Marzo 12th, 2021 Riccardo Fucile
IL MATEMATICO SEBASTIANI: “PER UN MESE SIAMO RIMASTI A GUARDARE, ALTRI 15 GIORNI PER DECIDERE: LE STESSE SOLUZIONI ORA COSTERANNO MAGGIORI SACRIFICI”… “TUTTI GLI SCIENZIATI SANNO CHE LA RIAPERTURA DELLE SCUOLE CAUSA UN AUMENTO DEL 25% DEI CONTAGI”
“Abbiamo perso un mese e mezzo. Anzi di più, perchè adesso uscirne richiederà il doppio del tempo”. Ne è convinto Giovanni Sebastiani, matematico dell’Istituto per le applicazioni del Calcolo del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).
Ma la sua non è un’opinione, a parlare sono i numeri.
Da quelli che non abbiamo considerato quando avremmo dovuto, a quelli che ci costringeranno a raddoppiare gli sforzi per abbassare la curva del contagio e riprendere il controllo dell’epidemia.
“Siamo in ritardo, ancora una volta”. La conclusione è quella di chi non ha mai smesso di incrociare i dati della pandemia. Dati che a un anno dal primo lockdown hanno molto da raccontare. “Fossimo intervenuti a fine gennaio, un’altra chiusura come quella di Natale sarebbe stata sufficiente”, dice Sebastiani
Ma andiamo con ordine.
Due le principali variabili che hanno portato a questa nuova ondata: “La riapertura delle scuole e la presenza di varianti più diffusive”, spiega il matematico del Cnr, che ai primi di gennaio invocava un rinvio della ripresa delle lezioni in presenza per valutare a pieno efficacia e tenuta delle restrizioni adottate a Natale.
In ordine sparso, governo e regioni rinvieranno di alcune settimane, ma nel frattempo i benefici della chiusura natalizia faranno in tempo a esaurire del tutto.
“E nonostante fossimo ancora lontani da una situazione sotto controllo, per quasi quattro settimane siamo rimasti a guardare una curva ormai piatta”, ricorda Sebastiani.
Eppure già a dicembre uno studio condotto su 131 paesi e pubblicato dalla rivista The Lancet indicava come il ritorno alla didattica in presenza aumentasse del 25% l’indice di contagio (Rt) in appena quattro settimane.
“Così nella seconda metà di febbraio già assistevamo ai risultati delle lezioni in presenza, con le terapie intensive che aumenteranno maggiormente nelle regioni che per prime avevano riaperto le aule”, aggiunge.
Ora il governo di Mario Draghi si appresta a reintrodurre misure più severe: cosa aspettarci a questo punto? “Arriviamo in ritardo alle stesse soluzioni che avremmo dovuto applicare a fine gennaio, ma allora sarebbe bastato un periodo più breve. Oggi due settimane non bastano più”, spiega Sebastiani.
E mette in fila le percentuali dei positivi sui tamponi molecolari: “Dal 16 percento di metà novembre siamo scesi al 10 percento grazie alle restrizioni. Con le attività pre-natalizie siamo risaliti al 13 e poi col lockdown di Natale giù fino all’8 percento, valore raggiunto il 10 gennaio”.
Non si può sbagliare: “Quello è il guadagno che possiamo avere in due settimane, attorno al 5 percento”, chiarisce lo scienziato ricordando che il livello di oggi è dell’11 percento. “Quindi se va bene scendiamo al sei, ma non basta per far ripartire il tracciamento e riprendere le redini del contagio”.
L’obiettivo è noto: una percentuale di test molecolari positivi inferiore al 3%, un traguardo che oggi significa almeno un mese di lockdown severo, con tanto di scuole chiuse.
“Meglio una doppia chiusura di due settimane separate da un mese di rilascio, scelta più sostenibile”, propone Sebastiani, che però avverte: “Va pianificata fin da subito e comunicata per tempo, indicando una volta per tutte strategia e risultati da perseguire”.
E non parliamo di risultati inediti nella battaglia contro il Covid. “Alla fine di giugno scorso la percentuale di positivi rilevata dai tamponi molecolari era molto bassa, sotto lo 0,5%”, racconta Sebastiani.
