IL PIANO SEGRETO DI BERLUSCONI: ATTACCARE LA MERKEL PER COLPIRE L’EURO
PRONTI GLI SPOT PER FARE CONCORRENZA A GRILLO E TROVARE ELETTORI…. NONOSTANTE ABBIA FIRMATO IL “FISCAL COMPACT”
Silvio Berlusconi è uno straordinario venditore, si sa, e a breve tornerà al lavoro: gli tocca vendere se stesso e il suo partito per le elezioni europee di primavera senza però essere in lista.
L’avventura, in realtà , è iniziata domenica a Roma con il primo happening pubblico della rinata Forza Italia e la fondazione dei club Forza Silvio, ma il processo aveva già preso avvio qualche mese fa, quando il Cavaliere ha individuato uno spazio semivergine nel mercato elettorale che ha deciso di cavalcare senza tentennamenti.
A giudicare infatti dai bozzetti ordinati ai designer e dalle mosse del suo staff, Berlusconi si appresta a una campagna elettorale radicalmente anti-Europea o, più precisamente, antitedesca: il suo obiettivo dovrebbe essere solo marginalmente la moneta unica — tema che secondo il Cavaliere è troppo divisivo e spaventa molti elettori — mentre nel mirino finiranno la Germania e la burocrazia di Bruxelles a lei sottomessa.
Il fatto che sia stato lui — e con la nobile motivazione di salvarsi la poltrona — ad aver firmato il Fiscal Compact, cioè la costituzione in legge della visione tedesca dell’Unione, gli è completamente indifferente, come pure la resipiscenza di Matteo Renzi, che pare aver scoperto l’insensatezza del parametro del 3 per cento del deficit e annuncia una sua battaglia in Europa per modificarlo.
Troppo poco e troppo poco chiaro in una guerra per slogan.
Che il Cavaliere abbia scelto la sua direzione è abbastanza chiaro scorrendo i bozzetti di manifesti, locandine e scenografie consegnati nelle scorse settimane a palazzo Grazioli: il tema della cosiddetta “Euro-Germania” è assolutamente preponderante, il messaggio sotteso è all’ingrosso “se l’Europa è questa, meglio starne fuori”.
I sondaggi effettuati dalla fida Alessandra Ghisleri di Euromedia confermano il Cavaliere nella sua intuizione: quello spazio di mercato elettorale è praticamente libero e in crescita nella popolazione, soprattutto tra quanti votano o votavano centrodestra.
L’obiettivo finale è un risultato più vicino al 30 che al 25 per cento dei voti, un massiccio ritorno al centro della scena politica.
I concorrenti — coloro che faranno la stessa operazione di marketing elettorale — non lo preoccupano più di tanto: troppo piccoli quelli alla sua destra, mentre il Movimento 5 Stelle sembra ancora timido sui temi europei e — pur avendo iniziato a parlarne prima — continua a puntare sulla confusa proposta del referendum sull’euro (peraltro incostituzionale).
Comunque, anche se la moneta unica non sarà il centro della sua campagna elettorale, Berlusconi e il suo staff stanno lavorando anche su questo e per farsi un’idea del tipo di comunicazione possibile stanno anche consultando degli esperti: uno di questi è Claudio Borghi Aquilini, docente di Economia degli intermediari finanziari alla Cattolica di Milano e editorialista del Giornale.
Si tratta di un nome interessante per comprendere uno strano cortocircuito che sta avvenendo in Italia: Borghi Aquilini è infatti membro dell’associazione “a/simmetrie” — tra i fondatori c’è anche la firma del Fatto Alberto Bagnai — che proprio sabato ha organizzato un convegno sulla moneta unica a Roma (“L’euro contro l’Europa?”) in collaborazione con la Fondazione Nuova Italia di Gianni Alemanno.
Questo a testimonianza — ma si potrebbe citare il “No Euro Day” della Lega — che la galassia dei partiti della destra italiana si sta dirigendo con forza sul tema fondamentale dei prossimi mesi attirando così anche studiosi e intellettuali collocati a sinistra che non trovano interlocutori in quell’area: sabato a Roma ad esempio, oltre allo stesso Bagnai, hanno parlato al convegno il filosofo marxista Diego Fusaro e l’economista Jacques Sapir, già vicino al Front de Gauche francese.
Sull’altro lato della medaglia, per così dire, è sintomatico che la mozione anti-euro al recente congresso di Rifondazione comunista non abbia raccolto nemmeno il 19 per cento dei voti.
Tornando a Berlusconi, la sua strategia elettorale avrà ovviamente effetto sulla collocazione di Forza Italia nell’Europarlamento: gli azzurri difficilmente potranno stare dentro il Ppe, dove peraltro la potente Fondazione Adenauer della Cdu tedesca ha già cominciato una sua campagna “anti-Silvio”.
Il gruppo dei conservatori europei — tutti euroscettici — aspetta nuovi arrivi a braccia aperte.
Marco Palombi
(da “il Fatto Quotidiano“)
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