Destra di Popolo.net

COSA VUOLE DAVVERO PUTIN, A PARTE IL CONTROLLO DELL’UCRAINA? IL “NEW YORK TIMES” LO SPIEGA BENE

Agosto 14th, 2025 Riccardo Fucile

“VUOL SEPARARE GLI STATI UNITI DALL’EUROPA E INDEBOLIRE O DISTRUGGERE LE RELAZIONI TRANSATLANTICHE CREATE DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE. …VUOLE CHE LA NATO PONGA FINE A OGNI ESPANSIONE, RITIRI LE TRUPPE DAI PAESI CHE VI HANNO ADERITO POST 1997, COMPRESI GLI EX SOVIETICI, E NEGOZI UNA NUOVA ‘ARCHITETTURA DI SICUREZZA’ CHE RICONOSCA LA VECCHIA SFERA DI INFLUENZA SOVIETICA”

Trump nel corso della conference call a cui partecipava anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha rassicurato i leader impegnandosi: «Se il primo incontro andrà bene, ci sono ottime probabilità che organizzeremo un secondo meeting fra Putin e Zelensky. Più produttivo del primo perché avrò capito dove siamo». La tela pazientemente intessuta dall’ambasciatore Usa alla Nato Matthew Whitekar – che ha svolto un ruolo chiave nell’incoraggiare The Donald a riconoscere il valore dell’alleanza e a considerare il punto di vista europeo – ha retto, tanto che il presidente ha poi parlato di «Ottima riunione».
Ma intanto il presidente degli Stati Uniti, pur ostentando ottimismo e ribadendo di volere «la fine della guerra di Joe Biden» non solo non si sbilancia su cosa dirà a Putin. Ma mette addirittura le mani avanti, dicendo di non sapere se potrà impedirgli di continuare a colpire i civili. «Mi è già successo di avere colloqui positivi con lui e poco dopo scoprire che un suo razzo ha colpito una casa di riposo o un condominio e c’erano molti morti» ha detto rispondendo alla specifica domanda di un giornalista in merito: «Non posso fermarlo, mi sono già trovato in questa situazione»
Se però la trattativa con Mosca dovesse fallire, assicura, «ci saranno conseguenze», ma non specifica quali. Lo fa per lui
poco dopo il segretario al Tesoro Scott Bessent: «Se il colloquio andrà male, sanzioni e dazi secondari aumenteranno». Mentre un alto funzionario statunitense conferma ad Axios che in quel caso «continueremo anche a vendere armi all’Ucraina». Allo stesso sito d’informazione, d’altronde, un’altra fonte sussurra: «Trump è ancora arrabbiato con Putin, se potesse scegliere gli affonderebbee l’economia. Se usa una retorica che può sembrare filorussa è perché pensa di poter ottenere così più risultati».
Il Cremlino, però, sembra inamovibile: «La posizione della Russia resta invariata ed è quella già espressa poco più di un anno fa, il 14 giugno 2024», ha affermato ieri il portavoce del Ministero degli Esteri Alexei Fadeev, riferendosi al discorso pronunciato da Putin un anno fa, dove delineò le sue condizioni per arrivare alla pace: il ritiro completo delle forze di Kiev da regioni chiave ucraine insieme all’abbandono delle sue ambizioni per far parte della Nato. Proposte che indignarono l’Occidente Di sicuro l’atteggiamento di Mosca – lo sottolinea il New York Times – preoccupa gli analisti.
«Resta il timore che la conversazione pianificata in fretta con gli europei finisca solo per fare il gioco di Putin, maestro di manipolazione». Non basta: gli obiettivi dichiarati del russo, lo sottolinea ancora il giornale, non si limitano all’Ucraina: «Vuol separare gli Stati Uniti dall’Europa e indebolire o distruggere le relazioni transatlantiche create dopo la Seconda Guerra Mondiale. Vuole che la Nato ponga fine a ogni espansione, ritiri le truppe dai paesi che vi hanno aderito post 1997 – compresi gli ex sovietici – e negozi una nuova “architettura di sicurezza” che riconosca la vecchia sfera di influenza sovietica».
(da La Repubblica)

