Gennaio 11th, 2011 Riccardo Fucile
IL MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE CONDANNATO DAL TRIBUNALE CIVILE PER AVER TAGLIATO ANCHE DEL 50% LE ORE DI SOSTEGNO AI RAGAZZI DISABILI…DIVERSE FAMIGLIE AVEVANO PRESENTATO RICORSO IN PROCURA CONTRO IL MINISTERO E L’UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE…LE BUGIE DELLA GELMINI
A inizio anno, il ministro Gelmini aveva promesso l’aumento degli insegnanti da affiancare agli studenti con disabilità .
In realtà , le famiglie hanno assistito al drastico taglio delle ore di sostegno. Da qui la decisione del ricorso.
Supportata dalla convinzione che la scarsità delle risorse non potesse giustificare la lesione di un diritto fondamentale come quello all’istruzione.
E così ieri i giudici milanesi hanno dichiarata “accertata la natura discriminatoria della decisione delle amministrazioni scolastiche di ridurre le ore di sostegno scolastico per l’anno in corso rispetto a quelle fornite nell’anno scolastico precedente (2009-2010)”.
“E’ una sentenza importante”, spiega l’avvocato Livio Neri di Avvocati per Niente onlus, legale dei 17 genitori.
“Per la prima volta un giudice parla di discriminazione in materia di sostegno scolastico”.
Altra novità è la scelta di tante famiglie di agire collettivamente.
“Questa decisione — precisa Neri — impedirà agli uffici scolastici di tirare la coperta, togliendo le ore a chi non protesta”.
Ma il direttore scolastico per la Lombardia Giuseppe Colosio frena: “Potremo fare ben poco — afferma — non ci sono soldi”.
Ma Neri riosponde: “Il modo andrà trovato”.
Dopodichè annuncia un esposto in procura nel caso in cui le amministrazioni non dovessero provvedere entro i trenta giorni stabiliti dal giudice.
“La vittoria più grande”, chiarisce Maria Spallino, uno dei genitori che hanno presentato il ricorso, “è l’aver dimostrato che fare rete tra le famiglie può davvero cambiare le cose”.
E rilancia: “Questo è un primo passo all’interno di un percorso che ci vede impegnati perchè i nostri figli camminino a testa alta, a scuola come in ogni momento della loro vita nella società ”.
I genitori degli studenti sono stati assistiti nella causa dall’associazione Ledha (Lega per i diritti delle persone con disabilità ).
“Da oggi le famiglie possono contare su uno strumento legale più rapido ed efficace per far valere i diritti dei loro figli”, spiega Marco Rasconi, presidente di Ledha Milano.
“Grazie a questa sentenza — continua Rasconi — ci auguriamo che altre famiglie escano dall’ombra per difendere il diritto dei propri figli alla formazione scolastica e non solo”.
Una sentenza che diventa un monito a certa politica degradata che pensa si possa tagliare tutto indiscriminatamente, spesso a danno dei più poveri e dei meno tutelati, operando delle odiose discriminazioni contro chi dalla vita ha già avuto sofferenza e pena.
Quella stessa politica che non dimezza le auto blu, i privilegi della casta, gli enti inutili, per poi tagliare i servizi sociali ai bisognosi.
No, la nostra destra tutelerebbe prima loro e manderebbe i politici sui mezzi pubblici, a contatto con i problemi quotidiani di quei cittadini che dovrebbero rappresentare e tutelare.
Una politica al servizio del popolo, non dei potenti.
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Gennaio 11th, 2011 Riccardo Fucile
LA PROCURA HA CONTESTATO IL REATO DI FRODE NELLE PUBBLICHE FORNITURE: ILLEGALI I SISTEMI ANTISISMICI DELLE NUOVE C.A.S.E. DI BERLUSCONI… APPALTO “ORIENTATO” PER FAVORIRE TECNOLOGIE NON OMOLOGATE…NEI GUAI IL PADRE DEL PROGETTO C.A.S.E. E IL CAPO DELL’UFFICIO SISMICO
I settemila isolatori sismici installati nelle 185 palazzine post-terremoto realizzate dal
Governo Berlusconi sono illegali.
E la Protezione Civile – che ha gestito a L’Aquila il più grande cantiere d’Europa degli ultimi anni – è sotto inchiesta.
Due esponenti al vertice del Dipartimento sono stati iscritti nel registro degli indagati della Procura aquilana con l’accusa di «frode nelle pubbliche forniture».
Si tratta di Gian Michele Calvi, il “padre” del Progetto C.a.s.e. – che attraverso un consorzio creato ad hoc dalla Protezione Civile ha gestito direttamente tutti gli appalti – e di Mauro Dolce, capo dell’ufficio rischio sismico del dipartimento.
