazza gli era stata segnalata come la nipote di Mubarak e che il consigliere Minetti”, sempre lei, “era disposto a farsene carico. Io mi sono preoccupato – spiega nel verbale d’interrogatorio il questore Vincenzo Indolfi – che la gestione della minorenne fosse stata lineare da parte dell’ufficio (…) il fatto che la Presidenza del Consiglio avesse raccontato una balla per me era poco importante”.
Ma è davvero così semplice e poco importante questa “balla”?
Ruby viene rilasciata alle 2 e ieri, in una spericolata intervista al Giornale, Nicole Minetti aggiunge sulla liberazione di Ruby un suo “ricordo” piuttosto sdrucciolevole.
Dice: “I funzionari hanno contattato la famiglia in Sicilia ma ci sono dei problemi”.
Pessima parola, “problemi”, nel corso di un’inchiesta sulla concussione. “L’unica soluzione – aggiunge Minetti – è l’affido temporaneo. A me (…) Io insisto: “Ma deve dormire da me?”. “No”, mi spiegano, “l’importante è la vostra reperibilità , di lei e di Ruby, sul cellulare per 48 ore””.
Siamo sicuri che funzionino così le procedure d’identificazione e affido dei minori accusati di furto? Pare di no.
Ed è certo che il fax con la richiesta d’accertamento dell’identità alla questura di Messina smentisce i poliziotti: parte dopo che Ruby è uscita, solo alle 2.20. E, di più, “la volante Taormina 1 riferisce che la pattuglia prese contatto solo alle ore 4 del 28 maggio 2010 con i genitori di El Mahroug Karima”, che “dichiarano di non avere i documenti della figlia e negano qualsivoglia parentela con Mubarak”.
Ora, s’indignano i poliziotti, se è vero che Karima era stata “segnalata” a
Berlusconi per la parentela con il presidente egiziano, come mai, quando i genitori negano “qualsivoglia parentela”, nessuno avvisa Berlusconi che può stare tranquillo?
E, anzi, può dirlo allo “zio”?
Perchè nessun documento riporta traccia della telefonata del premier?
Sono domande cruciali, i poliziotti lo sanno.
E dovrebbe saperlo anche il ministro leghista Roberto Maroni, che intorno alla questione ha rivendicato in Parlamento una correttezza che non è evidente, anzi.
Da allora tace.
Chissà se sta leggendo anche lui gli inviti a comparire. Dove si sottolinea come Ruby alle 4.53 si collega a Internet dalla casa di Michelle Coinceicao: cioè in luogo espressamente vietato dal magistrato dei minori Anna Maria Fiorillo.
Servire lo Stato o servire Berlusconi: a questo è ridotto il dilemma di funzionari, di detective e pure dei leghisti?
Piero Colaprico
(da “La Repubblica“)
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Gennaio 30th, 2011 Riccardo Fucile
PER ORA I PM NON DANNO CORSO A QUELLE CHE CHIAMANO “ANOMALIE” DELL’INCHIESTA, OVVERO I TENTATIVI DI INQUINAMENTO DELLE PROVE.. MARTEDI’ SARA’ INTERROGATA LA MINETTI, POI LA RICHIESTA AL GIP DI RITO IMMEDIATO
Nonostante quelle che la Procura definisce «anomalie» dell’inchiesta Ruby-Berlusconi, e che in altri casi sarebbero stati considerati seri tentativi d’inquinamento delle prove (ovvero la presunta subornazione di testimoni da parte dello stesso Silvio Berlusconi, il ritrovamento di verbali difensivi in casa delle ragazze perquisite, la traccia di versamenti di denaro promessi od effettuati a Ruby-Karima, il pagamento dei legali di almeno un indagato da parte del Cavaliere, l’avvertimento di Emilio Fede alla Minetti sull’intercettazione «di tre telefoni») par di capire che per il momento i magistrati vogliano soprassedere.