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“QUANDO VIENE ATTACCATA, LA RUSSIA HA UNA GRANDE CAPACITÀ DI RESISTENZA. QUANDO PUNTA A ESPANDERSI E INVADE, NON SOLO RISCHIA BRUCIANTI SCONFITTE MA TERREMOTA IL REGIME CHE SI È GETTATO NELL’AVVENTURA”

Agosto 14th, 2025 Riccardo Fucile

IL “CORRIERE” FA UN RIPASSO DI STORIA: “L’IDEA CHE LA RUSSIA NON POSSA PERDERE ALCUNA GUERRA È UNO DEI CARDINI DELLA PROPAGANDA DEL CREMLINO DALL’INVASIONE DELL’UCRAINA: PIÙ CHE UNA VERITÀ (CHE NON È) SEMBRA UNA SCARAMANZIA” – BASTA RICORDARE COSA AVVENNE NELLA GUERRA DI CRIMEA DEL 1853, NELLA GUERRA RUSSO-GIAPPONESE DEL 1904, NELLA BATTAGLIA DI TANNENBERG MONDIALE E NELLA GUERRA INAFGHANISTAN NEL 1979…

Donald Trump e il suo inviato speciale per le guerre Steve Witkoff sembrano poco interessati alla storia […] In verità, nemmeno molti leader europei danno grande importanza ai suggerimenti del passato o, meglio, vanno sul molto facile: in vista del vertice d’Alaska, domani, tra il presidente americano e quello russo Vladimir Putin, temono per esempio che si ripetano Monaco 1938 o Yalta 1945.
Cioè il cedimento dell’Occidente a Hitler oppure la spartizione dell’Europa con Stalin. Ci sono invece alcuni eventi nemmeno troppo remoti dei quali l’uomo forte del Cremlino è certamente cosciente. Averli presenti nella conversazione politica europea può forse aiutare a cambiare la lettura dell’invasione dell’Ucraina; almeno, a relativizzare i muscoli di Putin.
Durante la Guerra di Crimea (1853-1856) la Russia zarista subì una sconfitta storica che le fece perdere, oltre a mezzo milione di uomini, Moldavia e Valacchia (Romania) e l’accesso militare al Mar Nero. Uno choc per l’impero zarista.
Nella guerra russo-giapponese del 1904-1905 Mosca fu militarmente umiliata dal Sol Levante (perse Manciuria e Corea) e la sconfitta non fu insignificante nello scatenare la rivoluzione del 1905 che fece vacillare il regime e costrinse lo zar Nicola II ad alcune riforme.
All’inizio della Prima guerra mondiale, la Russia subì un rovescio nella battaglia di Tannenberg a opera dei tedeschi: fu l’inizio di una rotta che finì con la Rivoluzione Bolscevica di Lenin nel 1917 e la caduta del regime zarista.
Il crollo dell’Urss, a inizio Anni Novanta, ha molto a che fare con la disastrosa invasione dell’Afghanistan iniziata nel 1979 e terminata nel 1989 con la sconfitta e la ritirata di Mosca.
Quando viene attaccata, per esempio da Napoleone e da Hitler, la Russia ha una grande capacità di resistenza. Quando punta a espandersi e invade, non solo rischia brucianti sconfitte: terremota il regime che si è gettato nell’avventura. L’idea che la Russia non possa perdere alcuna guerra è stata uno dei cardini della propaganda del Cremlino e dei suoi sodali dall’invasione dell’Ucraina del febbraio 2022: più che una verità (che palesemente non è) sembra una scaramanzia. È il fronte interno, per quanto militarizzato dalla propaganda nazionalista, lo storico punto debole dei regimi russi. L’Europa lo ricorda poco.
(da agenzie)

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FERRAGOSTO SUPER CAFONE: DAL SALENTO ALLE DOLOMITI, VIAGGIO NELL’ITALIA DEL TURISMO CHE LASCIA IL SEGNO