Ad accusarli, un dossier del Gico (Gruppo di Investigazioni sulla Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza) de L’Aquila, con all’interno decine di documenti sequestrati sia presso il dipartimento delle Opere Pubbliche del ministero delle Infrastrutture, sia presso la sede della Protezione Civile, sia in alcune aziende coinvolte nella vicenda.
Ma al centro dell’indagine c’è soprattutto una lettera.
Una lettera d’accusa (datata luglio 2009) inviata alla presidenza del Consiglio dei Ministri da una società che ha partecipato alla gara d’appalto per gli isolatori sismici (la Tis spa).
«Il prezzo di gara è stato orientato in modo da condizionare la fornitura solo sulla scelta del friction pendulum (fornito in Italia solo da due società Alga e Fip aggiudicatarie poi dell’appalto per 13 milioni di euro) – è scritto nella lettera – e ci riesce veramente difficile credere che ciò sia stato fatto senza cognizione di causa. Ciò sta a palesare una precisa volontà a forzare una tecnologia “nuova” per imporla sul mercato come unica soluzione possibile. Ci sembra dunque davvero avventato affidare l’intera iniziativa per L’Aquila ad una tecnologia che ha evidenti limiti».
La lettera continua con un elenco dettagliato di questi limiti.
«È stata data pari dignità formale a tecnologie con esperienze sul campo enormemente diversa. L’isolamento in gomma è stato collocato in perfetta similitudine prestazionale con il cosiddetto friction pendulum. Ma se l’isolamento in gomma ha una validità consolidata e testata negli anni, l’isolamento con il friction pendulum è invece di recentissima acquisizione, ha una pressochè nulla sperimentazione».
È stata così utilizzata «tecnologia non sperimentata» eludendo «l’interesse della collettività ».
E conclude così: «Prendiamo atto della consueta logica che muove le cose in questo Paese».
Una tecnologia omologata in Italia solo dopo la realizzazione delle case del Governo post-sisma.
Non c’erano al momento della installazione nel progetto C.a.s.e. nemmeno le prove e i test di laboratorio che ne certificassero il funzionamento e le reazioni davanti a una simulazione di terremoto.
L’Aquila, quindi, sarebbe stata usata come “cavia”, accusa la Procura.
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Gennaio 11th, 2011 Riccardo Fucile
LUCA TALICE, ASTRO NASCENTE LEGHISTA DELLA BRIANZA, E’ ACCUSATO DA DUE MILITANTI DEL SUO PARTITO… DOPO LO STUPRO DI GUIDONIA AVEVA DETTO: “FOSSI STATO PARLAMENTARE, SAREI ANDATO A TROVARLI IN CARCERE PER PIANTARGLI UN CALCIO IN FACCIA”
Il Bunga Bunga in salsa padana si canta e si balla tra leghisti a Seregno, provincia di Monza e Brianza.
A fare il ritmo attorno alla vicenda dai contorni boccacceschi, questa volta non è Elio e Le StorieTese, ma un integerrimo magistrato che ha aperto un fascicolo per violenza sessuale ai danni di due consiglieri comunali del Carroccio (un ragazzo e una ragazza).
In una denuncia presentata ai carabinieri di Lecco i due giovanissimi militanti del partito di Bossi accusano senza mezzi termini un big nostrano, Luca Talice, astro nascente della Lega brianzola, ma soprattutto assessore alla Sicurezza, Polizia locale e Protezione civile, capogruppo in Consiglio comunale a Seregno ed esponente di spicco dei giovani padani brianzoli.
Per intenderci lo stesso che dopo lo stupro di Guidonia e l’arresto di alcuni romeni aveva rilasciato dichiarazioni tipo: “La polizia ha fatto bene se gli ha dato un po’ di botte”, “fossi stato parlamentare io, sarei andato a trovarli per piantargli un calcio in faccia”.
O ancora auspicava lo sputo in faccia pubblico ai violentatori.
Denuncia, fascicolo aperto, gran polverone attorno alla vicenda nella Brianza velenosa cantata da Lucio Battisti.
Talmente velenosa che pure la politica ha dovuto ieri mattina occuparsene. Una giunta straordinaria indetta dal presidente della Provincia, l’ex aennino Dario Allevi, si è riunita in via Tommaso Grossi per oltre tre ore.
Uno scontro quasi al limite del contatto fisico tra la parte del Pdl che ricordava ai leghisti come un altro loro assessore si sia dimesso, neanche indagato, per un coinvolgimento nell’inchiesta “Infinito” contro la ‘ndrangheta.
Dall’altra, la Lega che ha fatto quadrato attorno all’assessore, sostenendo che la vicenda riportata da un settimanale locale (L’esagono) era del tutto inventata.
Il procuratore capo di Monza ha confermato l’esistenza di un’indagine e l’apertura di un fascicolo a carico di Talice.
