Ottobre 29th, 2017 Riccardo Fucile
LA PARTE DEL LEONE LA FAREBBE IL CENTRODESTRA, SEGUITO DAL M5S… MA NON BASTA PER OTTENERE LA MAGGIORANZA ALLA CAMERA
Il Corriere della Sera oggi torna sulla simulazione di IPSOS riguardo i collegi uninominali
del Rosatellum di cui si è parlato ieri per ribadire che ad oggi il centrodestra farebbe la parte del leone nella competizione, aggiudicandosi in totale 109 collegi, di cui la stragrande maggioranza al nord (ben 79).
L’infografica del quotidiano spiega che ad esempio in Lombardia, Veneto e Piemonte al PD ne spetterebbero in totale cinque contro i 64 del centrodestra e i 5 del MoVimento 5 Stelle.
Al Nord l’asse formato da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia collezionerebbe 79 seggi: quattro volte il bottino di una alleanza tra Pd e Ap che ne otterrebbe 20 grazie al buon risultato in Emilia Romagna.
Il Pd va meglio al centro (il primato in Toscana), ma qui i seggi in palio sono meno.
E in totale, in Italia, vincerebbe nella metà dei seggi rispetto al centrodestra (51 contro 109).
Il MoVimento 5 Stelle invece otterrebbe ottimi risultati in particolare al Sud e nelle isole, portando il suo bottino totale a 71 collegi.
Come abbiamo visto ieri, però, ad oggi nessuna delle coalizioni riuscirebbe ad ottenere una maggioranza alla Camera visto che per vincere con il Rosatellum bisognerebbe arrivare a percentuali più alte.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 29th, 2017 Riccardo Fucile
SONDAGGIO IPR: “GRASSO AL PRIMO POSTO NELLA FIDUCIA TRA I LEADER NON PD”
Una lista a sinistra del Pd, con Articolo 1, Sinistra Italiana e Possibile, con Pietro Grasso leader potrebbe addirittura arrivare al 15%.
Lo rivela un sondaggio di Ipr Marketing condotto per Il Giorno-Qn.
La seconda carica dello Stato, scrive il direttore Antonio Noto, ha da solo un potenziale del 5%, “se a questa percentuale di base si aggiunge il peso elettorale proveniente dall’area di Mdp-Sinistra moderata valutabile intorno al 4%, oltre a un 3% proveniente da elettori del Pd insoddisfatti della linea politica del partito, ed un altro 3% da indecisi ma non ostili al centrosinistra, ecco che un eventuale nuovo soggetto politico guidato da Grasso potrebbe essere quotato potenzialmente all’incirca al 15%”.
Questo perchè il presidente di Palazzo Madama, che ha da poco lasciato il gruppo dem al Senato a causa delle forzature istituzionali del Pd, gode di un’alta reputazione e non solo nel mondo della sinistra, continua Noto.
Percepito più “come uomo di Stato che come Che Guevara”, Grasso “potrebbe rappresentare il simbolo di un ‘nuovo Ulivo di sinistra’ concorrente al Pd e che possa unire i moderati di Prodi, gli scontenti di Renzi, i battaglieri di Bersani e la sinistra non estremista”.
Da questo punto di vista, sottolinea Noto:
È da notare che il 67% degli attuali elettori del Pd esprime fiducia a favore del Presidente del Senato, ma il dato più importante è che la maggioranza assoluta dei ‘filo renziani’ (62%) pronuncia un giudizio positivo su Grasso. […] All’interno dei simpatizzanti di sinistra, invece, per quanto rimanga alto, il giudizio positivo scende al 54%. Comparando in maniera complessiva questi dati emerge, dunque un profilo trasversale che possa unire tutte le anime del centrosinistra insofferenti dell’operato politico di Matteo Renzi.
A sinistra del Pd quindi Grasso raccoglie il 54% delle indicazioni, di poco sopra Bersani (48%), terzo Pisapia con il 38%, e a seguire Laura Boldrini, Massimo D’Alema, Roberto Speranza e Nicola Fratoianni.
“Anche in questo caso – conclude Noto – è da evidenziare che le indicazioni positive nei confronti di Grasso provengono da circa un terzo degli attuali votanti Pd”.
