Luglio 15th, 2018 Riccardo Fucile
DATO INTERESSANTE: TRA I GIOVANI SOTTO I 34 ANNI I GIUDIZI NEGATIVI SONO IL 56%
Renato Mannheimer sul Giornale illustra oggi i risultati di un sondaggio di Eumetra sul gradimento del governo Conte nel pieno della luna di miele con l’elettorato, che di solito dura un centinaio di giorni.
l 55% degli intervistati, vale a dire la maggioranza, seppur non molto accentuata valuta in modo positivo l’operato del governo di queste prime settimane.
In particolare, il 18% lo giudica «molto positivamente» e il 37%, un po’ più tiepido, «abbastanza positivamente».
Ma a costoro si contrappone una cospicua minoranza, che raggiunge anch’essa quasi metà del campione (44%) e interpreta invece più criticamente ciò che il governo ha fatto sin qui.
Naturalmente, le due fazioni opposte presentano significative differenze tra loro, sia per ciò che attiene all’orientamento politico delle loro componenti, sia, specialmente, per ciò che concerne la composizione socio-demografica.
Spiega infatti Mannheimer che sono più favorevoli nei confronti del governo le persone di età più avanzata, specie i pensionati, mentre tra i più giovani nei confronti dell’esecutivo Conte c’è scontento: il 56% dei giovani fino a 34 anni non è favorevole all’esecutivo e non ha un giudizio positivo nei confronti del suo operato.
Secondo il sondaggista questo dipende solo in parte dalla mancata realizzazione dei provvedimenti più attesi come il reddito di cittadinanza. L’ostilità dei giovani dipende anche dal fatto di essere cresciuti in scuole e società multietniche (molto più di quelle dei genitori e forse anche dei fratelli) e quindi non condividono le scelte xenofove del governo.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 15th, 2018 Riccardo Fucile
DA ZWARA A GARABULLI IL TAPPO STA SALTANDO… IL PARADOSSO: UNA PRIGIONE NUOVA DI ZECCA DA DUE ANNI E’ USATA COME MAGAZZINO DAI TRAFFICANTI SENZA CHE LE AUTORITA’ LIBICHE INTERVENGANO
È passato circa un anno da quando alcuni trafficanti di esseri umani, insieme a pezzi della Guardia
Costiera corrotta a ovest di Tripoli, accettarono di sbarrare il passaggio ai migranti.
I trafficanti di esseri umani si trasformarono in guardie, e le guardie tornarono a fare le guardie.
Quel tratto di costa per due anni era stato il principale trampolino di lancio per le persone che cercavano un passaggio verso l’Europa.
E il meccanismo oramai oliato si ruppe portando alla cosiddetta ‘guerra di Sabrata’ tra i principali trafficanti della città , Ahmed Dabbashi e Mus’ab Abu Qarin.
Nel frattempo le istituzioni libiche sono state affiancate e sospinte dall’Europa a mettere in cima alle proprie priorità il flusso migratorio irregolare, ovviamente in cambio di legittimità e denari.
E dunque anche le meno operative unità di Guardia Costiera o altri gruppi armati sono tornati in prima linea.
Lo scorso giugno il Consiglio di sicurezza Onu ha inserito Dabbashi e Abu Qarin nella propria lista nera insieme al capo della Guardia Costiera Abdul Rahaman Milad e il responsabile della raffineria della città di Zawiya, 30 chilometri a est di Sabrata.
“Con la stretta delle forze di sicurezza sul traffico degli esseri umani, i prezzi del mercato sono aumentati molto. E i grandi pesci sono tornati a lavorare con le vecchi modalità ”, ha detto al Fatto una fonte di Zawiya. E giovedì, dalle coste libiche, è partito il barcone in legno con a bordo 450 migranti.
Anche le rotte su territorio libico cambiano assetto. A Ovest di Tripoli, Sabrata e Zawiya hanno ceduto il passo a Zuwara, la città che per vent’anni è stata il principale snodo per la traversata del Mediterraneo e che negli ultimi tre anni ha visto le forze locali stringere in una morsa i trafficanti locali.
Secondo la Guardia Costiera di Tripoli, il barcone sarebbe partito proprio da Zuwara. A est della Capitale si estende la costa da cui partono l’80% delle imbarcazioni cariche di migranti, secondo una fonte vicina alla intelligence libica.
Garabulli, 50 chilometri a oriente di Tripoli, è il principale punto di imbarco insieme alla città di Al Khoms, 50 chilometri più a est.