Agosto 14th, 2025 Riccardo Fucile

L’ASSALTO DEI TURISTI POCO RISPETTOSI

Ferragosto, per molti, significa relax: lettino, libro e ombrellone. Per altri, invece, è un’operazione di conquista in piena regola. In
alcune località balneari e montane, la presenza di turisti poco rispettosi si trasforma in un assalto organizzato: spiagge, scogli e sentieri diventano spazi da occupare. E se è vero che Ferragosto è storicamente uno di quei momenti in cui gli amici si ritrovano e le famiglie si riuniscono, spesso questo avviene a danno del patrimonio naturalistico e non solo.
Campeggi improvvisati e gare di moto d’acqua
A Porto Cesareo, nel cuore dell’area marina protetta, un isolotto lungo la Riviera di Ponente è stato trasformato in un campeggio improvvisato: grandi ombrelloni, paraventi, tende piantate con precisione. I residenti li hanno ribattezzati i «padroni dell’isolotto» per l’organizzatissima struttura che hanno in piedi. Come riportato dal Messagero, a Gallipoli il copione cambia, perché oltre all’affollamento, si registrano episodi pericolosi: bottiglie d’acqua lanciate contro auto in transito e moto d’acqua che sfrecciano a pochi metri dalla riva, sollevando onde che disturbano bagnanti e sportivi e costringendo la Guardia Costiera a multe e interventi continui.
Da Sud a Nord
In Liguria, ad Alassio, la spiaggia si è trasformata in un ring da boxe: una lite tra un giovane e un bagnino è degenerata in un’aggressione fisica davanti a decine di persone, con il video subito diffuso sui social. In Sardegna, l’inciviltà si misura in rifiuti: sacchi di plastica, mozziconi e resti di picnic abbandonati anche nelle spiagge più note come Is Arutas. Secondo Legambiente, ci sono in media 892 rifiuti ogni 100 metri di litorale, il 78% dei quali è plastica. Nemmeno la montagna è
risparmiata: sulle Dolomiti e nelle Orobie si segnalano escursionisti impreparati, rifugi danneggiati e bivacchi vandalizzati.
(da agenzie)

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POMPEI: TURISTA SCOZZESE SCOPERTO CON SEI PIETRE NELLO ZAINO, IL FUURTO SVENTATO DA UNA GUIDA

Agosto 14th, 2025 Riccardo Fucile

DENUNCIATO PER FURTO AGGRAVATO

Voleva portarsi un souvenir della sua visita agli scavi di Pompei ma gli è andata male. Il turista è stato colto sul fatto da una guida, che stava accompagnando alcuni stranieri tra le domus
della città che nel 79 d.c. fu sepolta dalle ceneri del Vesuvio. Di sera, nei pressi della basilica, ha notato l’uomo raccogliere alcuni pezzi di pavimento, adagiandole nello zaino. Senza pensarci, la guida ha avvisato la direzione del parco e il corpo di vigilanza di piazza Esedra, raccontando loro cosa stava accadendo e descrivendo con precisione cosa indossava l’uomo.
La ricerca e l’individuazione del turista furbetto
Vigilanza e Direzione hanno allertato i carabinieri del posto fisso scavi, chiedendo loro di individuare il responsabile. I militari lo troveranno poco dopo, nei pressi della stazione Eav di Villa dei Misteri. Nello zaino ancora 5 pietre e un frammento di laterizio. Il turista, uno scozzese di 51 anni, è stato denunciato per furto aggravato. Gli oggetti raccolti sono stati recuperati e restituiti al Parco. «Complimenti e grazie alla guida turistica cosi’ attenta, ai nostri ottimi custodi e addetti alla vigilanza e all’Arma dei Carabinieri per questo intervento sinergico per la tutela del patrimonio», ha dichiarato il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel.
(da agenzie)

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“MIO FRATELLO UN MILIZIANO? LA SUA UNICA MISSIONE ERA VOLER FARE IL REPORTER”

