Luglio 17th, 2018 Riccardo Fucile
IL VIMINALE SI RIMETTE A UNA INTERVISTA DI UN GIORNALISTA TEDESCO CHE VERRA’ PUBBLICATA MERCOLEDI, CON COMODO… NEL FRATTEMPO LA GUARDIA COSTIERA LIBICA AMMETTE DI AVER FATTO AFFONDARE IL GOMMONE E INGUAIA SALVINI … E FORZA ITALIA PRENDE LE DISTANZE DALLA LEGA: “MAI PERDERE DI VISTA L’UMANITA'”
Da un lato la strategia umanitaria che il premier Giuseppe Conte nella sua visita alla comunità di Sant’Egidio ha in qualche modo assicurato ai rappresentanti di questo mondo impegnatissimo sul fronte dell’immigrazione.
Dall’altra parte, in appena una manciata di ore, l’immagine del bambino e della mamma annegati — secondo quanto riferito dall’ong spagnola Proactiva Open Arms — poichè la Guardia costiera libica li avrebbe lasciati a bordo di un gommone quando si sono rifiutati di salire sulle motovedette.
Le foto del corpo nudo e senza vita di un bambino che avrà poco più di 5 anni, sballottato dalle onde come fosse un pezzo di plastica; il cadavere di una donna su una tavola di legno alla deriva, le braccia bruciate dal gasolio e la faccia immersa nell’acqua; un’altra donna miracolosamente viva dopo 2 giorni in mare, salvata tra i resti di un gommone con negli occhi l’orrore e la disperazione, fanno il giro dei social, le denunce si moltiplicano, da Roberto Saviano al presidente di Libera Don Ciotti, la società civile prende posizione.
E per il governo è una nuova tempesta antisalviniana con il ministro dell’Interno che arrangia una difesa: “È una fake news”, dice sottolineando che non ci sarebbe stata alcuna omissione di soccorso: “Verrà resa pubblica la versione di osservatori ‘terzi'”, vale a dire di una troupe televisiva tedesca che ha seguito l’operazione dei libici.
Ma passano le ore e le prove annunciate da Salvini non compaiono, bisognerà attendere un’intervista che apparirà mercoledì su un giornale italiano, viene spiegato da fonti del Viminale (mai visto che un’istituzione debba attendere l’intervista a un giornalista dopo tre giorni dal fatto… n.d.r.)
Per il momento le prove che quella diffusa dalle Ong sia una fake news sembrano non esserci.
Piuttosto c’è una nota della Guardia costiera libica in cui si legge che l’operazione “è stata documentata da una troupe televisiva tedesca di Rtl” che ha potuto “vedere da vicino le difficoltà in cui opera la marina libica, con la scarsità di mezzi, soprattutto per le operazioni di soccorso notturno” (frase generica che non dice nulla nello specifico)
La marina libica conferma – inoltre – di aver “fatto affondare il gommone per non permettere ai trafficanti di utilizzarlo nuovamente” ma non fa alcun riferimento alle accuse delle Ong.
Quando però stamattina alle 7.30 i volontari di Open Arms hanno incrociato i resti del gommone, si sono trovati di fronte i cadaveri della mamma e del figlio. Per ora è l’unico dato certo.
Intanto anche Forza Italia, che fino ad ora ha spalleggiato l’ex alleato, ha preso le distanze da questa politica dei respingimenti senza se e senza ma.
La capogruppo azzurra alla Camera Maria Stella Gelmini twitta: “Ancora disperazione nel Mediterraneo. Non possiamo abituarci all’atrocità di queste immagini. Va bene il rigore – scrive riferendosi a Salvini – ma non dobbiamo perdere per strada l’umanità . Africa e Ue collaborino per gestire un’emergenza immane”.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 17th, 2018 Riccardo Fucile
“DOPO ANNI DI DROGA AVEVA RICOMINCIATO A VIVERE”… “CI DISSERO CHE STAVA BENE, NON ABBIAMO POTUTO VEDERLO SE NON ALL’OBITORIO”
“L’ultima volta l’ho visto due giorni prima del suo arresto”. Inizia così la lunga deposizione a
processo di Ilaria Cucchi. È il processo Cucchi bis, in cui sono imputati i carabinieri Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco, tutti accusati di omicidio preterintenzionale (si tratta dei militari che la procura indica come coloro che arrestarono Stefano Cucchi); in più c’è il maresciallo Roberto Mandolini, che risponde dei reati di calunnia e falso, mentre Vincenzo Nicolardi, insieme a Tedesco, è accusato di calunnia nei confronti di tre agenti della penitenziaria, processati per questa vicenda e poi assolti.
