LEGA RIDENS: RENZO BOSSI FA IL “BALILLA” MA SI BLOCCA IN ITALIANO, BELSITO FA RIDERE E ANCHE UN CLAMOROSO AUTOGOL
A GENOVA IL “TROTA” SI IMPADRONISCE DELLA FIGURA STORICA DEL “BALILLA”, GIOVANE PATRIOTA CHE NEL 1746 GUIDO’ LA RIVOLTA POPOLARE CONTRO LE TRUPPE AUSTRO-PIEMONTESI CHE OCCUPAVANO LA CITTA’… BALBETTA IN CATTIVO ITALIANO E INANELLA GAFFE… MA BELSITO LO SUPERA QUANDO INEVISCE CONTRO “IL NEPOTISMO NELL’UNIVERSITA’ E CONTRO CHI PIAZZA I FIGLI NEI POSTI IMPORTANTI, SOLO GRAZIE AL COGNOME CHE PORTA”
“Io, come giovane, sto facendo partire, dove facendo dei corsi che si insegna la storia, senza avere gli strumenti, la scuola non ce li dà “.
Così – c’è la registrazione – parlò il Trota.
Con quella giacchetta strizzata, lo sguardo del papà , sembra proprio Don Backy. E del resto fu proprio Don Backy, come braccio destro di Adriano Celentano ai tempi del Clan, a sdoganare lo scambio tra essere e avere, con una celeberrima hit del 1963, “Ancora una volta ho rimasto solo”.
Come Don Backy, più di Don Backy, avrà anche problemi non secondari con la consecutio temporum (e anche un po’ con la storia, a voler essere sinceri) ma Renzo Bossi è capace di scaldare gli animi dei suoi “ragassi”.
Non come papà , ma la stoffa si vede.
Così, nella biblioteca della Regione Liguria, sotto le scritte “vietato far rumore” si odono boati da stadio contro la firma – da parte della Repubblica di Genova – dell’alleanza di Aranjuez (1° maggio 1745), con Francia e Spagna contro Austria e Casa Savoia e insulti alla mamma del “Marchese Antoniotto Botta Adorno che, accecato dall’odio, avanza richieste umilianti ed economicamente esosissime contro la Repubblica”.
Esosissime?
Consigliere Bossi, mica sarà tanto contento il vostro Governatore Cota di questa santificazione leghista del Balilla in chiave antipiemontese.
“Chiedetelo al Cota – sbuffa il Trota – Noi siamo qui per festeggiare un ragazzo che diede voce alla rivolta del popolo. Cioè, la rivolta covava già e lui fece uscire quella emozione profondissima del popolo. Capito?”. Capito.
Un po’ come i ragazzi che oggi scendono in piazza contro il governo?
“Insomma. I ragazzi hanno le loro ragioni ma la riforma universitaria ci vuole, serve una ripartenza della cultura nel nostro Paese e spesso i giovani protestano ma non sanno perchè. Capito?”.
Capito: ripartenza della cultura.
E che ne dice della dura battaglia con Fli sull’eredità di Balilla? “Eh, Balilla mica era futurista”. Risate del popolo leghista, presente in massa.
“E poi ho letto delle polemiche, perchè noi lo festeggiamo il 3 mentre l’anniversario è il 5. Volete sapere il perchè? Noi, il 5, eravamo occupati”.
Risate e lungo applauso liberatorio, con sberleffi ai Futuristi che invece il 5 non hanno un tubo da fare.
“Che poi, al Balilla, mica mettiamo l’Alberto da Giussano, il nostro distintivo, all’occhiello”.
Boato gioioso del popolo verde.
La mattinata va via liscia, con i più giovani che prendono in giro il decano leghista Ravera (Rixi: “Diamo la parola al Ravera, che è un po’ il nostro Balilla, lui l’ha conosciuto di persona”), con l’architetto Casareto di “A Compagna” che ricorda Craxi in camicia rossa tra i mugugni dei leghisti e i leghisti che infilano una gaffe dietro l’altra, apparentemente senza accorgersene.
Come quando il sottosegretario Belsito, seduto proprio a fianco del consigliere regionale lombardo Renzo Bossi (potrebbe diventare vicesindaco di Milano, hanno scritto i giornali), si lancia con veemenza contro “il nepotismo nell’Università , questa gente che piazza i propri figli nei posti importanti, solo grazie al cognome che porta”.
Occhi bassi, magari il Trota non ha capito.
E, soprattutto, non riferirà a papà .
Raffaele Niri
(da “la Repubblica-Genova“)
Ps. A uso fotografi, Renzo Bossi posa alla fine, nell’atto del lancio del sasso del Balilla, in una delle sue più espressive interpretazioni.
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