IL PROCESSO ALMASRI POTREBBE ESPLODERE QUANDO IL TRIBUNALE DEI MINISTRI INVIERA’ I DOCUMENTI SULLA LIBERAZIONE DEL TORTURATORE LIBICO ALLA PROCURA DI ROMA, L’ACCERTAMENTO DEI FATTI POTREBBE COINVOLGERE LA DISCUSSA CAPO DI GABINETTO DEL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA, GIUSI BARTOLOZZI, IL BRACCIO OPERATIVO DI NORDIO
LA PROCURA HA PIU’ VOLTE RICHIESTO CHE DOVEVA FARE, ERA PRONTA LA RICHIESTA DI CONFERMA DELL’ARRESTO PER ALMASRI MA IL MINISTRO NON HA RISPOSTO
Nel centrodestra cresce il timore che l’inchiesta possa allargarsi. I documenti raccolti dal Tribunale dei ministri passeranno infatti al procuratore di Roma Francesco Lo Voi che dovrà individuare eventuali ulteriori rilievi penali.
Sotto esame finiranno tutti coloro che hanno avuto un ruolo nella vicenda, con il rischio di un ampliamento delle indagini.
Sul tavolo, ad esempio, potrebbe tornare la posizione della capo di Gabinetto del ministero della Giustizia Giusi Bartolozzi.
L’ex capo del dipartimento degli Affari di giustizia Luigi Birritteri scrive un’email alla capa di Gabinetto di via Arenula Giusi Bartolozzi. Segnala l’eventualità che il ministro Nordio avrebbe dovuto compiere «un atto urgente». Quello necessario per tenere in carcere il generale libico accusato di crimini di guerra e contro l’umanità.
L’allora capo del Dag, poi esautorato, specifica di rivolgersi a Giusi Bartolozzi «per doverosa informazione» e perché «gli eventuali provvedimenti da adottare ci vedono privi di delega. Potrebbe dunque emergere la necessità di atti urgenti a firma dell’On. Ministro».
Bartolozzi, la «zarina» come la chiamano in via Arenula, risponde alle 15.28. Dice di essere già a conoscenza della vicenda e si raccomanda la massima riservatezza.
Arriva al punto di dire: «Meglio chat su Signal. Niente per mail o protocollo».
La piattaforma Prisma, su cui erano stati caricati i nove documenti inerenti all’affaire Almasri, la può aprire solo il consigliere diplomatico del ministro della Giustizia. Prisma è stata visionata già nella giornata di domenica? Così verrebbe da pensare a leggere l’email di Bartolozzi: «Ero stata informata. Massimo riserbo e cautela».
Certo, la questione è delicata. E Almasri, al vertice della Rada, una delle milizie più potenti in Tripolitania, una sorta di direttore del carcere di Mitiga, è un nome importante nello scacchiere internazionale e nei rapporti tra Italia e Libia.
In quella risposta, Bartolozzi non fa alcun tipo di riferimento agli atti «urgenti» sollecitati da Birritteri, necessari a rendere valido l’ordine d’arresto.
Lunedì 20, come da procedura, il procuratore generale di Roma
Giuseppe Amato, intorno a mezzogiorno, scrive a tutta la catena gerarchica una nota: «Si è in attesa delle determinazioni della Signoria Vostra in ordine alle attività da porre in essere».
Birritteri prepara la bozza del provvedimento necessario per tenere l’alto ufficiale libico in carcere. Intorno alle 14 la invia al capo di Gabinetto per sottoporla al Guardasigilli. Di norma, il ministro si avvale degli organi tecnici per confrontarsi, quella volta no.
Da quel carteggio di domenica sembra che l’ex capo del Dag sul tema non abbia più ricevuto alcun tipo di informazioni da via Arenula. E nel buon senso dei più resta valido il pensiero che se il capo di Gabinetto è informato, anche il ministro è informato.
Quella bozza di provvedimento resta lì, non verrà mai firmata. Il 21 gennaio Almasri viene rilasciato. E con un Dassault Falcon 900 con bandiera tricolore viene riportato in Libia, dove viene accolto come un eroe nazionale. L’aereo parte da Ciampino, arriva a Torino intorno alle 12 e poi attende sino alle 19.51 il generale.
(da La Stampa)
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