(da agenzie)
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Ottobre 29th, 2017 Riccardo Fucile
IL FRUTTO DELLO STATUTO SPECIALE: LA PIU’ PICCOLA REGIONE ITALIANA E’ UN ESEMPIO DI MALGESTIONE
Il casinò di Saint Vincent 
«In un casinò la regola è far continuare a giocare i clienti. Più giocano e più perdono, e alla fine becchiamo tutto noi», fa dire Martin Scorsese a Robert De Niro, alias “Asso” Rothstein, nel film Casinò. Regola che a Saint Vincent, tuttavia, nessuno ha mai applicato. Perchè se avesse funzionato anche lì, come nelle case da gioco del mondo intero, il Casinò de la Vallee non avrebbe perso una montagna di soldi. Centotrentaquattro milioni 583.189 euro dal 2003 al 2016, che fa 26.311 euro al giorno.
Ogni valdostano, neonati compresi, perde al Casinò un centesimo all’ora. E non è una battuta a effetto, ma un’emorragia economica reale: perchè la casa da gioco è pubblica, di proprietà della Regione.
Che ora, dopo il rosso monstre dell’anno scorso (46,6 milioni!) dovrà con ogni probabilità rimettere mano al portafoglio per ricapitalizzare: almeno una ventina di milioni.
Un altro fra i prodigiosi risultati delle autonomie regionali? In una certa misura. Di sicuro il Casinò è oggi lo specchio della Valle D’Aosta.
E se è legittimo chiedersi che senso abbia la sopravvivenza di statuti regionali speciali che spesso risultano fonte di sprechi e privilegi anacronistici e non più giustificabili, in questo caso la domanda è ancor più radicale: a settant’anni dai trattati di pace di Parigi del 1947 che ne sono di fatto l’origine, può ancora esistere una Regione così?
Il record di dipendenti pubblici
Secondo l’ultimo dato Istat la Valle D’Aosta ha 126.883 abitanti. Più o meno la metà di Verona, o se preferite tanti quanti sono i residenti di Giugliano in Campania, provincia di Napoli. Con la densità territoriale minore del Paese, la popolazione è disseminata in 74 comuni. Ognuno dei quali ha i relativi uffici.
Ci sono poi quelli della Regione, oltre alle strutture periferiche dello Stato centrale. Il che rende questa microscopica Regione il più massiccio serbatoio di posti pubblici della nazione in rapporto agli abitanti. L’Istat dice che ce ne sono 14.101, ovvero uno ogni nove valdostani. Dei quali posti, va precisato, ben 2.821 sono occupati dai dipendenti regionali. Duecento in più rispetto alla vicina Regione Piemonte, che però di abitanti ne ha 4,4 milioni.
Ma non basta. Perchè si deve aggiungere la pletora assurda delle società pubbliche. Nel portafoglio della Valle D’Aosta si contano una sessantina di partecipazioni di primo e secondo livello, con un numero di posti a carico del bilancio regionale non inferiore alle 2.300 unità .
Settecento solo nel Casinò. Per non parlare dei 22 “enti strumentali” elencati nel bilancio regionale. Se poi si calcola anche l’indotto, si può dire che in ogni famiglia c’è chi campa con i denari pubblici.
Tutto parte da qui. Per chi non lo sapesse, la Valle D’Aosta è l’unica Regione italiana il cui governatore non è votato dal popolo, ma nominato dal consiglio regionale. Succede quindi che dopo le dimissioni del presidente Pierluigi Marquis seguite al ritrovamento di 25 mila euro in contanti nel suo ufficio, non si torni a votare.
Perchè la crisi si risolve esattamente come nella prima repubblica, con una manovra di corridoio. Anche se nulla cambierebbe pur tornando al voto. Perchè in una comunità così ristretta, con il meccanismo delle tre preferenze, il sistema è congegnato in modo tale da garantire la conservazione del potere. Accontentando tutti grazie allo statuto speciale.
Il bastone del comando
In una Regione normale come la Lombardia c’è una poltrona ogni 125 mila abitanti. Seguendo lo stesso criterio, il consiglio regionale della Valle D’Aosta dovrebbe averne una sola. Invece sono 35: una ogni 3.600 residenti. Con i costi che ne conseguono, se si considerano anche i 111 dipendenti del medesimo consiglio.