L’accusato, tramite il suo legale, sostiene l’esistenza di “poteri forti” a Seregno che lo vogliono far fuori per le sue prese di posizioni sulla legalità , ma di nomi non ne fa.
Alla fine vince il Carroccio e l’assessore rimane al suo posto.
Daniele Nicolò Giannobi, 27 anni, cassiere in un grande magazzino e Federica Forcolin, 25enne operaia in una ditta di Meda, hanno presentato, a metà dello scorso dicembre, una denuncia molto dettagliata ai carabinieri di Lecco.
Una scelta fatta lontano dalla“pettegola” Seregno.
Non si tratta di generiche dichiarazioni, ma si raccontano pressioni psicologiche ed episodi specifici di sesso culminate con una vera e propria violenza carnale.
I carabinieri scrivono pagine su pagine e trasmettono tutto al magistrato monzese per competenza territoriale.
E Alessandro Pepè, esperto in casi delicati di abusi sessuali, apre un fascicolo d’indagine.
Per prima cosa vuole accertare l’attendibilità dei due denuncianti.
Chiama, come persone informate dei fatti, Giacinto Mariani, borgomastro della città , e l’assessore Marco Formenti, pure lui leghista come il sindaco. Con loro altri due esponenti politici de Pdl: Attilio Gavazzi e Maria Teresa Vigano.
Quest’ultima, ex assessore ai Servizi sociali, è la persona a cui Federica Forcolin si era rivolta per cercare conforto dopo le violenze subìte.
Ma che cosa c’è nella denuncia?
Ci sono i racconti, quasi boccacceschi se non ci fosse di mezzo la violenza. Si parla di fotografie scattate nella macchinetta della foto tessera in comune con la ragazza costretta a posare nuda, si parla di sesso orale.
La stessa vittima costretta – a suo dire – a pratiche sessuali particolari e a girare con un vibratore nella borsetta sempre a disposizione dei voleri dell’assessore.
Il ragazzo invece parla di rapporti sessuali avuti con Talice sin da quando era minorenne. Rapporti di cui era consenziente, ma che nell’ultimo periodo avevano preso una brutta piega.
Sempre più frequenti e sempre più particolari.
Il magistrato nei prossimi giorni sentirà Talice.
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Gennaio 11th, 2011 Riccardo Fucile
LA CONSULTA SI RIUNISCE OGGI, DECISIONE IN BILICO: 8 A 7 A FAVORE DELLA BOCCIATURA…. SCONTATO IL SI’ AL REFERENDUM, SI CERCHERA’ DI TROVARE UNA SOLUZIONE MEDIANA
Sarà un collegio nel suo plenum di quindici giudici, quello che si riunirà stamattina per
l’udienza pubblica sul legittimo impedimento.
Quattordici uomini. E una sola donna: Maria Rita Saulle, convalescente, per cui è stata preparata, se dovesse essere necessario, una sedia a rotelle.
La decisione però verrà presa solo nella giornata di giovedì, in un’apposita camera di consiglio dedicata a questa sola questione, visto che quella di domani è impegnata con la decisione sull’ammissibilità di sei referendum (tra cui anche quelli per abolire la legge Ronchi sull’acqua).
Una delle prove referendarie proposta dall’Idv riguarda proprio la richiesta di abrogazione popolare del legittimo impedimento.
Sulla sentenza di eventuale illegittimità peserà inevitabilmente anche il via libera a questo referendum, dato per scontato perchè ne ricorrono tutti i presupposti.
Sulla questione di costituzionalità , la Corte è spaccata in due: tra la maggioranza dei giudici favorevoli alla bocciatura completa della legge (otto) e i fautori del rigetto dei tre ricorsi sollevati dalla magistratura di Milano (sette).
Si starebbe tentando però la strada di una mediazione, così da rendere il legittimo impedimento conforme a Costituzione dichiarandone la parziale bocciatura.
In questo caso sarà l’Ufficio centrale della Cassazione a decidere se la consultazione referendaria si terrà o meno. L’unico a sbilanciarsi ieri è stato Marcello Dell’Utri: «La previsione dovrebbe essere buona, è una questione di buon senso».
La Corte è presieduta da Ugo De Siervo, consigliere eletto dal Parlamento su indicazione del centrosinistra.
È stato scelto come presidente giusto un mese fa con un solo voto di maggioranza (otto a sette) rispetto all’altro candidato, il giudice Quaranta. De Siervo vota per ultimo e in caso di parità prevale il suo voto, cioè il suo voto sposta la bilancia dell’esito della sentenza.
Il suo vice Paolo Maddalena, giudice contabile, è stato negli anni della Prima Repubblica capo di gabinetto dell’Istruzione e capo ufficio legislativo all’Ecologia.
Seguono gli altri tredici giudici, in ordine di anzianità .