“A quel punto si può mappare e sorvegliare preventivamente le categorie a rischio, e soprattutto controllare l’eventuale sviluppo di altre varianti. Una condizione decisamente più favorevole anche per la campagna vaccinale”, aggiunge. “Ma dobbiamo acquisire una tempestività d’azione che ad oggi continua a mancare: la politica deve essere capace di attuare le restrizioni anche quando sono impopolari perchè ancora non sembrano servire”.
(da Open)
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Marzo 12th, 2021 Riccardo Fucile
IERI HANNO CONVOCATO 900 ANZIANI OVER 80 MA LE VACCINAZIONI ERANO SOLO PER 600
Suona strano sentirlo dire da lui ai suoi, ma ieri Guido Bertolaso, il super consulente della Regione Lombardia, ha attaccato Aria, la partecipata regionale che gestisce la campagna di vaccinazione, e con lei chi l’ha fortemente voluta questa società , e cioè l’assessore regionale leghista al Bilancio Davide Caparini: “Una vergogna”.
Perchè? Perchè Aria ha mandato un sms a 900 over 80: “Presentativi giovedì 11 marzo al centro vaccinale di Niguarda”. Peccato però che le vaccinazioni potessero essere al massimo 600. E così, centinaia di anziani in piedi, lì fuori, tutti insieme, poca distanza, e che -forse- non verranno vaccinati. A pubblicare la foto con tanto di didascalia dura è stato proprio Guido Bertolaso:
a coda degli anziani fuori dal centro vaccinale di Niguarda per gli errori di Aria che manda 900 convocazioni al posto delle 600 previste è una vergogna! Ho mandato la Protezione Civile ad assisterli, mi scuso con tutti loro!
Un attacco non da poco. A chi? A loro stessi.
Perchè la società Aria è stata fortemente voluta dall’assessore regionale al Bilancio Davide Caparini. Assessore di chi? Di Attilio Fontana. E Caprini infatti non l’ha presa un granchè bene. Menomale che poi — almeno — quei 300 over 80 non siano stati rispediti a casa, e che siano riusciti ad avere il vaccino.
Scrive sempre Guido Bertolaso:
La Protezione Civile è intervenuta assistendo tutte le persone che si sono presentate al Niguarda per la somministrazione dei vaccini anti-covid. L’Ospedale ha risposto prontamente vaccinando sia i 600 cittadini “programmati” che i 300 “in più”.
Ovviamente molto dure sono state le reazioni delle opposizioni. Vinicio Piluffo, segretario Pd lombardo:
Regione Lombardia è un disastro senza fine, una ne pensa e cento ne sbaglia. Ma ancor peggio degli errori sui vaccini, sui tamponi o sui numeri, sono i continui rimpalli di responsabilità , gli scaricabarile, quella sindrome da accerchiamento dell’amministrazione che non trova giustificazione alcuna nella realtà .
Gregorio Mammì, consigliere regionale M5s:
“Peccato che alle scuse non segua una chiara assunzione di responsabilità e un cambio di strategia. Insieme alle dimissioni immediate di chi ha sbagliato”.
(da agenzie)
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Marzo 12th, 2021 Riccardo Fucile
MANZIONE, UNA DONNA PER TUTTI I GOVERNI IN CUI C’E’ RENZI
Antonella Manzione, una donna per tutti i governi in cui c’è Matteo Renzi. Da capo dei vigili urbani
di Firenze, quando Renzi era sindaco, a Palazzo Chigi, e poi al Consiglio di Stato, quando Renzi era presidente del Consiglio, a breve dovrebbe diventare la responsabile dell’Ufficio legislativo del ministero delle Pari opportunità e della Famiglia, guidato dalla ministra Elena Bonetti di Italia Viva, il partito di Renzi, anche stavolta al governo.
Sarà il plenum del Cpga, il Csm del Consiglio di Stato, a dover autorizzare Manzione. Nei giorni scorsi, come risulta al Fatto Quotidiano, la ministra Bonetti ha inviato la sua richiesta al presidente del Consiglio di Stato, Filippo Patroni Griffi: “Illustre presidente, le comunico la mia intenzione di nominare” come capo dell’ufficio legislativo “il Cons. Antonella Manzione…”.
Dal 2010 al 2013, Manzione fu comandante della polizia municipale di Firenze, fedelissima dell’allora sindaco Renzi che poi la nominò, per un anno, direttore generale del Comune. Quando, nel 2014, Renzi diventa presidente del Consiglio, facendo politicamente le scarpe a Enrico Letta, Antonella Manzione lo segue a Palazzo Chigi come potente capo dell’Ufficio legislativo e il fratello Domenico, magistrato, viene nominato sottosegretario all’Interno: evidentemente il renzismo è una passione di famiglia.