Già ai tempi di Gheddafi, a Garabulli erano diverse le famiglie che lavoravano nel business del trasporto dei migranti: le bianche spiagge rendono quel tratto di costa idoneo per le partenze delle carrette del mare. Le dune scoscese lungo la costa sono un reticolo di sentieri che portano alla battigia.
Garabulli torna oggi a essere un importante punto di imbarco. Non solo per via dello sbarramento a ovest di Tripoli, ma anche perchè, pochi chilometri a sud, a Bani Walid, si trova il principale punto di transito per i migranti tra il deserto e la costa.
Dalla nascita dello Stato Islamico a Sirte nel 2015, il punto di smistamento tra sud e nord si è spostato dalla città natale di Gheddafi, Sirte, a Bani Walid. A Garabulli, inoltre, da più di due anni non esiste una struttura, seppure minima, di forze di sicurezza.
Nel 2016 pesanti scontri a fuoco tra le milizie locali e quelle della vicina città di Misurata, portarono al fuggi fuggi generale dei gruppi armati incaricati della sicurezza. A sud, nel Fezzan, la situazione resta completamente fuori controllo.
Bande di ladroni senza appartenenza politica si moltiplicano nel vuoto di controllo da parte del governo del premier Serraj, di base a Tripoli, e del generale Khalifa Haftar, l’uomo forte dell’est del Paese.
Dal Niger i migranti continuano ad arrivare in migliaia, anche se battendo sentieri più pericolosi in seguito alle attività di controllo al confine con la Libia.
Nel deserto la città -oasi di Saba, la principale nella regione del Fezzan, resta il punto di passaggio principale.
Proprio alla periferia di Saba, una prigione nuova di zecca e mai utilizzata dalle autorità locali, da un paio di anni funge da magazzino per i principali trafficanti della zona.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 15th, 2018 Riccardo Fucile
OPEN ARMS, LA NAVE DI PROACTIVA, TORNA DAVANTI ALLA LIBIA PER SALVARE VITE UMANE
La nave Open Arms si sta dirigendo di nuovo verso la zona sar libica, secondo quanto segnala Marine Traffic, seguita da un’altra nave della Proactiva, lo yacht Astral.
“”Anche se l’Italia chiude i porti – scrive su Facebook l’organizzazione non governativa – non può mettere le porte al mare. Navighiamo verso quel luogo dove non ci sono clandestini o delinquenti, solo vite umane in pericolo. E troppi morti sul fondale”.
Troppi morti davvero, oltre 600 nei primi mesi del nuovo governo in Italia.
Questo perchè la Guardia Costiera libica, oltre ad acclarati legami con i trafficanti e con la complicità dell’inesistente governo, non arriva mai in tempo in quanto impegnato a ‘salvare’ i barconi che non sono ancora a rischio naufragio.
I migranti che invece stanno annegando possono contare solo sulle Ong
(da Globalist)
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Luglio 15th, 2018 Riccardo Fucile
L’OPPOSIZIONE LO ATTACCA: “E’ ANDATO IN RUSSIA A SPESE DEI CONTRIBUENTI ITALIANI PER ASSISTERE A UNA PARTITA DOVE LA NOSTRA NAZIONALE NON ERA PRESENTE”
Il mondiale non ha visto l’Italia in competizione, ma sugli spalti, ad assistere allo scontro tra
Francia e Croazia, c’è il ministro dell’Interno Matteo Salvini, una presenza che ha suscitato qualche polemica.
“Il ministro dell’Interno Matteo Salvini è in Russia a spese dei contribuenti per vedere la finale dei Mondiali di calcio? Ha preso il volo di Stato per assistere a una partita dove la nostra Nazionale non è presente, peraltro dopo essere rimasta fuori dall’intera competizione? È il solito chiacchierone, chiarisca”, ha polemizzato il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi
“Nel 2015 – prosegue Anzaldi – ebbe il coraggio e la faccia tosta di attaccare il premier Renzi perchè decise di non far mancare l’opportuna presenza dello Stato italiano a un evento senza precedenti, la storica finale tutta italiana dell’Us open di tennis tra Roberta Vinci e Flavia Pennetta, e ora vola in Russia grazie al privilegio di essere membro del Governo per assistere abusivamente a un grande evento sportivo, al quale tutti gli italiani vorrebbero essere presenti”.