“Mio fratello ha avuto problemi di tossicodipendenza.. Aveva iniziato ad avere cambi di umore. Non ce la potevamo fare da soli ad aiutarlo. Nel 2004, il 4 gennaio, Stefano decise di entrare in comunità . Ci rimase fino al maggio 2007. Fu un percorso a vari stadi. Nel novembre 2007, però, mio fratello ebbe una terribile ricaduta. Lui iniziò con le droghe leggere fino ad arrivare all’uso di cocaina ed anche eroina”. *
Stefano, ha ricordato Ilaria a processo, “era uscito dai problemi, anche grazie a una nuova comunità , nel settembre 2008. Era andato a vivere a Morena. Si stava riprendendo la sua vita, cercava di dimostrare agli altri di essere all’altezza. Aveva un progetto per realizzare una costruzione. Aveva anche ordinato dei biglietti da visita. Andava a messa la mattina presto, andava a correre, lavorava. Poi andava a fare pugilato”.
L’avvocato difensore negato
“Quella notte (il 15 ottobre 2009, ndr) venne arrestato con Emanuele Mancini, un suo amico. Io parlai con Emanuele solo dopo la morte di Stefano. Gli chiesi come fosse andata la vicenda dell’avvocato. Mancini mi disse che Stefano, dopo l’arresto, alla stazione Appia, chiedeva dell’avvocato Stefano Maranella, il legale cui la nostra famiglia si rivolge. È un amico. Ma la cosa da parte dei carabinieri non fu fatta. Lo trattarono malissimo anche verbalmente. Mi riferirono che gli venne detto: guarda, come minimo hai l’Aids, non fai schifo?”.
Il processo per direttissima a Stefano
“Mio padre ci raccontò l’arrivo di Stefano in aula. Era preoccupato. Alla mia domanda: come sta Stefano? rispose: Ilaria, tuo fratello ha il volto gonfio. In quel momento pensai: forse questa è la volta buona che capisce (in seguito mi pentii amaramente di questo pensiero). Prima dell’udienza, mio padre si avvicinò all’avvocato Stefano Rocca (il legale nominato d’ufficio, ndr), e gli disse: io la pago. Come per dirgli: lavori bene. Poi Stefano gli si avvicinò con le manette ai polsi. E lui gli disse: adesso ci sarà solo la comunità “.
L’ospedale e il muro di gomma
“Il sabato sera vengono a casa dei carabinieri a notificare che Stefano era stato trasferito all’ospedale Sandro Pertini. I miei si preparano e vanno al Pertini. Il lunedì gli viene spiegato che non possono parlare con i medici: ci vuole l’autorizzazione del pm. Allora parlano con una poliziotta della giudiziaria e lei gli assicura che mio fratello sta bene. Invece Stefano era agonizzante”.
La notizia della morte da un decreto di autopsia
“Siamo venuti a conoscenza della morte di mio fratello tramite un decreto di autopsia. Io non ho capito bene a che ora è morto. Ricordo che salgo a casa di mia madre, lei apre la porta con questo foglio in mano. E mi dice: Ila, Stefano è morto. Ma come, le dico, sei giorni fa stava bene? Non può essere morto. Pensavo ad uno sbaglio. Andiamo al Pertini e un poliziotto della penitenziaria mi dice: suo fratello si è spento. Ma come si è spento?, replico io. E il poliziotto: guardi, le carte sono in regola. A questo punto arriva arriva una dottoressa e ci dice: ma perchè non avete chiesto di parlare con i medici? Mia madre sbotta: sono giorni che chiediamo di parlare con lui”.
Lo shock all’obitorio
“Quando arriviamo all’obitorio ci sono due agenti in borghese. Ci fiondiamo nel corridoio, chiediamo di vedere Stefano. Ci dicono che non è possibile. Dopo dieci minuti arriva il fax del pm che ci autorizza. Viene aperta la porta: io non entro, i miei si precipitano dentro. Sento le urla disperate dei miei genitori: oddio, cosa ti hanno fatto? Allora sono entrata. Una scena pietosa, non mi sembrava lui. Era dietro a questa teca di vetro. Guardavo l’espressione del suo volto per capire cosa fosse successo. Aveva il volto tumefatto, un occhio fuori dall’orbita, una mascella visibilmente rotta. E poi l’espressione del volto. Rappresentava la sofferenza, la solitudine di come è morto. Allungai la mano per toccarlo, ma la mano si fermò sul vetro”.