Di cui ben tre ex ministri.
Come Franco Gallo, alle Finanze nel governo Ciampi, nominato alla Corte dallo stesso ex presidente quando andò al Quirinale.
È stato relatore ed estensore della sentenza che ha bocciato il lodo Alfano nell’autunno 2009.
È un ex ministro (della Funzione pubblica nel Berlusconi II) anche Luigi Mazzella, eletto dal Parlamento su indicazione del centrodestra.
Relatore delle tre questioni relative al legittimo impedimento è Sabino Cassese, anche lui ex ministro della Funzione pubblica (governo Ciampi) e nominato alla Corte dall’allora capo dello Stato nello stesso giorno della Saulle e di Giuseppe Tesauro.
Quest’ultimo, a fine ’97, era stato scelto dai presidenti di Camera e Senato del centrosinistra, Violante e Mancino, come presidente dell’Antitrust.
Invece Gaetano Silvestri è stato eletto dal Parlamento, sempre su indicazione del centrosinistra.
Infine i giudici di più fresca nomina: Paolo Maria Napolitano, ex capo dell’ufficio legislativo del vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Gianfranco Fini nel governo Berlusconi II.
Anche Giuseppe Frigo, avvocato, «storico» presidente dell’Unione delle Camere Penali di Brescia, è stato designato dal centrodestra.
C’è poi il suo alter ego sul fronte dei magistrati, Alessandro Criscuolo, che è stato presidente dell’Anm.
Penultimo: Paolo Grossi, nominato dal presidente Napolitano meno di un anno fa.
E infine il giudice «matricola» Giorgio Lattanzi.
I due giri di «tavolo» della discussione in camera di consiglio giovedì partiranno da lui. Lattanzi sarà anche il primo ad esprimere il proprio voto.
Antonietta Calabrò
(da “Il Corriere della Sera“)
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Gennaio 11th, 2011 Riccardo Fucile
DOPO “AGGIUNGI UN POSTO ALL’ATAC” E IL SONDAGGIO CHE LO DA’ PERDENTE (42% A 58%) CONTRO ZINGARETTI, IL SINDACO ALEMANNO SEMBRA FUSO… SCESO AL 73° POSTO NELLA CLASSIFICA DEI SINDACI PIU’ AMATI, ALL’EX SOCIALE NON RESTANO CHE LE QUATTRO ALTERNATIVE CHE GLI INDICA LUCA TELESE
Ieri, sentendo il Tg-Pravda di Minzolini, spiegare che il rimpasto di Alemanno era una “grande opportunità ” di leadership, ci siamo seriamente preoccupati (per lui).
In fondo, per spiegare il suo fallimento basta un’immagine del giornalista Emiliano Fittipaldi: in una città in cui (per far cassa) il Comune ha autorizzato una foresta di orologi con pannello pubblicitario, su via Nazionale si contano 26 quadranti luminosi che segnano 24 fusi orari differenti.
Complimenti: si vede che il sobrio assessore porta i rolex sui calzini, e non si cura dei dettagli.
In compenso anche il sindaco, di cui un tempo era indiscutibile la scaltrezza, sembra fuori fuso orario.
A farlo andare in tilt dev’essere stato il sondaggio che terrorizza il Pdl: se oggi sfidasse Nicola Zingaretti, Alemanno perderebbe 58 a 42 (se governa un altro anno non va al ballottaggio).
Mica male per uno che doveva far partire da Roma la nuova destra di governo, succedere sia a Berlusconi che a Fini, risanare le periferie, far vincere la meritocrazia, e si è ritrovato 950 assunti senza concorso (“Aggiungi un posto all’Atac”) tra ex camerati e cubiste (con tutto il rispetto per i Camerati veri, che almeno sono onesti).
Il problema di Alemanno, e della giunta “ribollita”, che nasce il 13 gennaio (con trattative da suk capitolino) è che tutte le ipotesi, anche le più benevole, sono devastanti per lui:
1) Bertolaso diventa prosindaco e dà una “ripassata” alla Capitale (più centri massaggi per tutti, la terapista Francesca assessore alla mobilità ).
2) Alemanno diventa sia sindaco che ministro della Cultura, al posto di Bondi e piazza una ballerina di lap dance alla guida della Biennale di Venezia (chiù pilu per tutti).
3) Alemanno, nuovo capo campagna elettorale di Berlusconi, crea un parco a tema sul Pdl: i bimbi nominano le loro fidanzatine nei propri ministeri e acquistano case a loro insaputa (il cambio gomme della Formula Uno si fa ai Fori Imperiali).
4) Alemanno si sveglia dal sogno e medita: non c’è un altro sindaco passato in soli 30 mesi al 73esimo posto della classifica di sgradimento del Sole 24 Ore e si dimette.
