“QUALCUNO HA CHIAMATO DA ROMA, SI CERCAVA L’INCIDENTE” : IL SINDACO DI BOLOGNA, MATTEO LEPORE, SENTE PUZZA DI COMPLOTTO DIETRO AGLI SCONTRI TRA CENTRI SOCIALI E POLIZIA, AVVENUTI A POCHI GIORNI DALLE ELEZIONI REGIONALI DEL 17 E 18 NOVEMBRE
QUATTRO GIORNI PRIMA DELLA MANIFESTAZIONE, IL COMITATO PER L’ORDINE PUBBLICO E LA SICUREZZA HA DISPOSTO DI TRASFERIRE IL CORTEO DEI “PATRIOTI” IN UNA ZONA PIÙ PERIFERICA PER “LA CONCRETA POSSIBILITÀ DI ATTRITI”. PERCHÉ INVECE LA MANIFESTAZIONE NON È STATA SPOSTATA?
Perché la manifestazione dell’ultra destra non è stata spostata dal centro di Bologna, nonostante la prefettura avesse disposto, in una riunione ad hoc quattro giorni prima, di trasferirla in una zona più periferica, proprio per evitare “attriti” con gli antagonisti?
Il sospetto del sindaco di Bologna, Matteo Lepore, è noto: «Qualcuno ha chiamato da Roma, si cercava l’incidente». E non sarebbe un caso, per chi sostiene questa tesi, che il centrodestra — che ha subito cavalcato «l’aggressione alla polizia» — tenga oggi un comizio in città con Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani, attesi per il rush finale delle elezioni regionali.
Il ministero dell’Interno nega pervicacemente qualsiasi regia, anche se non dirama una nota: la smentita è affidata alla prefettura locale, che fornisce una ricostruzione parziale e omissiva dell’accaduto.
Tanto che la stessa capo di gabinetto di Lepore, Matilde Madrid, contro-replica quasi minacciando: «O rettificate o divulgheremo noi il verbale del comitato per l’ordine pubblico».
Un verbale che Repubblica è in grado di anticipare. Ha il numero di protocollo “320/2024”, l’intestazione è quella appunto del “Cosp”, il comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza, presieduto dal prefetto, a cui partecipano la questura, i rappresentanti delle forze dell’ordine e dei vigili, oltre al sindaco. La data è il 5 novembre, quattro giorni prima della manifestazione.
Dal documento emerge chiaramente che tutti fossero a conoscenza del rischio scontri. «Dall’attività informativa — si legge — è emersa la concreta possibilità di attriti tra i manifestanti facenti capo a correnti socio- politiche contrapposte».
Proprio per questo, il prefetto quel giorno «dispone» di cambiare sede alla manifestazione dei “patrioti”. «La questura — prosegue il verbale — attraverso la Digos assumerà opportuni contatti con il movimento» dei patrioti «al fine di addivenire ad una opportuna modifica del luogo di svolgimento della manifestazione, che dovrebbe avvenire al di fuori del centro storico».
Non a caso subito dopo «si ipotizza, a tal fine, la zona di piazza della Pace». Nel comunicato della prefettura del pericolo di incidenti non c’è traccia. Si parla solo della «insussistenza di motivazioni» per vietare la mobilitazione e nel passaggio in cui si accenna al tentativo di trasferirla tutto viene ridimensionato «al fatto che svolgendosi in un giorno prefestivo, avrebbe potuto impattare con il consueto affollamento in città».
(da La Repubblica)
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