SONDAGGI INCHIODATI, BERLUSCONI CAMBIA COPIONE E LANCIA UN SEGNALE CON MARINA
IPOTESI SUCCESSIONE DINASTICA IN CASO DI FLOP ALLE EUROPEE
Per la prima volta qualcosa è cambiato. E c’è un motivo se Silvio Berlusconi lascia intravedere l’ipotesi di una successione dinastica a favore di Marina.
L’operazione è tutt’altro che definita. E la decisione tutt’altro che presa. Tanto che nell’intervista al Corriere la Cavaliera lascia intendere che, se ci sarà , l’orizzonte di una sua discesa in campo è quello delle politiche del 2018: “un segnale – spiegano nell’inner cirle – serviva”. Ed è un segnale pesante.
La Cavaliera, per la prima volta, concede un’intervista tutta politica, con slogan ad effetto su Renzi (“altro che nuovo che avanza, è il nuovo che arretra”), documentata sulle riforme fatte e da fare: “Un’intervista — dice Raffaele Fitto — doppiamente importante, come cittadina che si batte per le garanzie e i diritti di tutti i cittadini e come figlia”.
È, insomma, un segnale partito da Arcore che significa che, anche in caso catastrofe elettorale il 25 maggio ci sarà un futuro all’insegna di un Berlusconi, anzi di una Berlusconi.
Insomma, la storia di questi venti anni non finisce nell’umiliazione a Cesano Boscone. Perchè stavolta lo spettro della disfatta avvolge davvero la campagna elettorale dell’ex premier. È come se la gioiosa macchina da guerra di questo Ventennio si fosse inceppata. Non solo i dati di ascolto delle trasmissioni televisive attestano che il marchio non tira più. Ma nemmeno i sondaggi invitano all’ottimismo.
I dati precisi sono ancora in elaborazione, ma un elemento pare certo. Dopo la prima settimana di uscite televisive Forza Italia è ancora sotto al 20.
E Berlusconi si sente “azzoppato”, anzi doppiamente azzoppato, politicamente e dal punto di vista giudiziario.
L’indole è quella del vecchio leone che non molla. Ma pesa, eccome, quella che vive come un’agibilità politica parziale. A partire dagli spostamenti che sembrano complicati nei giorni in cui ha l’obbligo di stare in Lombardia tanto che domenica, per la manifestazione a Bari con tutti i candidati, sarà costretto a registrare un videomessaggio.
E pesa Cesano Boscone, luogo di autentica sofferenza e tragedia umana, che, contrariamente alle previsioni iniziali, non potrà essere trasformato in un set elettorale, come ha spiegato Paolo Pigni, direttore generale della struttura.
Altro che barzellette, battute e gag. Il Cavaliere entrerà a contatto con la sofferenza vera, col dolore e con la malattia, esperienze che, sottolinea chi gli sta attorno, incidono sull’umore e lasciano un segno.
Ecco allora la mossa di Marina, per dire a un mondo che avverte la sensazione del cupio dissolvi ¬ ¬— candidati smarriti sul territorio, parlamentari che sussurrano un preoccupato “siamo morti”- che Cesano Boscone non è il capolinea. Attenzione.
È una mossa “tattica”, compiuta nel pieno della campagna elettorale. Tattica anche in chiave di equilibri familiari da parte di Marina, che ha voluto dare un segnale di forza e di dominio del territorio, proprio nella settimana in cui Barbara è alle prese con i guai del Milan. Non una decisione presa, dunque.
Chi conosce bene la comunicazione della famiglia Berlusconi spiega che se di vera discesa in campo si trattasse, sarebbe affidata non a un’intervista, ma a una ben più articolata operazione politico-mediatica.
Ma oltre all’uscita della Cavaliera, che sta affrontando questo momento in simbiosi col padre – i due si sentono una decina di volte al giorno, raccontano — è l’intera comunicazione ad essere sottoposta ad una virata.
Ne ha parlato Berlusconi con i vertici del suo partito, capigruppo, Verdini e l’onnipresente Deborah Bergamini. Oltre che con l’infallibile Alessandra Ghisleri. “Cambiare copione” è la parola d’ordine.
Berlusconi si convinto ad abbandonare la linea incendiaria sui giudici, per paura (che vengano revocati i servizi sociali) e per opportunità (visti i sondaggi).
Il problema si chiama Renzi. Perchè, sempre secondo i report della Ghisleri, il premier piace all’elettorato di Forza Italia. Piace lui, più del governo. Si tratta allora di “indurire” la linea sui singoli provvedimenti dell’esecutivo, evitando frontali col premier.
Il male assoluto è invece Grillo. Nelle prossime settimane sarà lui il bersaglio, o meglio il Nemico su cui motivare l’elettorato moderato. Il pericolo a Cinque stelle sostituirà il tradizionale pericolo comunista, ora che con Renzi, leader giovane e post ideologico, lo spettro rosso è diventato inservibile.
Questo almeno nelle intenzioni. E al netto di un indole difficilmente controllabile.
(da “Huffingtonpost”)
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