– – – AL SUMMIT SULL’UCRAINA NON SI E’ DECISO UNA MAZZA, AL DI LA’ DELLE APPARENZE E DELLE SVIOLINATE TRA I I LEADER
AL POSTO DEL MINISTRO, POTREBBE FINIRE, NONOSTANTE I CONFLITTI DI INTERESSE, IL FARMACISTA MELONIANO MARCELLO GEMMATO CHE È IL RESPONSABILE POLITICO DELLA VICENDA … LE MANOVRE DI LEGA E FDI PER INDEBOLIRE SCHILLACI (CHE HA L’APPREZZAMENTO DI MATTARELLA MA NON DI FAZZOLARI)
Un pasticcio con conseguenze che possono prolungarsi fino a Natale. Partendo dalla nomina, e dal conseguente scioglimento, del gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni (Nitag) avvenuto in questi giorni, per arrivare alla legge di Bilancio, che sarà chiusa a dicembre.
Al ministero della Salute, la posizione del titolare, Orazio Schillaci, non è più salda come qualche settimana fa. Il caso del Nitag ha lasciato tossine difficili da smaltire, facendo addirittura presagire un cambio di guardia. In questo caso si aprirebbe il dilemma per Giorgia Meloni su chi piazzare al suo posto.
Le ambizioni del sottosegretario Marcello Gemmato non sono un mistero negli ambienti governativi. Ma su di lui pesano le polemiche sui conflitti di interessi per la sua professione di farmacista.
Dall’inner circle di Schillaci professano ottimismo e respingono le voci di una rottura irreparabile. Ma se proprio le cose dovessero precipitare, il ministro avrebbe competenze per trovare subito una ricollocazione.
La scelta di sciogliere il Nitag per la presenza di Eugenio Serravalle e Paolo Bellavite (sotto accusa per le loro tesi sui vaccini), gli ha permesso di salvaguardare la reputazione. E un eventuale futuro lontano dalla politica.
L’aria tesa di questi giorni, però, è solo l’antipasto di quanto avverrà in autunno. Le prossime settimane si annunciano altrettanto movimentate. In ballo non ci sarà la composizione di un organismo consultivo, comunque secondario, ma le risorse economiche della manovra. Schillaci ha chiesto per la sanità almeno altri due miliardi di euro da destinare a nuove assunzioni. Altrimenti il settore va in affanno.
Il fronte della guerra interna diventa perciò la manovra: non accogliere le richieste del ministro della Salute equivarrebbe a un siluramento. Con tutte le conseguenze annesse di un governo che va in tilt sulla sanità.
Un segnale pessimo dal punto di vista mediatico e un assist all’opposizione, che sulla sanità ha lanciato una campagna politica, oltre che uno sgarbo al capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ha sempre apprezzato Schillaci. E soprattutto porterebbe Meloni a compiere un passo che non ama molto: cambiare la squadra in corsa.
Resta il fatto che alla presidenza del Consiglio hanno perso la pazienza nei confronti del ministro della Salute, che ha osato sfidare il sottosegretario, Giovanbattista Fazzolari. Fosse un’operazione indolore, lo avrebbero “dimissionato” volentieri. Il consigliere principe di Meloni aveva suggerito di congelare la questione del Nitag e riprenderla al rientro dalla pausa estiva.
Anche perché dentro FdI c’è una certa accondiscendenza verso i No-vax, soprattutto sul tema dell’obbligatorietà vaccinale. Il gesto di Schillaci è sembrato quasi un affronto che ha provocato la reazione di Meloni in prima persona
E se sulla manovra potrebbe essere trovato un punto di
equilibrio, sull’Agenas è pronta la ripicca della premier: l’agenzia per i servizi sanitari regionali è stata commissariata di recente con Amedeo Cicchetti. Tra qualche mese bisogna nominare un nuovo direttore. Schillaci vorrebbe Marco Mattei, attuale capo di gabinetto al ministero (ed esponente di Fratelli d’Italia), ma intorno alla poltrona ci sono più appetiti.
Al ministero il clima è pesante. Il disastro sul Nitag coinvolge varie figure apicali legate ai vertici di Fratelli d’Italia. La pratica è passata sulla scrivania della capa del dipartimento prevenzione del ministero, Maria Rosaria Campitiello, diventata di recente la moglie di Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri e fedelissimo di Meloni.
Il comitato consultivo sui vaccini viene proprio istituito – come si legge nel decreto – presso il dipartimento oggi guidato da Campitiello, che non ha sollevato alcuna obiezione sui nomi.
Molto probabilmente, come raccontano a Domani, perché la lista era stata preparata dalla numero uno della segreteria di Schillaci, Rita Di Quinzio, longa manus meloniana alla Salute, con lo schermo politico del sottosegretario Gemmato. La cinghia di trasmissione Di Quinzio-Campitiello ha dunque avuto un ruolo centrale. Mettendo spalle al muro l’ex rettore di Tor Vergata
(da “Domani”)
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