JAN, L’HOOLIGAN CHE HA DEVASTATO ROMA E PAGATO 45.000 EURO
L’IMPRENDITORE ULTRA’ CHE HA PATTEGGIATO LA CONDANNA NON E’ L’UNICO MANAGER ARRESTATO
«You will never understand if you are not one of us».
Il motto ultrà – «Se non sei uno di noi non potrai mai capire» – campeggia fra i post sulla sua pagina Facebook.
C’è anche una foto di Jan Robbert Bijlsma, olandese di 21 anni, seduto al tavolo di un ristorante di Campo de’ Fiori con tre amici poche ore prima degli scontri di mercoledì sera.
È uno dei tifosi del Feyenoord arrestati dalla polizia e rispediti in Olanda dopo aver patteggiato la condanna, aver preso un daspo e pagato soprattutto 45 mila euro per evitare il carcere.
«Non c’è problema, pago ed esco», avrebbe detto ai poliziotti che lo avevano portato in tribunale dopo una notte in camera di sicurezza.
Appunto, nessun problema a pagare.
Come lui – per la polizia piccolo imprenditore nel settore dell’edilizia – l’hanno fatto in altri sei.
Fra loro un paio di giovani manager di compagnie di taxi ed ecommerce, studenti, operai generici.
Molti degli hooligan che hanno devastato il centro di Roma appartengono a qualcosa di più della working class europea.
È vero, fra i sei arrestati di piazza di Spagna – tuttora in carcere – ci sono pregiudicati e spacciatori di droga, ma fra i 23 bloccati prima di loro dalla polizia spiccano gli insospettabili.
Tutti accomunati, anche dal desiderio di appartenere alla nuova ondata di hooligan olandesi. Fra chi ha tirato le bottiglie alla polizia ci sono ragazzi – Wihelmus Ralph Polman, Joy Bronkhorst, Alexander Monroolj, tutti ventenni – e persone più grandi – Michel Frank De Wee, Raymond Wols, Tobias Arjan Nowee, trentenni – con carriere già avviate.
Per i primi la scorribanda romana doveva essere una sorta di battesimo del fuoco fuori Olanda, fra i 500 scalmanati – «hooligan e non ultrà », precisano gli investigatori – che hanno seguito il primo gruppo di vandali ubriachi composto proprio dagli adulti abituati a questo genere di raid.
Non è chiaro chi degli arrestati appartenesse all’Scf, lo Sport Club Feyenoord che rappresenta il gruppo di tifosi più nutrito e famoso per gli scontri.
Ma sembra che a Roma siano scesi in parecchi.
Pagando il biglietto della partita, quello del charter e anche l’albergo, quasi sempre bed&breakfast. C’erano anche quelli della Hot Legion.
Davanti la massa di ubriaconi, dietro gruppetti di 10-12 teppisti con il coltello in tasca a caccia di romanisti. Loro no, non avevano alzato il gomito.
A piazzale delle Belle Arti avanzavano a piedi verso l’Olimpico guardandosi le spalle. Giubbotti di pelle, jeans, scarpe griffate.
«Un operaio qualsiasi non se li può permettere, nè qui nè in Olanda», dicono i poliziotti.
E fra chi ha danneggiato la Barcaccia ci sono proprio loro.
(da “il Corriere della Sera“)
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