Marzo 11th, 2015 Riccardo Fucile
RIMBORSI FACILI PER 250.000 EURO, 54 CAPI DI IMPUTAZIONI: ALBERGHI, CENE, APERITIVI, SPESE SENZA VIDIMAZIONE
Aperitivi elettorali, pizze in compagnia, il conto dell’hotel dell’ex leader Umberto Bossi e il compenso agli
autisti dei camion-vela.
Sarebbero solo alcuni delle centinaia di rimborsi messi sotto la lente dai militari del Guardia di Finanza di Reggio, che nell’ultimo anno hanno passato al setaccio tutte le pezze d’appoggio custodite nella sede reggiana della Lega Nord dell’Emilia.
Un’indagine certosina, che ha portato alla luce una lunghissima serie di spese rimborsate a dirigenti e militanti del partito, ora indagati in massa dalla procura di Reggio.
Non si tratta di fondi statali, bensì di soldi appartenenti al movimento politico sui quali pesa un’ipotesi di reato per appropriazione indebita aggravata formulata nei confronti di 48 leghisti, buona parte dei quali reggiani.
Il totale dei rimborsi contestati è di circa 250 mila euro.
In tutto sono 54 i capi di imputazione e si riferiscono a fatti ricostruiti dal sostituto procuratore Stefania Pigozzi, relativamente a quattro anni, dal 2009 al 2012, periodo sul quale si sono concentrati gli uomini della Guadia di Finanza.
Tra i nomi iscritti nel registro degli indagati c’è anche Marco Lusetti, proprio colui dal quale è partito l’esposto nel 2012 e che ha dato il “la” alle indagini sui fondi, sentito più volte in questi mesi dal pm reggiano.
Insieme a lui risulta essere indagato anche Angelo Alessandri, ex segretario della Lega Nord Emilia.
C’è poi Giacomo Giovannini, leghista fino al 2012 e ora a Progetto Reggio, Gianfranco Barigazzi, già responsabile amministrativo della Lega Emilia, Gabriele Fossa, ex consigliere della circoscrizione ed ex segretario del Carroccio sempre a Reggio.
Ma la lista è talmente lunga che sono pochi i militanti attivi in quel periodo che sono rimasti fuori dall’inchiesta.
Ci sarebbero infatti anche anziani volontari e giovani universitari che si sono fatti rimborsare le prestazioni più disparate.
Si va dalla bolletta anticipata alla sede, al servizio di guida per i camion elettorali, fino a chi ha chiesto i rimborsi per il viaggio effettuato a L’Aquila per portare aiuti ai terremotati.
Un ampio calderone nel quale sono finiti tutti gli importi messi insieme dalle Fiamme gialle.
In molti casi si tratta di giustificativi che riportano la descrizione del rimborso ma sono completamente sprovvisti di timbro della Lega o di una qualsiasi intestazione.
Le cifre maggiori sono riferite a rimborsi spese a politici di spicco del Carroccio: in alcuni casi mancherebbero completamente le pezze giustificative, in altri quanto consegnato a supporto sarebbe invece riferito a situazioni considerate diverse dagli investigatori rispetto a quanto riportato nelle richieste.
Nei prossimi giorni diversi indagati verranno interrogati.
Le indagini, quindi, sono ancora in corso e gli indagati verranno sentiti alla presenza dei loro avvocati.
Da quanto trapela, una volta esaurita la serie di interrogatori, l’inchiesta si avvierà alla sua conclusione con relative richieste di rinvio a giudizio.
(da “La Gazzetta di Reggio Emilia”)
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Marzo 11th, 2015 Riccardo Fucile
“ORMAI DENIS STA CON RENZI, NON CON NOI”… FORZA ITALIA SPACCATA IN TRE
La frattura è scritta nero su bianco.
È una frattura che fa tremare il cuore del sistema di potere berlusconiano. Da un lato Berlusconi. Dall’altro Verdini.
Ecco la nota che l’ex premier scrive nel pomeriggio, come risposta al “documento” presentato da una ventina di verdiani: “Oggi Forza Italia ha ripreso la sua autonomia e torna a fare opposizione a 360 gradi, come stabilito durante il dibattito negli organismi di partito e all’interno dei gruppi parlamentari che, all’unanimità , hanno fatto proprie queste scelte. Chi oggi ha ritenuto di dover esprimere le proprie riflessioni, avrebbe fatto meglio a farlo allora, condividendo con tutti noi i suoi spunti di dibattito”.
Parole chiare, che suonano come una risposta al documento di Denis Verdini, dove si parlava di “deficit democratico” nella condivisione delle scelte. E di “disagio e dissenso”: “Siamo persuasi — si legge nella lettera dei verdianiani – che la conduzione del nostro gruppo parlamentare mostri quotidianamente un deficit di democrazia, partecipazione ed organizzazione: non è pensabile, per rispetto dell’intelligenza di tutti, che si continui a riunirsi per ratificare decisioni già prese altrove e che magari Ti vengono rappresentate come decisioni unitarie del gruppo”.
Di fatto, la richiesta della testa di Brunetta (leggi qui: la manovra per far saltare Brunetta).
Richiesta che Berlusconi spedisce al mittente. È cruciale il passaggio in cui l’ex premier difende Renato Brunetta, l’alfiere della linea dura: “Ringrazio Renato Brunetta, che si è assunto il non facile compito di argomentare le nostre scelte e del quale ho condiviso l’intervento in Aula nei toni e nelle parole”.
È forse il passaggio più importante.
Perchè proprio la testa di Brunetta era la richiesta non solo dei verdiniani, ma anche di quelli come Mariastella Gelmini che vogliono una “Forza Italia riformista”.
Renato non si discute, dice Berlusconi.
Che invita all’armonia, a smetterla con i protagonismi.
