STASERA A REPORT L’INCHIESTA “OLIO DI RICINO” SUL PIANO PER L’AFRICA DEL GOVERNO MELONI
COME VENGONO SELEZIONATI I PROGETTI? CHI CONTROLLA COME VENGONO SPESI I 5,5 MILIARDI DEL PIANO? COME MAI SU 9 PROGETTI PREVISTI 7 RIGURDANO PAESI STRATEGICI PER ENI?
La scommessa del governo in Africa riparte dal “piano Mattei”. Un maxi stanziamento di 5,5 miliardi voluto dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, per rilanciare lo sviluppo di alcuni paesi con il sostegno delle aziende italiane. Piano virtuoso se, in questa sua prima attuazione, non mostrasse già crepe profonde come racconterà Report, il programma condotto da Sigfrido Ranucci in onda stasera su Rai3 in prima serata.
Nell’inchiesta “Olio di ricino” firmata da Daniele Autieri si svelano i piani di una delle operazioni pilota del progetto che il governo lancia come soluzione ottimale per evitare gli sbarchi dei migranti aiutandoli a non abbandonare il loro paese d’origine. Siamo in Kenya dove Eni, il colosso energetico partecipato dal ministero dell’Economia, ha avviato da qualche anno un progetto per la coltivazione di ricino con l’obiettivo di raffinarlo e utilizzarlo per produrre biocarburanti. Sul progetto il governo italiano decide di stanziare 75 milioni di euro prendendoli direttamente dalle risorse del “Piano Mattei”, ai quali si aggiungono 135 milioni di euro stanziati in precedenza anche dalla Banca Mondiale. Per un totale di 210 milioni assegnati all’Eni proprio per lo sviluppo del progetto.
Un’iniziativa sulla carta virtuosa che vede coinvolto anche un intermediario, la società Safa, con sede in Kenya e responsabile italiano, e che – per conto di Eni – è chiamata a guidare la conversione delle coltivazioni. Il contratto prevede che ai contadini vengano forniti semi da piantare, macchinari, supporto tecnico specializzato. I semi di ricino ottenuti verrebbero poi comprati da Eni pronta ad esportarli nelle raffinerie di Gela e di Porto Marghera per produrre biocarburanti. Combustibile green che abbatte l’uso del petrolio, utile per le automobili dei cittadini europei.
Sinergia perfetta se non fosse per i risultati. Report è andata a Mbegi, un piccolo villaggio nella contea di Nakuru, dove 196 agricoltori denunciano il totale fallimento del progetto. I campi sono bruciati, nessun macchinario è visibile, nessuno ha insegnato ai contadini come portare avanti una piantagione cosi difficile. Il risultato è tragico. Un contadino dice tra le lacrime: «Ci avevano promesso che avremmo guadagnato tra i 350 e i 540 euro all’anno, ogni mezzo ettaro di terra. Ma qui le piante sono cresciute ma senza dare frutti. Dopo mesi di lavoro sono stato in grado di produrre 10 kg di ricino e a noi è arrivato 1 euro». Il ricino peraltro è velenoso e molte mucche sono morte dopo essere entrate nei campi non recintati.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani dichiara a Report che i progetti del Piano stanno andando avanti, mentre i responsabili della Safa, interrogati in proposito, parlano di disguidi legati alle prime sperimentazioni. Eni da parte sua dice che il progetto in Kenya ha interessato finora nel complesso circa 100mila piccoli agricoltori con un trend di risultati in crescita e che per la produzione di ricino nella contea di Nakuru è in corso un programma di miglioramento delle produzioni rispetto alla prima fase.
Ma i dubbi restano si chiede Report. Come vengono selezionati i progetti su cui investire i fondi del Piano Mattei? Chi controlla come verranno spesi i 5,5 miliardi di euro del piano? E come mai su 9 progetti pilota previsti 7 riguardano paesi strategici per Eni? Domande per ora senza risposta.
(da lastampa.it)
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