Il presidente francese è stato ricevuto al Cremlino da Vladimir Putin. “Voglio anche felicitarmi per la bella prestazione della nazionale della Russia”, ha detto Macron, che, per la prima volta nella storia, è arrivata fino ai quarti di finale. “E voglio ugualmente congratularmi per come avete lavorato da Paese organizzatore per il buon progresso di questi eventi, che non solo sono guardati in tutto il mondo, ma tutto il mondo arriva lì”, ha continuato il presidente francese. “E averlo fatto in condizioni di sicurezza e di progresso perfetto è stata una sfida e congratulazioni per questo!”, ha affermato.
Da parte sua, Vladimir Putin si è congratulato con la Francia
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 15th, 2018 Riccardo Fucile
ANCHE COTTARELLI DENUNCIA: “IL DECRETO DIGNITA’ PORTERA’ A PERDITE DI POSTI DI LAVORO”
Tito Boeri nel mirino del governo. Un uno-due pesantissimo contro il presidente dell’Inps. Prima la nota congiunta Di Maio-Tria che negano tensioni tra ministeri e Ragioneria e accusano l’Inps sui dati della relazione del decreto dignità “manomessa” secondo lo stesso Di Maio, poi l’attacco da Mosca (!) dell’altro vicepremier Matteo Salvini che ne chiede le dimissioni.
Boeri replica: “Le dichiarazioni contenute nella nota congiunta dei ministri Tria e Di Maio rivolgono un attacco senza precedenti alla credibilità di due istituzioni nevralgiche per la tenuta dei conti pubblici nel nostro paese e in grado di offrire supporto informativo alle scelte del Parlamento e all’opinione pubblica. Nel mirino l’INPS, reo di avere trasmesso una relazione “priva di basi scientifiche” e, di fatto, anche la stessa Ragioneria Generale dello Stato che ha bollinato una relazione tecnica che riprende in toto le stime dell’Inps”.
“Consapevoli dell’incertezza che circonda le stime svolgeremo, come sempre, il monitoraggio attento, che peraltro la legge ci richiede. Ma sin d’ora, di fronte a questi nuovi attacchi – e a quelli ulteriori del ministro Salvini – non posso che ribadire che i dati non si fanno intimidire”, continua Boeri.
Cottarelli: “Il decreto può portare a una riduzione dei posti di lavoro”
“Sul piano generale il decreto può portare a perdite di posti di lavoro perchè introduce delle rigidità . Presumibilmente si ridurranno contratti a tempo determinato e non è detto che si trasformeranno in contratti stabili”, così a Radio Capital Carlo Cottarelli, economista, ex commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica (governo Letta) e ex presidente del Consiglio incaricato dal presidente Mattarella prima della nomina a premier di Giuseppe Conte
(da agenzie)
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Luglio 15th, 2018 Riccardo Fucile
L PRESIDENTE EMERITO DELLA CORTE COSTITUZIONALE RITIENE PERICOLOSA LA “BULIMIA POLITICA” DI SALVINI
Il presidente emerito della corte Costituzionale Ugo De Siervo si dice “preoccupato dalla bulimia
politica di Matteo Salvini”.
In un’intervista a La Stampa il giurista vede il rischio dell'”assunzione di potere improprio per un solo ministro” e auspica “che tutto ciò non si collochi nella prospettiva di un regime autoritario”.
Per De Siervo “Salvini evidentemente ha una forte personalità che esercita, in quanto ministro agli Interni, in un modo discutibile dal punto di vista della normativa costituzionale e in particolare della legge generale del funzionamento del governo del 1988, che affida competenze esclusive e non rinunziabili al presidente del Consiglio dei ministri”.
Il rischio, evidenzia, è “che non vi sia un indirizzo uniforme e sufficientemente autorevole del governo, ma l’assunzione di un potere del tutto improprio da parte di un solo ministro”.
“Io mi auguro – prosegue De Siervo – che tutto ciò non si collochi nella prospettiva di un regime autoritario. Certo è preoccupante vedere la faciloneria con cui si fa a meno di altri ministri e della collegialità del governo. Su scelte come quelle dell’immigrazione sarebbe invece auspicabile il contrario”.
“Qui davvero, in modo irresponsabile, si teorizza che un ministro degli Interni possa decidere su misure limitative della libertà personale. Far dipendere l’irrogazione di sanzioni restrittive dal Ministro degli Interni è fuori da ogni regola – dice De Siervo – Forse, cinicamente, le persone aspettano qualche scivolone. Forse non si rendono conto della gravità di ciò che sta accadendo”.
