LE BUGIE DEGLI ESTREMISTI E LE PAROLE DEL CORANO: COSI’ IL FANATISMO DISTORCE LA RELIGIONE
L’IDEA CHE L’ISLAM ESIGA UNA RISPOSTA VIOLENTA AGLI INSULTI CONTRO MAOMETTO E’ UNA PURA INVENZIONE
Nella loro furia omicida gli autori del massacro di Parigi urlavano di aver “vendicato il Profeta”, seguendo le orme di altri terroristi che hanno fatto saltare redazioni di giornali, accoltellato un regista, ucciso scrittori e traduttori, convinti che questa, secondo il Corano, sia la giusta punizione per i blasfemi.
In realtà il Corano non punisce la blasfemia.
Come in molti altri casi alla base del fanatismo e della violenza del terrorismo islamico, anche l’idea che l’Islam esiga una risposta violenta agli insulti nei confronti del profeta Maometto è un’invenzione dei politici e dei religiosi, finalizzata a un progetto politico.
L’unico libro sacro che contempli la blasfemia è la Bibbia.
Il Vecchio Testamento la condanna e prevede dure punizioni per i blasfemi.
Il passaggio più noto è tratto dal Levitico (24: 16): «Chi bestemmia il nome del Signore dovrà essere messo a morte: tutta la comunità lo dovrà lapidare. Straniero o nativo del paese, se ha bestemmiato il nome del Signore, sarà messo a morte».
Al contrario nel Corano il termine blasfemia non appare mai. (Detto per inciso, il Corano non proibisce neppure di ritrarre Maometto, pur esistendo diversi detti del Profeta, o hadith, che lo vietano al fine di evitare l’idolatria).
Lo studioso islamico Maulana Wahiduddin Khan afferma che «in più di 200 versi del Corano viene rivelato che i contemporanei del Profeta perpetrarono ripetutamente l’atto oggi definito “blasfemia o insulto al Profeta…” ma il Corano non impone di punirlo con frustate, la morte o qualunque altro castigo fisico».
In varie occasioni Maometto si mostrò comprensivo e cortese con quelli che deridevano la sua persona e i suoi insegnamenti.
«Nell’Islam – dice Khan – la blasfemia è oggetto di dibattito intellettuale più che di punizioni fisiche».
Qualcuno ha dimenticato di dirlo ai terroristi. Ma il credo raccapricciante e sanguinario adottato dai jihadisti, che considerala blasfemia e l’apostasia gravi crimini contro l’Islam da punire con la violenza, trova purtroppo vasta diffusione nel mondo musulmano, anche tra i cosiddetti “moderati”.
La legislazione di molti paesi a maggioranza musulmana prevede norme contro la blasfemia e l’apostasia, che in qualche realtà vengono applicate
L’esempio più significativo è dato dal Pakistan.
Stando ai dati della Commissione americana sulla libertà religiosa internazionale, a marzo almeno 14 persone in quel paese erano in attesa di esecuzione e 19 scontavano una condanna all’ergastolo.
Il proprietario del più importante gruppo di media locale è stato condannato a 26 anni di carcere per via di una trasmissione in cui, come sottofondo alla scena di un matrimonio, era stato trasmesso un canto religioso sulla figlia di Maometto.
E il Pakistan è in buona compagnia: Bangladesh, Malaysia, Egitto, Turchia e Sudan, tutti hanno fatto un uso punitivo e persecutorio delle leggi contro la blasfemia.
Nella moderata Indonesia, dal 2003 sono 120 le persone in carcere con questa accusa. L’Arabia Saudita proibisce qualunque pratica religiosa che non corrisponda alla sua versione wahabita dell’Islam.
Il caso del Pakistan è significativo perchè l’estremizzazione delle norme contro la blasfemia è relativamente recente e ha cause politiche.
Con l’intento di emarginare l’opposizione democratica e liberale il presidente Mohammed Zia Ul-Haq alla fine degli anni Settanta e negli anni Ottanta si avvicinò ai fondamentalisti islamici, senza remore nei confronti degli estremisti.
Approvò una serie di leggi che islamizzavano il paese, una delle quali proponeva la pena capitale o il carcere a vita per chi avesse insultato in qualunque forma Maometto.
Quando i governi tentano di ingraziarsi i fanatici, finisce che questi ultimi prendono in mano la legge.
In Pakistan, i jihadisti hanno ucciso decine di persone con l’accusa di blasfemia, incluso Salmaan Taser, il coraggioso politico che osò criticare aspramente la legge contro la blasfemia.
Dobbiamo combattere i terroristi di Parigi, ma dobbiamo combattere anche le radici del problema.
Non basta che i leader musulmani condannino gli assassini se i loro governi poi avallano il concetto che la blasfemia va punita.
La commissione Usa per la libertà religiosa e il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti umani hanno dichiarato, a ragione, che le leggi contro la blasfemia costituiscono una violazione dei diritti umani universali in quanto violazione della libertà di parola e di espressione.
Nei paesi a maggioranza musulmana nessuno osa rivedere queste norme.
Nei paesi occidentali nessuno si confronta con gli alleati su questo tema. Ma la blasfemia non è una questione esclusivamente interna ai singoli paesi.
Oggi è al centro del sanguinoso confronto tra gli islamisti radicali e le società occidentali.
Non può più essere trascurata. I politici occidentali, i leader musulmani e gli intellettuali ovunque dovrebbero ribadire che la blasfemia non esiste nel Corano e non dovrebbe esistere nel mondo moderno.
Fareed Zakaria
(da La Repubblica – The Washington Post. Traduzione di Emilia Benghi)
Leave a Reply