CHI NON PAGA L’ICI IN ITALIA: NON SOLO GLI IMMOBILI DELLA CHIESA, MA ANCHE ASSOCIAZIONI, AMBASCIATE, CIRCOLI, ONLUS.
IL VATICANO, CON 115.000 CASE E 9.000 SCUOLE FA LA PARTE DEL LEONE, MA LA LISTA DEGLI ESENTATI E’ LUNGA…. DENTRO LA ZONA GRIGIA DELL’USO NON COMMERCIALE, SI INFILANO MIGLIAIA DI ATTIVITA’ SANITARIE, DIDATTICHE E RICETTIVE
Chiesa ma non solo. L’ombrello della norma Taglia-Ici non ripara solo gli immobili (quelli ad uso “non esclusivamente commerciale”) del Vaticano. Certo il mattone di Dio – 115mila case, 9mila scuole, 4mila tra ospedali e centri sanitari – fa la parte del leone. Ma la platea dei beneficiari dell’esenzione dall’imposta è molto più ampia.
Non pagano tutte le altre confessioni religiose. Zero tasse per le associazioni non profit, le ong, le ambasciate, le Fondazioni liriche, i palazzi intestati a Stati esteri.
Niente Ici nemmeno per edicole, cappelle nei cimiteri, musei e per le proprietà di Comuni, Province e Regioni utilizzate a fini istituzionali.
La legge prevede l’esenzione per gli immobili di enti senza fine di lucro “destinati allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive”.
Come succede per il patrimonio della Santa Sede, però, anche qui esiste una ampia area grigia dove l’uso “non commerciale” dei beni è difficile da certificare.
Ci sono ospedali controllati da pseudo-Onlus (e accreditati con il servizio sanitario nazionale) che fatturano centinaia di milioni.
Fondazioni che affittano case e palazzi di lusso incassando fior di quattrini ogni anno senza dover pagare un centesimo di imposta.
Circoli sportivi e dopo-lavoro trasformati in piccoli – e ricchissimi – villaggi Valtur del tutto esentasse.
Ecco l’elenco degli “utilizzatori finali” più importanti della norma Taglia-Ici.
E quello delle realtà sociali più vicine al mondo dell’assistenza sociale che in realtà – malgrado di solito si pensi il contrario – sono costretti a pagarla.
RELIGIONI
Musulmani e buddisti salvi come i cattolici
Tutti i luoghi di culto non pagano l’Ici. Vale per parrocchie, moschee, sinagoghe, anche per l’unico edificio in mano all’Unione Buddista Italiana.
Per tutti vale l’esenzione dei beni utilizzati a fini “non esclusivamente commerciali”. Con i Comuni incaricati di valutare eventuali abusi.
Una recente sentenza della Commissione tributaria provinciale di Lecco, per dire, ha esentato dall’imposta un ex-opificio trasformato in “luogo di culto dalla locale comunità mussulmana”.
CIRCOLI
Biliardini e ristoranti sfuggono alla gabella
I circoli ricreativi che fanno capo a organizzazioni non a fine di lucro non pagano l’Ici.
Vale ad esempio per i 5.500 circoli e sodalizi Arci, anche se l’associazione — conferma il presidente Paolo Beni — paga l’imposta sulle parti di edificio legate ad attività commerciali come ristoranti.
È forse una delle partite più delicate, visto che in molte di queste realtà operano attività di ristorazione.
ONLUS
Molte cause in tribunale per gli immobili affitati
Tutte le Onlus e le Ong sono esentate dal pagamento dell’Ici, almeno per gli edifici che usano come sedi proprie e non a fine di lucro.
Non paga Emergency, non paga Medici senza frontiere, non paga l’Associazione per la ricerca sul cancro e la Lega per il filo d’oro.
Chi invece dispone di un patrimonio di immobili messi a reddito (cioè affittati) è costretto – almeno in teoria – a onorare con il fisco il pagamento dell’imposta, anche se la materia è ancor oggi oggetto di confronto giuridico.
SCUOLE
Niente tassa agli istituti legati agli enti no-profit
Un altro tema delicato è quello delle strutture sanitarie e scolastiche. Le cliniche private (convenzionate o meno con sistema sanitario nazionale) devono pagare l’Ici.
Gli enti non commerciali convenzionati con la sanità pubblica – tra cui diverse istituzioni religiose o Onlus – invece no, almeno sui reparti ospedalieri mentre sul patrimonio immobiliare a reddito si paga tutto.
Zero Ici anche per le scuole private che fanno capo a enti non a fine di lucro indipendentemente dal livello delle loro rette.
PARTITI
Pagano tutta l’imposta sulle abitazioni ereditate.
I partiti politici non beneficiano di alcuna esenzione Ici. “Noi per la sede di Torre Argentina sborsiamo 2-3mila euro l’anno” mette i puntini sulle “i” Mario Staderini, segretario dei Radicali.
Paga il Pd, pagano le fondazioni degli ex-Ds cui è stato dirottato il patrimonio di case (5.800 immobili) girato dai militanti.
Fanno la loro parte – perchè obbligati dalla legge – pure gli eredi della vecchia Democrazia Cristiana. A
nche se durante i burrascosi anni di Tangentopoli e della diaspora della Balena bianca è svanita nel nulla una dote di qualche centinaio di edifici di pregio.
SINDACATI
Patrimonio milionario, non ricevono sconti
I sindacati (come Confindustria) pagano l’Ici.
Sia per le loro sedi istituzionali che per gli altri immobili destinati a reddito. Si tratta di un patrimonio importante.
Solo la Cgil ha oltre 3mila tra uffici e delegazioni lungo tutta la Penisola. La Cisl ne ha addirittura 5mila.
Il mattone nel portafoglio della Uil ha un valore stimato di circa 35 milioni.
Un “tesoretto” accumulato grazie a lasciti, donazioni e investimenti nel corso degli anni e cresciuto sullo zoccolo duro dei beni ereditati (esentasse) per legge dalle vecchie rappresentanze sindacali dell’era fascista.
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