(da agenzie)
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Luglio 15th, 2018 Riccardo Fucile
E’ ANCORA PRIVA DI DELEGHE OPERATIVE
I grillini sono molto arrabbiati con Giovanni Tria. E non c’entra il boicottaggio del decreto dignità che del resto non si può certo imputare al ministero dell’Economia ma alla Ragioneria Generale dello Stato e all’INPS, che ha materialmente redatto la tabella incriminata.
No, il nervosismo dipende dai dubbi del ministro nei confronti delle scelte di leghisti e M5S e anche riguardo i consigli sulle nomine — come quello sul direttore generale del Tesoro — che il ministro non sembra per niente intenzionato a seguire. E c’è anche il caso di Laura Castelli:
Altro capitolo, la situazione del viceministro dell’Economia Laura Castelli. È stata spedita al ministero per osservare da vicino le mosse del ministro, e per far pesare le indicazioni politiche del vicepremier Di Maio. A un mese e mezzo dal giuramento dell’Esecutivo, però, nè Castelli nè l’altro viceministro leghista Massimo Garavaglia hanno ricevute delle deleghe operative, indispensabili per poter esercitare una qualunque azione concreta.
Su due giornali è stata riportato uno sfogo pesantissimo di Castelli contro Tria(«Io questo lo asfalto»). Frase smentita come «pura invenzione», ma certamente è plausibile che la deputata torinese di M5S che per ora resta sottosegretario — non sia molto contenta della situazione.
Uno dei due giornali a riportare la frase di Castelli è stato il Foglio in un articolo a firma di Salvatore Merlo.
L’altro giornale è il Corriere della Sera, a cui la Castelli ha inviato una richiesta di rettifica che però è stata respinta al mittente dall’autore dell’articolo Francesco Verderami.
Poi c’è il caso Cdp. Di Maio e Salvini si erano già messi d’accordo: alla guida operativa della Cassa Depositi e Prestiti ci sarebbe andato come amministratore delegato Marcello Sala, monzese, considerato vicino alla Lega, già curatore fallimentare di Euronord Holding, la società nata dalle ceneri della banca leghista Credieuronord fallita nel 2004.
I grillini puntavano su Fabrizio Palermo per la direzione generale e ad Antonio Guglielmi di Mediobanca, già protagonista involontario della querelle sulla direzione generale del Tesoro. Un piano che però non va bene a Tria:
Una intesa fatta saltare proprio dal ministro Tria, che per la poltrona più importante di Via Venti Settembre punta su Alessandro Rivera, attuale dirigente generale della Direzione del Tesoro. Rivera, però, non va bene nè a Di Maio nè a Giorgetti: è troppo in continuità con la gestione Padoan.
E insospettisce anche il fatto che molte persone che facevano parte dello staff di Pier Carlo Padoan (o da lui nominate) continuino a vari livelli a ricoprire ruoli significativi. A cominciare dal Ragioniere Generale dello Stato Daniele Franco. Persone che pesano, e che condizionano secondo Di Maio e Giorgetti le decisioni di Tria.
Guarda caso, Daniele Franco è anche l’obiettivo scelto da Di Maio per parlare di complotto dietro la tabella degli ottomila posti di lavoro nel decreto dignità . Coincidenze?
(da “NextQuotidiano“)
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Luglio 15th, 2018 Riccardo Fucile
MANCAVA LA VALUTAZIONE DELL’IMPATTO SUI CONTI E LA RAGIONERIA DELLO STATO L’ HA CORRETTAMENTE RICHIESTA ALL’INPS, NESSUN COMPLOTTO
Giusto per aggiungere un po’ di ridicolo alla situazione già disperata ma non seria, il ministro
dell’Economia Giovanni Tria e il vicepremier nonchè ministro dello Sviluppo e del Lavoro Luigi Di Maio hanno firmato un comunicato congiunto sulla vicenda della tabella contenuta nella relazione tecnica del Decreto Dignità che pronostica la perdita di 8000 posti di lavoro per effetto delle nuove norme.
Nella nota si afferma dapprima che il ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, “non ha mai accusato nè il Ministero dell’Economia e delle Finanze nè la Ragioneria Generale dello Stato di alcun intervento nella predisposizione della relazione tecnica al dl dignità ”.
“Certamente, però, bisogna capire da dove provenga quella manina che, si ribadisce, non va ricercata nell’ambito del MEF“.
