IL BIG BANG PER IL CENTRODESTRA SARÀ IN AUTUNNO, CON LE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA, TOSCANA, PUGLIA E MARCHE: SE ZAIA E LA SUA LIGA VENETA SI PRESENTASSERO DA SOLI, SPACCHETTEREBBERO IL VOTO DI DESTRA RENDENDO LA REGIONE CONTENDIBILE
LA PROPOSTA DI MELONI AL “TRUCE” MATTEO: FDI È DISPOSTA A LASCIARE IL VENETO ALLA LEGA, MA A QUEL PUNTO LA REGIONE LOMBARDIA TOCCA A NOI (A FORZA ITALIA, IL SINDACO DI MILANO)
Scazzo dopo scazzo, tensione dopo tensione, il big bang nella maggioranza di governo si avvicina: il vero Armageddon non è legato alle alleanze internazionali o al posizionamento dell’Italia tra Usa e Ue, quanto piuttosto dalla vile spartizione della torta del potere.
Saranno le Regionali, previste in autunno, a sancire il futuro del governo Meloni. Si vota in cinque regioni, quattro delle quali molto importanti: Veneto, Toscana, Campania, Puglia e, fanalino di coda, Marche.
A fare gola è soprattutto la Regione governata dal “Doge” Luca Zaia. Stroncata dalla Consulta l’ipotesi di un terzo mandato dell’ex ministro dell’Agricoltura – e qui ha prevalso la volontà della Fiamma di far suo il Veneto -, la Regione potrebbe tornare contendibile, qualora Zaia decidesse di chiamarsi fuori dai giochi politici romani, e convogliasse il suo bacino elettorale su un suo candidato nella Liga Veneta.
A quel punto, il voto del centrodestra si spacchetterebbe e l’opposizione potrebbe tentare il tutto per tutto convergendo su un candidato civico, e ripetere il “miracolo” Verona, dove nel 2022 vinse il moderatissimo Damiano Tommasi, in quota dem.
Un’ipotesi al momento 1-2-X, considerata l’altissima tensione tra il Pd di Elly e il M5S di Conte nella loro gara a chi è più ego-stronzo del reame. Certo, se i paragrillini con pochette ottenessero l’ok al loro candidato, Roberto Fico, per la Campania, la situazione potrebbe sbloccarsi in un batter d’occhio. Ma è un’ipotesi molto remota, vista la debolezza dell’ex presidente della Camera nei sondaggi fin qui svolti, che vedono un distacco insostenibile da una eventuale lista civica di Vincenzo De Luca, in chiave amti-dem.
L’unica certezza dal Veneto è che, senza Zaia, la destra non vince. Giorgia Meloni lo sa, ma allo stesso tempo è intenzionata a “riequilibrare” la spartizione delle amministrazioni locali (il Carroccio malconcio di oggi non può permettersi di governare due regioni come Veneto e Lombardia).
La proposta meloniana al Er Truce” Salvini è questa: se la Lega tiene il Veneto, di sicuro non potrà mantenere anche la Lombardia, nel 2028. La Ducetta sogna la doppietta: conquistare il Pirellone, motore della regione più ricca d’Italia, e il potere finanziario della Madunina attraverso l’operazione Mps-Caltagirone-Milleri per sbancare Mediobanca e prendersi il forziere di Generali
Lo schema è semplice: Lombardia a Fratelli d’Italia, Comune di Milano a Forza Italia, e il Veneto può restare alla Lega. Se Salvini si impunta? S’attacca e tira forte! E Fratelli d’Italia si prende tutto. Ma, a quel punto, le conseguenze sull’alleanza potrebbero risultare fatali per il primo governo Meloni…
Ps. Ci sarebbe solo un piccolo dettaglio: trovare un candidato. Salvini spinge il suo fedelissimo, Alberto Stefani, mentre Zaia punta sul sindaco di Treviso, Mario Conte, ma una quadra (magari in cambio di qualche strapuntino per il Governatore) si trova sempre…
(da Dagoreport)
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