MELONI, DA CHE PARTE STAI? PREOCCUPATA DAI SONDAGGI CERCA DI ANTICIPARE IL BLITZ A WASHINGTON
LA MOSSA POTREBBE IRRITARE BRUXELLES CHE NON AMMETTE SMARCAMENTI… L’IMPORTANTE E’ CHE NON DIMENTICHI LA DIVISA DA CAMERIERA
È qualcosa in più di un’idea: è un’ambizione che in queste ore diventa sempre più concreta. Giorgia Meloni, stravolgendo di nuovo la strategia più recente, intende volare subito negli Stati Uniti. Avrebbe già ricevuto un via libera, pare durante un contatto telefonico diretto con Donald Trump.
Il viaggio potrebbe tenersi prima di Pasqua, così circola ai massimi livelli politici e diplomatici del governo. Dunque prima della visita in Italia del vicepresidente Usa J.D. Vance. E ci sarebbe già una finestra di massima, compresa tra il 14 e il 17 aprile. Forse anche per questo la missione di Erdogan in Italia, programmata a Roma per il 17 aprile, nelle ultime ore sarebbe slittata.
Non c’è niente di ordinario, in questa mossa. Perché volare a Washington prima del 20 aprile, nel bel mezzo della trattativa sui dazi, è un oggettivo azzardo. Cosa dirà infatti Meloni al fianco del Presidente americano che magnifica le barriere doganali che stanno massacrando le borse mondiali e spegnendo il sonno di imprese e lavoratori italiani?
Certo, potrebbe strappare clemenza dal tycoon per alcuni prodotti del made in Italy. Ma non basterà certo a depotenziare il tornado in arrivo sulle economie europee. E
sull’Italia, assai esposta.
La presidente del Consiglio, inoltre, varcherebbe la soglia dello Studio Ovale mentre l’Europa battaglia con Trump. È vero, i prossimi venti giorni serviranno soprattutto a trattare, prima che Bruxelles decida se mettere davvero nel mirino le big tech americane. Ma non è detto che i partner continentali accolgano con favore un viaggio che potrebbe essere interpretato anche come uno smarcamento dall’unità europea. Quell’unità che anche il Colle ha indicato come fondamentale per gestire la partita con gli Stati Uniti.
Emblematico, in questo senso, l’articolo con cui il Financial Times ricordava la difficoltà del momento: “Pressing in Ue su Meloni perché scelga da che parte stare”. E lo stesso può dirsi per il dossier del centro studi di Fdi destinato ai parlamentari, che per la prima volta in modo critico sosteneva: Trump ha confuso i dazi con l’Iva. Ciononostante, la premier è determinata a tentare l’azzardo. E a tentarlo il prima possibile. Per questo ha chiesto informalmente a Ursula von der Leyen di organizzare per l’8 aprile un consiglio europeo straordinario. Da lì sarebbe partita per gli Usa, anticipando la visita al 9-10 aprile. Bruxelles ha però preso tempo e Palazzo Chigi si è concentrato sul 14-17 aprile.
C’è un altro motivo che la spinge a muoversi: inaugurare il rapporto con la nuova amministrazione attraverso un bilaterale con Vance – che è vicepresidente – non sarebbe considerato un esordio “ortodosso”. E capace di trasmettere, soprattutto in questa fase, un’immagine sufficientemente forte per la sua leadership.
Infine: il nodo del consenso. Quanto sta accadendo rimette in discussione certezze consolidate. Una recessione provocata dall’amico Trump sarebbe un autentico dolore per chi ha presenziato – unica leader occidentale – al giuramento del tycoon. I sondaggi possono virare in fretta. E Meloni vuole raccogliere tutti gli elementi prima di valutare come muoversi nel prossimo futuro. Non attenderà infatti di logorarsi, consapevole che il prossimo Parlamento sarà quello chiamato ad eleggere il successore di Sergio Mattarella. Un’occasione a cui non intende rinunciare.
(da La Repubblica)
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