Forza Italia è evidentemente divisa in tre (i 20 fittiani contro le riforme, i diciotto verdiniani pro-Nazareno, il corpaccione che si sarebbe astenuto e ha subito la scelta) ma Berlusconi attacca le cassandre dei giornali e sbandiera l’unità di facciata come se fosse reale.
Per la prima volta da anni la frattura con Verdini è pubblica.
L’ex premier è convinto che, di fronte allo strappo, non tutti i diciotto seguiranno Denis: di fedelissimi ne ha 8 o nove.
Ma soprattutto non ha affatto apprezzato che il segnale sia arrivato il giorno di Ruby. È come se qualcuno avesse puntato le sue fiches su Renzi scommettendo sulla catastrofe giudiziaria.
Ecco, Berlusconi e Verdini al momento vivono da separati in casa.
La mossa di oggi, secondo le antenne dell’ex premier, è stata concordata con palazzo Chigi più che con Arcore.
E, tra i suoi, in parecchi scommettono che Verdini a questo punto darà vita a gruppi di nuovi responsabili che facciano da “polizza a vita” della legislatura.
Soprattutto ha i numeri. C’è già chi la chiama “operazione 2018”: “Ormai — filtra dall’inner circle di Berlusconi — Denis sta con Renzi, non con noi”
(da “Huffingtonpost“)
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Marzo 11th, 2015 Riccardo Fucile
LA DECISIONE E’ ARRIVATA DOPO NOVE ORE DI CAMERA DI CONSIGLIO… RUBY NON E’ LA NIPOTE DI MUBARAK, E’ SILVIO IL NIPOTE DI RENZI
Dopo una lunghissima camera di consiglio, nove ore in tutto, la Cassazione ha reso definitiva
l’assoluzione dell’ex premier Silvio Berlusconi dall’accusa di concussione e prostituzione minorile.
In primo grado il leader di Forza Italia era stato condannato a sette anni di reclusione dal tribunale di Milano.
In appello fu prosciolto, invece, e ora la Suprema corte ha convalidato quella decisione e rigettato il ricorso del sostituto procuratore della Corte d’appello milanese Pietro De Petris.
Nella requisitoria Eduardo Scardaccione, sostituto procuratore generale della Cassazione, aveva rimarcato “la piena sussistenza” dei reati contestati all’ex premier. Per quanto riguarda l’accusa più grave, quella di concussione, ad avviso del pg nella telefonata che Berlusconi fece al capo di gabinetto della questura di Milano, Pietro Ostuni, era stata esercitata “una pressione irresistibile per la sproporzione tra il soggetto che subiva la telefonata e il soggetto che da presidente del consiglio aveva chiamato”.
Secondo il pg questa è stata la “violenza originaria” che ha caratterizzato il reato concussivo.
“La violenza di Berlusconi è stata grave, perdurante e inammissibile”. E fin dall’inizio “era consapevole che Ruby era minorenne”, tanto è vero che il capo della scorta dell’ex premier, Ettore Estorelli, “usa la parola affido parlando della ragazza”: “Non c’è alcun dubbio che ci sia stata costrizione, in quella telefonata, e che la indebita prestazione, il rilascio di Ruby, sia stata ottenuta in un settore delicatissimo quale è quello della custodia dei minori”.
Scardaccione, inoltre, ha definito ” degn o di un film di Mel Brooksl’episodio nel quale Berlusconi dice che Ruby è la nipote di Mubarak: episodio per il quale ci ha riso dietro il mondo intero”.
Durissimo, infine, l’affondo del pg sulla “passione per le minorenni” nutrita da Berlusconi: ad avviso di Scardaccione “non è una coincidenza, per usare le parole di Ruby, che Noemi Letizia era la sua pupilla e Ruby il suo fondoschiena e che entrambe erano minorenni”.
Nonostante il braccio rotto e il tutore, il professore Franco Coppi ha risposto alle obiezioni del pg catturando l’attenzione del collegio presieduto da Nicola Milo.
“La sentenza di assoluzione ammette che ad Arcore si sono svolte cene e prostituzione a pagamento: cosa che la difesa non contesta, ma nella sentenza non si trova la prova di alcuna minaccia implicita o esplicita rivolta a Ostuni”.
Coppi ha poi aggiunto: “Il mio assistito non me ne vorrà , ma io non posso calarmi il velo davanti agli occhi: queste ragazze frequentavano Berlusconi e lo chiamavano quando si trovavano nei guai o avevano dei problemi”, ma l’ex premier – ha proseguito l’avvocato – non sapeva assolutamente che Ruby era minorenne, tanto è vero che nella telefonata in cui la sente la notte tra il 27 e 28 maggio le fa una scenata e da quel momento non la vuole più rivedere”.
Per quanto riguarda l’accusa di concussione, per Coppi, “a tutto voler concedere all’accusa c’è solo stata una telefonata nella quale Berlusconi dice che c’è una consigliera regionale pronta a prendersi carico di Ruby”.
Nicole Minetti, spiega Coppi, “si rivelerà poi per quel che è, ma quella sera come consigliere regionale aveva tutte le carte in regola per ottenere l’affido di Ruby”.
E Coppi, in proposito, ha messo in evidenza come in questura quella notte “erano tutto ben contenti di sbolognare la ragazza e di non averla tra i piedi”.
E come furono seguite “tutte le procedure per questi casi: identificazione, foto segnalazione e ricerca di una comunità “.
Dopo il professor Coppi ha preso la parola l’avvocato Filippo Dinacci. E anche lui ha chiesto il rigetto del ricorso del pg De Petris contro l’assoluzione.
Tra circa un mese si conosceranno le motivazioni della decisione dei supremi giudici, la cui estensione è affidata all’ex gip romano Orlando Villoni.
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