FINI “INTERCETTA” BERLUSCONI: “SI’ ALLA TUTELA DELLA PRIVACY, MA NO ALLA CENSURA”
IL PREMIER COSTRETTO A MODIFICARE IL DISEGNO DI LEGGE SULLE INTERCETTAZIONI PER GIORNALISTI ED EDITORI….I FINIANI ATTACCANO: SALVAGUARDARE LE INDAGINI DI MAFIA, NON BLOCCARE LE INTERCETTAZIONI AMBIENTALI, PUBBLICARE ALMENO PER RIASSUNTO LE NOTIZIE RELATIVE AD INDAGINI IN CORSO
Sul disegno di legge relativo alle intercettazioni, la maggioranza non è affatto granitica: ieri Fini aveva fatto sapere direttamente al premier che “un conto è la giusta tutela della privacy del cittadino, altra cosa la censura”.
La prima conseguenza è stata la retromarcia del governo sull’emedamento che prevedeva pene doppie per giornalisti ed editori che pubblicano atti di un procedimento penale non ancora terminato.
Ma i finiani sono partiti all’attacco su altri aspetti del provvedimento.
Fabio Granata, vicepresidente della commissione Antimafia, richiama alla necessità di salvaguardare le indagini di mafia e di allargare la possibilità di ricorrere ad intercettazioni anche per i “reati collegati”, a quella di non bloccare la facoltà di intercettazioni ambientali e anche alla possibilità di pubblicare almeno “per riassunto” le notizie relative alle indagini.
D’altra parte il mondo dell’informazione è in rivolta: si preannunciano scioperi e ricorsi alla Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo contro una legge che contiene “un grave attacco alla libertà di stampa e di espressione e rappresenta una grave anomalia a livello europeo”, mentre qualcuno ricorda come l’Italia sia già al 72° posto nelle classifiche internazionali sulla libertà di informazione.
In Commissione Gustizia al Senato rimangono da discutere ancora 50 emendamenti, poi il provvedimento tornerà alla Camera dove la presidente della Commissione è la finiana Giulia Bongiorno che non ha certo intenzione di accettare diktat dal governo: si preannunciano altre modifiche, insomma.
In realtà tutta la norma non sta in piedi.
Il divieto di pubblicare intercettazioni è un provvedimento inutile e dannoso al tempo stesso.
Inutile perchè già esistono leggi che possono evitare gli eccessi, dannoso perchè impedisce ai cittadini di avere notizia su inchieste e crimini di interesse pubblico.
Chi si appella alla necessità di tutela della privacy dimentica che esiste già la legge sulla privacy, basterebbe applicarla con rigore.
Quanto alla fuga di notizie prima che l’interessato ne sia a conoscenza, è una tesi quasi sempre infondata: le carte spesso sono state già notificate agli interessati e la fuga deriva proprio dal moltiplicarsi di persone che ne sono in possesso.
Esiste poi una questione morale rilevante: imporre il silenzio totale sulle indagini significherebbe tenere all’oscuro l’opinione pubblica di indagini per reati gravi che possono riguardare anche pubblici amministratori, con il rischio di votare candidati senza sapere che a breve potrebbero essere incriminati. Non avremmo mai saputo, non essendo penalmente rilevante, anche il commento al terremoto dell’Aquila di quell’imprenditore che “rideva nel letto”, a dimostrazione che esiste anche una importante condanna morale che il cittadino ha diritto a poter esprimere.
La nuova legge fa dell’Italia un Paese a responsabilità limitata, con i cittadini nel ruolo di sudditi e i magistrati senza uno strumento d’indagine essenziale. La libertà d’informazione è un diritto che non si può pagare con multe e carcere.
Una destra vera non ha paura della libertà , della verità e della giustizia.
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