IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DEL PPE, MANFRED WEBER, ALLA MELONI È STATO: O TI SGANCI DA SALVINI, O TI SCHIANTI
DOPO IL NO AL BIS DI VON DER LEYEN, LA DUCETTA È ISOLATA. MA PUÒ RIENTRARE NEI GIOCHI ABBANDONANDO CHIARAMENTE L’EUROSCETTICISMO, VOTANDO IL MES E LASCIANDO IL “CAPITONE” A CROGIOLARSI CON ORBAN E LE PEN… CE LA FARÀ LA SORA GIORGIA A EMANCIPARSI?
C’è una ragione per la quale Giorgia Meloni aveva ordinato di mantenere nascosta la visita di Manfred Weber a Palazzo Chigi. La premier già sapeva quanto delicato e scivoloso fosse il senso del messaggio che il Presidente del Ppe si apprestava a recapitarle. Un bivio che fonti autorevoli di governo adesso riassumono così: sganciarsi progressivamente da Matteo Salvini, oppure schiantarsi.
L’unica strada per evitare il conflitto con la nuova Commissione e non esporre l’Italia, indebolita a causa di casse vuote e deficit eccessivo, a scenari allarmanti. Non va interpretata come una pressione politica indebita: semmai, come il consiglio sincero e costruttivo di un potenziale alleato, figlio del sentimento dominante a Bruxelles in queste settimane.
Nel cuore della Ue, infatti il fronte europeista si prepara a blindare la linea sull’Ucraina. E, nel frattempo, progetta di chiudere definitivamente i conti con il fronte sovranista vicino a Putin, in attesa dell’esito delle presidenziali americane.
La scommessa è che vinca Kamala Harris. In questo caso, il cordone sanitario applicato ai Patrioti di Orbán, Salvini e Le Pen diventerebbe sfida finale agli euroscettici. Con un dettaglio non irrilevante: l’unico di questi leader a sedere al governo di uno dei Paesi fondatori è proprio Salvini. Tra l’altro escluso dagli incontri di Weber a Roma. Un assaggio di questo nuovo clima si è avuto ieri, nel corso del consiglio dei ministri degli Esteri dell’Unione, quando soltanto l’ungherese si è opposto all’invio di armi a Kiev, scatenando la durissima reazione dei presenti.
Meloni non è rimasta sorpresa. Conosce la posizione del Ppe sui Patrioti, è consapevole della necessità vitale di Pse e Liberali di evitare l’allargamento a destra della maggioranza Ursula, senza troppo distinguere tra Ecr, lepenisti e salviniani.
L’unico modo che la premier ha di rientrare nei giochi — e di non prolungare il suo isolamento — è dunque quello proposto da Weber (e poi confidato durante l’incontro a porte chiuse nella fondazione Adenauer): abbandonare le posizioni euroscettiche mostrate col no a von der Leyen, votare il Mes e lasciare al proprio destino il leghista. Solo così, l’Italia potrà garantirsi un dialogo civile con la nuova Commissione. E i popolari potranno ragionare con Ecr, anche restando fuori dalla maggioranza Ursula.
Weber tende la mano alla premier, ma con paletti chiari: «Abbandonare la linea assunta col no a Ursula» e mollare Salvini, «il vero problema di Meloni, perché è lui che le fa deviare la rotta sulle questioni europee». È evidente che al momento la presidente del Consiglio non può staccarsi dal leader del Carroccio, perché spaventata dal “nemico a destra” e a causa di un banale calcolo aritmetico: in Parlamento la maggioranza si regge sui voti leghisti.
E però, la fondatrice di Fratelli d’Italia ha rassicurato sulla volontà di restare al fianco di Kiev e assicurare la tenuta dell’Europa, nonostante Salvini. Tradotto: l’impegno è quello di contenere il suo vice, almeno sui dossier più sensibili.
Non è detto che basti a tirare fuori Meloni dal vicolo cieco nel quale si è cacciata opponendosi alla nuova Commissione, con cui dovrà concordare la procedura di rientro per deficit eccessivo. Sul punto, conta però sulla sponda di Giancarlo Giorgetti, certo non disposto ad assecondare le richieste di Salvini sulla manovra.
(da agenzie)
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