Agosto 27th, 2015 Riccardo Fucile
MA LUI SI SMARCA: CRITICA I VECCHI PARTITI E ADERISCE AL PRESIDIO ANTIMAFIA DEL PD
Luce verde da Forza Italia e Ncd alla figura di Alfio Marchini come possibile sindaco di Roma Capitale. 
Il centrodestra romano si scopre “innamorato” di Marchini, indicandolo come “l’uomo giusto per ridare decoro alle istituzioni capitoline e fiducia ai cittadini” (Ncd) o comunque come un alleato importante (Fi).
“I romani devono potersi scegliere un nuovo sindaco e un nuovo governo della Capitale. Roma deve tornare al più presto al voto per chiudere uno dei capitoli più bui della sua storia recente”, si legge in una nota di Forza Italia.
“La decisione odierna del governo di sciogliere il municipio di Ostia e di commissariare di fatto il sindaco conferma la mancanza di coraggio e di visione strategica della maggioranza, ma anche la sostanziale defenestrazione del sempre più assente Marino, che sarà solo un sindaco pro forma incapace di gestire il Giubileo e la candidatura olimpica di Roma. Occorre smetterla con questa ipocrisia e tornare al voto per costruire una maggioranza alternativa al Pd, principale responsabile del disastro”.
Poi l’abbraccio a Marchini: “Siamo al lavoro con questo obiettivo insieme ai movimenti civici, a cominciare da quello guidato da Alfio Marchini”.
Ancora più chiaro l’endorsement del Nuovo Centrodestra.
“Marino dovrebbe dimettersi e permettere nuove elezioni per le quali punteremmo su un profilo civico come quello di Alfio Marchini, che sarebbe l’uomo giusto per ridare decoro alle istituzioni capitoline e fiducia ai cittadini”, ha dichiarato Gianni Sammarco, deputato e coordinatore di Roma del Ncd.
“Il ministro Alfano e il governo hanno fatto in pieno il proprio dovere intervenendo in maniera mirata per risolvere le numerose criticità di Roma, che è attesa da appuntamenti che deve necessariamente affrontare al meglio come il Giubileo. È stato allestito un vero e proprio cordone sanitario, guidato dal prefetto Gabrielli, uomo capace e preparato, attorno al sindaco, che ha dimostrato per l’ennesima volta di essere lontano dalla realtà della città che amministra preferendo qualche giorno di vacanza in più. Questa sconfessione manifesta del suo operato dovrebbe fargli capire che il suo mandato di fatto si è esaurito”.
Marchini, però, si smarca dall’abbraccio ‘totale’ della destra, e risponde all’appello di Orfini ad aderire alla manifestazione antimafia indetta per il 3 settembre dopo lo scandalo dei funerali di Casamonica.
Solo la lista Marchini ha accettato l’invito; Forza Italia e M5S non scenderanno in piazza al fianco del Pd.
“Da tempo affermo che a Roma serva una proposta politica che vada oltre i vecchi partiti e che coinvolga le migliori risorse di questa città . Solo così si potranno risolvere le grandi criticità di Roma […]. La sicurezza e la legalità sono una di queste priorità e lo sfregio subito in questi mesi è intollerabile – aggiunge – Siamo gente seria e se invochiamo per le nostre proposte questo modello, abbiamo l’obbligo morale di appoggiare tutte le iniziative che fanno appello al bene di Roma abbattendo vecchi e vetusti steccati usati in passato per spartire e non certo per rivendicare rispettabili diversità di storie e valori”.
Riguardo alle decisioni adottate oggi dal governo su Mafia Capitale e Campidoglio, Marchini ha espresso una posizione fortemente critica: “Tutto come previsto: hanno commissariato il sindaco invece di commissariare il Comune. Un pastrocchio che non fa altro che aumentare la confusione che già regna sovrana a Roma. Mi chiedo dove sia finita la dignità di Marino che accetta una decisione così umiliante”.