Ma torniamo alla consigliera di Stato. Approda a palazzo Spada nell’ottobre 2016, per volere di Renzi presidente del Consiglio, tra roventi polemiche dentro al Cds e con un no del futuro (allora imprevedibile) presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in quel periodo membro laico del Cpga, riunito in plenum per esprimere, come previsto, il parere alle nomine proposte dal governo.
Manzione, infatti, divenne consigliera di Stato nonostante avesse 53 anni mentre la norma prevede che bisogna averne almeno 55 per essere di nomina governativa.
A sostenere quella scelta di Renzi fu anche l’allora presidente del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno, che giustificò la deroga al vincolo dell’età parlando di interpretazione “evolutiva” della normativa alla luce dell’abbassamento dell’età pensionabile dei magistrati, anche amministrativi, da 75 a 70 anni.
A Pajno rispose Conte, facendo capire che si stava avallando un superamento ad personam dell’età minima: se si pensa a una deroga, disse, allora “sarebbe stato auspicabile che fosse stato fatto prima e per tutti e non ad hoc”. Ma non fu solo quello il motivo per cui Conte fu tra i consiglieri che si opposero.
Non lo convinceva neppure il curriculum di Manzione, laureata in Giurisprudenza sì, ma nessun dottorato, nessun ruolo da docente universitaria, nessuna esperienza di lungo corso come avvocato, un curriculum “buono, ma non elevato per quello che riguarda gli studi giuridici compiuti” e non offre neppure “ferma indipendenza di giudizio”. Ora Manzione si appresta a lavorare al ministero guidato dalla renziana Bonetti, senza neppure l’obbligo del fuori ruolo.
P. s. Proprio la ministra per le Pari opportunità , che dovrebbe essere più attenta della media alla parità di genere anche nel linguaggio, nella lettera al presidente Patroni Griffi declina al maschile il titolo di Antonella Manzione, la chiama “Il Consigliere”.
(da “NextQuotdiano”)
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Marzo 12th, 2021 Riccardo Fucile
LA POLEMICA SULLE PRIORITA’ AL MONDO DELL’INFORMAZIONE
Enrico Mentana, che di giornalisti e giornalismo ne sa, si schiera per il “no”. Dalla parte di quelli che dicono che la categoria dei giornalisti non è tra quelle che devono avere la priorità per aver accesso al vaccino. O almeno: non lo devono avere prima degli anziani o delle persone in difficoltà .
La polemica è scoppiata ieri, un po’ sui social, un po’ nella categoria. Sui social ad accendere la miccia è stata Selvaggia Lucarelli che si è scontrata con la giornalista di Focus Margherita Fronte.
La prima (a modo suo) a favore, la seconda contro. Ma comunque, la richieste dell’Ordine c’è, e in qualche regione è stata anche accolta.
Come in Sicilia, dove i giornalisti possono vaccinarsi, o in Molise, regione in cui 200 cronisti su 700 hanno avuto l’accesso alla vaccinazione.
La domanda è: i giornalisti sono a rischio? La risposta, la più sensata, è che (semmai) lo sono solo quelli che lavorano “in corsia”. Glia altri (forse) no. In questo dibattito si è inserito anche il direttore del Tg La7, che su Facebook ha scritto:
“Mi vergogno mentre leggo che c’è chi ha chiesto di inserire i giornalisti tra le categorie con precedenza vaccinale. Ancora gran parte degli anziani deve ricevere la prima dose, il presidente della Repubblica ha atteso il suo turno settanta giorni, e noi dovremmo accodarci alla congrega dei salta file che raccontiamo e denunciamo ogni giorno? Un po’ di coerenza, un po’ di dignità . O altrimenti chiediamo scusa a Schettino”
E poi in un commento ha specificato che queste frasi si riferiscono a una nota del presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna, in cui si legge:
Con molta discrezione, nonostante le sollecitazioni da alcuni territori, abbiamo atteso valutazioni sulle priorità nelle vaccinazioni, ritenendo che non si potesse parlare di noi se non dopo aver concluso la fase riguardante i medici e la tutela del sistema scolastico.
