Giugno 17th, 2021 Riccardo Fucile
NEL LAZIO 1 SU 10 NON VUOLE IL MIX
I timori per le eventuali reazioni avverse e i cambiamenti della strategia vaccinale creano difficoltà nella campagna di immunizzazione
“Fra il 93 e il 95 per cento degli over 60 in Liguria ha rifiutato dopo il 9 giugno AstraZeneca nonostante le indicazioni del ministero e del Cts siano rassicuranti per questa fascia di età”.
A riportare i dati è il Corriere della Sera, che spiega come ad influire sulla scelta non ci sia solo il cambiamento di indicazioni da parte degli enti sanitari (“prima ‘raccomandato’ solo per i giovani, poi per gli anziani, poi aperto a tutti, infine vietato agli under 60”), ma anzitutto la vicenda di Camilla Canepa, 18enne genovese morta nove giorni dopo avere ricevuto il vaccino anglo-svedese.
Intanto i periti incaricati dalla Procura della Repubblica di Genova continuano il loro lavoro per accertare le circostanze della morte della ragazza e chiarire se davvero fosse portatrice di una patologia relativa alla carenza piastrinica e ne fosse a conoscenza. Ma “anche Johnson & Johnson che riscuoteva un certo successo per il vantaggio di essere somministrato con una sola dose segna il passo”, scrive il Corriere.
Nel Lazio, invece, sembra esserci diffidenza nei confronti della vaccinazione eterologa. Secondo i dati diffusi ieri, sono stati oltre 8mila le seconde dosi effettuate con Pfizer o Moderna ad under 60 vaccinati con una prima dose di Astrazeneca. C’è però chi vorrebbe completare il ciclo vaccinale con lo stesso vaccino. E così 1 cittadino laziale su 10 rifiuta il vaccino eterologo.
Intervistato dal Corriere della Sera l’assessore alla Sanità e Integrazione socio sanitaria Alessio D’Amato dice: “Vogliamo siano dissipati tutti i dubbi. Riceviamo fiumi di lettere da cittadini informati, di livello culturale medio alto, specie insegnanti e docenti universitari tra 50 e 60 anni, che vorrebbero non cambiare vaccino e mantenersi su Vaxzevria (AstraZeneca, ndr) in quanto non sono convinti che il mix sia sicuro. Non si possono trascurare le loro obiezioni, sono circa il 10 per cento dei vaccinandi. La maggior parte dei richiami è stata eseguita utilizzando PfizerBioNTech, come prescrive il ministero. Ma questi casi come li risolviamo?”.
D’Amato prosegue: “La circolare del ministero e la determina di Aifa sono discordanti. La prima è perentoria, la seconda è possibilista, basta leggere bene l’articolo 2: non esclude che il medico possa decidere in scienza e coscienza quale tipo di vaccino somministrare avvalendosi del meccanismo dell’off label (prescrizione non contenuta nel bugiardino). Oppure dobbiamo ricorrere all’obbligo? L’obbligo è un errore”.
“Meglio dare una doppia dose di Vaxzevria a chi la chiede, dietro la sottoscrizione di uno specifico consenso informato, che negare la seconda dose, azzardo oltretutto pericoloso visto che se la profilassi non viene completata c’è il rischio di essere infettati dalla variante Delta, la cosiddetta indiana”, sottolinea l’Assessore.
E poi ci sono i medici che chiedono come comportarsi: “Hanno paura di essere denunciati se dispensano un tipo di vaccino diverso da quello richiesto o viceversa. Anche loro devono poter lavorare in serenità”.
(da agenzie)
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Giugno 17th, 2021 Riccardo Fucile
“ALLARMA VOLONTA’ ITALIANA DI ABOLIRE CRITERI DEL DEBITO”
Vienna chiede il ritorno alle rigide regole di bilancio europee, dopo la sospensione del
Patto di stabilità e crescita per fronteggiare la pandemia di Covid-19.
“L’Europa non scivolerà in un’Unione del debito”, ha avvertito il ministro delle Finanze, Gernot Blumel, convinto che “creare debiti sia pericoloso, anche con bassi tassi di interesse”.
“Paesi come la Francia o l’Italia vorrebbero abolire i criteri di Maastricht. È allarmante da un punto di vista economico e morale”, ha affermato Blumel.
La Commissione europea vorrebbe rivedere le regole che impongono agli Stati un deficit che non superi il 3% del Pil e un debito pubblico sotto il 60% del Pil.
Ma l’Austria, tra i Paesi frugali, vorrebbe invece un ritorno alle vecchie norme, senza alcuna modifica. E conta di trovare alleati sia in Germania che nei Paesi Bassi.
In Germania il tema è già stato ampiamente sdoganato da Wolfgang Schäuble, presidente del Bundestag e ministro delle Finanze tedesco dal 2009 al 2017, che da settimane va ripetendo all’Ue – e a Mario Draghi in particolare – di prendere provvedimenti per evitare una “pandemia del debito”.