Fuga anche quella. Ma più onorevole.
Luca Telese
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 11th, 2011 Riccardo Fucile
IL “PATTO DELLE FISIOTERAPISTE” TRA ALEMANNO E BERLUSCONI PROMUOVE L’EX CAPO DELLA PROTEZIONE CIVILE A VICESINDACO… NEL 2013 L’EX SOCIALE LASCERA’ IL POSTO ALL’ESPERTO IN PIEDATERRE GRATUITI PER CORRERE PER PALAZZO CHIGI COME RUOTA DI SCORTA DO SILVIO
Non ci sono solo le liti continue fra gli ex forzisti e il sindaco Alemanno, accusato di
favorire i colonnelli di An a scapito della corrente azzurra.
E neppure la crescente insofferenza dell’inquilino del Campidoglio nei confronti dei vecchi “camerati” che, come Parentopoli insegna, si sono dimostrati fin troppo rapaci, oltre che incauti.
Dietro l’accelerazione della crisi spuntano due elementi che, apparentemente slegati tra loro, potrebbero ben spiegare il perchè di tanta fretta nell’azzerare deleghe e assessori.
Da una parte il sondaggio segreto, commissionato da Alemanno e planato giusto ieri sulla sua scrivania, che misura il gradimento dei romani nei confronti dell’attuale sindaco e del presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, da molti nel Pd indicato come candidato unico alla successione nel 2013.
Allo stato attuale, in caso di sfida, l’esito sarebbe disastroso: secondo la rilevazione, infatti, Alemanno incasserebbe il 42 per cento dei consensi, Zingaretti il 58.
Un’autentica debacle per il Pdl e, soprattutto, per uno dei suoi uomini di punta.
Roba da spezzare qualsiasi carriera.
E qui veniamo al secondo elemento.
Assai caldeggiato dall’ala forzista e considerata una onorevole via d’uscita pure da Alemanno.
La strategia che comincia a circolare negli ambienti del centrodestra non solo capitolino, discussa in mattinata alla Camera nel corso del vertice con Cicchitto e Gasparri, prevede l’inserimento in giunta di un uomo fortissimo destinato, tra due anni, a succedere all’inquilino del Campidoglio nel frattempo chiamato a più alti e prestigiosi incarichi.
L’asso da calare si chiama Guido Bertolaso, cui verrebbe assegnato il ruolo del vicesindaco in attesa di conquistare – nel 2013 – il colle più alto della politica romana.
Naturalmente per Alemanno non sarà una retrocessione.
Lui, per quei tempi, sarebbe pronto a correre come vicepremier accanto a Silvio Berlusconi (o a chi per lui): prenderà insomma il posto che fu di Gianfranco Fini, capo di quei colonnelli di An rimasti senza guida.
Sarebbe stato il Cavaliere in persona a proporre questa soluzione all'”amico Gianni”: il più adatto – a dire del premier – a coprire la rive droite del Pdl assediata dai futurista.
E ad Alemanno l’idea non è mai dispiaciuta, restando sempre molto attivo nella vita di partito più che in quella amministrativa.
Ecco perchè quando a Roma i dissapori con l’ala forzista si sono inaspriti, Alemanno ha cercato di correre subito ai ripari.
La prova?
Quando, prima di Natale, aveva pensato di effettuare un rimpasto-blitz e di sostituire l’assessore all’Urbanistica Marco Corsini, potegè di Fabrizio Cicchitto, è bastata una telefonata di fuoco del capogruppo alla Camera per fargli cambiare idea.
Risultato? Corsini è diventato intoccabile Non solo.
L’azzeramento dell’esecutivo romano sarà l’occasione per tingere d’azzurro la giunta di Roma.
A spese del nero: è un fedelissimo di Alemanno l’assessore ai Trasporti Sergio Marchi, diventato dopo Parentopoli non più difendibile; proviene da Fi ma è passato con Gasparri il titolare dell’Ambiente Fabio De Lillo; è espressione di Andrea Augello, sottosegretario alla Funzione pubblica, motore del comitato elettorale di Alemanno prima e Polverini poi, l’assessore al Personale Enrico Cavallari; è sorella di un deputato nonchè espressione del parlamentare Fabio Rampelli, altro uomo forte del Pdl post-An in Campidoglio, la responsabile della Scuola Laura Marsilio.
Al loro posto scaldano già i motori Antonello Augemma, capo dei dissenzienti di Laboratorio Roma, ex Fi; Dino Gasperini, ex udc passato con Fi; Visconti, in quota Alemanno.
Solo l’asso verrà tenuto segreto fino all’ultimo.
