Maggio 11th, 2013 Riccardo Fucile
PRIMO SCREZIO TRA IL PROFESSORE E CHI L’HA INDICATO PER LA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA: ANCHE RODOTA’ COMINCIA A CHI CAPIRE CON CHI HA A CHE FARE
La ferita non è profonda, ma sanguina parecchio perchè è la prima nel tessuto che connette il Movimento 5 Stelle all’arcipelago di movimenti che ha come punto di riferimento Stefano Rodotà .
Marcello De Vito, candidato sindaco del M5S a Roma, liquida l’occupazione del teatro Valle con linguaggio che neanche il sindaco di destra Gianni Alemanno ha mai usato, impegnandosi in caso di elezione allo sgombero.
Il corto circuito è duplice: Rodotà è stato il candidato del M5S alla presidenza della Repubblica e il Valle è il simbolo delle battaglie per i beni comuni e dell’elaborazione giuridica che lo stesso Rodotà , con altri docenti, porta avanti da anni
De Vito, nell’intervista a Micromega, non solo si guarda bene dall’esaltare il modello-Valle (in due anni teatro rivitalizzato anzichè privatizzato con oltre 500 serate e 2000 artisti italiani internazionali, 1800 ore di formazione professionale, 850 volontari, decine di laboratori pubblici, 170 mila euro raccolti per creare una fondazione), ma ne promette l’estinzione («Ci può essere sicuramente un dialogo, ma noi siamo per la trasparenza quindi faremo dei bandi pubblici e affideremo il posto a chi presenta la proposta più credibile») e alla domanda «Vuole sgomberare il Valle? », risponde lapidario: «Difendiamo la legalità ».
E dunque alla riunione della Costituente dei beni comuni presieduta da Rodotà proprio al Valle, queste parole non potevano passare inosservate.
È stato proprio il giurista a chiedere una presa di posizione inequivocabile.
«Questo non ha capito proprio nulla», ha esordito riferendosi a De Vito, «perchè non riconosce la necessità di pratiche sociali per i beni comuni e tratta questioni così delicate come un affare di ordine pubblico, da governare con la polizia».
Quanto allo sgombero, Rodotà non si è risparmiato l’evocazione «della cacciata di massa vissuta molti anni fa, quando deportarono le persone in periferia per fare posto alla via dell’Impero, oggi via dei Fori Imperiali».
Ma sbaglierebbe chi provasse a strumentalizzare la polemica forzando un ripiegamento di Rodotà nell’alveo del centrosinistra tradizionale.
Al quale il giurista non riserva nuove frecciate.
Lanciando la Contro-Convenzione costituzionale, «perchè in ogni caso proveranno a mettere le mani sulla Carta», ha raccontato di telefonate di esponenti del Pd che lo incoraggiano a opporsi alla logica delle larghe intese, non potendo essi farlo pubblicamente.
«Per la serie: armiamoci e partite… ».
Giuseppe Salvaggiulo
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Maggio 11th, 2013 Riccardo Fucile
LA VICENDA DEL RIMBORSO DELLE SPESE STA CATALIZZANDO TUTTA L’ATTIVITA’ DEI GRILLINI
La fatica ad andare oltre l’incubo dei conti .
Non è vero, come mormora qualche maligno, che i grillini battono la fiacca. Le interrogazioni targate Movimento 5 Stelle fioccano, e le proposte di legge su sistema elettorale, taglio dei costi della politica e incompatibilità parlamentari si ammucchiano nei cassetti di Camera e Senato.
Per non parlare delle mozioni e della battaglia sulle commissioni permanenti.
Ma la riforma più incisiva finora partorita riguarda la diaria: sostituire l’indennità aggiuntiva allo stipendio che tocca agli onorevoli per mantenersi a Roma con una carta di credito.
Dicono che risolverebbe alla radice il problema di rendicontare le spese realmente sostenute, operazione essenziale per tener fede alla promessa di restituire quello che avanza dai 3.503 euro spettanti ogni mese a ciascuno di loro.
La rendicontazione è diventata un autentico incubo, e la diaria un’ossessione: i grillini la maneggiano come dinamite.
La questione è così delicata che dal primo giorno si parla quasi soltanto di quello. Ovvero, come risolvere la questione dei quattrini.
Oltre alla paura di scivolare nel tritacarne della Casta, c’è anche il terrore di finire sulla Colonna Infame del Movimento, com’è già capitato a qualcuno.
In Sicilia il vicepresidente dell’assemblea regionale Antonio Venturino, che si era tenuto il resto, è saltato come un tappo di spumante.
Se sulla presenza ai talk show non si scherza, sui soldi si scherza ancora meno.
Se non proprio l’ombelico del mondo, di sicuro la diaria è diventata per il M5S l’ombelico del Parlamento.
Nel Palazzo i «cittadini» si chiedono smarriti quanto sia lecito spendere senza doversi per forza ritrovare come squattrinati «universitari fuorisede», come un giorno ha confessato un’anonimo grillino alla giornalista dell’Ansa Francesca Chiri.
I 32 euro a notte che il capogruppo al Senato Vito Crimi spende per dividere con il suo collaboratore una stanza in un alberghetto dietro alla stazione sono una cifra congrua?
Il dibattito s’infuoca.
E quando la storia comincia a scottare e i giornalisti a fare domande, è proprio Crimi che si deve assumere il compito di giustificare le inevitabili reticenze in una conferenza stampa: «Abbiamo deciso di rimandare la rendicontazione della diaria a quando avremo in mano le prime buste paga».
Una conferenza stampa…
La sua collega capogruppo della Camera Roberta Lombardi è anche meno fortunata, perchè perde il portafoglio con gli scontrini.
Commettendo l’errore di chiedere consiglio alla rete su come rendicontare. La infilzano crudelmente.
Diego Bianchi, alias Zoro, mostra in tivù gli sfottò più micidiali.
Uno scrive: «Suggerisco referendum sul web per individuare soluzione adeguata. Vota solo chi ha perso il proprio portafogli entro il 31 dicembre 2012».
Va avanti per giorni, finchè sul web i buontemponi non si placano.
In Parlamento, però, a non placarsi sono le polemiche su quella benedetta diaria. Fra chi non ci sta a contare i centesimi, chi arriva alla conclusione che non è giusto rimetterci e chi addirittura si è indebitato con amici e parenti per venire a Roma, il partito della diaria integrale si fa sempre più rumoroso.
Riunioni, telefonate, perfino un referendum: ma non se ne viene a capo.
Quasi metà dei cittadini si pronuncia per la restituzione «secondo coscienza».
E non riuscendo a risolvere da soli quella faccenda diventata alquanto imbarazzante, è Grillo che ha dovuto precipitarsi da Genova a Montecitorio.
Per minacciare di mettere alla berlina chi sceglie di fare la cresta.
«Adesso lavoriamo sui 20 punti del programma», dice.
Sarebbe ora.
Sergio Rizzo
(da “il Corriere della Sera“)
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