Dal 1946 a oggi, per più di sei decenni, il bastone del comando è stato nelle mani dell’Union Valdotaine, che ha governato ininterrottamente negli ultimi ventiquattro anni fino all’arrivo Marquis della Stella Alpina, il quale ha retto soltanto sei mesi e poi s’è dovuto dimettere. Prima di lui, la lunga epoca di Augusto Rollandin, ultimo vero padre padrone di una Regione dove un certo modo di intendere la politica ha allagato l’intera società . Come dimostrano alcuni dettagli solo apparentemente trascurabili.
Prima di essere nominato governatore Rollandin era presidente della Compagnia valdostana delle acque, l’azienda pubblica che gestisce gli impianti idroelettrici acquistati nel 2001 dalla Regione con un’operazione di cui si parla più avanti. Società nella quale l’assessore al turismo Aurelio Marguerattaz, già membro del collegio sindacale del Casinò, è stato peraltro revisore.
Mentre lo stesso Marquis aveva in passato occupato le poltrone di presidente della Società autostrade valdostane e del Raccordo autostradale Valle D’Aosta spa.
L’ombra del voto di scambio
Su 35 consiglieri, una decina hanno ricoperto incarichi in aziende o enti regionali. E colpisce che in quattro siano stati sospesi ai sensi della legge Severino perchè raggiunti da condanne in primo grado in seguito alle inchieste sull’uso improprio dei fondi di partito.
Mai però come hanno colpito le sconvolgenti affermazioni di Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare antimafia, che giovedì 19 ottobre ha scioccato l’intera Regione con queste parole: «In una realtà con così pochi elettori e una presenza significativa di persone riconducibili a gruppi ‘ndranghetisti è singolare che in Valle D’Aosta non si sia indagato sul voto di scambio per accertare se ci sono stati tentativi di condizionamento sulle scelte politiche e amministrative».
Ombre davvero inquietanti, che si aggiungono alle tante che già aleggiano sulla più piccola Regione italiana. Al riparo dello statuto speciale e di un potere politico così pervasivo qui tutto può accadere. Sfiorando il limite delle regole imposte a ogni buon padre di famiglia. Per esempio, può succedere che la Regione acquisti un albergo (l’hotel Billia) per la rispettabile cifra di 58 milioni, con il risultato di aggravare la traballante situazione finanziaria del Casinò e ritrovarsi sul groppone altro personale.
L’affare Skyway
Oppure che la medesima Regione spenda 162 milioni per realizzare un impianto avveniristico come lo Skyway affidandone la gestione alla società Funivie Monte Bianco nella quale i privati hanno metà meno una quota del capitale. Però senza che sia stata fatta una gara, perchè quella società era in origine tutta privata. O ancora, capita che più di 30 milioni dei contribuenti vengano investiti in un aeroporto gestito da un’altra società controllata da un petroliere genovese proprietario della compagnia aerea Air Vallèe. Ma con la partecipazione, anche qui, della Regione che continua a tirare fuori i soldi.
I derivati con Deutsche Bank
Piccolo particolare, dal 2008 non c’è un volo di linea e l’aeroporto è costato quest’anno un altro milione e mezzo a un bilancio regionale pieno di sorprese. Una per tutte. Si scopre che dal 2001 la Regione ha stipulato con Deutsche bank un contratto in derivati per 543,1 milioni (4.310 euro per ogni cittadino) a valle di un prestito obbligazionario per comprare le centrali idroelettriche. Motivo, tutelarsi dal rischio di aumento dei tassi d’interesse. Fatto sta che i tassi sono al minimo storico e per quel contratto ventennale i valdostani stanno accantonando 43,5 milioni l’anno: circa 27 di capitale e 16 di interessi. Fare i conti non è difficile.
Poi si è reso necessario per legge un riaccertamento dei residui attivi e passivi nel bilancio regionale, con il risultato che l’avanzo di amministrazione di 217,6 milioni del 2015 si è trasformato in un disavanzo di 204,8 milioni. Niente male, per una Regione che per statuto può trattenere in casa il 90 per cento delle tasse.
Esattamente come ora vorrebbe il Veneto di Luca Zaia…
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 29th, 2017 Riccardo Fucile
UN ARRESTO PER TENTATO OMICIDIO, RESTANO IN LIBERTA’ I MANDANTI IDEOLOGICI
Prima gli insulti razzisti: “Sporco negro. Gli immigrati via dall’Italia”. Poi le botte. Protagonisti dell’aggressione nella notte, in pieno centro, sono stati cinque ragazzi romani tra i 17 e i 19 anni.