Agosto 14th, 2025 Riccardo Fucile

PARLA LA FAMIGLIA DI AL-SHARIF, IL GIORNALISTA UCCISO A GAZA E SMONTA LE BALLE DELLA PROPAGANDA DI ISRAELE

Mahmoud, fratello di Anas Al Sharif, il giovane giornalista di Al Jazeera ucciso domenica con altri cinque colleghi in un raid mirato dell’esercito israeliano a Gaza, parla al Corriere della Sera. Ci tiene a respingere le accuse dell’Idf che hanno agito «perché terrorista di Hamas».
«È tutto falso, non lo è mai stato. È propaganda. La campagna contro di lui è partita un mese dopo l’inizio della guerra, perché a Israele non piaceva la sua notorietà. A dicembre 2023, ci hanno bombardato la casa e nostro padre è morto».
«Fotografava gli eventi politici della Striscia, ma non vuol dire essere affiliati»
Non era a capo di nulla: era un fotoreporter, un povero uomo di Gaza. Non un miliziano», racconta. E aggiunge: «È doloroso sentire queste parole su di lui che ha vissuto il mestiere come
una missione: era tra gli unici rimasti a Nord, lo hanno ucciso ora perché mostrava la carestia». Anas, spiega il fratello, non ha mai ricevuto pagamenti dal gruppo terroristico, come ha scritto il portavoce dell’esercito. Prima della guerra ha seguito come giornalista i comizi e le celebrazioni di Hamas e della Jihad islamica perché «fotografava gli eventi politici della Striscia, e poi mandava le immagini alle agenzie. Ma questo non vuol dire essere affiliati». «Perché l’Idf non ha preso di mira solo lui. Sapevano dove stava, ha passato gli ultimi ventidue mesi nella tenda dei media, davanti all’Al Shifa: potevano arrestarlo e interrogarlo. Perché uccidere in questo modo? Come giustificano la morte degli altri cinque colleghi?», racconta l’uomo. Bihan di cognome fa Sinwar. Anche su questo punto la famiglie respinge ogni sospetto: «Voglio che sia chiaro: non è una parente dell’ex leader di Hamas, come ha detto qualcuno. Sinwar è un cognome molto comune qui».
(da agenzie)

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ORA TRUMP PUNTA A CEDERE I MINERALI DELL’ALASKA (E DELL’UCRAINA) A PUTIN PER TRATTARE SULLA PACE