Giovanna Vitale
(da”La Repubblica“)
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Gennaio 11th, 2011 Riccardo Fucile
DOPO AVER ABBANDONATO I TERREMOTATI AL LORO DESTINO, LA FETECCHIA PADAGNA HA ANCORA IL CORAGGIO DI PARLARE DI “SANO REALISMO PADANO: GLI ABRUZZESI ABBIANO DIGNITA’ E SI AIUTINO DA SOLI, COME HANNO FATTO IN VENETO CON L’ALLUVIONE”…. QUESTA SPECIE DI UOMO FA FINTA DI NON SAPERE CHE AL VENETO SONO STATI DATI 300 MILIONI, IL 30% DEI DANNI SUBITI
“Questa parte del Paese non cambia mai, l’Abruzzo è un peso morto per noi come tutto il Sud. C’è bisogno di uno scatto di dignità degli abruzzesi. E’ sano realismo padano”.
Il leghista Mario Borghezio consegna al programma KlausCondicio, in onda su YouTube, la sua ennesima uscita provocatoria.
Lo fa attaccando la gente d’Abruzzo e la loro presunta passività per uscire dall’emergenza seguìta al sisma che ha provocato più di 300 vittime.
“Il comportamento di molte parti delle zone terremotate dell’Abruzzo è stato singolare, abbiamo assistito per mesi a lamentele e sceneggiate. Eccezioni ci sono dappertutto, ma complessivamente è stata un po’ una riedizione rivista e corretta dell’Irpinia: prevale sempre l’attesa degli aiuti, non ci sono importanti iniziative autonome di ripresa. Si attende sempre che arrivi qualcosa dall’alto, nonostante dall’alto arrivi molto. Mi domando quale sarebbe stata la reazione degli abruzzesi nei confronti di un comportamento ‘risparmiosò da parte dello Stato, con l’invio di aiuti a gocce come è per i veneti; questo fa solo aumentare il senso di disaffezione dei veneti verso lo Stato centralista, credo che siamo ormai giunti ad un punto di rottura”.
“Mi rifiuto di rispondere a tale affermazione che un esponente di un partito di governo, moralmente, non avrebbe mai dovuto fare”. Lo ha detto il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente. “Borghezio — ha aggiunto — all’interno del suo partito ha la licenza di spararle sempre più grosse e a volte disgustose. Inevitabilmente lo scopo è elettoralistico”.
Alle parole dell’esponente del Carroccio risponde Leoluca Orlando, dell’Idv. ”Borghezio chieda scusa immediatamente ai terremotati dell’Abruzzo perchè ha offeso la sofferenza dei vivi e il ricordo dei morti. Un peso morto per lo Stato e per gli italiani non sono gli abruzzesi, ma è Borghezio e i leghisti come lui”.
Orlando aggiunge: “Il Carroccio si dissoci dalle inqualificabili parole dell’europarlamentare e chieda scusa ai poveri cittadini abruzzesi che, oltre alla grave tragedia subita e alle mille promesse non mantenute da questo governo, ora si devono anche sentire gli oltraggi di persone come Borghezio”. “Si domandi — conclude il deputato dipietrista — come mai Berlusconi ha cessato le passerelle mediatiche a L’Aquila e perchè le macerie sono ancora nel centro storico dove non è mai iniziata la ricostruzione”.
Più tardi Borghezio ha precisato che intendeva dire che “non bisogna far prevalere le tradizionali, eterne aspettative nei confronti dello Stato centrale, anzichè rimboccarsi le maniche come hanno dimostrato di saper e voler fare, ad esempio, le popolazioni venete, anche di recente”.
Peccato che sia bugiardo e in malafede: il Veneto ha avuto dallo Stato uno stanziamento di 300 milioni su 1 miliardo di danni accertati per la recente alluvione, quindi mente sapendo di mentire.
Nello stesso periodo per i danni da alluvione a Genova sono stati promessi (e mai arrivati) solo 10 milioni su 120 di danni accertati.
Quindi il Veneto ha avuto il 30% dei danni subiti, Genova neanche l’8% di quelli promessi.
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Gennaio 11th, 2011 Riccardo Fucile
REVOCATE TUTTE LE DELEGHE E AZZERATA LA GIUNTA: “INIZIERA’ UNA NUOVA FASE”…ENTRO GIOVEDI’ I NUOVI ASSESSORI: FATTI FUORI I COINVOLTI IN PARENTOPOLI DE LILLO E MARCHI, OLTRE A CAVALLARI… L’UDC RESTA FUORI, I NOTABILI ROMANI DEL PDL CERCANO DI SALVARE LA FACCIA, MA L’EX SOCIALE NE ESCE MALE
Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha firmato due ordinanze con cui ha revocato tutte le
deleghe alla giunta capitolina e ai consiglieri delegati.
È quanto si legge in una nota del portavoce del sindaco, Simone Turbolente. La decisione arriva dopo un vertice tra il primo cittadino di Roma e i capigruppo Pdl di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri.
