“DIRITTI TRASCURATI PER IL PETROLIO, IMPOSSIBILE CHE IL MINISTRO NON SAPESSE”: LA DENUNCIA DELL’INTERNATIONAL BUREAU FOR HUMAN RIGHTS
“DOPO L’ESTRADIZIONE FORZATA SHALABAYEVA RISCHIA IL CARCERE, LE TORTURE E I PESTAGGI”: ARRIVA LA CONDANNA DEL PRESTIGIOSO ORGANISMO INTERNAZIONALE
Altro che rientro in Italia. Adesso Alma Shalabayeva rischia grosso.
Secondo una delle più accreditate ong del Kazakistan, l’International Bureau for Human Rights, la donna «ha buone probabilità di finire in galera» dove «le condizioni di detenzione sono orribili» e dove «i pestaggi e le torture sono frequenti».
Si profila un epilogo drammatico per la moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, prelevata dalla propria abitazione romana il 29 maggio con inusuale dispiegamento di forze e immediatamente rimpatriata con un volo speciale.
Non soltanto un clamoroso errore diplomatico: adesso le autorità italiane rischiano di avere sulla coscienza anche il destino carcerario di una persona innocente.
USATA COME OSTAGGIO
Secondo Andrey Grishin – responsabile dell’associazione che da venti anni lotta per la tutela dei diritti umani nel Paese asiatico — «è praticamente impossibile che Alma Shalabayeva possa rientrare in Italia, il Governo kazako farà di tutto per impedirlo. La donna sarà perseguitata da pesanti accuse di ogni genere, rischia di essere imprigionata e sarà utilizzata come ostaggio per far rientrare in patria il marito, il dissidente Mukhtar Ablyazov».
Uno sforzo minimo, quello del Governo italiano, che permetterà di massimizzare i risultati del satrapo kazako Nursultan Nazarbayev: adesso il presidente del Kazakistan ha il coltello dalla parte del manico e «potrà fare leva sulla prigionia di Alma per far rientrare in patria anche il marito», il pesce più grosso per il Governo kazako, fuggito dal suo Paese nel 2009 perchè inviso al presidente Nursultan Nazarbayev e residente a Londra dove ha ottenuto asilo politico.
DIRITTI UMANI E INTERESSI ECONOMICI
Numerose le battaglie che l’International Bureau for Human Rights conduce in Kazakistan come baluardo a difesa della libertà d’espressione e della libertà di stampa, che «praticamente nel nostro Paese non esistono» dice Grishin, un Paese dove «i risultati delle elezioni si sanno con mesi di anticipo e i partiti d’opposizione rischiano di essere chiusi con la prepotenza».
E anche nella vicenda che ha coinvolto l’Italia, dice l’attivista, «i diritti umani sono stati trascurati a scapito degli interessi economici».
Quali? Quelli relativi alle risorse energetiche, quelli che Grishin etichetta come «il grande business dell’oro nero» che lega visceralmente Kazakistan e Italia, le cui compagnie petrolifere sono tra l’altro accusate da Human Rights Watch di «violare sistematicamente i diritti dei lavoratori».
IL MINISTRO DELL’INTERNO ERA AL CORRENTE
Sottinteso dunque, secondo Andrey Grishin, che il presidente kazako Nazarbayev abbia avuto «un ruolo determinante nella vicenda Shalabayeva».
Ricostruendo invece il comportamento del Governo italiano, Grishin sostiene che «gli accordi sono stati presi soltanto da alcune autorità italiane» ma è «praticamente impossibile che il ministro dell’Interno italiano non fosse al corrente di questo tipo di operazione che ha coinvolto numerosi agenti e un aereo speciale».
(da “il Corriere della Sera“)
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