Il lavoro dei pubblici ministeri – ora che la Camera ha respinto nei fatti l’autorizzazione a una perquisizione negli uffici del contabile di Berlusconi, il ragionier Spinelli – è ormai concentrato esclusivamente alla preparazione della richiesta di giudizio immediato che verrà inoltrata al gip dopo l’interrogatorio di Nicole Minetti, previsto per il primo febbraio e confermato ancora ieri dal suo legale, Daria Pesce.
Tra le carte che verranno allegate ci saranno sicuramente anche immagini e foto estratte dai files ritrovati nei computer sequestrati alle ragazze perquisite il 14 gennaio scorso ma che, sembra, non aggiungeranno un gran che a quello che ormai già si sa.
Ma cosa dirà la bella Nicole davanti ai magistrati?
Gli inquirenti non si aspettano un gran che da questo confronto che potrebbe anche risolversi con un ampio ricorso alla facoltà di non rispondere, soprattutto sulle questioni più spinose relative ai rapporti della consigliera regionale con il Presidente del Consiglio per la gestione degli appartamenti di via Olgettina, i cui affitti venivano pagati da Spinelli come compenso, secondo le accuse, per le prestazioni sessuali delle giovani nelle feste di Arcore. Minetti, come lei stessa ricordava in un’intercettazione («Per me è diverso io sono indagata e lui altrettanto») è certamente il personaggio che in questa vicenda rischia di più.
Rischia soprattutto di fare la fine del vaso di coccio tra vasi di ferro.
Accusata di favoreggiamento e induzione alla prostituzione, contro di lei non ci sono solo le innumerevoli intercettazioni dove appare come personaggio preminente nell’organizzazione delle feste di Arcore e nel reclutamento delle giovani di via Olgettina, ma anche le ricevute di pagamento e il rapporto con Spinelli.
Nonchè le sue stesse lamentele, concentrate in una lunga telefonata dell’11 gennaio scorso con la sua collaboratrice in Consiglio regionale, tale Clotilde: «…A me non me ne fotte un cazzo se lui è Presidente del Consiglio o cioè…un vecchio e basta a me non me ne frega niente, io non mi faccio pigliare per il culo così, perchè adesso…A lui non gliene frega niente, capisci?…cioè per la prima volta ho realizzato che lui non mi ha dato quel ruolo perchè pensava che fossi idonea, adatta mi ha dato quel ruolo perchè in quel momento è la prima cosa che gli è venuta in mente e se non ci fossi stata io ma ci fosse stata un’altra, l’avrebbe dato a un’altra…».
Tra le carte che formano il fasciolo per l’invito a comparire alla Minetti, ci sono poi verbali che raccontano la genesi dell’inchiesta.
Come quello di Michelle Coinceicao Oliveira, la prostituta brasiliana che, si scopre telefonò non una ma due volte direttamente al Presidente del Consiglio dal suo cellulare, inviando poi anche diversi sms.
E soprattutto, la sera del fermo di Ruby in questura, il 27 maggio, alle 21,20, Michelle chiamò anche Spinelli, all’utenza intestata Dolcedrago Spa.
Lei nel verbale «prende atto» e nega di aver mai conosciuto Spinelli.
Ma rimane il mistero di una telefonata all’ufficiale pagatore di Berlusconi dopo averlo avvisato del fermo di Ruby.
Per questo e altre «inverosimiglianze» nella ricostruzione di quella serata, la donna non viene considerata «attendibile».
Paolo Colonnello
(da “La Stampa“)
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Gennaio 30th, 2011 Riccardo Fucile
PISANU: “IL PREMIER CHIARISCA DAVANTI AI GIUDICI”, “SU FINI E LA CASA DI MONTECARLO SOLO FORZATURE”, “NON CONDIVIDO UNA MANIFESTAZIONE DEL PDL CONTRO LA MAGISTRATURA”… ANCHE IL TIMORE DI PORTARE IN PIAZZA MENO GENTE DI SANTORO ALLA BASE DEL DIETROFONT
Prima le parole del ministro Pisanu, che si è richiamato all’etica pubblica e ha bocciato l’idea di
un corteo a Milano contro la magistratura.
