IL “FINTO LAVORO” DELLA PAITA: DOPO LE PRIMARIE CONTINUANO LE POLEMICHE
E IL PD A GENOVA LE DETTA LE CONDIZIONI
Con fatica il Pd ligure sta cercando di superare le lacerazioni aperte dalle primarie vinte da Raffaella Paita contro Sergio Cofferati ma il percorso sembra disseminato di piccoli ordigni: l’ultimo a esplodere è relativo all’assunzione nel 2007 di Paita da parte di un’azienda di archiviazione dati molto vicina al partito, come riportato da alcuni giornali.
L’11 giugno 2007, un giorno prima di essere nominata assessore nella giunta del neosindaco di La Spezia, Massimo Federici, Paita viene assunta come impiegata dalla Sti spa, non lavora nemmeno un giorno e non percepisce alcuno stipendio ma da quel momento i contributi (5.000 euro) vengono – come previsto per legge – versati dal Comune.
Paita dopo nove mesi si licenzierà .
Le assunzioni di comodo per avere una copertura previdenziale a spese della comunità non sono una novità fra i pubblici amministratori ma Paita respinge questo sospetto: «Non avevo neanche trent’anni, quando ho visto che l’incarico di assessore era l’inizio di una carriera politica duratura ho dato le dimissioni – spiega –. Il mio è un esempio di onestà e coerenza».
Tuttavia la notizia intorbida un clima non ancora sereno. Non solo alcuni circoli genovesi hanno chiesto l’annullamento delle primarie dopo le accertate irregolarità ma i civatiani sono usciti dalla segreteria del Pd a La Spezia e ieri non hanno partecipato alla direzione del partito a Genova.
Direzione che si è conclusa con un documento votato all’unanimità la cui sintesi è un appoggio unitario ma condizionato a Paita.
Tutto il Pd con lei, quindi, ma impegnandola su una serie di punti, primo fra tutti «nessuna alleanza con forze e/o esponenti politici di centrodestra» e «condivisione nelle direzioni provinciali dei criteri per la composizione di eventuali liste civiche in coalizione col Pd».
Tradotto: non vogliamo ex Pdl mascherati in liste civiche.
Paita incassa l’appoggio e risponde con un più sfumato «no a partiti che si richiamino nel nome e nei valori alla destra».
La direzione genovese ricorda alla candidata che a Genova non ha vinto (il 35% contro il 65% di Cofferati) e che si deve «recuperare un rapporto di fiducia con l’elettorato».
Alla fine, l’abbraccio del Pd (civatiani esclusi) con Paita c’è stato anche se non molto affettuoso.
Resta sempre più isolato Cofferati: ieri al suo nome il Guardasigilli Andrea Orlando, che lo aveva sostenuto, ha letteralmente voltato le spalle.
Erika Dellacasa
(da “il Corriere della Sera”)
Leave a Reply