(da agenzie)
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Luglio 17th, 2018 Riccardo Fucile
IL SINDACO DI CETONA SI DISSOCIA…AVREBBE FATTO BENE A DIMETTERSI: ESSERE PRIMA CITTADINA DI GENTE DEL GENERE E’ SOLO UNA VERGOGNA
Da una parte gli applausi per Marco Del Vincio, dall’altra la chiesa vuota per Ines Sandra Trapperi. È successo a Cetona in provincia di Siena nel giorno del funerale del 41enne agricoltore che lo scorso 6 luglio ha ucciso la moglie, una 40enne di origine venezuelana, soffocandola per poi togliersi la vita dopo essere fuggito in un bosco poco lontano da casa.
La vicenda degli applausi al funerale dell’uomo era già uscita nei giorni scorsi sulla stampa locale dove era anche emerso che ai funerali della donna, giovedì scorso, c’erano pochissime persone mentre a quelli dell’uomo, il giorno dopo, gran parte del paese era presente e in tanti hanno applaudito all’uscita del feretro.
Ma dal comportamento dei suoi concittadini si è voluta dissociare anche Eva Barbanera, sindaca di Cetona
In un lungo post su Facebook la sindaca ha scritto: “Sono persona diretta e franca, mi spetta arrivati ad oggi non tacere su quello che ho visto e sentito, se è vero che in qualche maniera il sindaco rappresenta la propria comunità quasi con il ruolo di un padre di famiglia. L’affetto che molti provavano per M. dopo decenni di amicizia non può in nessun modo dar luogo alla rimozione di quello che è successo nelle ultime ore della sua vita. Le colpe di S., se ce ne sono state, non devono mai portare nessuno nemmeno a sfiorare l’idea che in qualche modo siano una giustificazione per quello che è successo. S. ha perso la vita per mano di un altro essere umano. Non ha avuto possibilità di scelta. Il fatto che il marito sino a quel momento sia stato un’ottima persona non cambia e non giustifica il fatto che ha scelto di togliere la vita alla moglie, prima di scegliere di toglierla anche a sè stesso. Sono state dette e scritte parole che hanno tutelato la memoria dell’uno con molta più pietà di quanto abbiamo tutelato la memoria dell’altra. Le frasi dette con il tono del ‘si è vero lui, ma però lei … ‘ sono state troppe”. E infine: “Non si applaude al funerale di una persona che ha ucciso. E se posso comprendere magari l’incipit di un movimento istintivo, ma l’istintività in alcuni momenti andrebbe controllata, non comprendo affatto chi si prodiga in giri di parole per giustificarlo. Non si fa. Punto. Se non si capisce il motivo di quanto sto dicendo, è chiaro che emerge la necessità di una lunga riflessione. Mi dispiace non potere ora, mentre scrivo, farvi percepire l’immagine che ho scolpita nella mente di M., il babbo di M., mentre accompagnavamo al cimitero la bara di S.. Forse aiuterebbe tutti noi a capire la delicatezza con cui avremmo dovuto agire”.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 17th, 2018 Riccardo Fucile
L’OPPOSIZIONE: “CI VIENE DA RIDERE. O HANNO PAURA PERCHE’ FORSE HANNO QUALCOSA DA NASCONDERE?”
“Non vorrei che qualcuno ascoltasse quello che diciamo”. Stefano Benedetti, neo presidente del
consiglio comunale di Massa, ex roccaforte rossa conquistata dal centrodestra a trazione leghista dopo 25 anni di giunte di centrosinistra, segue le voci di corridoio, gli spifferi e “un’impressione strana avuta parlando con qualcuno in Comune”.
Così i due primi atti da presidente dell’assemblea cittadina sono stati quelli di far cambiare la serratura dell’ufficio e chiedere al sindaco Francesco Persiani una bonifica ambientale di tutti gli uffici comunali da possibili microspie.
“Credo che sia necessario fare una verifica sul fatto che gli assessori della giunta precedente abbiano potuto mettere delle microspie — dice Benedetti al ilfattoquotidiano.it — Non abbiano niente da nascondere ma quello che ci diciamo nei nostri uffici deve rimanere tra assessori, sindaco e consiglieri comunali e non può entrare nella disponibilità di terze persone”.