(da agenzie)
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Marzo 12th, 2021 Riccardo Fucile
UN MISTO TRA EX MILITANTI DI CASAPOUND E ULTRAS DA STADIO CHE INCITANO A PICCHIARE GLI IMMIGRATI
Paolo Berizzi ieri su Repubblica ha raccontato il fenomeno dei Vicenza blackflag, ragazzini che il
giornalista chiama “picchiatori in erba”. Perchè tramite la pagina Instagram, ora oscurata, Solidea Ardita, invitavano a picchiare gli “allogeni”, e i “tutori progressisti”. Ovvero gli immigrati e chi li protegge. In pratica organizzavano delle vere e proprie ronde:
“Noi non siamo i ragazzi della parrocchia, non siamo i boy scout e non siamo timidi borghesi che invocano le soluzioni di comodo. Noi non chiamiamo la polizia e non telefoniamo ai telegionali per i servizi anti-degrado. Noi vi veniamo a prendere, e cacciamo voi e i vostri tutori che ripetono continuamente che andrà tutto bene mentre la nostra civiltà alleva le serpi in seno”
Su Instagram era apparsa la foto con lo striscione dei Vicenza blackflag che recitava in maniera inequivocabile: “Contro le baby gang sei solo tu e la tua crew”. La crew è la nuova “ronda”. Che deve vigilare contro le baby gang degli immigrati, passando anche alle mani. Una vera e propria giustizia privata.
Ma da dove arriva? Berizzi racconta che sulla pagina di Solidea Ardita oscurata c’erano foto di manifestazioni di Casapound: il legame con le tartarughe e con Forza Nuova sarebbe confermato anche da chi a Vicenza spiega che tra i Blackflag ci sono proprio ex militanti di Casapound.
Ma anche la componente degli ultras vicentini è presente; non a caso i ragazzi della crew si vestono proprio come loro: jeans, giubbino nero, accessori dello stesso colore, comprese le mascherine. E il fenomeno riguarda ragazzi sempre più giovani: i rondisti hanno tra i 18 e i 25 anni e si ispirano anche a gruppi analoghi sorti negli altri paesi europei:
«Vi veniamo a prendere», è la minaccia rivolta ai nemici. Dice il consigliere comunale di centrosinistra Sandro Pupillo: «Dimostrazioni intimidatorie e linguaggio intriso di violenza e di razzismo sono intollerabili. Questi gruppi vanno isolati».
Il modello a cui guardano i nuovi giovani rondisti è importato da Germania e Francia
Ma nel nord Italia le ronde non sono apparse oggi: basti pensare alle ronde padane dei primi anni 2000, quelle della Lega.
(da agenzie
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Marzo 12th, 2021 Riccardo Fucile
“LA QUESTIONE AMBIENTALE RIGUARDA IL FUTURO DEI NOSTRI FIGLI, SARA’ LA POLITICA DEL FUTURO”
Il sindaco di Milano Beppe Sala ha deciso: “Aderisco ai Verdi europei”.
In un’intervista a Repubblica spiega: “La questione ambientale riguarda il nostro presente e il futuro dei nostri figli. Come cittadino e come sindaco sono sempre più convinto che il miglioramento delle politiche pubbliche parta dalle strategie di sviluppo delle città . E miglioramento per me significa puntare con coraggio e decisione su sviluppo sostenibile e avanguardia ambientale”.
Interpellato sulle vicende dem, per Sala il Pd sta pagando la “scelta di dare troppo spazio, da troppi anni, alle correnti”.
“Per me aderire ai Verdi Europei significa, prima di tutto, fare meglio il sindaco di Milano. E rendere Milano una città sempre più protagonista nello scenario internazionale”, aggiunge.
E sul rapporto con il Pd spiega: “Nella mia esperienza personale da sindaco, l’interlocuzione con il Partito democratico è stata sempre positiva e leale. Il Pd milanese è tra i più solidi d’Italia e vanta rappresentanti e militanti competenti e appassionati. In molti territori e amministrazioni locali il partito è forte ed efficiente. Ora però il Pd nazionale sta attraversando un momento difficile e io non avrei propriamente il diritto di dire la mia da ‘interno’, perchè non lo sono, ma Zingaretti paga la scelta del Pd di dare troppo spazio, da troppi anni, alle correnti. Spero che questo momento possa essere superato presto e aggiungo solo che seguirò con interesse l’assemblea nazionale”
Su Enrico Letta alla segreteria, Sala confida: “Enrico è un amico e un suo ruolo attivo in questa fase non potrebbe che farmi piacere, ma, ripeto, non sta a me giudicare la discussione interna al Pd”.