Agosto 14th, 2025 Riccardo Fucile

CINQUE I PUNTI A SOSTEGNO DI KIEV PRESENTATI DALLA UE

Donald Trump sembra più che mai allineato con l’Europa, dopo l’incontro di ieri con Zelensky, Macron, Starmer, Merz, Meloni, Tusk per la Polonia, Stubb per la Finlandia, von Der Leyen e Costa per la Ue e il segretario generale della Nato, Mark Rutte. Il presidente del consiglio europeo Costa ha dichiarato che «Trump ha condiviso con noi tre obiettivi molto importanti: il cessate il fuoco, Ucraina al centro dei negoziati e la disponibilità degli Usa di condividere con l’Europa gli sforzi per rafforzare le condizioni di sicurezza in Ucraina dopo una pace giusta». Ma quali sono realmente i punti su cui può partire una trattativa?
I cinque punti proposti dall’Unione europea
Trump nell’incontro con il leader del Cremlino vuole «ottenere un cessate il fuoco e di sondare il terreno su un possibile accordo di pace finale», prima di un eventuale incontro a tre con Zelensky che Macron preferisce si avvii in un Paese neutrale europeo. I paesi dell’Ue hanno presentato al presidente americano cinque punti. Li ricostruisce oggi Guerrera su Repubblica, così come li ha descritti il cancelliere Merz. Primo: l’Ucraina al tavolo dei negoziati e futuro trilaterale con Zelensky. Secondo: Kiev pronta a «negoziare sulle questioni territoriali ma serve un congelamento del fronte attuale, senza riconoscimento dell’occupazione russa». Terzo: «Kiev deve poter contare su efficaci garanzie sulla propria sicurezza, tra le quali forze armate senza limiti, capaci di preservarne la sovranità». Quarto: «I negoziati devono essere parte di una strategia transatlantica congiunta». E infine il quinto: «Bisogna mantenere alta la pressione delle sanzioni». Di queste proposte una va in porto: il vertice trilaterale e dare delle garanzie americane alla Coalizione dei Volenterosi, ossia il piano stilato da Regno Unito, Francia e altri per il dopoguerra dell’Ucraina. Non Nato, ma dagli Usa. E questo permetterebbe una garanzia sulla sicurezza di Kiev. Quella che sicuramente non passa è la questione territoriale. Il presidente USA ritiene che gli ucraini debbano cedere parti del loro territorio a Mosca per arrivare a un percorso di pace. Ipotesi questa non sostenuta dai leader europei. L’ipotesi tra l’altro non benamata è che Washington voglia proporre l‘Ucraina come una sorta di Cisgiordania in occupazione israeliana. Il piano “esclusivo” di Witkoff è stato citato ieri sul Times. Se concreto, le nebbie su Kiev e Mosca potrebbero svanire nell’arco di questa giornata. Alla vigilia di un incontro con Putin che si riserva tutt’altro che semplice.
Trump e i minerali per la pace
Trump si starebbe preparando a offrire a Vladimir Putin l’accesso russo a minerali e terre rare in Alaska e a revocare alcune sanzioni all’industria aeronautica a Mosca per incentivarlo a porre fine alla guerra in Ucraina. A riportarlo è il quotidiano britannico Telegraph, che cita “fonti informate”, alla vigilia del previsto vertice fra i due presidenti nella base militare vicino ad Anchorage. «Il presidente degli Stati Uniti arriverà all’attesissimo incontro con la sua controparte russa venerdì armato di una serie di opportunità di guadagno per Putin. Tra queste, l’apertura delle risorse naturali dell’Alaska a Mosca e la revoca di alcune delle sanzioni americane all’industria aeronautica russa». E tra le proposte figura anche quella di concedere a Putin «l’accesso ai minerali di terre rare nei territori ucraini attualmente occupati dalla Russia», scrive ancora il giornale, secondo il quale il segretario al Tesoro Usa, Scott Bessent, sarebbe tra i membri dell’amministrazione che informeranno Trump prima del suo incontro con il numero uno del Cremlino. «Oltre alla revoca delle sanzioni, il Telegraph può ora rivelare che gli Stati Uniti si stanno preparando a offrire a Putin altri incentivi finanziari per porre fine alla guerra, tra cui l’accesso ai minerali di terre rare nelle aree dell’Ucraina attualmente occupate dalla Russia. Si ritiene che l’Ucraina detenga il 10% delle riserve mondiali di litio, utilizzato nella produzione di batterie. Due dei suoi maggiori giacimenti di litio si trovano in aree controllate dalla Russia, e Putin ha rivendicato
i preziosi minerali presenti nelle regioni occupate dalle sue forze armate». «Esistono una serie di incentivi, tra cui un potenziale accordo tra minerali e terre rare potrebbe essere uno di questi», ha dichiarato al Telegraph la fonte.
(da Open)

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“PERCHE’ C’E’ IL COLOSSEO A VERONA?”: LE DOMANDE PIU’ ASSURDE E I COMPORTAMENTI “CAFONI” DEI TURISTI NELLE CITTA’ ITALIANE

