Maggio 21st, 2010 Riccardo Fucile
IL PREMIER COSTRETTO A MODIFICARE IL DISEGNO DI LEGGE SULLE INTERCETTAZIONI PER GIORNALISTI ED EDITORI….I FINIANI ATTACCANO: SALVAGUARDARE LE INDAGINI DI MAFIA, NON BLOCCARE LE INTERCETTAZIONI AMBIENTALI, PUBBLICARE ALMENO PER RIASSUNTO LE NOTIZIE RELATIVE AD INDAGINI IN CORSO
Sul disegno di legge relativo alle intercettazioni, la maggioranza non è affatto granitica: ieri Fini aveva fatto sapere direttamente al premier che “un conto è la giusta tutela della privacy del cittadino, altra cosa la censura”.
La prima conseguenza è stata la retromarcia del governo sull’emedamento che prevedeva pene doppie per giornalisti ed editori che pubblicano atti di un procedimento penale non ancora terminato.
Ma i finiani sono partiti all’attacco su altri aspetti del provvedimento.
Fabio Granata, vicepresidente della commissione Antimafia, richiama alla necessità di salvaguardare le indagini di mafia e di allargare la possibilità di ricorrere ad intercettazioni anche per i “reati collegati”, a quella di non bloccare la facoltà di intercettazioni ambientali e anche alla possibilità di pubblicare almeno “per riassunto” le notizie relative alle indagini.
D’altra parte il mondo dell’informazione è in rivolta: si preannunciano scioperi e ricorsi alla Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo contro una legge che contiene “un grave attacco alla libertà di stampa e di espressione e rappresenta una grave anomalia a livello europeo”, mentre qualcuno ricorda come l’Italia sia già al 72° posto nelle classifiche internazionali sulla libertà di informazione.
In Commissione Gustizia al Senato rimangono da discutere ancora 50 emendamenti, poi il provvedimento tornerà alla Camera dove la presidente della Commissione è la finiana Giulia Bongiorno che non ha certo intenzione di accettare diktat dal governo: si preannunciano altre modifiche, insomma.
In realtà tutta la norma non sta in piedi.
Il divieto di pubblicare intercettazioni è un provvedimento inutile e dannoso al tempo stesso. Continua »
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Maggio 21st, 2010 Riccardo Fucile
DONNA ROSALIA, SINDACO DI ALBENGA, VUOLE FARE CASSA CON I TAPPETI DELLA PREGHIERA… PROSTERNARSI ALLA CITTA’ SANTA EQUIVALE AD OCCUPARE IL SUOLO PUBBLICO, COME PER UN ESERCIZIO COMMERCIALE….IN FUTURO APPLICHERA’ LA TASSA ANCHE PER LE PROCESSIONI, LE MESSE ALL’APERTO E I PRESEPI VIVENTI?
Donna Rosalia, in arte Guarnieri, raffinata sindaco leghista del comune di Albenga (Sv),
ama le prime pagine: non quelle di Vogue, per cui occorrerebbe avere il fisique du rol, ma quelle almeno della cronaca locale. Non ha importanza quello che sostiene, l’unica cosa rilevante è far parlare di sè, oscillando anche da un estremo all’altro: un giorno scandalizza i leghisti liguri dichiarandosi favorevole alla costruzione di una moschea, un altro vuole far pagare l’occupazione del suolo pubblico ai tappeti su cui i musulmani si rivolgono ad Allah durante la tradizionale preghiera.
Certamente non le si può negare una buona dose di fantasia, almeno pari alla ignoranza delle norme che regolano il culto e dei regolamenti comunali. Vediamo i fatti: ad Albenga esiste una forte comunità musulmana, in quanto molti lavoratori vengono impiegati nell’entroterra della citta, dedita da sempre all’agricoltura.
Gli islamici da tempo hanno informato il sindaco che stanno cercando un locale più grande da trasformare in moschea: siccome sono in tanti e non tutti riescono a stare nel basso che funge attualmente da luogo di preghiera, alcuni il venerdì stendono i tappeti per pregare rivolti alla Mecca nell’attigua piazza San Francesco.
Prima ascoltano le parole dell’iman e poi si prosternano in direzione della Citta Santa, creando qualche disagio a chi vuole passare da lì, in pieno centro storico.