Durissimi con la linea del governo anche i Cinque Stelle. “Quanto deciso dal governo, vale a dire dal Pd, rappresenta un autentico colpo di mano, non solo nei confronti di una città oramai tenuta in ostaggio da un sindaco fantoccio, che nel giorno in cui si decidono le sorti della Capitale se ne sta in vacanza a scrivere memorie tra il Texas e i Caraibi, bensì un colpo di mano nei confronti della legge. Poichè è evidente che attribuire poteri straordinari al prefetto Gabrielli di rimuovere le tracce di malavita e corruzione dall’istituzione comunale rappresenta una scomunica ufficiale per Ignazio Marino, che apre la strada a un commissariamento velato, in deroga alle stesse disposizioni previste dal Testo Unico Enti Locali (Tuel)”, dichiarano i parlamentari e i consiglieri capitolini del M5S, ricordando come “lo stesso Pd, ad Ostia, sia da anni punto di riferimento del malaffare e di clan criminali”.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 27th, 2015 Riccardo Fucile
VIAGGIO NEL PICCOLO COMUNE DELLA CALABRIA DOVE L’ECONOMIA LOCALE E’ STATA RILANCIATA GRAZIE AI PROGETTI DI ACCOGLIENZA E INTEGRAZIONE
Quando Bahram Acar è sbarcato alla marina di Riace alle quattro del mattino di un’estate nel 1998, non si sarebbe mai immaginato che ci avrebbe passato il resto della sua vita.
Arrivato insieme ad un gruppo di circa altri duecento curdi con una barca di 35 metri partita da Istanbul, è oggi l’unico di quel nutrito gruppo di migranti che ancora risiede nella cittadina.
“Gli altri sono partiti per le destinazioni più diverse e soprattutto per il Nord Europa, dove le condizioni per i rifugiati politici sono più semplici che in Italia. Ma io volevo lavorare…” racconta Bahram “…e a Riace ho trovato un luogo famigliare. Queste montagne mi ricordano il Kurdistan e ho deciso di restare. Ho fatto qualsiasi lavoro mi si presentasse: carpentiere, fabbro, muratore. La gente a Riace mi ha aiutato moltissimo, soprattutto Domenico Lucano, che ha sempre avuto molto a cuore la causa di noi curdi.”
Il sindaco Domenico Lucano
Secondo Domenico Lucano, sindaco da tre mandati, lo sbarco del 1998 ha avuto un significato profondo per il paesello calabrese, situato nella zona meridionale della costa jonica.
Fino a quel momento Riace aveva conosciuto soltanto i flussi migratori in uscita, con i paesani che abbandonavano il loro ruolo di braccianti per andare a lavorare nelle industrie del nord. “Quella barca nel 1998 ha incontrato una comunità con un destino segnato” racconta il sindaco. “Le case erano vuote e l’economia locale era paralizzata. Con un gruppo di amici, compagni di molte attività politiche e sociali, abbiamo fondato l’associazione ‘Città Futura’ e formato una giunta per trasformare Riace nella città dell’accoglienza. Sognavamo una cittadina basata sugli stessi valori della cultura locale, incontaminata dal capitalismo e dal consumismo. Una cultura dell’ospitalità , che trova sempre il modo e lo spazio per accogliere dei forestieri”.
Le banconote “bonus”
Una salita di otto chilometri attraverso colline a coltivazione d’olivo porta dalla marina alla città vecchia, alle cui porte, le oltre venti nazionalità dei migranti che fanno ora parte della comunità paesana, sono elencate in un cartello stradale.
Tra queste è compreso anche il Kurdistan, la terra natale di Bahram Acar, il cui popolo senza stato è diviso tra quattro nazioni, pur avendo mantenuto nel tempo una profonda coesione culturale.
Dei circa 1800 attuali abitanti di Riace, ben 400 sono stranieri, molti dei quali hanno trovato casa e lavoro grazie ad un programma di finanziamento del governo italiano che dura ormai da dieci anni.
Per ogni migrante l’amministrazione riceve 30 euro giornalieri, che vengono usati per fornire loro un’abitazione, dei soldi da spendere e per qualcuno, un lavoro.
Per far si che il denaro non venga disperso, ma che rimanga all’interno della comunità paesana, ai migranti non vengono dati dei soldi, bensì dei bonus di diverso valore che sono accettati soltanto a Riace.
In questo modo l’anestetizzata economia della cittadina sta lentamente tornando a girare.
Hare Gu, 30 anni, ha trovato occupazione in un laboratorio di vetro e rame, uno dei cinque laboratori che fanno parte del programma del ministero.
“Sono arrivata in Italia nel 2013 dall’Eritrea e lavoro qui da circa sette mesi. Temevo i militari nel mio paese e ho deciso di partire da sola verso l’Europa”.
Il viaggio attraverso il Mediterraneo le è costato 2000 euro, che si aggiungono ai 1000 euro spesi per viaggiare dal Sudan alla Libia attraverso il deserto, a bordo di un furgone con qualche centinaio di altri migranti.
