IL 2 GIUGNO I SOVRANISTI BATTERANNO UN RECORD: FARE UN COMIZIO A PORTE CHIUSE PER SOLI INVITI
QUELLO CHE LE SORELLE BANDIERA NON DIRANNO PERCHE’ NON HANNO LE PALLE PER DIRLO
Il 2 giugno l’opposizione scenderà in piazza. Ma dove, esattamente? Non si sa.
A che ora? Stessa risposta.
Chi volesse unirsi a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni rischierebbe di capitare nel posto sbagliato; per esempio potrebbe trovarsi a San Silvestro con gli ultimi comunisti, i «trinariciuti» di Marco Rizzo che contano di adunarsi là . Non c’è un solo manifesto, zero le indicazioni sul web, e gli organizzatori della manifestazione si guardano bene dal rivelare l’indirizzo.
Se si venisse a sapere, sostengono, piomberebbe a Roma una folla sterminata e piena di rabbia. Cosicchè, nella calca inevitabile, nel pigia pigia, qualche untore governativo ne approfitterebbe cinicamente per seminare il Covid-19. Sai che disastro, e sai che godimento per Giuseppe Conte se dopo la manifestazione finissero tutti in quarantena.
Silvio Berlusconi, per non rischiare il virus, resterà in Costa Azzurra e ha delegato in sua vece il fido Antonio Tajani. Cautela forse eccessiva perchè, in una location tra le più scenografiche della Capitale, e mentre i quiriti saranno tutti in partenza per le spiagge del litorale, verranno ammessi al massimo 200 manifestanti con la mascherina, in massima parte onorevoli o senatori, incaricati di reggere un’enorme bandiera tricolore. I semplici iscritti, i militanti, i turisti verranno tenuti a distanza.
Perciò in assenza del popolo vero, quello che si accalca e suda, l’evento passerà ai posteri come il primo comizio a porte chiuse, la prima piazzata per soli inviti nella storia repubblicana.
Oltretutto ci si è messo il Cerimoniale di Stato, bocciando la richiesta di concludere la kermesse con una corona di fiori al Milite Ignoto, e scatenando così una triste querelle su chi è legittimato a onorare i morti per la Patria.
Il risultato è che, in un’oretta, sarà finito tutto: giusto il tempo di rilasciare un po’ di dichiarazioni davanti alle telecamere. Ciascuno dei leader si ritaglierà uno spicchio nei notiziari della sera, risparmiandosi l’incombenza di tentare una sintesi. Per cui sentiremo Salvini dare addosso all’Europa e Tajani difenderla due passi più in là .
O la Meloni argomentare che il suo fine ultimo è superare i Cinque Stelle (nei sondaggi manca solo uno zero virgola) quando a nessuno sfugge che non vede l’ora di scavalcare la Lega e mettersi lei il berretto da «Capitano».
Ascolteremo proclami, anatemi, intemerate.
Non udiremo invece tre cose molto di destra – da destra seria e rispettabile – che in questo momento risultano scomode, perciò da evitare.
Prima omissione: non Salvini, non Meloni, tantomeno Tajani denunceranno in piazza la disunità d’Italia. Cioè il brutto spettacolo di un Paese che sulle riaperture, sui test immunologici e sui riflessi campanilistici ha riportato le lancette due secoli indietro, a prima di Garibaldi e di Mazzini: qui i Savoia, là i papalini, lassù gli austriaci, nelle Due Sicilie i Borbone. In corridoio pascola una mucca – direbbe Bersani – ma i nostri eroi si girano per non vederla. Forse perchè, alla radice del caos, ci sono tanti governatori del centrodestra, potenti ras in competizione tra loro, il sardo Christian Solinas contro il lombardo Attilio Fontana, la calabrese Iole Santelli contro i suoi colleghi del Nord. Come mai Matteo tace? E Giorgia, perchè non chiarisce che la Repubblica è una e i governatori devono stare al posto loro?
Idem sul trattamento che ci riservano i vicini. Da appestati. Da fannulloni. Qualcuno sbarra i confini, altri ripetono i soliti pregiudizi su pizza e mandolino. Tra loro ci sono personaggi tenuti in palmo di mano dalla destra nostrana come il primo ministro ungherese Viktor Orbà¡n o l’austriaco Sebastian Kurz. Ecco, invece delle lodi quei due forse meriterebbero un bel «vaffa» sovranista. Meloni e Salvini sarebbero mille volte più credibili nelle contestazioni all’Europa se, invece di sparare nel mucchio, facessero nomi e cognomi degli anti-italiani, anche a costo di sfidare gli amici loro.
Infine, c’è da scommetterci, nella piazza del 2 giugno risuoneranno mille idee per rastrellare miliardi: dai «bond patriottici» della Lega al «credito perpetuo» reclamato dai Fratelli d’Italia, passando per gli aiuti gratis del Fmi o per i titoli con su scritto «esentasse» del professor Giulio Tremonti.
Nessuno purtroppo si presenterà con un piano rigoroso, credibile, austero per evitare che il fiume dei miliardi in arrivo da Bruxelles venga inghiottito in un gorgo di aiuti a pioggia, di sussidi a fondo perduto, di bonus una tantum e di regalie assistenziali con cui la politica da sempre costruisce il consenso.
Salvini e Meloni contesteranno che gli aiuti non bastano, ce ne vorrebbero molti di più per placare la rabbia e la fame.
Gareggeranno con la demagogia della sinistra e grillina. Non oseranno dire, come farebbe invece una vera opposizione nazionale, che se l’obiettivo è sprecare i soldi dell’Europa, sarebbe molto meglio non farseli dare.
Perchè 174 miliardi tutti insieme sono un treno che passa un sola volta; dopodichè alla destra, se andrà al governo, resterà la solita littorina.
(da “Huffingtonpost“)
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