Poi il dietro front ufficiale del partito per bocca di La Russa.
Per la prima volta il Pdl è costretto alla marcia indietro nella sua battaglia contro i magistrati a difesa del premier.
La manifestazione convocata da Silvio Berlusconi per il 13 febbraio contro le toghe è stata oggi prima ridimensionata, poi annullata.
Segno che non tutti, all’interno del partito, sposano la linea dettata dal Capo. Il primo a uscire allo scoperto, oggi, è stato l’ex ministro Giuseppe Pisanu, che in un’intervista al Corriere della Sera è stato presentato come “voce critica del Pdl”.
Pisanu si è espresso chiaramente: “Il Cavaliere chiarisca davanti ai giudici”. E, per far capire meglio il messaggio, ha aggiunto: “Su Fini e la casa di Montecarlo solo forzature”.
Ma non è tutto, perchè nel primo pomeriggio Pisanu è entrato a gamba tesa proprio sull’iniziativa anti pm: “Non condividerei una manifestazione del Pdl contro la magistratura”.
Al di là delle parole di Pisanu, il contrordine nel partito di maggioranza dev’essere arrivato dall’alto, se anche due falchi come Daniela Santanchè e Ignazio La Russa si sono pronunciati pubblicamente per la bocciatura della manifestazione.
Santanchè è andata dritta al punto: “Il 13 febbraio non ci sarà nessuna manifestazione di piazza del Pdl”.
La Russa ha usato qualche giro di parole ma, tutto sommato, ha espresso lo stesso concetto: “Non credo che faremo una manifestazione il 13, nè nazionale, nè locale. La presenza sul territorio è la cosa più importante. La solidarietà diffusa che arriva al premier e al partito è più importante rispetto all’idea di chiuderci in un teatro o in una piazza”.
E questo non è l’unico segnale che qualcosa stia cedendo anche nello zoccolo duro dei sostenitori del Cavaliere.
Ieri mattina il Foglio, la testata diretta da Giuliano Ferrara che è da sempre una cartina di tornasole della politica di Berlusconi, ha aperto con la notizia di una “iniziativa istituzionale straordinaria.
Napolitano pensa di convocare martedì Schifani e Fini” perchè “così — avrebbe detto Napolitano secondo il Foglio — non si va avanti”.
L’articolo fa filtrare il tema della “paralisi istituzionale”, presentandola senza gridare al complotto invocato normalmente dagli house organ.
Insomma, sembra più un messaggio che uno scoop.
E poco importa che in mattinata il Quirinale abbia smentito la notizia della convocazione.
La decisione del Pdl, quindi, è un segno evidente del “dibattito interno” in corso e di qualche dissociazione dal berlusconismo duro e puro.
Ma non solo.
Una componente più “istiutuzionale” del partito non ha certamente ignorato i ripetuti appelli del Capo dello Stato (pubblici, ma anche e soprattutto nei contatti privati con uomini vicinissimi al premier) per scongiurare uno scontro esplicito tra poteri dello Stato.
Proprio su questo tasto hanno battuto i magistrati, nella giornata dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
L’Anm ha espresso “molta preoccupazione per manifestazioni che sono contro i giudici”.
Sarebbe, ha detto il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Luca Palamara “il popolo che manifesta contro se stesso”.
L’Associazione nazionale magistrati, in un testo letto dai presidenti delle giunte locali, ha risposto punto su punto ai videomessaggi di Berlusconi.
”Gli attacchi ai magistrati sono contro la giustizia e la Costituzione. Sono contro la giustizia gli insulti, le offese, le campagne di denigrazione di singoli giudici, le minacce di punizione, gli annunci di riforme dichiaratamente concepite come strumenti di ritorsione verso una magistratura ritenuta colpevole solo perchè si ostina ad adempiere al proprio dovere di accertare la commissione dei reati e di applicare la legge imparzialmente e in maniera uguale nei confronti di tutti i cittadini”.