“Qualcuno ha pagato per me e ora sto cercando piano piano di ripagare, anche se parte dei 600 euro mensili che guadagno lavorando al laboratorio li mando a mio figlio, che vive ancora in Etiopia con mia sorella. Sto cercando in tutti i modi di farlo arrivare qui. Pensavo che in Italia sarei riuscita a guadagnare dei soldi molto più velocemente, ma la situazione è invece parecchio difficile. Sono comunque molto felice di essere a Riace fintanto che posso lavorare.”
Al laboratorio Hare Gu fa tandem con Maria, una dei 65 cittadini locali che hanno trovato lavoro nell’artigianato, nell’educazione e nell’edilizia grazie al progetto di accoglienza.
Al contrario di molti suoi coetanei, che si sono accasati altrove in cerca di maggiori opportunità , Maria ha avuto la fortuna di poter rimanere in paese.
“Imparo delle cose ogni giorno lavorando con Hare Gu. Finchè non si sentono storie come la sua è davvero difficile mettersi nei panni di queste persone che lasciano casa e famiglia per cercare una vita migliore, senza sapere cosa davvero troveranno”.
Anche Jean, 26 anni, camerunense, è arrivato in Italia alla ricerca di lavoro.
“Per molti anni ho lavorato nel settore edile in Libia”, racconta, “ma ad un certo punto il mio capo non riusciva più a pagarmi e ha deciso di regalarmi questo viaggio verso l’Italia per riconoscenza. Una notte sono stato bendato e ho viaggiato in una macchina per circa due ore. Quando sono sceso ho sentito la sabbia sotto ai miei piedi. Quando mi hanno tolto la benda stavo già su un barcone, insieme ad altre 300 persone, in un viaggio durato tre giorni con destinazione Sicilia. Dopo due giorni dal nostro arrivo mi hanno portato a Riace insieme ad altri quindici camerunensi. Mi piace molto questa cittadina e nel caso trovassi lavoro sarei felice di rimanere.”
La maggior parte dei migranti si sono integrati bene a Riace.
C’è chi fa da traduttore e da mediatore culturale, chi si prende cura dei fiori e delle piante del centro storico, chi fa la raccolta differenziata con un carretto trainato da un asino, chi sta ripristinando una valle abbandonata per farne un allevamento per animali e chi si prende cura della pulizia della spiaggia di Riace marina.
Nessuno tra gli anziani ha mai avuto alcun problema con queste persone provenienti dal Sud del mondo, anche se c’è chi si preoccupa che un giorno il loro numero potrebbe superare quello della gente locale e non vede di buon occhio questa eventualità .
C’è però anche chi grazie ai migranti ha trovato braccia da lavoro che non erano più disponibili tra la popolazione locale, come Luigi Santa Croce, un signore di 70 anni, che ogni anno chiama due tre ragazzi africani ad aiutarlo nella raccolta delle olive delle sue cento piante.
A chi risponde che il progetto di accoglienza ha sfavorito il turismo, il sindaco risponde che al contrario il progetto di accoglienza ha attratto un turismo diverso e cioè quello delle persone interessate alla società multietnica.
“Questa è la cosa più interessante che Riace può offrire” racconta Domenica Lucano. “Non abbiamo monumenti, i bronzi rinvenuti nel 1972 si trovano ora a Reggio Calabria, ma neppure nel periodo successivo al loro ritrovamento il turismo era aumentato. La nostra terra è a vocazione agricola e zootecnica. Il turismo deve essere complementare a questa sua identità . Non può una comunità aspettare gli altri per sopravvivere, assumendo uno stile di vita artificiale. E poi, perchè i turisti devono essere necessariamente biondi? A Riace possono essere anche neri. Siamo orgogliosi di praticare il turismo dell’accoglienza. Personalmente sono fiero di poter cavalcare questo sogno. La vera accoglienza è in ognuno di noi ed è su questo concetto che vanno costruite le città del futuro.”
Nicola Zolin
(da “il Corriere della Sera”)
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Agosto 27th, 2015 Riccardo Fucile
I SINDACALISTI AVEVANO VOTATO DUE VOLTE
C’è chi parla di complotto, chi di brogli alle primarie per scegliere il neosegretario laburista. 
Fatto sta che sui 190mila voti già depositati, 40mila sono stati appena cancellati per irregolarità .
Sono le schede di sindacalisti che hanno votato due volte, perchè membri del sindacato e perchè iscritti al partito laburista.
Il che ha nuovamente dato l’opportunità al tabloid conservatore Daily Mail di sollevare dubbi sulla serietà della consultazione e di parlare di presunte manovre da parte dei sindacati per favorire il candidato più a sinistra, Jeremy Corbyn
Sono stati gli stessi Labour a comunicare il dato sul voto taroccato, affermando che si è trattato appunto di aventi diritto iscritti due volte, come attivisti di un sindacato e come tesserati del partito.
