BIDEN L’HA MESSO IN QUEL POSTO A TRUMP: “THE DONALD” AVEVA SOSTENUTO CHE IL PRESIDENTE AMERICANO NON SAREBBE RIUSCITO A RIPORTARE A CASA IL REPORTER DEL “WALL STREET JOURNAL” EVAN GERSHKOVICH, LA GIORNALISTA DI RADIO “FREE EUROPE RADIO LIBERTY” ALSU KURMASHEVA E IL MARINE PAUL WHELAN, DETENUTI IN RUSSIA
PUTIN VOLEVA CHIUDERE L’ACCORDO SULLO SCAMBIO DI PRIGIONIERI PRIMA DELLE ELEZIONI STATUNITENSI, PER NON CORRERE IL RISCHIO CHE LA COMPLESSA TELA DIPLOMATICA SI POTESSE DISFARSI
Lo storico scambio di prigionieri tra Russia e Occidente, mai visto per numeri e ampiezza geografica neppure durante la Guerra Fredda, è la prova che un canale tra Mosca e Washington c’è e può funzionare.
Anche nel momento storico più basso dei loro rapporti seguito all’offensiva russa in Ucraina, Joe Biden e Vladimir Putin sono riusciti a raggiungere un accordo allargato anche a Germania, Norvegia, Slovenia e Polonia.
Ancora una volta con la mediazione della Turchia di Recep Tayyip Erdogan che già si era fatta promotrice dei negoziati a Istanbul tra Mosca e Kiev nel marzo 2022 e poi dell’accordo che ha consentito per un anno il passaggio sicuro nel Mar Nero delle navi ucraine cariche di grano. Quanto questo scambio possa aprire spiragli su futuri negoziati per porre fine al conflitto in Ucraina è però tutto da vedere.
Per alcuni osservatori il Cremlino ha visto un’opportunità per “isolare Kiev” dimostrando che può negoziare direttamente con la Casa Bianca, ma l’Occidente ha ribadito più volte che non può esserci un accordo sull’Ucraina senza l’Ucraina. Un ruolo importante lo ha giocato, e potrebbe giocarlo, il fattore tempo. La morte in carcere di Aleksej Navalny lo scorso febbraio aveva già reso più urgente per Usa ed Europa la necessità di strappare a un simile destino uomini e donne detenuti ingiustamente nelle carceri russe.
Avendo rinunciato a ricandidarsi, Biden voleva inoltre concludere il suo mandato potendo rivendicare di aver riportato a casa il reporter del Wall Street Journal Evan Gershkovich, la giornalista di Radio Free Europe Radio Liberty Alsu Kurmasheva e il marine Paul Whelan a dispetto di Donald Trump che aveva detto che «non ci sarebbe mai riuscito» e che al posto suo avrebbe ottenuto il loro rilascio in poche ore.
Anche Putin voleva chiudere l’accordo prima delle elezioni statunitensi di novembre per non correre il rischio che tutta la laboriosa e complessa tela diplomatica che aveva coinvolto ben sette Paesi (Russia, Bielorussia, Stati Uniti, Germania, Slovenia, Norvegia e Polonia) potesse disfarsi.
Lo scambio dà anche a Putin il destro per screditarli come “agenti stranieri” al soldo di quegli Stati che oggi ne hanno ottenuto la liberazione.
Molto si dirà su Biden che, dopo aver barattato il trafficante d’armi Viktor But per la cestista statunitense Brittney Griner, ha sottratto alla giustizia otto criminali in cambio di dissidenti e giornalisti detenuti ingiustamente.
Biden e l’Occidente tutto, però, ne escono vincitori morali. Hanno negoziato non solo per i loro cittadini, ma anche per i detenuti politici russi dimostrando quanto vale per le nostre democrazie la vita di uomini e donne che hanno lottato per la verità a costo della loro libertà.
(da La Repubblica)
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