I suoi predecessori però parlano di boutade e respingono l’accusa al mittente: “Mi vien da ridere — replica l’ex presidente del consiglio comunale di Massa Domenico Ceccotti — probabilmente Benedetti ha qualcosa da nascondere”.
Benedetti — consigliere comunale da vent’anni, eletto con Forza Italia, un passato da militante nella destra estrema — è stato eletto presidente del consiglio comunale di Massa la scorsa settimana alla terza votazione e — racconta — appena lunedì si è insediato in ufficio ha fatto cambiare la serratura della porta: “Qualcuno potrebbe avere una copia della chiave e io voglio essere sicuro che nessuno entri in mia assenza”.
Poi, continua, “ho mandato una mail al sindaco chiedendogli di commissionare una bonifica ambientale nei nostri uffici. Non è una decisione che ho preso improvvisamente: negli ultimi tempi in Comune girano strane voci e ho sentito personalmente battute di persone che ci dicevano di stare attenti a ciò che diciamo. Ovviamente, non ho la certezza ma un dubbio: magari la bonifica avrà esito negativo ma una volta fatta saremo sicuri di non essere ascoltati fuori dal Comune”.
Ora la palla passa al sindaco Persiani che dovrà decidere se dar seguito alla richiesta di Benedetti e trovare una piccola voce in bilancio per affidare il servizio antispionaggio negli uffici comunali.
Gli amministratori della ex giunta di centrosinistra guidata da Alessando Volpi non riescono a prenderla così sul serio: “E’ una delle sue trovate bizzarre, fa solo cinema — commenta a ilfatto.it l’ex vicesindaco Uilian Berti — L’accusa nei nostri confronti è priva di fondamento. E poi gli strumenti di controllo come le microspie le mettono gli inquirenti: invece bisognerebbe chiedersi perchè lui, appena insediato, decide di bonificare un’area pubblica”.
Tra gli ex amministratori del Pd, infatti, c’è chi passa al contrattacco: “A essere cattivo penso che la nuova giunta abbia qualcosa da nascondere — dice il predecessore di Benedetti, Domenico Ceccotti — con noi le porte del Comune erano sempre aperte a tutti, si vede che hanno paura di qualcosa”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 17th, 2018 Riccardo Fucile
IL RIESAME: “LEGITTIMO IL SEQUESTRO DEI CONTI IN TOSCANA, AGGREDIBILI LE SEDI TERRITORIALI DEL CARROCCIO”
Tra la Lega federale e la Lega Toscana c’è una continuità patrimoniale che legittima il sequestro di 16 mila euro da parte della Guardia di Finanza di Genova, nell’ambito della ricerca dei 49 milioni da confiscare al Carroccio nell’ambito della maxitruffa sui rimborsi elettorali ordita tra il 2008 e il 2010 dall’allora Lega Nord ai danni dello Stato.
A dirlo è il tribunale del Riesame, dopo il rinvio da parte della Cassazione che chiedeva ulteriori motivazioni di tale continuità ai giudici genovesi.
Una sentenza che potrebbe creare un precedente giurisprudenziale decisivo in vista della decisione della procura di Genova sui conti del partito di Salvini.
Per il sostituto procuratore generale Enrico Zucca “nei conti della Lega c’era un caos totale, ma non si trattava di un caos primordiale e creativo, bensì di un caos voluto e funzionale a consentire ciò che è accaduto”.
Per questo durante la requisitoria del processo d’appello il pg ha chiesto la conferma della confisca diretta dei 49 milioni, anche per la parte relativa ai reati prescritti.
Prescrizione che potrebbe assicurare uno sconto di pena per Umberto Bossi.
Per l’ex segretario del Carroccio infatti Zucca ha chiesto un anno e 10 mesi e una multa di mille euro, a fronte dei due anni e sei mesi a cui Bossi era stato condannato in primo grado.
Pene più morbide anche per i tre ex revisori dei tre ex revisori, Diego Sanavio, Antonio Turci, a due anni e ottocento euro di multa (in primo grado 2 anni e ottomesi) e Stefano Aldovisi a un anno e tre mesi e 500 euro di multa (un anno e nove mesi).