Un problema che si potrebbe risolvere con un po’ di buon senso, obbligando i fedeli a lasciare un ampio spazio libero di passaggio, utilizzando magari qualche transenna, oppure mettendo a disposizione degli stessi uno spazio comunale più accogliente, anche all’aperto, in attesa della nuova moschea. Invece il sindaco, paragonando chi srotola per qualche minuto un tappeto per pregare a chi sistema un dehor all’aperto, non contesta il diritto al culto dei musulmani, ma lo equipara a una occupazione del suolo pubblico per il quale occorre pagare la tassa. Continua »
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Maggio 21st, 2010 Riccardo Fucile
RACCONTARE LA DESTRA IN TRE PAROLE: NELLE RISPOSTE DEI LETTORI DI “FAREFUTURO” EMERGONO ANCHE DEFINIZIONI COME GIUSTIZIA, ONESTA’, PATRIOTTISMO, LAICITA’, SENSO DELLO STATO E DELLE ISTITUZIONI, LOTTA ALLA MAFIA…SENSIBILITA’ VERSO I DIRITTI CIVILI, INTEGRAZIONE, SOCIALITA’, CITTADINANZA, AMBIENTE, SOLIDARIETA’
Molti si interrogano su quale concetto di Destra sia caro a coloro che si riconoscono nelle posizioni di Gianfranco Fini. Riteniamo di fare cosa utile e chiarificatrice proporvi un articolo pubblicato su “Farefuturo”, la fondazione vicina al Presidente della Camera.
Libertà e legalità . Giustizia e onestà , laicità e patriottismo.
Ecco le parole che più ricorrono nelle tantissime risposte dei lettori di Ffwebmagazine alla nostra richiesta di “giocare” a raccontare la nostra destra in tre parole.
Tanto per spiegare che la “destra” non è protetta da nessun copyright.
E tanto per chiarire che, forse, ad essersi allontanati da alcune idee, da sempre patrimonio della destra italiana, sono stati piuttosto altri — nascosti, magari, dietro i paraventi di una retorica vuota e trombonesca.
La legalità e la giustizia, il senso dello stato e delle istituzioni, la lotta a tutte le mafie (nel segno di Falcone e Borsellino, ovviamente), l’onestà e la responsabilità .
Questa è destra, ci sembra.
E poi, l’amore per l’Italia, la difesa della sua unità e del suo “spirito nazionale”, della sua bandiera e della sua lingua.
Anche questa è destra, come ci ricordano i nostri lettori.
E sono princìpi che si declinano nella quotidianità , che si professano ogni giorno e che ogni giorno vanno tutelati: lo dimostra il boicottaggio leghista del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, tanto per fare un esempio.
Ma c’è anche, e forte, la richiesta di una destra laica. Ma laicità positiva, non “di combattimento”, certo, ma neanche remissiva.
Che non scada nella contrapposizione fine a se stessa, fra guelfi e ghibellini. E che significhi, però, rispetto dell’autonomia reciproca della sfera politica (pubblica) e di quella confessionale (privata).
Ecco allora che i diritti civili e la lotta all’omofobia, o la richiesta di un disarmo ideologico sul fine-vita — ci scrivono molti nostri lettori — sono “di destra” esattamente come il sostegno alle famiglie (più che alla Famiglia) o la giusta difesa delle nostre radici culturali.
Ricorre – e non è una sorpresa – la voglia di merito e di opportunità , soprattutto da parte dei più giovani.
Così come, molto spesso, si impone una parola fra le tante: persona.
Anzi, dignità della persona.
Il vero pilastro, il vero “valore” da difendere, con tutto quello che significa in termini di integrazione, cittadinanza, diritti.
E non mancano l’altruismo, l’educazione civica, la sensibilità ambientale, la socialità , la solidarietà , la comunità : parole che spesso sconfinano nella tradizione “di sinistra”.
Ed è un’altra dimostrazione di come le barriere del Novecento si stiano finalmente — seppure con colpevole ritardo — sfaldando.
Coraggio, sogno, vitalità , futuro, persino allegria: è una destra, insomma, che si apre, che non ha paura del “nuovo” e del “diverso”, che non si arrocca nella difesa (a tratti ridicola) di un’immagine di se stessa che sfiora la caricatura.
È una destra, questa, che decide di navigare in mare aperto.
È una destra che qualcuno sogna addirittura — ed è un bell’augurio — “irregolare, metapolitica, romantica”.
Una destra che invoca l’autonomia di pensiero sempre e comunque, che rifiuta i dogmi e le ideologie, che fugge da quelle gabbie che rinchiudono la vita vera in schemi astratti e pericolosi.
Una destra che ama il libertarismo e la libertà .
Che sia libertà vera, però.
Non uno slogan, nè un’etichetta buona per tutte le stagioni.
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