Le vittime, un cittadino del Bangladesh e un egiziano, sono state circondate in piazza Cairoli e aggredite.
Ad avere la peggio il 27enne bengalese, trasportato in un primo momento al Fatebenefratelli con una serie di brutte fratture al naso, alle orbite e alla mascella: dopo essere stato spintonato, mentre cercava di rialzarsi, ha ricevuto un calcio in piena faccia da uno dei ragazzi del gruppo.
In ospedale, prima del trasferimento al San Camillo, è stato giudicato guaribile in 30 giorni.
Sul posto è intervenuta immediatamente la polizia. Gli agenti dei commissariati Trevi e Colombo hanno bloccato i cinque aggressori a distanza di 40 minuti e a poche centinaia di metri di distanza dal luogo dell’aggressione, in via delle Botteghe Oscure. Il 18enne che avrebbe sferrato il calcio al volto del bengalese è stato arrestato per tentato omicidio, gli altri sono stati denunciati per lesioni e sentiti in questura assieme ai testimoni che hanno assistito al pestaggio.
L’allarme è scattato intorno alle tre della notte, quando la polizia è intervenuta per soccorrere un uomo sanguinante a terra in Piazza Cairoli. Accanto a lui, un cittadino egiziano.
Ha raccontato agli agenti di essere stato vittima di un’aggressione da parte di alcuni ragazzi, che avrebbero rivolto loro insulti a sfondo razziale, passando poi alle mani. Annotate le descrizioni dei giovani, i poliziotti hanno iniziato le ricerche per poi imbattersi nel gruppetto in via delle Botteghe Oscure: un 17enne, tre 18enni (compreso l’arrestato) e un 19enne.
(da agenzie)
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Ottobre 29th, 2017 Riccardo Fucile
LA DIMOSTRAZIONE CHE LA MAGGIORANZA DEI CATALANI NON VUOLE L’INDIPENDENZA
Un milione di persone hanno partecipando alla manifestazione unionista a Barcellona,
organizzata da Societat Civil Catalana per respingere “l’attacco senza precedenti nella storia della democrazia” che la dichiarazione d’indipendenza approvata dal Parlament ha rappresentato.
Le immagini trasmesse dalle tv spagnole e dai siti web mostrano migliaia di persone in strada con bandiere spagnole e catalane, assieme a grandi bandiere europee.
Lo slogan della manifestazione è ‘Tutti siamo Catalogna’. Sono presenti molti leader politici, tra cui la ministra della Sanità Dolors Montserrat, il leader del Ppc Xavier Garcàa Albiol, il presidente di Ciudadanos Albert Riversa e la leader catalana Ines Arrimadas, il primo segretario del Psc Miquel Iceta.
Tra gli slogan che si sentono ci sono ‘Viva Spagna e viva Catalogna’, ‘Puigdemont in carcere’, ‘Golpisti in prigione’, ‘Tutti siamo Catalogna’.
Alla fine della manifestazione hanno preso la parola l’ex ministro del Pp Josep Piquè, l’ex ministro socialista Josep Borrell e l’ex leader del Pce Paco Frutos. Sulla città volano elicotteri, mentre molte zone sono transennate per sicurezza, si vede nelle immagini diffuse dalla tv e dai media online.
E a preoccupare gli indipendisti è quanto emerge da un di Sigma Dos pubblicato stamane da El Mundo: i partiti che vogliono la secessione dalla Spagna potrebbero perdere la maggioranza assoluta del Parlamento alle elezioni del 21 dicembre, anche se il margine sottile tra le due parti prevede una campagna fortemente combattuta.
Il sondaggio è stato realizzato intervistando mille persone tra martedì e giovedì, proprio mentre il governo centrale spagnolo si preparava a prendere il controllo della Catalogna che poi venerdì ha proclamato l’indipendenza.
Se le elezioni dovessero tenersi oggi, agli indipendentisti andrebbe il 42,5% dei voti, pari a 61-65 seggi mentre la maggioranza nell’assemblea catalana è di 68.
Gli unionisti invece otterrebbero il 43,4% dei seggi.
Nelle ultime elezioni del 2015, i separatisti vinsero con il 47,7% dei voti conquistando 72 seggi.
(da agenzie)
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