Per poi precisare che il sindacato non ha accesso alle liste del partito e quindi non può sapere chi dei propri membri sia anche un iscritto.
Due giorni fa, le possibili irregolarità nel voto erano state il motivo di una riunione tra i quattro pretendenti alla leadership del partito assieme al segretario ad interim, Harriet Harman. Al termine dell’incontro, i candidati si erano impegnati a non fare ricorso una volta nominato il nuovo segretario.
Quanto a Jeremy Corbyn, l’uomo su cui punta l’ala sinistra del partito, al momento il favorito di questa consultazione e il più “marxista” tra tutti i possibili successori del disastroso Ed Miliband, un sondaggio pubblicato ieri gli attribuisce soltanto il 22 per cento in caso di eventuali elezioni politiche generali, meno dei suoi diretti concorrenti alla guida del Labour.
Sempre ieri, lo stesso Corbyn ha sollevato nuove polemiche lanciando l’ipotesi di introdurre carrozze sui treni riservate alle donne per contrastare le molestie e le aggressioni sessuali in forte crescita nel Paese.
Le prime critiche sono giunte da Nicky Morgan, ministra dell’Istruzione con delega alle Politiche femminili, secondo la quale il governo deve garantire ovunque la sicurezza alle donne, senza segregare nessuno.
Parere negativo è stato espresso anche da molti social media, dove c’è chi vede in questa iniziativa il tentativo di spaccare la società .
E anche ieri la stampa ha riparlato delle accuse di antisemitismo rivolte a Corbyn, con editoriali che invitano non solo il candidato alle primarie ma tutto il partito a fare chiarezza su un argomento così imbarazzante.
In cosa consistono queste accuse?
Consistono nel sodalizio più o meno profondo di Jeremy Corbyn con oscuri personaggi che professano l’antisemitismo.
Corbyn, per esempio, ha partecipato a raduni con Paul Eisen, negazionista dell’Olocausto. Ha in più occasioni elogiato i discorsi del teorico antisemita Stephen Sizer, e di rappresentanti di Hamas e di Hezbollah.
E quando ha incontrato membri delle suddette formazioni le ha definite “amiche”.
Al momento, la sola difesa di Corbyn è deboluccia. Ha detto che in sua presenza nessuno di loro ha mai espresso frasi contro gli ebrei.
Pietro Del Re
(da “La Repubblica”)
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Agosto 27th, 2015 Riccardo Fucile
LA LEGGE FA ACQUA, TUTTI RIESCONO AD AGGIRARLA
Matteo Renzi al teatro Rossini di Pesaro, ha scagliato la sua rituale invettiva anticasta: “Dall’anno scorso abbiamo messo un tetto agli stipendi dei manager, e non è un tettuccio. C’è qualcuno che approfittando degli organismi costituzionali, approfitta e non si taglia lo stipendio”. Un anno e mezzo fa, dopo aver riproposto il taglio ai super stipendi già deciso da Mario Monti con il suo primo atto di governo (decreto Salvaitalia, dicembre 2011) e da Enrico Letta, si finse fiducioso: “Io spero che anche gli organi costituzionali accettino il taglio al tetto degli stipendi con la comparazione al salario del presidente della Repubblica”.
Ma non c’è niente da fare, continuano a fare i loro comodi.
Il dato curioso è che stavolta la rabbia renziana era rivolta all’interno della cerchia più intima del cerchio magico.
È stato infatti il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi, avvocato fiorentino, nella sua veste di presidente della Commissione giurisdizionale per il personale della Camera, a firmare una decisione che ha fatto infuriare perfino la presidente della Camera Laura Boldrini, generalmente accusata di buonismo.
La Camera, che in quanto organo costituzionale gode della cosiddetta autodichia, aveva deciso di portare sotto il tetto dei 240 mila euro annui (lo stipendio del presidente della Repubblica) tutti i suoi alti funzionari, ma di tagliare in proporzione anche gli altissimi stipendi sottostanti, come il leggendario barbiere da 160 mila euro.
I dipendenti della Camera hanno fatto ricorso all’organo di giurisdizione interno e Bonifazi gli ha dato ragione, ma solo a loro, ai più pagati no.
Così ai consiglieri parlamentari che arrivavano a guadagnare 360 mila euro si applica un drastico taglio fino al 30% dello stipendio, il barbiere continua a guadagnare 160 mila euro.