E nella stessa direzione vanno “le strumentalizzazioni delle inchieste e delle decisioni giudiziarie e l’assurda interpretazione come complotto politico della semplice applicazione delle regole, dell’attuazione del principio di obbligatorietà dell’azione penale e del fisiologico funzionamento degli istituti di garanzia propri dei moderni Stati costituzionali di diritto”.
“La Magistratura — ha detto Palamara parlando con i giornalisti a margine della cerimonia di inaugurazione alla Corte d’Appello di Roma — è un pezzo dello Stato. La giustizia è amministrata in nome del popolo”.
In riferimento, invece, alla manifestazione a sostegno delle toghe e della libertà di informazione, annunciata ieri da Michele Santoro, Palamara ha detto: “Sul resto non ci pronunciamo. La legittimazione della magistratura si fonda sulla credibilità delle decisioni e quindi sulla professionalità del lavoro del magistrato. Il consenso non è il fondamento dell’azione giudiziaria”. Probabilmente anche la contro-iniziativa di Santoro, Travaglio e Barbara Spinelli, indetta nella stessa città e nello stesso giorno di quella del Pdl, può aver fatto riflettere Berlusconi.
Troppo alto il rischio di una figuraccia, specie se alla fine, i manifestanti pro-pm si fossero rivelati numericamente più consistenti di quelli pro-Cavaliere. Meglio evitare l’effetto boomerang.
Ma soprattutto — la riflessione del premier — meglio evitare di portare in piazza un partito in cui i “distinguo” rispetto alla linea ufficiale, seppure sottotraccia,sono sempre di più.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 30th, 2011 Riccardo Fucile
UN COMMENTO ALLARMATO SULLA VICENDA BERLUSCONI E UN GRAFFIANTE ACCOSTAMENTO CON DUE PROTAGONISTI DEL DECLINO DELL’IMPERO ROMANO: GLI IMPERATORI ELIOGABALO E CARINUS
“L’imperatore è nudo” s’intitola un commento sulla vicenda Berlusconi nella pagina degli editoriali di ieri del Financial Times.
Il columnist Matthew Engel parte dalla constatazione che, mentre alcuni ritengono che la politica sia noiosa, nessuno ha fatto di più del premier italiano per smentire tale impressione.
“Il mondo intero assiste a bocca aperta a ogni nuova rivelazione del suo scioccante stile di vita”, nota l’editorialista, “e diventa sempre più difficile trovare precedenti di questo genere”.
Ma forse, aggiunge Engel, la storia di Roma antica fornisce qualche parallelo. Studiando il sito www.roman-colosseum.info, che elenca tutti gli imperatori romani e ne riassume succintamente la biografia, e leggendo il capolavoro dello storico Edward Gibbon, “Declino e caduta dell’Impero Romano”, il giornalista inglese crede di essere riuscito a individuare due analogie con Berlusconi.
Una è il regno di Eliogabalo (218-222 dopo Cristo): “Lussuria effeminata, cori di damigelle siriane, i più scabrosi piaceri, sperperi capricciosi, lunghi treni di concubine”.
Commenta il quotidiano della City: “Accidenti, è come il bunga-bunga!”, per poi riferire come va a finire il (breve) regno dell’imperatore: “Fu assassinato dalla sua guardia pretoriana e gettato nel Tevere”.
L’altro “contendente” per il titolo di Berlusconi dell’era romana è l’imperatore Carinus (283-285), “che divorziò da nove mogli e secondo alcune versioni ne assassinò anche alcune, trovando pure il tempo, come racconta Gibbon, per ‘appetiti sregolati’, e per riempire il suo palazzo con cantanti, danzatrici, prostitute e tutti i possibili esemplari di vizio e follia”.