«Si è conclusa una prima fase del governo comunale – dice ancora Alemanno in una nota – che ha ottenuto importanti risultati come l’approvazione del piano di rientro dal debito ereditato dalle precedenti amministrazioni, l’avvio della trasformazione del Comune in Roma Capitale e la definizione dei progetti più importanti del Piano Strategico di Sviluppo».
«Ora – prosegue il sindaco – è necessario lavorare per fare in modo che questi progetti e i nuovi poteri di Roma Capitale vengano rapidamente calati sul territorio con una grande attenzione alla qualità della vita dei cittadini e dei quartieri».
«Per questo motivo è necessario avviare un cambiamento della giunta – aggiunge Alemanno – che fissi per ogni assessore, le deleghe, gli obiettivi prioritari, secondo un preciso cronoprogramma e le regole politiche che garantiscano la piena sintonia con le categorie sociali e produttive della città . «Tutto questo – conclude – in vista della riunione degli Stati generali della città convocati per il 9 e 10 febbraio presso il Palazzo dei Congressi dell’Eur e in cui sarà presentato il piano strategico di sviluppo e il Comitato promotore della candidatura alle Olimpiadi del 2020».
«La Giunta capitolina – si legge nel comunicato sullo scioglimento – a norma di statuto, dovrà essere nominata nuovamente entro il più breve tempo possibile. Obiettivo del sindaco è quello di nominare i nuovi assessori e i nuovi consiglieri delegati entro giovedì 13 gennaio».
«Per giungere a questo obiettivo – conclude la nota – il sindaco ha chiesto al vicesindaco Mauro Cutrufo, all’on. Alfredo Antoniozzi e al capogruppo del Pdl Luca Gramazio, oltre ai vertici del Pdl, di affiancarlo nelle consultazioni e nelle valutazioni».
E in una nota Gianni Sammarco, deputato e coordinatore di Roma del Pdl, e Marco Di Cosimo, vicecoordinatore vicario fanno sapere che «nonostante gli ottimi risultati raggiunti in questi anni dalla prima giunta Alemanno erano maturati i tempi per aprire una fase due dell’amministrazione di Roma in vista degli importantissimi appuntamenti cui è chiamata la città . Nei prossimi giorni verranno avviati degli incontri per calibrare la squadra e ridefinire le deleghe, in modo da riprendere immediatamente a lavorare sugli obiettivi prioritari che saranno fissati».
Secondo indiscrezioni in uscita ci sarebbero almeno tre assessori: Fabio De Lillo (delega all’Ambiente, sfiorato dalla Parentopoli sia per l’Ama che dipende dal suo assessorato, sia per l’assunzione in Atac della cognata e moglie del fratello Stefano, senatore Pdl, Claudia Cavazzuti), Sergio Marchi (responsabile della Mobilità , il più coinvolto nella Parentopoli all’Atac: assunti diversi amici e suo parenti tra cui la fidanzata, la segretaria, la figlia della segretaria più altri parenti del suo staff) ed Enrico Cavallari (assessore al Personale).
Sostituzioni di cui in realtà già si parlava da mesi, ma che ora potrebbero concretizzarsi.
Diversa la situazione di Umberto Croppi e Alfredo Antoniozzi.
Sul primo, dal suo entourage fanno sapere di sentirsi «tranquilli», anche se più volte l’assessore alla Cultura è stato messo in discussione per la sua vicinanza al leader di Fli, Gianfranco Fini. A
ll’assessore alla Casa, invece, potrebbe essere cambiata la delega.
Non dovrebbero correre pericoli, invece, Fabrizio Ghera, Marco Corsini, Sveva Belviso e Laura Marsilio.
Se in uscita, quindi, il quadro sembra delineato, più difficile capire chi entra.
I nomi circolati maggiormente sono quelli di Marco Visconti e Antonello Aurigemma.
A sorpresa, però, potrebbe essere inserito tra i papabili il capo della Protezione civile di Roma, Tommaso Profeta.
«Non esiste nel novero delle cose che noi possiamo entrare nella Giunta comunale di Roma».
Lo ha detto Pier Ferdinando Casini, ospite della trasmissione di La7 ‘Otto e mezzò. «Noi – ha aggiunto il Leader dell’Udc – restiamo all’opposizione perchè abbiamo un giudizio completamente negativo sul governo di Alemanno».
Nel primo pomeriggio il sindaco della Capitale aveva incontrato per circa un’ora, negli uffici del gruppo alla Camera i capigruppo Pdl di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri.
Diversi i temi al centro dell’agenda politica capitolina che potrebbero essere stati trattati nell’incontro: dai provvedimenti attesi per il 2011 su Roma Capitale, a questioni politiche come il possibile rimpasto della giunta guidata da Alemanno.
