“A SENATO’, CHE TE SERVE?” INCARICHI, PROMESSE, POSTI
LA FRENETICA ATTIVITA’ DI LOTTI E VERDINI IN VISTA DELLA CONTA
Tutto in questi giorni è “politica”, da leggere in chiave di voto sulla riforma del Senato. Dalle mosse d’Aula alle “compravendite” individuali di senatori.
Parecchio affollata – c’erano almeno una decina di malpancisti – la cena organizzata da Maurizio Lupi al ristorante Parmaroma, pochi metri dal Senato: “Il punto – racconta uno dei presenti – è che Alfano si è consegnato a Renzi. C’è un altro pezzo di Ncd che vuole tornare nel centrodestra. E il voto sulle riforme sarà il segnale”.
E i segnali della conversione al renzismo dell’ex delfino di Berlusconi (“senza quid”) passano dalla Sicilia dove si discute dell’ingresso di Ncd in Giunta la prossima primavera, alla grande spartizione delle presidenze di commissione.
A Montecitorio le presidenze di commissione che si rinnovano dopo due anni e mezzo di legislatura sono state giù rinnovate. Al Senato, neanche a dirlo, sono sospese, in quanto preziosa merce di scambio sulle riforme.
Il duo Lotti-Verdini ha promesso già una presidenza pesante ad Andrea Augello di Ncd, quella lasciata libera da Azzollini dimessosi quando si votò l’arresto.
È il giusto premio per il lavoro svolto in commissione Affari costituzionali, dove Augello – con mezzo partito che ribolliva – si è schierato senza se e senza ma sulla linea del governo: subito le riforme in Aula.
Anche alla senatrice Chiavaroli, altra pasdaran delle riforme renziane, è stato promessa una presidenza e un posto di governo.
Mentre Verdini ha suggerito, per far rientrare il gruppo calabrese, di ridare a Tonino Gentile il posto da sottosegretario da cui fu costretto a dimettersi e mai rioccupato da nessuno: “Venite con me – ripete Verdini – che conterete di più”.
E c’è forse qualcosa di vero nella battuta che circola tra i forzisti: “Ma Woodcock stavolta sta in vacanza?”. Perchè il suk di palazzo Madama, prima ancora che quello di Algeri, evoca la compravendita che portò alla caduta di Prodi.
O la famosa conta del 14 dicembre 2010, quando nacquero i responsabili di Razzi e Scilipoti. Allora, come oggi, la regia era di Denis Verdini.
È solo cambiato il committente. Da Silvio Berlusconi a Matteo Renzi.
E c’è qualcuno, tra i nuovi responsabili, che ha già fatto stirare il vestito buono in attesa di un incarico promesso.
Ciro Falanga ha avuto da Verdini assicurazioni che diventerà sottosegretario alla Giustizia, e per questo ha aderito al suo gruppo, lasciando Fitto.
Mentre Eva Longo è pronta a diventare presidente della commissione Infrastrutture (al posto di Matteoli).
Longo e Falanga, vicini a Nicola Cosentino, anzi sue colonne ai tempi dei fasti del Pdl di Nick ‘o merikano, sono anche molto attivi nell’avvicinare e blandire gli indecisi, in vista della grande conta sulle riforme.
Al momento pare che le offerte non abbiano fatto breccia tra i fittiani, anche se il telefono della capogruppo Bonfrisco bolle di telefonate provenienti dal governo.
E invece ballano le senatrici tosiane.
Matteo Salvini che martedì sera era riunito al ristorante Grano, vicino al Pantheon, non ha risparmiato battute su Patrizia Bisinella le altre tre senatrici molto corteggiate dal duo Lotti-Verdini.
Un suk nel suk è il gruppo misto.
Alessandra Bencini e Maurizio Romani, ex Cinque stelle, hanno risuscitato al Senato l’Italia dei Valori, con la benedizione di Lotti dichiarandosi favorevoli alle riforme.
E ora il corteggiamento è verso i verdi Bartolomeo Pepe e Paola De Pin, altra micro-componente del misto.
Nel suk un “incarico”, una “compensazione territoriale”, un “posto in lista” non si nega a nessuno. E Verdini ha rassicurato: “I numeri ci sono, ci sono. Matteo la conta la vince”. Ci azzeccò anche nel 2010. Per Berlusconi fu l’inizio della fine.
(da “Huffingtonpost”)
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