C’è una piccola differenza trai due imperatori romani e il leader del Pdl, tuttavia, conclude l’editoriale del Ft.
“Eliogabalo regnò da adolescente, e Carinus era poco più grande. Il primo ministro italiano ha 74 anni”.
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Gennaio 29th, 2011 Riccardo Fucile
FINI: “LE ELEZIONI ANTICIPATE UNICO MODO PER FAR USCIRE L’ITALIA DALLA SITUAZIONE DI STALLO IN CUI L’HANNO RIDOTTO”…CASINI: “NON IMPORTA DA DOVE VENIAMO O CHI SARA’ IL LEADER, L’ALTERNATIVA SIAMO NOI”… BOCCHINO: “LA PLURALITA’ E’ LA NOSTRA FORZA E CI ACCOMUNA IL FATTO CHE ANDIAMO TUTTI A DORMIRE ALLE 22”
Il nuovo videomessaggio da “guerra talebana” scende col gelo della sera, sul primo ritiro dei
terzopolisti a Todi, in Umbria.
Stop ai lavori, Casini, Rutelli e Lombardo si fermano davanti al video all’ora dei tg.
Non Gianfranco Fini, che lo guarda con attenzione ma dal salotto di casa, abbattuto da un’influenza che gli fa disertare la prima giornata dell’assemblea dei cento parlamentari.
L’impressione univoca che tutti ne traggono è che le elezioni anticipate ormai sono inevitabili, forse imminenti, che il Cavaliere sia sul suo ultimo giro di giostra.
Di questo stavolta si è convinto lo stesso leader di Fli. “Berlusconi ha dichiarato guerra a tutto il resto del mondo: agli avversari politici, alla magistratura, ai giornalisti, alla tv pubblica, tutti nemici, tutti comunisti” è la riflessione amara del presidente della Camera tornato sotto assedio. Determinato a resistere, comunque, perchè “non c’è una sola ragione” che lo induca a fare il passo al quale il Cavaliere e i suoi uomini vorrebbero costringerlo “solo per dirottare l’attenzione” dallo scandalo Ruby.
Sebbene non sia sfuggito all’entourage del presidente il dettaglio dell’assenza di qualsiasi riferimento alle dimissioni di Fini, in quest’ultimo video.
D’altronde, Bossi aveva invitato ad abbassare i toni e Cicchitto aveva dichiarato che il premier “non ha mai chiesto le dimissioni” del presidente della Camera.
Il leader Fli non si illude più di tanto.
E in questo scenario il voto anticipato lo ritiene appunto piuttosto probabile. “Non ci spaventa, se sarà l’unico modo per far uscire il Paese dallo stallo nel quale lo hanno ridotto” è la considerazione che Gianfranco Fini ribadirà stamattina nell’intervento che chiuderà la due giorni di riflessione organizzata da Ferdinando Adornato.
Considerazioni che ieri Casini aveva già fatto proprie. Con una serie di avvertimenti ai naviganti del “Nuovo polo per l’Italia”.
Si chiamerà così, il simbolo provvisorio è un tricolore stilizzato sullo sfondo, pronto a schierarsi compatto alle amministrative di aprile e – ovvio – alle eventuali Politiche.
Il leader Udc parte dalla difesa a spada tratta di Fini: “Presiede in modo impeccabile e la casa di An serve solo per non parlare delle notti di Arcore”.
Detto questo, avvisa la platea di moderati che non può esserci una soluzione giudiziaria: “Guardate che Berlusconi non cadrà per mano dei giudici, ma perchè il suo progetto politico è fallito”.
Archiviata ormai l’alternativa di un governo tecnico, in assenza di dimissioni del premier che non arriveranno mai, resta la prospettiva del voto anticipato. “Non è utile per il Paese ma non ne abbiamo paura”, convinti anzi che riserverà “sorprese e novità “, è la tesi di Casini.