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 17th, 2018 Riccardo Fucile
GASPARRI ALLA GIUNTA DELLE ELEZIONI, GUERINI AL COPASIR… MANUALE CENCELLI PER DEFINIRE TUTTE LE ALTRE POLTRONE
Al termine del lungo pranzo di Arcore Fedele Confalonieri, il via libera è arrivato a tutti i titolari
della “grande trattativa”, il tradizionale rito che, anche in pieno governo di cambiamento, si perpetua con i rituali di sempre. E consente di chiudere l’accordo sulle commissioni di “garanzia”.
Il candidato per la Vigilanza Rai è Alberto Barachini, ex giornalista Mediaset e stretto collaboratore di Silvio Berlusconi.
Dunque, il Cavaliere ha rinunciato a Maurizio Gasparri, figura complicata da digerire per i Cinque Stelle (e di conseguenza per tutta la maggioranza gialloverde), perchè troppo associabile agli anni del berlusconismo di governo, e padre di una legge tra le più divisive, che ai tempi fu rimandata dal capo dello Stato alle Camere.
Dire che l’ex premier si è stracciato le vesti di fronte a questo insormontabile veto non sarebbe esatto, perchè in fondo Barachini — sempre del partito Mediaset di tratta — dà le stesse garanzie e, al tempo stesso, favorisce anche quel rinnovamento interno, di volti e ruoli che ha investito tutte le principali cariche di Forza Italia.
L’ex ministro invece, sacrificato sul dossier televisivo, andrà alla Giunta delle elezioni del Senato, che spetta sempre alle opposizioni.
Era il punto di più delicato di questa complicata trattativa, come è sempre delicato ciò che investe il tema televisivo quando c’è di mezzo Berlusconi.
Punto foriero di una grande tensione all’interno di Forza Italia e con la Lega che, fino all’ultimo, ha tenuto aperto il negoziato. Non a caso, solo alla fine il Carroccio ha comunicato i nomi dei suoi componenti in Vigilanza, tenendo aperta la possibilità di un rinvio della votazione.
Perchè non sono poche le caselle su cui chiudere l’accordo. Al Copasir, ormai è un dato acquisito, sarà eletto Lorenzo Guerini, il renziano mite, già portavoce della segreteria di Renzi, detto “il Forlani di Matteo” per la sua arte della mediazione. A Fratelli d’Italia spetterà invece la giunta per le elezioni della Camera.
La trattativa, a tarda ora ancora in via di definizione, riguarda i quattro componenti del consiglio di amministrazione della Rai (due saranno nominati dal Tesoro e uno eletto dai dipendenti Rai nei prossimi giorni).
Lo schema prevede che a Forza Italia non ne spetti nessuno, perchè ha incassato la Vigilanza e ha ottenuto un “togato” del Csm (che si vota dopodomani).
Degli altri, due (uno alla Camera, uno al Senato) spettano alla maggioranza, due alle opposizioni, Pd e Fratelli d’Italia: “Fratelli d’Italia — dicono fonti vicine al dossier — ha indicato Giampaolo Rossi, un intellettuale d’area. Il candidato del Pd è ancora in definizione, perchè non c’è una sola voce tra chi vorrebbe confermare un uscente, tipo Rita Borioni e chi, come l’ala più renziana, puntare su un nome nuovo. C’è tempo fino a domani mattina”.
Il problema riguarda la maggioranza. Perchè i Cinque stelle hanno “eletto” due nomi, Beatrice Coletti e Paolo Cellini, attraverso la mitica piattaforma Rousseau.
Una scelta che archivia le polemiche sui due nomi “chiacchierati” della cinquina messa in votazione: quello della giornalista Claudia Mazzola, l’inviata del Tg1 brutalmente apostrofata nel 2014 come autrice di “servizietti”, e successivamente apprezzata dai vertici pentastellati; e quello dell’avvocato Paolo Favale, ex dirigente Rai che si è appena visto riconoscere dalla Cassazione come illegittimo il suo licenziamento per motivi sindacali
Sia come sia, due nomi dei Cinque stelle escluderebbero un consigliere della Lega, almeno tra quelli eletti dal Parlamento (due ne nominerà il Tesoro nei prossimi giorni e uno i dipendenti Rai). E questo è il punto.
Proseguono le stesse fonti: “La partita incrocia la nomina dei vertici Rai. Se cioè va in quota Lega il direttore generale, che è più importante e implica la rinuncia a un componete del cda o il presidente che comunque uscirà dai nomi indicati dal Tesoro”. È una trattativa ancora in fieri, che brucia nomi e schemi, nell’ambito del “Great game” più generale che investe anche Ferrovie, Cpd, i veri assetti del potere italiano. Perchè Salvini, prima di dare il via libera a uno solo di questi dossier, vuole garanzie complessive.