(da agenzie)
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Giugno 17th, 2021 Riccardo Fucile
PUTIN IN DIFFICOLTA’: “HO GIA’ RISPOSTO AI SUOI COLLEGHI” E CAMBIA DISCORSO
“Signor presidente, la lista dei suoi avversari politici morti o in carcere è lunga.
Chiedono libere elezioni, di cosa ha paura?”. Così Rachel Scott, giornalista Abc, ha incalzato (irritandolo) il presidente Russo Vladimir Putin durante la conferenza stampa successiva all’incontro con il presidente Usa Joe Biden.
Il presidente russo, che è apparso contrariato dalla domanda della cronista americana, ha replicato. “Ho già risposto ai suoi colleghi, lo ripeto. Gli Stati Uniti hanno pubblicamente dichiarato la Russia come nemica”.
Nessun ‘reset’, nessuna svolta nel primo vertice di ieri tra Joe Biden e Vladimir Putin, ma nella biblioteca di Villa La Grange a Ginevra è stata stabilita una linea di dialogo e concordato un inizio di collaborazione: dal ritorno dei rispettivi ambasciatori alle consultazioni contro i cyber attacchi sino all’avvio di negoziati sul disarmo.
Con tanto di dichiarazione comune sulla stabilità nucleare volta a scongiurare una guerra atomica. Resta invece un abisso sui diritti umani, su cui Putin non accetta lezioni.
(da agenzie)
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Giugno 17th, 2021 Riccardo Fucile
NON E’ L’UTOPISTA OBAMA, NE’ L’AMICO TRUMP: E SI DIMOSTRA UN BRUTTO CLIENTE PER PUTIN… A GINEVRA HA RIAFFERMATO I VALORI DELL’OCCIDENTE E PUTIN HA CAPITO CHE IL VENTO E’ CAMBIATO
I due presidenti che hanno preceduto l’amministrazione democratica di Joe Biden, con gli otto anni del cerebrale, algido, raziocinante Barack Obama e la sua utopistica visione di un mondo senza conflitti, la freddezza verso ogni impegno concreto in campo, vedi impotenza nel conflitto in Siria, e i quattro anni di nazionalista e populista politica di Donald Trump, nei fatti subalterna a Mosca, sono stati stagione felice per il presidente russo Vladimir Vladimirovic Putin.
Con Trump si intendeva alla perfezione, chi lo conosce bene dice che il presidente repubblicano sognava di governare Washington come Putin a Mosca, pugno di ferro pubblico e sfrenato lusso privato, senza dissensi e opposizione.
E Putin non temeva affatto il tono da giurista di Harvard di Obama, sempre perbene, sapendo che il mondo è rozzo, violento, aggressivo, le parole volano, il polonio ai dissidenti e le milizie schierate in Crimea, Donbass, al confine con l’Ucraina restano.
Ma l’anziano, esperto, cauto, moderato Joe Biden, che la rete conservatrice Fox News, e i suoi adepti in Europa, irridono come “vecchio demente”, è un brutto cliente per l’ex ufficiale dello spionaggio Kgb Putin.
Al vertice in Svizzera, Biden è arrivato con un’agenda precisa: dichiarare al leader russo, definito “killer”, assassino, nella recente intervista alla Abc, che non si sta affatto aprendo una nuova Guerra Fredda, che su clima e armi nucleari si continuerà a trattare, che le forniture di gas e petrolio alla Germania e agli altri paesi Ue possono continuare senza strappi, ma che l’idea degli Stati Uniti distratti come con Obama, o supini come con Trump, è chiusa.
Dal dissidente Navalny, alle continue scorribande informatiche che, progettate nei paesi dell’ex Unione Sovietica legati a Putin, investono infrastrutture occidentali, la carta bianca a Mosca è finita.
Putin è il più astuto ed esperto uomo di Stato all’opera nel XXI secolo, e ha subito capito la lezione: i raid cibernetici saranno “ripagati dalla stessa moneta”, esplicita minaccia di Biden a rappresaglie contro la non sempre formidabile rete informatica russa.
C’era, e in Italia non è stata rilevata a sufficienza, una seconda piega nelle indicazione strategiche di Biden: la Casa Bianca è persuasa che la Cina sia il vero rivale a venire, nell’economia e nello scontro militare, e quindi sia necessario, in qualche modo, staccare Putin, ormai vassallo di Xi Jinping, dal formidabile alleato.
Per il vanitoso presidente dell’ex Urss già il summit con Biden è un riconoscimento e, infatti, i media ufficiali russi sono stati istruiti con foga “dare risalto positivo al meeting in Svizzera!”. Come, ubbidienti, hanno subito fatto.
(da Huffingtonpost)
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