E a quel punto, “spetta a noi l’alternativa di guidare questo Paese, non importa chi sarà il leader e non conta da dove veniamo” dice negando la competition tra lui, Fini e Rutelli.
“La nostra forza è la pluralità di leadership” sostengono anche Italo Bocchino e Adolfo Urso.
“Ma ci accomuna pure il fatto – ironizza il capogruppo di Fli – che andiamo tutti a letto alle 10”.
Il premier, secondo Rutelli che parlerà oggi, “ha paura di noi”.
Ma è proprio Berlusconi e l’eco dei suoi scandali a fare da sfondo a ogni intervento.
Guzzanti e La Malfa, Lanzillotta e Tabacci.
C’è Raffaele Lombardo che ritiene a questo punto “auspicabile un’allenza col Pd” come nella sua Sicilia.
Casini frena, pur sostenendo che nel dopo Berlusconi occorrerà una governo di larghe intese, in cui anche il Pd dovrà assumersi le sue responsabilità .
Dice che “Berlusconi non ha più alcuna voglia di governare è oggettivamente indifendibile”.
Quindi si abbandona a un mea culpa: “Nel ’94 abbiamo creduto che potesse esserci un percorso attorno a Berlusconi. Vedevamo le anomalie, i conflitti d’interesse, sperando che il tempo attenuasse queste anomalie, invece si sono moltiplicate drammaticamente. Oggi siamo diventati la repubblica del videomessaggio”.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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Gennaio 29th, 2011 Riccardo Fucile
RIVENDICATA L’AUTONOMIA DELLA MAGISTRATURA, L’OBBLIGATORIETA’ DELL’AZIONE PENALE E L’IMPORTANZA DELLO STRUMENTO DELLE INTERCETTAZIONI….”SIAMO AL SERVIZIO DEI CITTADINI, NON DEL POTERE POLITICO, AI GIUDICI SI DEVE RISPETTO”…GLI ORGANICI SONO SCOPERTI DA ANNI
Lo scandalo Ruby e gli attacchi frontali ai magistrati sono i fantasmi che aleggiano in Cassazione dove ieri si è inaugurato per la centesima volta, l’anno giudiziario generale, mentre oggi ci saranno le cerimonie nei vari distretti.
È il presidente Ernesto Lupo, senza alcun riferimento esplicito ma evidente allo stesso tempo, che difende la Procura di Milano.
Lo fa rivendicando l’autonomia della magistratura, l’obbligatorietà dell’azione penale e l’importanza delle intercettazioni di cui l’ultima inchiesta su Berlusconi è piena.
A chiare lettere, dato il ruolo diverso, si esprime a favore dei colleghi milanesi, il segretario dell’Anm, Giuseppe Cascini, che se la prende anche con Il Giornale per l’attacco personale a Ilda Boccassini.
Nella sua relazione, il presidente Lupo assicura che “i magistrati continueranno ad adempiere alle loro funzioni con serenità e con impegno”.
E come se rispondesse alle dichiarazioni del presidente del Consiglio dai toni intimidatori (quei pm vanno puniti) aggiunge che i magistrati proseguiranno a essere “fedeli al modello di giudice capace, per la sua indipendenza, di assolvere un cittadino in mancanza di prove della sua colpevolezza, anche quando il sovrano o la pubblica opinione ne chiedono la condanna, e di condannarlo in presenza di prove anche quando i medesimi poteri ne vorrebbero l’assoluzione”…
Per indagare con buoni risultati, rileva Lupo, le intercettazioni sono uno strumento fondamentale senza il quale “le armi da opporre alla criminalità organizzata sarebbero non soltanto spuntate ma prive di qualsiasi efficacia”. L’alto magistrato smentisce anche il ministro Angelino Alfano: non è vero che l’arretrato delle cause civili è calato del 4% ma dello 0,8%.
