IL COSTITUZIONALISTA CECCANTI: “LO SPIRAGLIO NON C’E'”
“SULLA DECADENZA DAL SENATO E INCANDIDABILITA’ IL PRESIDENTE E’ STATO MOLTO CHIARO”… “SULLA GRAZIA HA SOLO RICHIAMATO LIMITI E CONDIZIONI PER CUI SI PUO’ CONCEDERE”
Per Stefano Ceccanti, costituzionalista ed ex senatore Pd, Berlusconi non ha scampo: «Non ha alternativa al fatto di uscire dal Parlamento».
Su questo, lo ‘spiraglio’ non c’è.
Sull’ipotesi di grazia, quello di Napolitano non è un no ma neanche un sì: semplicemente, è il richiamo di una procedura, che si può così tradurre: «Se rispettate la sentenza, se non mi considerate un quarto grado di giudizio che delegittima la Cassazione, io ci penso».
Insomma, Ceccanti, per lei Napolitano lascia aperto o no lo ‘spiraglio’ visto dal Pdl?
«Se a loro interessa la questione dell’incandidabilità e del fatto che Berlusconi finisca per decadere, no, non c’è nessuno spiraglio: Berlusconi finirà fuori dal Parlamento. Napolitano infatti chiarisce bene che l’eventuale grazia riguarderebbe solo la pena principale, non quindi gli effetti della legge Severino. Nella nota si parla di ‘forme legittime’ per proseguire l’agibilità politica di Berlusconi, ma tra queste non c’è evidentemente la permanenza in Parlamento».
E sulla grazia?
«Napolitano non fa altro che richiamare i limiti e le condizioni a cui si può concedere. Il presidente dice: se rispettate la sentenza, se non mi considerate un quarto grado di giudizio che delegittima la Cassazione, io valuterò».
Ma se la grazia poi dovesse arrivare, avrebbe qualche ragione il M5S a parlare di impeachment?
«Assolutamente no. Il potere di grazia è una prerogativa presidenziale, mentre tu puoi accusare il presidente di impeachment solo se va oltre i propri poteri. Ma Napolitano invece li segue e li indica alla lettera. Sia che dica sì, sia che dica no, rientra nei suoi poteri: può non piacerci, ma non è certo un attentato alla Costituzione».
Possono accusarlo ma come atto politico, insomma.
«Possono, certo. Ma non condividere una scelta, che formalmente non rappresenta una forzatura dei poteri previsti non dovrebbe autorizzare a evocare il tradimento».
La nota è comunque un’anomalia, no? Non ci sono precedenti, il Presidente non è solito pronunciarsi sulle condanne giudiziarie.
«No, non è solito. Il presidente però ha inteso fare delle puntualizzazioni su due suoi poteri: lo scioglimento delle camere e la grazia. Non ha fatto altro. Sulla grazia non ha detto se la la concederà o meno, ha solo richiamato le norme e lo ha fatto perchè sollecitato da piu parti, non solo dal Pdl».
La nota, il coinvolgimento e il precedente imbarazzo del Quirinale, sono il frutto di un protagonismo politico eccessivo del Colle?
«Credo valga sempre la metafora di Giuliano Amato sul presidente a fisarmonica. Gli interventi ci sono se le condizioni lo richiedono: se c’è caos politico la fisarmonica si apre e colma il vuoto. Se non si vuole far aprire la fisarmonica, la politica deve funzionare da sè. Per certi versi, in astratto, Napolitano è uno dei presidenti più parlamentaristi e meno interventisti, sono le circostanze a costringerlo».
Non fa altro, in realtà . Prima con Monti, poi con Letta.
«Che la fisarmonica sempre aperta sia un problema è vero. Ma non di Napolitano».
Anche questa volta, infatti, le parole più nette Napolitano le spende sulla necessità del governo, sulla stabilità , sulla responsabilità …
«Si. Napolitano ha praticamente inserito in Italia il principio della sfiducia costruttiva».
Ciò che non si presta a interpretazione è il suo attacco verso ‘le ipotesi arbitrarie e impraticabili di scioglimento delle camere’: . Berlusconi starà buono, temendo che il governo prosegua senza di lui?
«Io questo non lo so. Il momento della verità sarà a ottobre, con la procedura per la decadenza. La speranza è però che Berlusconi reagisca sensatamente, anche perchè lo scenario che evoca giustamente Napolitano è che, dopo un eventuale voto, ci si ritrovi nella stessa identica situazione: senza un vincitore e con un governo simile a questo. Ma con una differenza: perchè se Berlusconi abbatte il governo, lui non è candidabile e certo non risolve il suo problema di stare in parlamento».
Napolitano arriverebbe veramente alle dimissioni, pur di non sciogliere le camere?
«Non lo sappiamo. Il discorso fatto all’insediamento fa pensare di sì. Come tutti i deterrenti, però, non sarà chiaro fino all’ultimo, altrimenti non sarebbe una minaccia credibile».
Perchè Napolitano tiene a rassicurare Berlusconi sul fatto che non andrà in carcere?
«Non lo rassicura, ma evoca il precedente significativo e simile di Forlani. Anche allora, come con Berlusconi oggi, c’era una parte di Paese che si riconosceva politicamente nel condannato, e la scelta della pena alternativa fu fatta per non punire anche quelle persone, insieme a Forlani. Napolitano non può evocare trattamenti di favore, e infatti non l’ha fatto. Precedenti però sì».
Ritiene plausibile che, come fu per Sallusti, la grazia possa poi concretizzarsi in una conversione pecuniaria della pena?
«A me sembra che il punto sia risolto indicando, appunto, il precedente di Forlani (condannato in via definitiva a due anni e quattro mesi, vide la pena della reclusione è stata sostituita con l’affidamento ai servizi sociali effettivamente espiata alla Caritas di Roma, ndr).
Ciò che la nota non scioglie, è il nodo della decadenza e dell’incandidabilità , gli effetti della legge Severino. Cosa succederà ?
«Nulla prima di ottobre. Ma la legge poi è molto chiara, ed è stata votata anche dallo stesso Pdl. Berlusconi non rientrerà in Parlamento. Ma prima c’è il nodo della decadenza».
Appunto, la Giunta. Che deve fare il Pd?
«Non ha margini di scelta, il Pd. Non può che tenere separati il piano giudiziario e quello piano politico della vicenda. Quindi: il Pd deve votare per la decadenza ma continuare a sostenere il governo»
Improbabili dimissioni spontanee di Berlusconi?
«Non so, ma sarebbero certo la cosa più auspicabile: siccome la decadenza è inevitabile, per Berlusconi sarebbe molto meglio dimettersi».
Ma dovrebbe riconoscere la sentenza.
«Sì. Ma non ha alternativa al fatto di uscire dal Parlamento».
Però così non potrebbe fare la vittima.
«Dimettersi non è piacevole, certo. Ma esser dichiarato decaduto, da un’assemblea elettiva, non è che sia particolarmente più piacevole».
Luca Sappino
(da “L’Espresso“)
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