Applicando in modo creativo i canoni della meritocrazia renziana, Bonifazi argomenta che gli uscieri della Camera, privati “delle leve di incentivazione determinate dal consolidato sviluppo stipendiale”, potrebbero dar luogo “a comportamenti poco virtuosi e a cali di produttività determinati dall’assenza di competizione”.
La Boldrini ha dovuto fare ricorso alla commissione giurisdizionale di appello, altri deputati che a settembre prenderanno la decisione definitiva. E vedremo.
Il fatto è che il tetto ai superstipendi è una specie di araba fenice.
Fatta la legge, subito sono stati trovati inganni a profusione.
Quello degli organi costituzionali appare un ostacolo invalicabile.
La Corte Costituzionale per esempio non ha fatto una piega, il presidente Alessandro Criscuolo guadagna 423 mila euro all’anno,i giudici semplici 360 mila.
E al Quirinale i tagli sono dovuti solo alla volontà del presidente Sergio Mattarella, che per stare nel tetto dei 240 mila euro ha rinunciato alla pensione da professore universitario.
Quasi comico il caso della Banca d’Italia,perla quale Renzi ha scritto nel decreto legge 66/2014 un comma d i legge fenomenale , un impareggiabile ossimoro giuridico: “La Banca d’Italia, nella sua autonomia organizzativa e finanziaria, adegua il proprio ordinamento ai principi di cui al presente articolo”.
Dare ordini a un’istituzione dotata di autonomia è grottesco.
Infatti il governatore Ignazio Visco, nella sua autonomia organizzativa e finanziaria, continua a incassare 450 mila euro l’anno,il direttore generale Salvatore Rossi 400 mila.
Poi ci sono le società a controllo pubblico quotate in Borsa.
Per queste si era previsto di imporre attraverso l’assemblea degli azionisti, un taglio agli stipendi dei manager che non potevano superare il 75 per cento di quello dei predecessori.
Virginia della Sala e Giorgio Meletti
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 27th, 2015 Riccardo Fucile
IL GESTO EPOCALE DELLA GERMANIA ZITTISCE IL POPULISMO XENOFOBO… E IL 93% DEL POPOLO TEDESCO STA CON ANGELA E NON CON LA “FECCIA”
Angela Merkel stringe la mano dei profughi ospitati in un centro di Heidenau, il presidente della
repubblica tedesca viene fotografato mentre sorride a una donna richiedente asilo che tiene in braccio un neonato.
In altri tempi, in altre occasioni sarebbe facile etichettare queste immagini come demagogiche e buoniste.
Non nella Germania che ha deciso di accogliere tutte le domande dei profughi siriani, sospendendo in questo modo l’odiato trattato di Dublino che regola il diritto d’asilo.
Il gesto epocale della Germania zittisce in un solo colpo il populismo a tratti xenofobo che colora di nero l’Europa: movimenti politici che si richiamano alla destra o che comunque cavalcano la paura dei profughi chiedono di modificare la normativa europea (gli accordi di Dublino, appunto) non certo per accogliere un numero superiore di richiedenti asilo, ma per avere l’onere più leggero.
Berlino, che proprio ai paesi di frontiera come l’Italia e la Grecia chiede con insistenza di far rispettare le regole e cioè di trattenere i rifugiati che hanno diritto alla protezione umanitaria, con uno scarto politicissimo imparte una lezione aurea: il razzolare bene è altrettanto importante del predicare bene.
Nella pratica, infatti, la maggioranza delle persone che fuggono dalle guerre mediorientali desiderano arrivare nei paesi dell’Europa settentrionale, a ogni costo: basta vedere ciò che sta succedendo lungo il filo spinato che separa la Serbia dall’Ungheria.
E, sempre nella pratica, questa massa di persone sta scegliendo di stabilirsi principalmente in Germania – che si prepara a diventare il paese-rifugio di 800mila profughi entro la fine del 2015.
Per Merkel si tratta di una “sfida gigantesca”. E lo è.
Non soltanto dal punto di vista pratico, ma soprattutto politico.
La Cancelliera sa – lo dicono i sondaggi – che i tedeschi stanno dalla sua parte: il 60% è convinto che la Germania sarà in grado di assorbire quasi un milione di nuovi arrivati, il 93% è contento di accogliere i richiedenti asilo ma il 67% è preoccupato degli attacchi anti-migranti che stanno aumentando in tutto il Paese.
Ai violenti, agli xenofobi e ai neonazisti il governo berlinese sta rispondendo con una durezza estrema.
“Feccia”, li ha bollati il vicecancelliere Gabriel.
“Non tollereremo le vili violenze di coloro che non offrono aiuto quando c’è bisogno di aiuto”, ha dichiarato Merkel.