Quanto alla scopertura dell’organico delle toghe, è “ frutto di ritardi con cui a partire dal 2002 sono stati banditi i concorsi per l’ingresso di nuovi magistrati”. Anche il procuratore generale Esposito denuncia come la situazione della giustizia si stia trasformando in una situazione “quasi di insolvenza per lo Stato”.
E Lupo ricorda che “gli effetti di tali ritardi non sono stati ancora superati dall’impegno del ministro”.
Ma per Alfano sono “l’incapacità di fare squadra e le resistenze corporative” che hanno “ostacolato i tentativi di riforma del sistema giudiziario italiano” e punta il dito contro “le rendite di posizione, i privilegi duri a morire, le posizioni di retroguardia che si limitano a ostacolare ogni proposta bollandola a priori come inefficace”.
Diametralmente opposto l’intervento del vicepresidente del Csm, Michele Vietti. Facendo riferimento all’“attualità dirompente” che vede ancora una volta la “contrapposizione” tra politica e giustizia, dice che “ai giudici si deve rispetto, un rispetto talora troppo trascurato”.
Poi si rivolge a Berlusconi, senza nominarlo: “È nel processo che si incarna lo stato di diritto e si assegnano torti e ragioni”…
A margine della cerimonia della Suprema corte è il segretario dell’Anm, Cascini che risponde agli attacchi contro la magistratura, soprattutto del premier: “Noi non siamo in guerra con nessuno, ma applichiamo la legge e chi non vuole che questo principio valga per tutti ci aggredisce”.
Con riferimento alla campagna del Giornale e parlando esplicitamente della pm Boccassini, dichiara che nei suoi confronti “c’è stata la pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento disciplinare vecchio di trent’anni (e archiviato, ndr). Si tratta di una barbarie inaccettabile, che respingiamo con fermezza”.
Anche Cascini assicura che “la magistratura continuerà a svolgere il suo lavoro con serenità , nel pieno rispetto delle regole” ma “aggressioni e campagne denigratorie di questo tipo fanno tremare le vene ai polsi di chiunque”.
Proprio la pubblicazione sul quotidiano della famiglia Berlusconi di atti riservati del Csm, su Boccassini, stanno provocando dentro al Consiglio un piccolo terremoto.
A chiedere quel fascicolo è stato il membro laico della Lega, Matteo Brigandì che però nega di averlo passato al Giornale: “L’ho solo letto un quarto d’ora e l’ho restituito” e chiede che venga fatta chiarezza sulla vicenda.
Il togato di Magistratura democratica, Vittorio Borraccetti, invece, vorrebbe che il comitato di presidenza investisse la Procura di Roma: sarebbe “un fatto di gravità enorme se la divulgazione di quegli atti riservati fosse avvenuta da parte di qualcuno al Csm, a maggior ragione da parte di un consigliere”. Borraccetti non fa nomi ma rileva che “al Csm tutti gli accessi agli atti vengono registrati, quindi si può provare facilmente chi ha avuto accesso nei giorni precedenti alla pubblicazione del Giornale”…
Antonella Mascali
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 29th, 2011 Riccardo Fucile
NON PAGA UNA PARCELLA DA 100.000 EURO PER UN PROGETTO CHE AVEVA AFFIDATO AD UN INGEGNERE, NEGANDO CHE LA FIRMA APPOSTA AL CONTRATTO FOSSE LA SUA: “QUEL GIORNO ERO IN BRASILE” E ALLEGA UN ATTESTATO DELL’ACCADEMIA BRASILIANA DI AGOPUNTURA…. MA VIENE DIMOSTRATO IN TRIBUNALE CHE QUELLO STESSO GIORNO ERA INTERVENTO AL CONSIGLIO COMUNALE DI TERME VIGLIATORE COME RISULTA DAI VERBALI
Deputato di incerta collocazione politica (socialdemocratico nella Prima Repubblica, dipietrista
nella Seconda, per poi approdare al gruppo dei Responsabili, stampella del governo), il medico agopuntore Domenico Scilipoti, continua a sorprendere: la Procura di Messina oggi gli contesta anche un’incerta collocazione geografica.