Come spesso succede nell’ambito della comunicazione che riguarda il MoVimento 5 Stelle bisogna approntare una traduzione di quanto affermato da Di Maio per cercare di comprenderne la reale portata. In primo luogo, nelle notizie uscite ieri nessuno ha affermato che Di Maio abbia accusato Tria di alcunchè.
Ieri però una nota del ministero dell’Economia aveva già precisato che la relazione tecnica era stata chiesta dalla Ragioneria dello Stato per elaborare previsioni sulle coperture necessarie e redatta dall’INPS.
È stato Di Maio, sempre con una nota, a rispondere successivamente smentendo di avercela con il ministero dell’Economia, cosa che comunque nessuno aveva affermato.
Sempre Di Maio nel video sulla sua pagina Facebook aveva detto chiaramente anche di non essere in polemica con altri ministri: “quel numero per me non ha nessuna validità , perchè nessuno ha spiegato davvero cosa significava. È apparso nella relazione tecnica al decreto la notte prima che si inviasse il decreto al presidente della Repubblica.
Non è una cosa che ci hanno messo i miei ministeri, non è una relazione che hanno chiesto i miei ministeri e soprattutto la relazione non è stata chiesta dai ministri della Repubblica, perchè qualcuno potrebbe cominciare a dire che sto andando contro altri ministri”. Non è insomma, ha ribadito, “un numero messo dal governo”. Cosa che in effetti nessuno ha sostenuto
Il documento scomparso dal sito della presidenza del consiglio
Tutto questo, insomma, già lo sapevamo (e quindi è perfettamente inutile che Tria e Di Maio lo smentiscano). Quei numeri sono stati in realtà chiesti dalla Ragioneria Generale dello Stato e servivano per elaborare il piano delle coperture, perchè qualcuno — Di Maio — non lo aveva fatto ed era necessario farlo.
Che Di Maio non lo abbia fatto è scritto chiaro e tondo nella relazione dei tecnici del Nucleo Air (Analisi Impatto Valutazione) del Dipartimento per gli Affari Giuridici della Presidenza del Consiglio dei Ministri che nel frattempo è stata rimossa dal sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri con un atto che ha dell’orwelliano oltre che dell’inquietante.
Si tratta di tre pagine datate 9 luglio 2018 nelle quali il giudizio dei tecnici sembra essere piuttosto netto.
Prima si fa notare che mancano dati e numeri: “Dalla lettura della Relazione, in particolare, non si deduce alcuna informazione in ordine alla “consistenza numerica” (articolo 10, comma 1 del dPCM 15 settembre 2017, n. 169) dei potenziali destinatari dell’intervento (ad es. numero di contratti a termine, numero di contratti di somministrazione a termine, numero di imprese che hanno usufruito di aiuti di Stato, ecc.)”.
I tecnici dicono anche che per il contrasto al precariato gli indicatori sono insufficienti visto che mancano dati come il “numero di contratti a tempo determinato di durata superiore ad un anno; variazione del contenzioso in merito alle motivazioni dei rinnovi; numero licenziamenti senza giustificato motivo; ecc. Tali indicatori specifici andrebbero integrati anche con altri indicatori più generali relativi all’andamento del mercato del lavoro quali quelli relativi a occupazione, inoccupazione, ecc”.
Ma la parte più interessante sono gli ultimi due paragrafi, nei quali si dice che la relazione “non dà conto dell’impatto sociale ed economico dei provvedimenti sui destinatari”, non dice in quale numero siano, nè quali siano i benefici per i lavoratori e le imprese, nè parla delle “condizioni giuridiche, organizzative, finanziarie, economiche, sociali e amministrative che possono incidere in modo significativo sulla concreta attuazione dell’intervento e sulla sua efficacia”.
Non è possibile nemmeno più accedere alla pagina che ospitava il documento, che comunque adesso rimane indicizzata nella ricerca (ma non è cliccabile). La pagina del comunicato stampa invece è ancora disponibile, ma anche da lì non è possibile accedere alla pagina che ospitava il documento, così come a quella che illustrava le nuove deleghe sul turismo. Nel giugno scorso erano scomparsi i riferimenti ai premier precedenti perchè, secondo la spiegazione ufficiale, dovevano essere in via di pubblicazione in altra zona del sito.
Adesso abbiamo quindi ben chiaro cosa è successo: il Decreto Dignità , dopo essere stato approvato dal Consiglio dei Ministri, ci ha messo dieci giorni ad arrivare al presidente della Repubblica perchè oggettivamente mancavano elementi tecnici che impedivano una valutazione dell’impatto che il provvedimento aveva sui conti pubblici.
