CASO DEL COOPERANTE ITALIANO ALBERTO TRENTINI, IN CARCERE IN VENEZUELA DA DUE MESI, TAJANI SENTENZIA: “NON È UNA RAPPRESAGLIA DI NICOLAS MADURO”. MA VIENE SMENTITO DALLE RICOSTRUZIONI DELL’INTELLIGENCE
IL 45ENNE È STATO SEGUITO PER GIORNI DAGLI SGHERRI DEL REGIME, FERMATO A UN POSTO DI BLOCCO E ARRESTATO PERCHÉ SUL TELEFONO C’ERANO ALCUNI POST CONTRO IL GOVERNO DI CARACAS… PERCHÉ IL GOVERNO, CHE SUL CASO CECILIA SALA SI È MOSSO SUBITO, NON HA MOSSO UN DITO PER DUE MESI? FORSE PERCHÉ TRENTINI NON HA MEZZO MILIONE DI FOLLOWER E NON È FIGLIO DI DUE RICCHI MANAGER CON IMPORTANTI ENTRATURE?
Alberto Trentini è stato seguito probabilmente per giorni. Fermato a un posto di blocco, mentre era in auto con l’autista dell’Ong per la quale lavorava. E arrestato per alcuni messaggi che conservava nel telefono: erano innocue condivisioni di post critici sul governo di Maduro. E invece sono stati raccontati dalla polizia venezuelana come contatti con opposizioni e rivoltosi.
Trentini starebbe bene, detenuto in un carcere “politico” nella zona di Caracas, hanno assicurato fonti informali alla nostra intelligence e diplomazia. Che sperano già nelle prossime ore di poter ottenere un incontro tra Alberto e il nostro ambasciatore per verificare le condizioni di salute, di detenzione. E conoscere ufficialmente le accuse che gli vengono mosse.
«Strumentali» spiega una fonte italiana vicina al dossier. «Perché non c’era niente di anomalo nel lavoro che il nostro connazionale svolgeva con la sua Ong. Né risulta che il nostro connazionale avesse contatti particolari in Venezuela, paese che tra l’altro visitava per la prima volta nella sua vita».
L’affaire Trentini è da due mesi oggetto di discussioni e lavoro della diplomazia e l’intelligence. L’arresto del cooperante è arrivato infatti improvviso ma in qualche modo non inaspettato. Nel senso che da mesi il governo di Maduro stava fermando cittadini stranieri, per lo più con il doppio passaporto però, accusandoli di fare parte delle opposizioni che lavoravano per fare cadere il governo.
Governo che l’Italia non ha mai riconosciuto e che è stato oggetto anche nei giorni scorsi, con Trentini detenuto, di dichiarazioni durissime della premier Giorgia Meloni e dello stesso Tajani.
Per questo, in questi due mesi, nonostante le richieste informali arrivate dal Sud America, non c’è stata mai un’interlocuzione a livello politico tra i due paesi: anche soltanto una telefonata tra i due governi significherebbe offrire un riconoscimento che il governo Meloni non vuole concedere.
Da qui il messaggio ieri dei genitori di Alberto, insieme con la loro avvocata Alessandra Ballerini, in cui chiedono la liberazione di Alberto «nel pieno rispetto della sovranità territoriale del governo bolivariano e senza voler interferire nella diplomazia delle relazioni tra Italia e Venezuela».Come a dire: avrete tempo per discutere, ora per favore liberate nostro figlio.
(da La Repubblica)
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