Tradotto: se in Cdp incassano i Cinque stelle, su Ferrovie o Rai deve essere “compensata” la Lega.
Tornando alla Rai. Tra i possibili presidenti della Rai circola anche Giovanna Bianchi Clerici, già parlamentare della Lega, già membro del cda di Viale Mazzini una decina di anni fa, attualmente componente dell’Autorità Garante della Privacy, figura ad alto tasso di politicizzazione, che poco si presta alla narrazione del “via i partiti dalla Rai”. Il nodo vero però riguarda il direttore generale, perchè il “tetto” al compenso per i dipendenti pubblici a 240mila euro non è un incentivo per coinvolgere i “manager dei sogni” pentastellati come Fabrizio Vaccarono, il Country manager di Google Italia. Resta sul tavolo Fabrizio Salini, ex direttore di La7 e prima ancora di Sky uno.
Ma prende forma anche l’ipotesi di una soluzione interna. Luigi Di Maio ha ricevuto molti apprezzamenti sulla figura di Gian Paolo Tagliavia, il responsabile per le attività digitali della Rai, un “tecnico” nominato da Campo Dall’Orto.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 17th, 2018 Riccardo Fucile
MAGI (+EUROPA) : “L’ITALIA FORNISCE MEZZI PER QUESTO OLOCAUSTO”… SALVINI NEGA LA RICOSTRUZIONE MA LA VERSIONE DI REGIME STRANAMENTE CI SARA’ “SOLO NELLE PROSSIME ORE”…SE ESISTE UN TESTIMONE PERCHE’ NON PARLA SUBITO? O C’E’ BISOGNO DI CONCORDARE UNA VERSIONE?
“Voi che chiudere i porti. Voi che giocate cinicamente con la vita di esseri umani disperati. Voi avete questi morti sulla coscienza. Siate maledetti”.
Nicola Fratoianni, deputato di Liberi e uguali, dopo le ultime notizie sulla donna e il figlio che sarebbero stati fatti morire affogati dalle motovedette libere, usa Twitter per lanciare la sua invettiva contro Matteo Salvini, il governo e le sue politiche sull’immigrazione.
Un’accusa condivisa sullo stesso social network da Laura Boldrini. “Una donna e un bambino morti annegati. Queste sono “cartoline” con il suo francobollo che lei sta inviando in giro per il mondo”, scrive a Salvini l’ex presidente della Camera.
“Se le accuse venissero confermate sarebbero la prova che i libici non possono essere quelli che salvano i migranti e che la Libia non è un porto sicuro. Quali bugie e quali insulti, purtroppo è tutto vero. Salvini invece di fare il ministro della paura faccia quello dell’Interno”, incalza Federico Fornaro, capogruppo di Leu alla Camera.
Parole molte dure arrivano anche dal Partito democratico. “Quando si dice ai soccorritori di non perdere tempo e di non intervenire, quando si lasciano le persone in balia delle onde, quando si chiudono i porti, si sta dicendo di lasciare gli esseri umani in mare. Matteo Salvini la smetta con crociata d’odio”, dice il capogruppo del Pd a Montecitorio Graziano Delrio.
“Nel Mediterraneo sta morendo il senso di umanità “, aggiunge il deputato Emanuele Fiano. E il presidente del Pd Matteo Orfini lancia anche lui un messaggio a Salvini: “Una donna e un bambino lasciati morire. Dovresti “tenere duro” con i responsabili di questa tragedia non con chi li denuncia”.
Termini forti usa anche Riccardo Magi che nel mese di maggio ha partecipato a una missione di ricerca e salvataggio proprio a bordo della Astral di Pro Activa Open Arms. “Non è accettabile ascoltare ancora il ministro Salvini sostenere che i naufraghi salvati vadano riportati in Libia, non è accettabile che l’Italia continuo a fornire i mezzi per questo olocausto”, dice il segretario di Radicali Italiani e deputato di +Europa.