A quel punto la Ragioneria dello Stato ha fatto il suo dovere: ha chiesto i numeri.
Li ha chiesti all’INPS, ente competente per la parte di decreto di cui stiamo parlando. L’INPS li ha forniti. Ce n’è abbastanza per capire che il ministro dello Sviluppo dovrebbe avere almeno il buon gusto di tacere
C’è invece qualcos’altro da aggiungere sulla vicenda. Perchè la nota congiunta dei due ministri ci fa sapere che quanto al merito della relazione tecnica, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ritiene che “le stime di fonte Inps sugli effetti delle disposizioni relative ai contratti di lavoro contenute nel decreto siano prive di basi scientifiche e in quanto tali discutibili“.
Un giudizio piuttosto pesante nei confronti del lavoro dell’ente presieduto da Tito Boeri, che tuttavia ha fatto soltanto il proprio dovere al posto di chi doveva farlo. D’altro canto anche senza l’autorità del professor Tria che quei numeri siano in ogni caso “discutibili” (come spesso succede alle relazioni tecniche che accompagnano i provvedimenti dei governi)… è fuori discussione.
Se poi la prossima volta ci si organizza un po’ meno alla carlona, meglio.
La scelta di Tria in ogni caso legittima le sciocchezze complottistiche di Di Maio — il quale, si sa, ha preso di mira il Ragioniere Daniele Franco: è sua la manina a cui il ministro fa riferimento e in realtà ha fatto solo il suo dovere — forse perchè tra problemi nella scelta del direttore generale e deleghe ancora non date a Laura Castelli, via XX Settembre si è accorta che sta tirando un po’ troppo la corda con la sua maggioranza.
Una decisione furba nell’immediato, che però non fermerà i nodi dal venire al pettine prima o poi.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 15th, 2018 Riccardo Fucile
“INACCETTABILE ACCUSARE MALTA, NESSUNO PUO’ FERMARE UNA NAVE IN ACQUE INTERNAZIONALI”
Giuseppe Conte su Facebook annuncia che anche la Germania si è impegnata a prendere una quota di 50 persone tra quelle salvata mentre erano su un barcone in acque italiana dai nostri militari
Nel frattempo però Malta, ovvero uno dei paesi che ha accettato di ospitare 50 fra i 450 arrivati sul barcone che ieri invece Matteo Salvini voleva rimandare in Libia, è andata all’attacco proprio del premier italiano.
“È del tutto inaccettabile” da parte italiana sostenere che Malta “non avrebbe rispettato i suoi obblighi” evitando di soccorrere il barcone con 450 migranti arrivato venerdì nelle acque territoriali italiane, ha affermato il premier maltese, Joseph Muscat, in una lettera di risposta al collega Giuseppe Conte, di cui The Post Internazionale ha ottenuto una copia.
Muscat, pur ribadendo la disponibilità della Valletta ad accogliere 50 di quei migranti per “solidarietà nella questione migratoria”, ha voluto precisare che “Malta sta agendo nel pieno rispetto delle regole e convenzioni internazionali”.
“La barca in questione non ha chiesto soccorso, era a 53 miglia dal territorio italiano quando è entrata nella zona Sar maltese, ed era diretta a Lampedusa”, ha spiegato. “Nessun Paese”, ha aggiunto il premier maltese, “ha il diritto di fermare la navigazione di una barca in acque internazionali, nemmeno se ha il controllo della Zona Sar in cui si trova”.
“Riconosciamo le difficoltà che l’Italia sta vivendo”, ha assicurato Muscat, “ma certamente la soluzione non e’ di attaccare un partner europeo che affronta le stesse sfide e che manifesta continua solidarietà ”.
Ma anche il premier della Repubblica Ceca Andrej Babis ha criticato la proposta di Conte: “Ho ricevuto, insieme ad altri primi ministri europei, copia della lettera del premier italiano (Giuseppe) Conte, in cui chiede che l’Unione europea si faccia carico di alcune delle 450 persone ora bloccate in mare. Un simile approccio è la strada per l’inferno”, si legge nel post.
Mentre Francia, Malta e Germania hanno già acconsentito ad accogliere 50 migranti ciascuno, Babis ritiene che questa misura “incita solo i trafficanti e aumenta i loro profitti”.
“Il nostro Paese — prosegue — non prenderà alcun migrante. Al Consiglio europeo abbiamo applicato il principio della volontarietà e ci atteniamo ad esso”.
(da “Huffingtonpost”)
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