Mentre il presidente Gauck, in visita in un centro di accoglienza a Berlino, ha elogiato la “Germania luminosa” che sta offrendo aiuto, tempo libero, soldi e accoglienza per affrontare un’ondata migratoria senza precedenti.
Succede lo stesso in Italia e altrove dove a volte decine di persone decidono di fare irruzione negli appartamenti destinati ai rifugiati per poi bruciare i mobili nel giardino del condominio?
Facendosi fotografare con i richiedenti asilo, Merkel e Gauck lanciano un messaggio sia ai tedeschi – guardate, non sarà facile integrare tutte queste persone in poco tempo ma possiamo farcela – sia all’Europa intera dove nessun leader, per il momento, ha avuto ancora il coraggio di dare del “vigliacco” a chi partecipa alle manifestazioni xenofobe, forse per timore di perdere qualche voto.
Quelle foto disinnescando qualsiasi discorso populista e pretendono che il resto del continente faccia lo stesso, senza cadere nell’inutilità dei fili spinati e dei muri.
Quelle foto dicono: facciamo politica vera, tutto il resto sono chiacchiere.
Laura Eduati
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 27th, 2015 Riccardo Fucile
NON E’ UN COMMISSARIAMENTO MA AL PREFETTO VENGONO CONSEGNATE LE CHIAVI DI SETTORI NEVRALGICI DELLA CAPITALE
Da una parte un insieme di 8 ambiti (dalla casa ai campi nomadi) su cui il prefetto Franco Gabrielli dovrà stabilire un piano con il sindaco Ignazio Marino.
Dall’altra il coordinamento affidato a Gabrielli sul percorso d’avvicinamento al Giubileo di dicembre.
Quello di Roma “non è un commissariamento”, si affrettano a dire dal governo, ma il consiglio dei ministri ha ridisegnato i poteri nella Capitale, dopo altre settimane difficili (culminate con i funerali del boss dei Casamonica) e a pochi mesi dall’inizio dell’Anno Santo.
E’ Alfano, in realtà , a usare le parole più nette nei confronti dell’amministrazione del Campidoglio, parlando di un Comune sotto tutela del governo: “E’ indubbio che il lavoro svolto dalla commissione di accesso abbia evidenziato una situazione amministrativa caratterizzata da gravi vizi procedurali. La legge prevede il commissariamento, ma abbiamo ritenuto che per questo non sussistessero i presupposti e che sussistessero per un supporto del Viminale per cambiare la rotta”. Tra i provvedimenti già approvati dalla riunione del governo c’è lo scioglimento del municipio di Ostia che d’altra parte era stato travolto dall’inchiesta su Mafia Capitale: provvedimento meno banale di come si possa pensare visto che nell’area vivono 90mila persone.
La guida sarà affidata al prefetto Domenico Vulpiani insieme al viceprefetto Rosalba Scialla e Maurizio Alicandro.
Tra le misure speciali decise dal consiglio dei ministri un progetto di 8 “ambiti su cui chiederò al prefetto di stabilire un piano col sindaco, per l’adozione di atti di indirizzo” ha detto Alfano.
Gli ambiti sono verde, ambiente, casa, immigrazione e campi nomadi.
Previsti un “aggiornamento dei regolamenti comunali”, la “revoca in autotutela degli affidamenti senza regolari procedure concorsuali, un albo delle ditte, monitoraggio della centrale unica degli acquisti, l’implementazione controlli interna e una revisione dei contratti compresi quelli di servizio con l’Ama”.
Il ministro ha dato il via anche alle procedure, secondo l’articolo 143, per rimuovere dirigenti o dipendenti comunali e il trasferimento ad altri uffici o ad altre mansioni “con contestuale avvio del procedimento disciplinare”.
Per il Giubileo il ruolo di coordinamento sarà affidato al prefetto Franco Gabrielli. “Non c’è nessun commissariamento — ha precisato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti — il prefetto avrà un ruolo che è lo stesso di quello rivestito dal prefetto di Milano per Expo”.
Un parallelo confermato dall’assessore alla legalità del Comune di Roma Alfonso Sabella: “Tutto come previsto. Sul Giubileo non mi pare ci siano novità . Come a Milano per l’Expo il coordinamento sarà dato al prefetto, non credo nè Pisapia e Maroni si sentano commissariati. L’unica differenza purtroppo sono i soldi…” che per Roma non ci sono. Il riferimento ad Expo vale anche per il compito dell’Autorità anticorruzione per la “supervisione sulle procedure in modo da rafforzare l’azione della giunta capitolina in vista della realizzazione delle opere necessarie per il Giubileo”.