(da agenzie)
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Marzo 12th, 2021 Riccardo Fucile
IL DECRETO NON E’ STATO ANCORA EMANATO… IL SOLITO COMPROMESSO TRA RIGORISTI E APERTURISTI
Stanno emergendo le prime certezze su quello che sarà il quadro normativo anti Covid delle
prossime settimane: dal 3 al 5 aprile tutta Italia sarà in zona rossa, compresi quindi i giorni di Pasqua e Pasquetta.
La decisione è emersa dalla riunione in corso stamattina, 12 marzo, tra presidenti di Regione, Enti locali e i ministri Roberto Speranza e Mariastella Gelmini. Tutta Italia «eccetto le zone bianche», avrebbe precisato il ministro della Salute. Inoltre, Speranza ha comunicato che nelle prossime settimane, dal 15 marzo al 6 aprile, le zone gialle diventeranno automaticamente arancioni.
Confermato anche l’ingresso più tempestivo e diretto in area rossa: tutte le regioni che hanno incidenza settimanale superiore a 250 casi su 100 mila verranno inserite nell’area con le misure più severe attraverso lo strumento delle ordinanze del Ministro della Salute.
Il monitoraggio è già stato consegnato ieri nelle mani dell’esecutivo, e più tardi si rifiniranno i dettagli dei provvedimenti nel decisivo Consiglio dei ministri, convocato dopo la riunione di stamattina e presieduto dal presidente del Consiglio Mario Draghi.
«La diffusione del virus in questa fase è decisamente più veloce a causa dell’impatto delle varianti e questo rende condivisibili le scelte che il Governo si appresta a fare con un decreto legge dettato dalla situazione epidemiologica», ha commentato Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni. All’incontro erano presenti anche il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, il capo del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli e il coordinatore del Cts Agostino Miozzo.
Mini lockdown di Pasqua
Il nuovo provvedimento del governo dovrebbe riproporre quindi il modello delle feste blindate, già sperimentato a Natale e Capodanno 2020: l’esecutivo deciderà quasi certamente per dei mini lockdown nei giorni di Pasqua, Pasquetta compresa. Misure che, nello specifico, potrebbero tradursi nella chiusura dei ristoranti, nel divieto di spostamento — salvo motivi di lavoro, salute e urgenza — e in un numero massimo di persone non conviventi da poter invitare in casa.
Stop area gialla
Già da settimane gli esperti si dicono scettici sull’efficacia della zona gialla nella gestione dell’epidemia, ormai in balia delle varianti del Sars-Cov-2. Superare l’area gialla rispetto al diffondersi della variante inglese. Il Comitato tecnico scientifico ha avanzato l’ipotesi di far passare in arancione tutte le regioni ancora in area gialla, così da gestire al meglio il periodo oggetto del prossimo Dl. Ipotesi avallata dallo stesso ministro della Salute.
Misure più rigide dal 15 marzo
Se questo quadro dovesse essere confermato, potrebbe non essere necessario inserire nel provvedimento una stretta ad hoc per i weekend, che negli ultimi giorni ha spaccato la maggioranza tra una componente rigorista (Pd e M5s) e una contraria a ulteriori chiusure (Lega su tutti). Con la tutte le Regioni in rosso e arancione, misure più rigide entreranno direttamente in vigore da lunedì 15 marzo in larga parte del Paese.
Spostamenti
Nelle Regioni arancioni — e in tutta Italia nei giorni 3, 4 e 5 aprile (comprese quindi Pasqua e Pasquetta, ndr) — «è consentito, in ambito comunale, lo spostamento verso una sola abitazione privata abitata, una volta al giorno», tra le 5 e le 22, «e nei limiti di due persone ulteriori rispetto a quelle ivi già conviventi, oltre ai minori di anni 14 sui quali tali persone esercitino la responsabilità genitoriale e alle persone disabili o non autosufficienti conviventi».
Nessuno spostamento, invece, è consentito nelle zone rosse — con le solite eccezioni per casi di necessità e lavoro. Probabile la proroga del divieto di spostamento tra Regioni fino a dopo Pasqua: attualmente il divieto è previsto in vigore fino al 27 marzo.
La chiusura dei parchi e il nodo della scuola
In discussione l’opzione di sospendere la didattica in presenza nelle scuole a partire dalla zona arancione, oltre alla chiusura dei parchi in chiave anti-assembramento.
