SCANDALI, ABUSI E RISSE: LA SAGA INFINITA DELL’UGL
IL GIUDICE RIMUOVE IL SEGRETARIO: ELEZIONI ILLEGITTIME
Ora il Tribunale di Roma riporta l’orologio indietro esattamene a quel 29 ottobre.
I togati hanno preso la decisione sulla base dei verbali portati dalla parti che non consentono di verificare l’effettiva sussistenza del rispetto dell’articolo 13 dello Statuto associativo che prevede che, perchè l’elezione del nuovo segretario generale sia valido, occorre che nel Consiglio Nazionale ci sia una maggioranza qualificata pari ai 2/3 dei componenti.
Dalla sentenza si evince che i giudici hanno dato ragione alle richieste dello sfidante Muscarella.
Secondo le tesi di Capone, infatti, la validità della costituzione del Consiglio Nazionale sarebbe provata «sulla base del verbale notarile della riunione dell’organo in questione del 28 ottobre 2014.
In tale verbale – spiega la sentenza – il notaio attestava la presenza di 178 consiglieri su 208 aventi diritto al voto i quali deliberano di eleggere quale presidente dell’assemblea, in sostituzione del consigliere Geremia Mancini, il consigliere Paolo Mattei.
Il verbale del Consiglio nazionale prosegue con l’indicazione che alle ore 17.22 i lavori vengono momentaneamente sospesi per la sottoscrizione del verbale».
Da questo, Capone, avrebbe fatto discendere la presenza del quorum anche il giorno dopo. E cioè quando con un verbale scritto a mano, depositato il 31 ottobre presso il notaio, si dichiarava la sua nomina.
Non così d’accordo invece l’interpretazione del Tribunale per il quale ci sarebbe stata la palese violazione dell’articolo 13 dello Statuto.
Che recita appunto che, per la valida elezione del segretario nazionale, occorre che sia accertato e sia imprescindibile l’accertamento della soglia dei 2/3 degli aventi diritto al voto.
Una cosa che il verbale depositato non consente di provare. Il testo scritto il giorno precedente infatti non farebbe prova del rispetto dei quorum anche nella votazione finale che è avvenuta 24 ore dopo.
Non basta secondo il giudice la frase scritta a mano sul verbale, in assenza di un fidefaciente, con la quale presidente e segretario danno atto che: «In data 29 ottobre alle ore 10 riprendono i lavori del Consiglio Nazionale» e che alle 16, 18, dopo che il presidente aveva chiesto all’assemblea il voto per Capone viene dal presidente proclamata l’elezione constatato che l’assemblea a stragrande maggioranza si è espressa a favore del candidato Capone».
Insomma dal testo del verbale non si evince alcun elemento della verifica dei quorum e del rispetto dell’accertamento del numero di presenti titolari del diritto di voto.
Capone ora non potrà più firmare atti e delibere.
In attesa del nuovo Consiglio nazionale che dovrebbe a suon di statuto essere convocato immediatamente alla scadenza dl mandato del segretario.
Solo che c’è un problema: la convocazione deve essere fatta dal segretario uscente, in questo caso Geremia Mancini, senza poteri però perchè dimessosi prima della scadenza.
L’impasse sarebbe stata superata con la convocazione del Consiglio Nazionale da parte del vice di Mancini, Stefano Cabras.
La data sarebbe il 21 febbraio.
Si riparte da zero.
Filippo Caleri
(da “il Tempo”)
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