Agosto 14th, 2025 Riccardo Fucile

TRA TOUR LAMPO E MALEDUCAZIONE DIFFUSA… LE GUIDE DI VERONA RACCONTANO LE DISAVVENTURE CON I TURISTI STRANIERI E NON

In una stagione in cui il turismo italiano è tornato alla ribalta della cronaca, non sempre per motivi pregevoli, le città d’arte si ritrovano a fare i conti non solo con le grandi folle, ma anche con episodi che oscillano sul confine sottile tra comico e irrispettoso. C’è chi davanti all’Arena di Verona chiede se sia il Colosseo, chi fotografa tapparelle come fossero monumenti, e chi, stremato da un tour massacrante, si appoggia senza pensarci a pareti affrescate di secoli fa. A raccontare queste scene di ordinaria follia sono Alberto Peroni e Aurora Soldà, guide dell’associazione Ippogrifo, in un’intervista al Corriere della Sera. «Fino a un certo punto si tratta di differenze culturali» spiega Peroni. «Alcuni turisti del Nord Europa restano colpiti dalle persiane sempre chiuse, altri credono alle assurdità raccontate da guide abusive: ho sentito dire che l’Arena ha un sacco di buchi per fare da cassa armonica, come fosse una chitarra». Ma a volte il problema va oltre: «C’è chi scrive sui muri della Casa di Giulietta sotto il cartello che lo vieta», racconta Soldà, o «chi si fa un picnic sui gradini della Domus Mercatorum. E se lo fanno davanti ai custodi e nessuno dice niente, loro pensano che sia normale. Noi non possiamo intervenire: non abbiamo autorità»
Il turismo mordi e fuggi
Non c’è solo la questione del rispetto: c’è anche il ritmo, spesso folle, dei tour organizzati: «Arrivano gruppi che la mattina fanno colazione a Monaco, pranzo a Innsbruck e per il caffè sono a Sirmione. Un’ora dopo sono a Verona, ma l’Arena non la vedono per non perdere tempo tra i negozi», racconta Peroni. Negli itinerari dei tour mordi e fuggi non può mancare una tappa, ovviamente breve, a Venezia, proseguendo poi verso Firenze e Roma. Tutto in 24 ore, più che una vacanza, una maratona: «Si parla di allungare la permanenza nelle città, ma la mentalità è fare sempre più cose in meno tempo», raccontano rassegnate le guide.
Il degrado nella città
Il turismo di qualità esiste ancora secondo Aurora Soldà, è in aumento in termini assoluti ma è sempre più vincolato alle disponibilità economiche: «È un’élite che può permetterselo: chi ha già visto Roma, Firenze e Venezia e vuole approfondire Verona. La città però rimane di passaggio, con la fortuna di trovarsi tra Milano, Venezia e il Brennero e avere due monumenti famosi nel mondo». A peggiorare il quadro, secondo le guide, c’è il degrado urbano: «Ci sono strade che evitiamo per l’odore di urina. Via Mazzini è un percorso a ostacoli tra ambulanti, finte sordomute, bici e monopattini. Gli artisti di strada occupano anche zone non autorizzate. La cosa peggiore non è solo vedere comportamenti irrispettosi, ma che nessuno li sanzioni».
(da agenzie)

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DALLA TELENOVELA SULLE CONCESSIONI BALNEARI AI CANONI, PERCHE’ LE SPIAGGE LIBERE IN ITALIA SONO MENO DEL RESTO D’EUROPA

Agosto 14th, 2025 Riccardo Fucile

IN ALCUNE LOCALITA’ TURISTICHE IN EMILIA ROMAGNA, LIGURIA E CAMPANIA, PIU’ DEL 90% DEL LITORALE E’ OCCUPATO DA STABILIMENTI… LEGAMBIENTE E MARE LIBERO: “SERVE UNA LEGGE NAZIONALE”