Tra l’altro il consiglio dei ministri ha varato una delibera che consente una riduzione dei tempi delle procedure a evidenza pubblica: “Non c’è nessuna deroga — dice il sottosegretario di Palazzo Chigi — ma la possibilità di ridurre i tempi delle procedure in modo che le opere necessarie a gestire Giubileo siano realizzate in tempo”.
“Le risorse — ha aggiunto — vengono dal bilancio del Comune di Roma già a disposizione e dal piano di rientro di Roma Capitale. La prossima settimana faremo una riunione per chiarire gli spazi di bilancio all’interno delle risorse a disposizione”. Il governo, ha affermato De Vincenti, “è convinto che Roma ce la farà ” ad affrontare la sfida del Giubileo e “affiancherà comune, prefettura e Regione perchè il successo del Giubileo è il successo del Paese”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 27th, 2015 Riccardo Fucile
SU FB VIENE FATTA GIRARE LA FALSA NOTIZIA DI 15 PROFUGHI IN ARRIVO, MA IL BUS ERA UN ALTRO… E PERSINO IL SINDACO DI CENTRODESTRA SI INCAZZA CONTRO CHI ISTIGA ALL’ODIO
«La deformazione della realtà che ho visto in atto è una vergogna ed un pericolo, attenzione tutti, di
qualunque matrice politica: nero non equivale a clandestino».
Così ha scritto in un comunicato ufficiale sul sito del comune, Angelo Rocchi, sindaco di Cologno Monzese, dove martedì si erano diffuse una serie di voci e reazioni politiche per l’arrivo di una quindicina di profughi in città .
In realtà , come riferisce il quotidiano Il Giorno e conferma indirettamente lo stesso sindaco, si tratta di una comitiva di studenti di un college inglesi in visita ad Expo.
Clienti paganti
Le polemiche sono cominciate quando sui social è cominciata a girare la voce che in hotel di Cologno era arrivato un pullman carico di `africani’.
Polemiche indirizzate in particolare alla giunta di centrodestra, uscita dalle elezioni del giugno scorso. Tra i punti del programma elettorale del sindaco c’è infatti ha il no all’arrivo di clandestini in paese.
«Tali voci sono totalmente false – ha scritto il sindaco – Verifiche tempestivamente effettuate con la proprietà della struttura ricettiva, i Carabinieri e la Polizia Locale, hanno permesso di appurare senza dubbio che l’albergo ospita, in questi giorni, esclusivamente clienti paganti privati, del tutto regolari».
«Per motivi di tutela della privacy, posso aggiungere solo che le voci comparse su Fb – conclude – sono frutto di un clamoroso equivoco che deriva, con tutta probabilità , da semplicistiche ed ottuse associazioni di idee sull’aspetto fisico delle persone».
(da “il Corriere della Sera”)
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Agosto 27th, 2015 Riccardo Fucile
SEQUESTRATI BENI PER 150.000 EURO
Un ingegnere di Milano affiancava alla propria attività di consulenza, quella di usuraio: è quanto emerso dall’indagine denominata ‘Cento per Cento’ condotta dalla guardia di finanza di Bergamo che posto l’uomo ai domiciliari.
Il nome dell’indagine trae origine dall’entità dei tassi annui di interesse applicati che in diversi casi superavano il 100 per cento fino a raggiungere, in un caso, il 182.5 per cento.
La scoperta è avvenuta a seguito di una denuncia presentata da un imprenditore della provincia di Bergamo che, strozzato dalle condizioni, si è trovato a dover scegliere tra pagare immediatamente le esorbitanti cifre oppure cedere buona parte delle azioni della propria società .
La vittima ha preferito denunciare l’usuraio e ha innescato le indagini dirette dalla Procura di Bergamo, che hanno consentito l’individuazione di altre vittime: si tratta di imprenditori e professionisti che operano in varie provincie della Lombardia e, in un caso, in provincia di Venezia, che non riuscendo ad accedere al credito bancario sono ricorsi all’usuraio per far fronte ad impegni economici, solitamente ritenuti di breve periodo.
L’ingegnere imputava i movimenti finanziari nella contabilità di due aziende a lui riconducibili, entrambe di Milano con funzioni di copertura e con l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
I militari della Finanza hanno provveduto anche al sequestro preventivo – finalizzato alla confisca – di un immobile del valore di circa 150mila euro e di numerosi conti nella disponibilità dell’arrestato.