(da agenzie)
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Marzo 12th, 2021 Riccardo Fucile
DOPO IL RITIRO DEL LOTTO DEL VACCINO E’ SCOPPIATO IL PANICO
ABV2856, è il numero del lotto di vaccino AstraZeneca anti-Covid che l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha ritirato in via precauzionale dopo la segnalazione di alcuni eventi avversi nel nostro territorio.
Ed è anche la sequenza di lettere e numeri che ieri ha gettato nel panico le persone — 1.512.000 in Italia — che hanno già ricevuto il siero di Oxford dall’inizio della campagna vaccinale: perlopiù insegnanti, forze dell’ordine e altre categorie a rischio.
Gli eventi avversi a cui ha fatto riferimento l’Aifa sono due morti registrate in Sicilia cronologicamente dopo la somministrazione del vaccino, ma l’agenzia ha specificato che “al momento non è stato stabilito alcun nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino e tali eventi” e che “sta effettuando tutte le verifiche del caso”.
Intanto la Danimarca aveva sospeso temporaneamente e in via precauzionale la somministrazione di un altro lotto del vaccino prodotto dall’azienda anglo-svedese dopo la segnalazione di gravi casi di coaguli nel sangue in alcuni pazienti.
“Dobbiamo continuare a credere nel valore di questi vaccini, il rapporto fra il beneficio e il rischio resta favorevole. Bisogna considerare questi eventi con molta tranquillità e credere nella validità della campagna di profilassi. Il preparato di AstraZeneca è capace di prevenire la malattia e gli effetti gravi” ha dichiarato il direttore dell’Agenzia del farmaco Nicola Magrini.
Dalla Gran Bretagna intanto arriva un dato: su 10 milioni di dosi somministrate sono stati registrati solo 22mila controindicazioni. Ma sia l’Ema che l’Aifa raccomandano prudenza “fino a quando avremo elementi certi per escludere o confermare il nesso causale con gli episodi verificatisi”: un’attesa che, però, genera panico e sconforto.
Lo riportano le cronache locali: coloro che stanno avvertendo i sintomi come febbre o dolori intramuscolari temono che non si tratti solo di una reazione normale e passeggera.
Come denuncia Repubblica, le persone che hanno già preso una dose vogliono essere rassicurate prima di ricevere la seconda, e chi è prenotato per AstraZeneca ora vuole ricevere il vaccino Pfizer o Moderna, o piuttosto non immunizzarsi affatto.
In molti protestano perchè, dopo aver superato le resistenze legate ai dubbi su potenziali effetti collaterali, sentono che la fiducia riposta nel vaccino è stata tradita. I medici e le Asl, presi d’assalto dalle richieste di chiarimento, raccomandano ai pazienti che hanno già ricevuto il siero AstraZeneca di non fare nulla in assenza di sintomi. Ma bloccare l’ondata di panico non sarà facile nè per gli addetti ai lavori nè per le autorità governative che portano avanti la campagna.
Ieri, subito dopo la notizia del ritiro del lotto incriminato, il premier Mario Draghi ha diffuso un messaggio. “Da un colloquio telefonico con Ursula Von der Leyen è emerso che non c’è alcuna evidenza di un nesso tra i casi di trombosi registrati in Europa e la somministrazione del vaccino Astrazeneca”, hanno riferito fonti di Palazzo Chigi.
(da TPI)
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Marzo 12th, 2021 Riccardo Fucile
NEL PRIMO TRIMESTRE SARANNO 30 MILIONI DI DOSI, UN TERZO DEGLI OBBLIGHI CONTRATTUALI
AstraZeneca ha annunciato un ulteriore taglio alla fornitura di dosi nell’Ue: nel primo trimestre
saranno 30 milioni dosi, un terzo degli obblighi contrattuali e il 25% in meno rispetto agli impegni presi il mese scorso. Lo riporta la Reuters.
Secondo gli ultimi dati forniti a Bruxelles, l’azienda farmaceutica prevede di fornire 30,1 milioni entro la fine marzo e altri 20 milioni ad aprile. Il 25 febbraio, il Ceo di AstraZeneca, Pascal Soriot, aveva annunciato in commissione al Parlamento europeo che la società avrebbe tentato di fornire 40 milioni di dosi entro la fine di marzo.
(da agenzie)
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