Nell’estate in cui infuria il dibattito sul caro vacanze e i gestori degli stabilimenti balneari lamentano un calo delle presenze sotto l’ombrellone, c’è un’anomalia tutta italiana che da tempo è sotto gli occhi di tutti e contribuisce ad aggravare la situazione: in molte località, l’accesso libero e gratuito al mare non esiste (o quasi). A Rimini, per esempio, oltre il 90% dell’arenile è in concessione a privati, mentre le spiagge libere – che si fermano all’8% del totale – capita che si trovino in prossimità di scarichi fognari o in aree dove vige il divieto di balneazione. «Le spiagge libere sono un ammortizzatore sociale, un calmiere. Più ce ne sono, più persone hanno la possibilità di andare al mare, anche chi – per scelta o per necessità – non usufruisce di uno stabilimento», spiega a Open l’avvocato Roberto Biagini, presidente dell’associazione Mare Libero, che da anni si batte per «liberare il mare e le spiagge e restituirli alla collettività».
Pochi tratti liberi e tante concessioni
Secondo uno studio di Unioncamere, a fine 2023 erano 7.244 gli
stabilimenti balneari registrati alle Camere di Commercio. Al primo posto tra le regioni c’è l’Emilia-Romagna con 1.052, ossia il 14,5% del totale nazionale. A completare il podio ci pensano la Toscana (917 stabilimenti balneari) e la Liguria (797). «Grazie ai nostri associati abbiamo il monitoraggio di varie zone turistiche in tutta Italia», spiega Biagini. La Liguria, per esempio, ha l’85-90% delle proprie spiagge in modalità concessoria, ossia non libera, e lo stesso avviene anche per i lidi Ostiensi, nel Lazio, e per il Cilento, in Campania. «In Puglia esiste una regolamentazione diversa, lì esiste un’alternativa vera. Nell’arco di 200-300 metri i cittadini hanno la possibilità di scegliere tra una spiaggia attrezzata e una libera», precisa il presidente di Mare Libero.
La doppia anomalia delle spiagge italiane
Il fatto che l’Italia abbia così pochi tratti di spiagge libere rappresenta un’anomalia innanzitutto giuridica. «L’articolo 36 del codice della navigazione dice che è possibile usare il demanio marittimo per finalità imprenditoriali. Ma quella dovrebbe essere l’eccezione, non la regola. Invece, in Italia si è ribaltata la situazione. Distogliere parte dell’arenile dall’uso pubblico è diventata la normalità», fa notare l’avvocato Biagini. Per quanto riguarda la distribuzione dei poteri, è lo Stato ad avere la competenza sull’uso del demanio marittimo. Ad oggi, però, sono le regioni a occuparsi della pianificazione e, in alcuni casi, a fissare percentuali minime di spiagge libere.
In Puglia, per esempio, si impone ai Comuni di salvaguardare il 60% di spiagge libere e dare il restante 40% in concessione. «Lo stesso – spiega ancora il presidente di Mare Libero – avviene
anche nel Lazio, mentre in Sardegna è al 50%. In Emilia-Romagna, poi, c’è una delibera che fissa un obiettivo di spiagge libere del 20% ma a livello regionale, non comunale. Questo significa che, volendo, un Comune come Rimini potrebbe continuare ad avere il 90% di spiagge date in concessione». Il problema è che tutti questi provvedimenti regionali fissano un’indicazione, niente di più. E il risultato, fa notare Biagini, è che spesso quelle stesse indicazioni vengono disattese dai Comuni.
Il confronto con gli altri Paesi europei
La scarsità di spiagge libere è un problema tutto italiano. Se si va a guardare cosa accade negli altri Paesi europei, ci si accorge che la situazione è radicalmente diversa. In Francia, per esempio, l’80% delle spiagge è libero e ad accesso gratuito, mentre il 20% è dato in concessione a privati. In Spagna e Portogallo, altri due Paesi europei con lunghi tratti di costa, le concessioni non esistono affatto. Ai gestori degli stabilimenti balneari viene data una mera autorizzazione per l’uso di spazi demaniali, della durata di cinque o dieci anni, con l’obbligo di rimozione alla fine di ogni stagione.
(da agenzie)

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A CHE ORA È LA FINE DEL MONDO? IL GOVERNO FRANCESE DISTRIBUIRÀ A TUTTI I CITTADINI UN “MANUALE DI SOPRAVVIVENZA” CON UNA SERIE DI “CONSIGLI” PER REAGIRE A GUERRE, CRISI E CATASTROFI NUCLEARI

Agosto 14th, 2025 Riccardo Fucile

LE 30 PAGINE DELLA GUIDA, MESSA A PUNTO DAL SEGRETARIATO GENERALE DELLA DIFESA E SICUREZZA NAZIONALE, SONO DIVISE IN TRE PARTI: PREPARARSI, PROTEGGERSI, ARRUOLARSI

Una trentina di pagine con le istruzioni per affrontare tutte le catastrofi, le crisi, i conflitti: è pronto il manuale di sopravvivenza per i francesi voluto dal governo, dal titolo “Tutti resilienti”, secondo quanto anticipato oggi da RMC. Il manuale sarà distribuito in autunno a tutti i cittadini francesi, anche se si ignorano ancora le modalità dell’operazione.
Secondo quanto appreso dall’emittente, la versione definitiva del manuale è sulla scrivania del premier François Bayrou da luglio, dopo essere stato messo a punto dal Segretariato generale della Difesa e sicurezza nazionale. Con qualche correzione rispetto alla bozza circolata in primavera. Più che una guida di sopravvivenza, il manuale si presenta con una serie di “consigli” e “reazioni corrette” da adottare per far fronte alle crisi.”La guerra? E’ solo un capitolo di una parte del manuale”, ha spiegato una fonte a RMC. Le 30 pagine del manuale sono divise in tre parti: prepararsi, proteggersi, arruolarsi: “Niente a che vedere con la filosofia del bunker”, spiegano le fonti a RMC.
(da agenzie)

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