(da “La Repubblica“)
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Agosto 27th, 2015 Riccardo Fucile
A CATANIA EFFERATA AGGRESSIONE A COPPIA DI ANZIANI PER 400 EURO
“Vi ho riconosciuti, vi ho riconosciuti…”: questa frase potrebbe spiegare l’efferatezza dei due banditi
col volto travisato e con i guanti in lattice che hanno ucciso Alfio Longo, 67 anni, elettricista in pensione, colpito a morte con un grosso tronco la scorsa notte nel suo letto dopo essere stato legato mano e piedi.
La rapina in villa, una casetta a due elevazioni di contrada Crocefisso a Biancavilla, forse era stata immaginata diversamente dai due malviventi entrati in azione senza armi: poi però la paura di essere stati riconosciuti forse ha fatto il resto.
L’assalto alle due della notte. I rapinatori entrano dal retro della casa forzando una porta. I tre cani che la coppia possedeva, uno dei quali era dentro casa, non abbaiano.
In camera da letto ci sono Alfio Longo e sua Moglie Enza Ingrassia. Stanno dormendo, ma qualcosa sveglia l’uomo che si imbatte contro i due. Nasce una prima colluttazione. Longo grida e pronuncia quella frase “Vi ho riconosciuti, vi conviene andare via: vi ho riconosciuti…”.
A questo punto i due costringono la moglie a legare il marito a letto poi lo colpiscono più volte alla testa con un grosso tralcio di vite che trovano appena fuori l’uscio.
Alfio Longo perde i sensi e in pochi minuti muore in un bagno di sangue. I due non contenti colpiscono la donna e la legano ad un divano nel soggiorno.
Non prima di fare razzia di tutto quello che di prezioso trovano in villa, 400 euro e alcuni monili d’oro. Poi svaniscono nel buio del mattino.
Alle cinque, la donna ancora sotto choc riesce a liberarsi a chiedere aiuto al vicino di casa che chiama i carabinieri. Iniziano le investigazioni in cerca del minimo dettaglio.
Per tutta la mattina la signora Enza viene interrogata, decine di volte ripete le tragiche fasi da arancia meccanica costretta a subire per tutta la notte, riferisce che i due avevano un accento tipico della zona.
Ricorda infine che un paio di anni fa, quando assieme al marito si era stabilita in questa zona di villeggiatura dopo avere venduto casa a Biancavilla, fu vittima di un altro furto, ma quella volta lei e suo marito non erano in casa.
A mezzogiorno da Messina arrivano gli investigatori del reparto speciale investigazioni scientifiche a caccia anche di un di un solo indizio che possa tradire i due balordi.
A Biancavilla e in tutto il comprensorio intanto è caccia all’uomo.
Una decina di parenti e amici di Alfio Longo ed Enza Ingrassia sono davanti alla villetta, increduli ed affranti sono seduti vicino al cancello di ingresso, parlano tra loro ma non con i cronisti: “Non è il momento delle parole, ma della sofferenza”, dice uno di loro allontanando i giornalisti chiedendo loro di non insistere.
“Non ci posso ancora credere, siamo sconvolti, una cosa incredibile”. Così un cognato di Alfio Longo. “Ci hanno detto che c’è stata una rapina – aggiunge – e che lui ha reagito e gli hanno rotto la testa. Un atto terribile. Vogliamo sapere cosa è accaduto e chiediamo che sia fatta giustizia”.
“E’ stata una scena orribile, la moglie ha chiesto aiuto e noi siamo entrati nella villetta e abbiamo visto il corpo sul letto: una scena che non si dimentica”.
Così Giuseppe Amato, uno dei tre vicini che poco prima delle 5 di stamattina è entrato nella villetta di Alfio Longo allertato dalle urla della moglie della vittima, Enza Ingrassia. “Lei piangeva – aggiunge – e parlava di una rapina. Abbiamo chiamato il 112 e non abbiamo toccato nulla”.
“Città colpita al cuore, convocato il comitato di sicurezza”. Il prefetto di Catania ha convocato una riunione urgente del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, dopo l’omicidio del pensionato.
Lo rende noto il sindaco del paese, Giuseppe Glorioso. “La nostra città – afferma Glorioso – è stata colpita al cuore. Un atto di efferata violenza che Biancavilla condanna con fermezza. Ho già espresso il cordoglio e la vicinanza della comunità alla moglie della vittima. Siamo increduli, ma confidiamo nell’operato delle forze dell’ordine. Già pomeriggio, alle 17, è convocato il comitato per l’ordine e la sicurezza, a Catania”
Natale Bruno
(da “La Repubblica”)
argomento: Giustizia | Commenta »