“AL GOVERNO ANCHE COL DIAVOLO”: DISCORSI PIU’ DA POLITICI INCALLITI CHE DA ATTIVISTI DEL VAFFA DAY
L’INVOLUZIONE DEL POPOLO GRILLINO, DIECI ANNI DOPO… COME NEI VECCHI PARTITI: SI PARLA DI ALLEANZE E POLTRONE
Nella grande fiera della Mostra d’Oltremare non ci sono gazebo sull’acqua pubblica nè sull’Alta velocità Torino-Lione e grandi opere.
A Napoli il Movimento 5 Stelle festeggia i dieci anni dalla nascita senza la spensieratezza e la purezza delle origini.
Non vengono raccolte firme per questa o quella petizione, piuttosto nei capannelli e negli stand si discute di accordi politici. Questo partito, nato per correre sempre da solo, ora confabula attorno alle alleanze.
Nelle aree dedicate alle regioni, senza farsi sentire troppo, fanno capolino più le candidature che i contenuti.Un anno fa l’alleato era la Lega, oggi tutto è cambiato, ma per molti poco importa.
Maria Josue arrivata qui da San Marzano non ha dubbi: “Con il Pd? Al governo con chiunque, anche col diavolo, purchè si facciano le cose”.
Alcune regioni vivono invece uno psicodramma. Come la Calabria, per esempio. O la stessa Campania.
I pionieri umbri si preparano ad andare al voto in alleanza con i dem: “Noi dobbiamo essere decisivi. Dobbiamo essere la museruola del Pd”, si sgola un attivista umbro che presidia lo stand regionale.
Da qui passa Danila Nesci, la deputata che ha deciso autonomamente di candidarsi presidente in Calabria. I grillini umbri provano a dissuaderla, a ragionare su un accordo con il Pd: “Vedi, con noi, il Pd non potrà più fare quello che ha fatto. Pd e Lega sono due facce della stessa medaglia, ma con noi è diverso”.
La deputata al secondo mandato pronta a dimettersi per candidarsi in regione non si lascia convincere: “In Calabria deve andar via Mario Oliverio”.
Un po’ ovunque i discorsi sono di questo tenore, più da politici incalliti che da attivisti del Vaffa day.
Sotto al palco, dove prendono la parola i ministri, ad ascoltare ci sono appena quaranta persone circondate da palloncini gialli che servono a fare coreografia. I tavoli dove si mangia sono invece pieni così come gli stand regionali: “Chi candidiamo alla presidenza?”, è la domanda attorno alla quale ruota molto di questa giornata.
Così camminando in questo grande spazio fieristico, dove — secondo gli organizzatori – a mezzogiorno c’erano già dieci mila persone, emerge la storia del Movimento con i suoi cambiamenti. Non solo perchè c’è un muro con le varie tappe, dalla nascita e il referendum sull’acqua pubblica fino al “Governo per l’Italia”. Foto che già da sole danno l’idea della mutazione.
Davide Casaleggio prova ad arginare questa evidente mutazione e a non trasformare la festa di Italia 5 Stelle in qualcos’altro. “Non mi occupo di alleanze”, precisa ma tra gli attivisti e i parlamentari fa discutere la proposta del segretario del Pd, Nicola Zingaretti, di estendere l’alleanza nazionale, che ha già dato vita a un accordo per le elezioni regionali in Umbria, in una patto nazionale complessivo per le altre scadenze elettorali in vista nel 2020.
Tra gli stand si aggira il ministro dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà che prova a smussare: “In questo momento siamo in una coalizione che ci vede al governo del Paese. Stiamo verificando in Umbria il patto civico”.Lo stesso fa Luigi Di Maio accolto da applausi al suo arrivo: “Non sono in questo momento all’ordine del giorno altri patti regionali, nè tantomeno nazionali”.
C’è un po’ di imbarazzo e un pizzico di sofferenza tra gli stand che sfornano pizze con mozzarella di bufala. “L’accordo con il Pd non è piaciuto a nessuno”, ammette Lucia Bonolis arrivata qui da Arezzo: “Ma il meglio c’ha la rogna, il Pd fa schifo. Abbiamo sofferto, ma tocca fare buon viso a cattivo gioco”, dice con una perfetta cadenza toscana.
Roberto Fico, presidente della Camera, percepisce l’aria che tira e non ne fa mistero: “Ogni volta che bisogna fare una trasformazione, necessaria, qualcosa si perde sempre”. Poi sale su una panca, Napoli è casa sua, e acclamato dagli attivisti lancia un urlo di incoraggiamento: “Forza e coraggio. Andiamo avanti”.
Poco più in là c’è il viceministro Vito Crimi che improvvisando una televendita nello stand del merchandising prova a rassicurare attivisti ed elettori. Propone magliette, penne usb, portachiavi e poi arriva il momento dell’ombrello: “Piove governo ladro, si direbbe, ma noi non siamo ladri, quindi l’ombrello non serve, non compratelo”.
I sostenitori grillini accorsi qui ridono e annuiscono, come Ivana e Gerardo: “Non siamo contenti ma in questa fase l’accordo con il Pd era necessario e inevitabile. Sui territorio no, qui in Campania per esempio De Luca non corrisponde al nostro modo di operare”.
C’è poi l’altro capitolo. Quello degli assenti, come le ex ministre Barbara Lezzi e Giulia Grillo. A strigliare ci pensa Max Bugani, da poco capo della segreteria di Virginia Raggi: “Ora ragazzi ammettiamolo ci siamo montati un po’ la testa, tutti vogliono fare i ministri, persone che dieci anni fa avevano paura a candidarsi a sindaco o a consigliere comunale adesso vogliono fare i ministri”.
Un richiamo chiaro alle polemiche che hanno accompagnato questa kermesse.Iniziata all’insegna dell’accordo con il Pd, una metabolizzata da alcuni e temuta da altri. Tanto da far mancare l’aria a qualche militante.
(da “Huffingtonpost“)
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