A pesare sulla decisione molto probabilmente il caso «Parentopoli» con le assunzioni facili nelle società partecipate del Comune di Roma, Atac e Ama che ha travolto l’amministrazione capitolina chiamando in causa collaboratori molto vicini al sindaco Alemanno.
E anche i risultati del sondaggio del Sole 24 Ore pubblicato lunedì mattina sui sindaci più amati d’Italia magari non sono passati inosservati al primo cittadino di Roma che in un solo anno ha perso il 5 per cento del gradimento.
«L’azzeramento della Giunta deciso dal sindaco Alemanno è la dimostrazione più lampante del fallimento di questa gestione della destra romana. A questo punto per coerenza si dovrebbe dimettere anche il sindaco visto che l’incapacità totale di questa Amministrazione è soprattutto colpa sua».
Lo afferma Marco Miccoli, segretario del Pd Roma. «Non era mai successo – conclude Miccoli – che dopo appena due anni e mezzo una Giunta della Capitale d’Italia fosse revocata in questo modo. La città allo sbando è ora ufficialmente anche senza governo».
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Gennaio 11th, 2011 Riccardo Fucile
“ITALIAFUTURA” DICE QUELLO CHE PENSANO GLI ITALIANI: SUL SITO DELL’ASSOCIAZIONE, UN EDITORIALE CON GIUDIZI DURISSIMI SUL CARROCCIO E SULLE SCELTE DI TREMONTI…”NESSUNO IN PARLAMENTO E NEL GOVERNO SI BATTE PER LA PARTE PIU’ VIVA DEL PAESE”
Il neostatalismo municipale della Lega e del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, hanno lasciato sola e tradito le aspettative della parte più viva e dinamica del Paese, e, cioè, gli imprenditori, gli artigiani e i commercianti che costituiscono, in Italia, “un enorme serbatoio di competività “, quel “nerbo della nazione di cui tutti sembrano ignorare le necessità “.
E’ questo il j’accuse contenuto nell’intervento pubblicato oggi sul sito di Italiafutura, l’associazione che fa capo a Luca Cordero di Montezemolo.
Un testo che denuncia “l’assenza di qualsiasi voce che, in Parlamento o nel Governo, si batta” per i ceti produttivi.
“L’Italia della manifattura che dimostra, nonostante tutto, di continuare a credere in se stessa, non riesce più a trovare un riferimento concreto nei partiti e nei leader, usurati, di questa seconda repubblica. Se non vogliamo che il nostro Paese, che soprattutto sull’industria ha costruito le sue fortune, diventi una nazione di piccoli e grandi rentier ogni anno più poveri – prosegue l’editoriale – dobbiamo agire subito. Il momento delle facili promesse, dei proclami ideologici e delle profezie inutili si è da tempo consumato”.
“In questo periodo è difficile trovare sui giornali notizie positive sullo stato del Paese”, osserva ancora la fondazione guidata da Luca Cordero di Montezemolo.
“Unica eccezione – sottolinea Italiafutura.it – il dato riguardante il saldo tra le aziende che hanno aperto e quelle che hanno chiuso nel 2010”, segnale di “un enorme serbatoio di competitività ” che è anche “il nerbo della nazione, di cui tutti sembrano ignorare le necessità “.
“Quello che colpisce – si legge ancora – è l’assenza di qualsiasi voce che, in Parlamento o nel governo, si batta per le ragioni e le istanze della parte più viva e dinamica del Paese”.
Nettamente negativo in particolare il giudizio sulla Lega “che pure era nata, sull’onda di un ‘tea party’ ante litteram, come forza di contrapposizione verso il peso del fisco, dello Stato e della sua pletorica burocrazia è oramai impegnata in battaglie ideologiche e distratta da dichiarazioni e ultimatum che mai hanno a che fare con gli interessi concreti delle piccole imprese”. Bocciato, come detto, anche Giulio Tremonti, “che va considerato a tutti gli effetti un esponente di punta della Lega”, al quale si rimprovera “eclettismo ideologico, flirtando da ultimo con il Berlinguer dell’austerità “.
“Se la politica economica del governo tradisce una categoria, quella degli imprenditori, che pure non gli ha mai fatto mancare il sostegno, la responsabilità maggiore è innanzitutto della Lega che è nata per rappresentare le istanze del Nord che produce”.
Spazio allora, conclude l’editoriale riconducibile al pensiero di Montezemolo, a “un’Italia che è in marcia nonostante l’immobilismo della politica. Un’Italia che accetta le sfide della globalizzazione e non si nasconde dietro superficiali e velleitarie teorie neoprotezionistiche. Un’Italia che avrebbe bisogno di supporto e di attenzione ma che non ha ricevuto nulla, pur avendo dato e continuando a dare moltissimo”.
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