(da “La Repubblica”)
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Luglio 17th, 2018 Riccardo Fucile
“MINISTRO DELLA MALA VITA, L’ODIO TI TRAVOLGERA’, LA STORIA TI INSEGUE, LA STORIA NON DIMENTICA”
Così Roberto Saviano, rivolgendosi a Salvini, ha commentato su Facebook le foto diffuse dalla Open
Arms: “Assassini! Ministro della mala vita, sui morti in mare parla di ‘bugie e insulti’, ma con quale coraggio? Confessi piuttosto: quanto piacere le dà la morte inflitta dalla guardia costiera libica, sua (mi fa ribrezzo dire ‘nostra’) alleata strategica? Lei che sottolinea continuamente di essere padre, ‘da papà quanta eccitazione prova a vedere morire bimbi innocenti in mare? Ministro della mala vita, l’odio che ha seminato la travolgerà . Come travolgerà gli imbelli a 5stelle, e tra di loro l’impresentabile Toninelli, sodale del ministro degli Interni in questa tetra esaltazione della morte degli ultimi della terra”.
Poi lo scrittore ha aggiunto: “E noi tutti, che oggi ci vergogniamo di vivere questi tempi per la nostra impotenza, abbiamo il dovere di ricordare i nomi di coloro i quali hanno legittimato questi assassini. Dobbiamo ricordare i nomi degli influencer cialtroni finanziati da Mosca, di quelli che all’occorrenza spacciano fake news ed elaborano teorie del complotto: i vostri nomi li conosciamo bene”.
“Dobbiamo ricordarci dei giornalisti che hanno preferito cavillare- dice ancora- per non prendere posizione, per calcolo o per mancanza di coraggio, e che magari tra qualche tempo diranno: ‘non ero io, non intendevo dire quello’.
Dobbiamo ricordare anche il nome di chi ha semplicemente preferito ignorare e odiare: non basta non essere nessuno o nascondersi dietro un nickname. La storia ti insegue. La storia non dimentica”.
(da agenzie)
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Luglio 17th, 2018 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DI OPEN ARMS DIMOSTRA CHI SONO I CRIMINALI CHE L’ITALIA PAGA PER FARE IL LAVORO SPORCO: “ASSASSINI ARRUOLATI DALL’ITALIA”… SALVINI DEVE DIMETTERSI
La Libia ha lasciato morire una donna e un bambino che erano a bordo di un gommone in difficoltà .
Lo denuncia l’ong spagnola Proactiva Open Arms pubblicando su twitter le foto dei due corpi in mare, tra i resti di una barca.
“La Guardia Costiera libica ha detto di aver intercettato una barca con 158 persone fornendo assistenza medica e umanitaria – ha scritto il fondatore della Ong Oscar Camps – ma non hanno detto che hanno lasciato due donne e un bambino a bordo e hanno fatto affondare la barca perchè non volevano salire sulle motovedette”.
“Quando siamo arrivati, abbiamo trovato una delle donne ancora in vita”, continua il racconto su Twitter di Camps. “Non abbiamo potuto fare nulla per recuperare l’altra donna e il bambino, che a quanto pare è morto poche ore prima che li trovassimo. Per quanto tempo avremo a che fare con gli assassini arruolati dal governo italiano per uccidere?”.
Salvini è sempre piu’ isolato, l’assurda proposta di rendere “sicuri” i porti libici è stata seccamente respinta dalla Ue: “Nessuna operazione europea fa sbarchi in Libia perchè non consideriamo la Libia un porto sicuro”.
E la stessa linea del governo non convince il presidente dell’Europarlamento Antono Tajani che ha spiegato a Repubblica: “I flussi non si bloccano tenendo in ostaggio le persone”.
Interviene Matteo Orfini, presidente del Pd: “Il governo si attivi immediatamente per chiarire con la Libia se quanto denunciato da Open Arms corrisponde al vero. Una barca fatta affondare con a bordo donne e bambini sarebbe l’ennesima tragica dimostrazione dei metodi barbari e inaccettabili utilizzati dalla guardia costiera libica. E di quanto sia fondamentale la presenza delle Ong nel Mediterraneo, impegnate a salvare vite ma anche a tenere i riflettori accesi sugli abusi di chi viola i diritti umani”.
A bordo della nave c’è anche il deputato di Leu Erasmo Palazzotto. “Matteo Salvini – ha scritto su Twitter pubblicando la foto della donna e del bambino – Questo è quello che fa la guardia costiera libica quando fa un salvataggio umanitario. Open Arms ha salvato l’unica superstite, mentre i tuoi amici libici hanno ucciso una donna e un bambino. Almeno oggi abbi la decenza e il rispetto di tacere e aprire i porti”.
(da “La Repubblica”)
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