Da cui emerge una dote insospettabile: il dono dell’ubiquità .
Dalle carte processuali, infatti, emerge che Scilipoti, il 22 e 23 ottobre del 1991, è presente sia in Italia che in Brasile.
E precisamente a Terme Vigliatore, in provincia di Messina, brillante oratore, quei giorni, in consiglio comunale, e, negli stessi giorni, a Rio de Janeiro, anche lì erudito oratore di un corso di agopuntura e maxicombustione all’Academia brasileira de Arte e ciencia.
L’Oceano Atlantico è un dettaglio trascurabile (e superabile) per il deputato siciliano “dei due mondi”, capace di farsi vedere in Sicilia e in Brasile, lo stesso giorno, con tanto di carte a sostegno della sua presenza: i verbali del Consiglio comunale di Terme Vigliatore e la pergamena, autorevolmente sigillata, rilasciata dall’accademia brasiliana.
Com’è possibile tutto ciò…?
Bisogna partire da un sogno antico del parlamentare ballerino tra schieramenti, e giramondo virtuale tra continenti: la costruzione di un grande centro medico specializzato in agopuntura a Terme Vigliatore, rimasto, purtroppo, solo sulla carta.
Per realizzarlo si era affidato alla progettazione dell’ingegnere Carmelo Recupero, ex compagno di partito nei socialdemocratici, che dopo qualche anno pretese la sua parcella, per la produzione di disegni e planimetrie, di oltre centomila euro.
Scilipoti rifiutò di pagare, e la vicenda finì in tribunale, dove il professionista tirò fuori una scrittura privata firmata da Scilipoti come socio della cooperativa edilizia che avrebbe dovuto costruire il complesso medico, che si impegnava a pagare quanto dovuto.
Risultato: la condanna in sede civile del deputato inadempiente.
Che in appello, a sorpresa, si difese con un’argomentazione apparentemente ineccepibile: quella firma sotto la scrittura privata è falsa, sostenne Scilipoti, perchè quei giorni il parlamentare era in Brasile impegnato in un corso di agopuntura.
E per non lasciare spazio a dubbi depositò l’attestato, con tanto di sigilli, dell’accademia brasiliana, che confermava le sue parole.
Ma Terme Vigliatore è un piccolo paese, e la memoria di quei giorni deve essere rimasta viva nella mente dell’ingegnere Recupero, convinto di avere avuto la firma autografa di Scilipoti.
E per dimostrarlo, come in un romanzo di Camilleri, è andato a scovare nell’archivio del Comune il verbale del Consiglio comunale tenuto il 22 e il 23 ottobre 1991 (i giorni brasiliani di Scilipoti attestati dal documento dell’Academia).
Il risultato è stato sorprendente: quei giorni Scilipoti risulta presente in aula, con tanto di intervento nel merito del dibattito consiliare.
La storia, a questo punto, approda alla Procura di Messina che incrimina Scilipoti per calunnia e contraffazione di sigilli.
Un’inchiesta ormai giunta alla conclusione delle indagini preliminari con la convocazione del parlamentare da parte del sostituto procuratore Anna Maria Arena per spiegare i dettagli e i retroscena di questa insospettabile ubiquità italo-brasiliana.
Scilipoti, insomma, era in Brasile o in Sicilia…?.
Lui nega, ovviamente, di avere mai apposto quella firma sostenendo, in ogni caso, che quel terreno cui si riferiva la planimetria oggetto del contenzioso non venne mai acquistato; ma il dato poco incide sulla contesa della firma.
Alla fine scopriremo che il parlamentare così abile nel trasferimento reale tra schieramenti (politici) lo è anche nel passaggio virtuale tra continenti…?. Superando, come ha dimostrato, ogni remora politica e, in questo caso, anche l’Atlantico.
Giuseppe Lo Bianco
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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