I CONTI CHE NON TORNANO SUI VOTI DEL M5S ALLE AMMINISTRATIVE
L’ANALISI DELL’ISTITUTO CATTANEO E LE CURIOSE OMISSIONI DEI VERTICI GRILLINI
Il M5S, a detta di Grillo, anche nelle ultime elezioni avrebbe proseguito un processo di lenta ma «inesorabile crescita».
Il fondatore del Movimento adotta la stessa strategia retorica usata dopo le amministrative 2013: anche allora Grillo replicò a chi parlava di declino dicendo che il confronto doveva essere fatto con le Comunali di 5 anni prima (e non con le Politiche): in questo modo il M5S appariva in grande crescita.
A differenza di allora, oggi però Grillo non riporta numeri, segno che ora la posizione è più difficile da sostenere.
Vignati spiega che gli indicatori da guardare per valutare il risultato del M5S sono tre: il primo è la percentuale di Comuni in cui i grillini presentano una lista; il secondo pesa i comuni calcolando il rapporto tra la popolazione di quelli dove c’è una lista M5S e la popolazione totale dei Comuni al voto.
Questi indicatori servono a valutare il grado di radicamento nelle diverse zone del Paese. E qui, spiega Vignati, c’è qualcosa da segnalare:
L’espansione non è lineare: nel 2013 c’è un picco a cui fa seguito un calo e poi una crescita più lenta, che però solo al Nord torna a toccare quel picco. Come interpretare questo andamento? L’euforia seguita al trionfo delle Politiche 2013 portò a una crescita spontanea e disordinata, a cui negli anni successivi il vertice del partito ha messo un freno (preferendo, spesso, rinunciare alla corsa pur di non avere candidati fuori controllo). È sintomatico che due delle Regioni che registrano i cali più rilevanti siano Piemonte ed Emilia-Romagna, aree di antico insediamento dove però ci sono state le prime epurazioni.
I dati mostrano che – malgrado la retorica «spontaneista» – lo sviluppo territoriale del M5S è avvenuto sotto il controllo del vertice.
Il terzo indicatore (la percentuale di voti alla lista sul totale dei voti validi nei Comuni in cui è presente) evidenzia un quadro molto meno roseo: se fino al 2016 era chiara la crescita di consensi, il 2017 segna invece un deciso tonfo che – soprattutto al Nord e nelle Regioni «rosse» – porta indietro nel tempo la lancetta dello sviluppo (e della rilevanza politica) del M5S.
(da “NextQuotidiano”)
Leave a Reply