SICUREZZA, IL GOVERNO PONE LA FIDUCIA FANTASMA, IL M5S AVVERTE: “DECRETO A RISCHIO SE NON PASSA LA PRESCRIZIONE”
NESSUN CDM HA AUTORIZZATO LA FIDUCIA, CHI HA DECISO?… SALVINI DEVE VEDERE LA PARTITA (ORA ANCHE FARE LA LAVATRICE) E DICE NO AL VERTICE… SIAMO LA REPUBBLICA DELLE BANANE
Braccio di ferro tra Cinquestelle e Lega. E sul decreto sicurezza in Senato si succedono i rinvii.
Fino a quando, a metà pomeriggio, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro annuncia la fiducia su un maxiemendamento interamente sostitutivo del testo.
Dopo il vaglio di ammissibilità della presidenza del Senato, come previsto dal nuovo regolamento di Palazzo Madama. Il voto è previsto domattina, a partire dalle 9.30.
Ma i Cinquestelle avvertono: “Lealtà sulla prescrizione o il decreto è a rischio”. E fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che già stasera è previsto il vertice tra Conte-Salvini-Di Maio. Il vicepremier leghista però li stoppa: “Quale vertice? Stasera vedo la Champions”. Intanto il Pd attacca: “Quale cdm ha autorizzato la fiducia?”
L’altolà dei Cinquestelle
La scelta della fiducia ha due obiettivi, dal punto di vista dei Cinquestelle. Congelare la fronda dai parte dei dissidenti. Ed evitare che arrivino voti da destra, per autorizzare il provvedimento. Forza Italia infatti avverte: “D’accordo sul contenuto ma non voteremo”. D’altra parte il Movimento lancia un altolà alla Lega. Se non ci sarà lealtà sulla prescrizione, non ci sarà sul dl sicurezza, è la posizione dei vertici M5S riassunta da Stefano Patuanelli, capogruppo 5S in Senato. “La nostra lealtà sul dl sicurezza – ha chiarito – non può prescindere da quella della Lega sul tema della prescrizione. Per il Movimento 5 Stelle pene più severe non hanno senso se non sono anche certe”. Il decreto sicurezza deve passare ancora al vaglio della Camera.
Salvini: “Quale vertice? Vedo la Champions”
L’irritazione del leader della Lega per l’altolà grillino arriva a stretto giro di agenzie. “Ma quale vertice? Stasera vedo la Champions”. Una frase che ricorda il sarcasmo usato dal vicepremier del Carroccio nei confronti dei leghisti in un’altra circostanza: il vertice di maggioranza dopo il caso della presunta “manina” sul condono fiscale. In precedenza, dopo la richiesta di fiducia, Salvini aveva esultato: “Dopo mesi di lavoro, arriva il voto finale al Senato sul decreto sicurezza e immigrazione, con il quale vorrei regalare a questo Paese un po’ di regole e un po’ di ordine”. Quanto alla prescrizione: “Una cosa alla volta: fatemi dare il pacchetto sicurezza-immigrazione agli italiani e il secondo punto saranno i processi veloci, che bastonino corrotti e corruttori, però non voglio che 60 milioni di italiani abbiano un processo che non si sa quando finisce”.
Il caso del cdm fantasma
È una sorta di giallo, intanto, il caso del Consiglio dei ministri che ha autorizzato la fiducia all’emendamento sostitutivo del decreto sicurezza. Nell’arco della giornata si sono rincorse voci persino su una riunione ad hoc del Cdm. Voci poi smentite. “Abbiamo chiesto esplicitamente al ministro Fraccaro – ha detto il capogruppo Pd Andrea Marcucci – di dirci se e quando un Consiglio dei ministri ha autorizzato a porre la fiducia sul testo. Altrimenti dobbiamo pensare a un Cdm ‘fantasma’. E Fraccaro ha risposto semplicemente che non era tenuto a darci una risposta”. Fonti vicine al ministro per i Rapporti con il Parlamento replicano che le cose stanno esattamente in quei termini in quanto l’autorizzazione alla fiducia “è un atto endogovernativo”.
I due rinvii della mattinata
Il sottosegretario all’Interno Molteni, in mattinata, era sceso in campo annunciando un emendamento e chiedendo una sospensione fino alle 13. Poi è arrivata una nuova richiesta di slittamento fino alle 16.30. Il Pd si è subito dichiarato contrario allo stop. Ma in realtà fonti M5S hanno fatto sapere che la partita della fiducia è ancora condizionata all’accordo sulla prescrizione, con il Carroccio sempre fermamente contrario allo stop della decorrenza dei termini dopo la sentenza di primo grado. Tanto che alla Camera – in commissione Affari costituzionali e giustizia – c’è stato uno slittamento dei lavori. Con tensione e urla tra Cinquestelle e Pd. E il voto resta congelato fino a domani alle 14.
(da agenzie)
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